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ARTHUR SCHOPENHAUER (1788 - 1861)
Schopenhauer analizza la contrapposizione tra realtà (volontà) e apparenza (rappresentazione) nella sua più grande opera: "Il mondo come volontà e rappresentazione".
La rappresentazione è ciò che noi vediamo, non ha alcun fondamento 323g69d oggettivo quindi quello che noi riteniamo che sia la realtà è un semplice inganno, un'illusione.
La
rappresentazione è come il velo di Maia: Maia era una divinità buddista che utilizzava il velo
come strumento per far credere reali delle semplici illusioni. Schopenhauer
vuole fuoriuscire dalla dimensione illusoria strappando il
velo di Maia per giungere alla realtà. Per strapparlo, egli
La volontà di vivere è una forza tragica
apportatrice di dolore, è il fondamento
è inconscia: non riguarda solo le creature dotate di coscienza ma riguarda tutto il mondo animato e inanimato;
è unica perché si colloca al di là della categoria dello spazio (cioè la prima categoria della razionalità), la divisibilità e la molteplicità comportano lo spazio;
è eterna perché è oltre il tempo (cioè la seconda categoria razionale), c'è sempre stata e sempre sarà;
incausata e senza scopo: non ha né una causa né un fine, è oltre la causalità (cioè la terza categoria della razionalità).
Da ciò ne deriva che Schopenhauer ha un pensiero irrazionalistico: il fondamento della realtà è irrazionale, egli nega la presenza di qualunque realtà nelle cose, di qualsiasi carattere razionale nella realtà (contrariamente a Hegel, secondo il quale tutto è razionale), nega qualsiasi efficacia riconosciuta alla ragione. L'irrazionalismo è applicato alle categorie della razionalità: la razionalità non è in grado di cogliere la realtà quindi essa non può essere colta con le categorie della razionalità. Per afferrare la conoscenza bisogna fuoriuscire dal campo della razionalità.
Dalla concezione di Shopenhauer della volontà di vivere emerge un certo pessimismo: la volontà di vivere produce sofferenza perché volere significa desiderare, cioè mancare di qualcosa. Questo senso di mancanza produce sofferenza quindi la volontà di vivere è portatrice di sofferenza.
Alcuni desideri possono essere soddisfatti ma il soddisfacimento del desiderio è momentaneo perché poi si trasforma in noia, quindi si arriva alla medesima condizione di sofferenza a causa della noia. Ne consegue che il fondamento dell'esistenza è il dolore.
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