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La morte di Dio
La morte di Dio si configura, per
Nietzsche, come una realtà teorica e storica al tempo stesso, che non fonda
cioè le sue radici solamente su un convincimento ideale e personale del
filosofo, bensì su u 929e48j na vera e propria realtà di fatto, ovvero sulla fine di
tutte le illusioni dell'essere umano, alla quale gli uomini cercano di far
fronte creandosi dei sostituti, quali idoli e miti di varia natura e di varia
specie, che diano un senso alla vita ma anche alla morte, in modo che ognuno si
veda e si senta realmente ricompensato delle proprie fatiche, delle rinunce e
degli affanni, immaginandosi di venire un giorno ripagato e premiato
nell'oltre-vita e nell'oltre-mondo, ovvero nell'aldilà. Essa assume inoltre
la portata di un evento epocale e caratterizzante che, oltre ad aver influito
su buona parte del pensiero del filosofo, coincide anche con la perdita di
tutte quelle certezze, che, con la loro crisi, hanno fatto cadere l'umanità
stessa nel dubbio e nell'incertezza. Infatti è il mondo stesso a giustificare
il fatto che Dio non esiste più e che oggettivamente non può più
esistere, in un ambiente così corrotto e degenerato. La "morte di
Dio" è intesa come scomparsa dei valori della morale
religiosa tradizionale.
Non si tratta di un'invettiva ateistica contro le tradizioni religiose, ma di
una constatazione: il mondo borghese-capitalistico moderno è un mondo senza
Dio.
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