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Le questioni sociali

filosofia



Le questioni sociali che non hanno risposta, non sono questioni perché di queste non si può parlare Ciò che caratterizza un problema sociale non è il fatto che non ha soluzioni, ma è il fatto che ne ha molte. Il diritto ha molte soluzioni. La questione non è "Cos'è il diritto?" perché non ha una soluzione, ma è "Cosa osserviamo quando osserviamo il diritto?" Per i Romani non esiste una società senza diritto e viceversa. Quasi tutte le società hanno aspettative, eventi, comportamenti che hanno qualcosa nel diritto. L'osservazione implica che l'oggetto osservato sia stabilito, ed in questo caso l'oggetto sarebbe il diritto. Ma non c'è nulla di stabilito, non ci sono ragioni universali. Com'è possibile rendere plausibili osservazioni diverse? Non c'è qualcosa di determinato, al di fuori delle osservazioni non esiste qualcosa che non è osservabile. La teoria dell'osservazione ci permette di vedere che quello che non è osservabile non è fuori dell'osservazione, ma è una costruzione dell'osservatore.

Possono esistere conoscenze oggettive rispetto a qualcosa? L'atteggiamento conoscitivo consiste nella proposizione "Esiste una regola, esiste un soggetto, esiste un oggetto, quindi esiste una verità". In che senso il diritto ha a che fare con la giustizia?Se c'è un'idea di giustizia universale, qual è? Delle universalità vuote possono essere riempite con qualsiasi idea. Le idee universali sono paradossali perché giustificano un concetto e quello opposto. In realtà non esiste una giustizia oggettiva. Che cosa si conosce quando si conosce diritto? L'oggetto è apparentemente astratto e non sarebbe oggetto se non fosse indicato. Per indicare qualcosa come oggetto è necessario distinguerlo da qualcos'altro. Se l'osservazione è l'operazione grazie alla quale indichiamo qualcosa, questa operazione ha bisogno di una distinzione. La distinzione si ha sempre tra due parti che esistono sempre allo stesso momento, ma non possono essere indicate allo stesso tempo. Una parte è l'altra parte dell'altra parte. Nella distinzione la distinzione non si vede. L'osservatore può vedere tutte e due le parti ma non se stesso. L'unità della distinzione, che è la condizione del distinguere, non si vede nella distinzione. Secondo il matematico inglese G.Spenser Brown la logica e la matematica non hanno operazioni se non una, quella del distinguere e c'è una sola indicazione ("Fai una distinzione").



Esiste un punto oscuro nell'osservazione che è la condizione di essa.

Esistono molti limiti nel linguaggio, uno di essi è l'antropomorfizzazione di esso. Un fisico della cibernetica, Heinz Von Förster, riteneva che non esistono suoni o colori, ma onde ad intensità diverse.

Una rete di operazioni deve difendere se dall'esterno. Non si può rappresentare l'esterno se non si crea una distinzione fra sé e quello che c'è fuori. Il sistema psichico è ciò che costituisce la distinzione: se il sistema psichico è l'osservatore, la distinzione tra interno ed esterno è costituita all' 252f52c interno e quindi non si vede.

Una struttura di osservazioni è il risultato di operazioni. Il primo osservatore è l'insieme di operazioni che ricostituisce la distinzione tra sé e l'esterno.  Perché qualcosa accada le infinite possibilità devono diminuire; quando si isola una possibilità, insieme ad altre crea un reticolo di possibilità. Un evento è qualcosa che accade. Insiemi di possibilità dell'accadere diventano realtà per il fatto che qualcosa si produce, cioè operazioni. Facendo una differenza tra prima e dopo si fa un'operazione. Le connessioni di operazioni formano il tempo. Le operazioni consumano il tempo. Per ogni evento si producono possibilità che prima non c'erano. Le operazioni consumano il tempo per produrne altro, cosa che non avviene per gli esseri viventi. La società è uno spazio di operazioni non vive; essa non vive e non muore, quindi è diversa dalla vita e dall'uomo. Gli eventi sono modalità di produzione del tempo dopo il consumo del tempo, unità di distinzione tra passato e futuro. Secondo la complessità è sempre possibile più di ciò che accade.

Il primo osservatore è quell'insieme di operazioni che effettua esso stesso l'operazione. Le operazioni sono il modo di essere della temporalizzazione

Come si produce il pensiero? Esso è il risultato di operazioni e non è depositato in qualche luogo. Nel sistema nervoso si producono reazioni di intensità diverse rispetto a quello che avviene nell'ambiente circostante. Non è l'ambiente che entra in noi, né il sistema nervoso che interna le cose esterne. Il sistema nervoso è un insieme di tessuti che hanno determinate capacità, all'interno della quale abbaiamo delle variazioni in base a ciò che succede nel mondo esterno. Reagire comporta che la struttura si adatti all'ambiente e quindi costruisca da sé le informazioni necessarie. Le informazioni nel sistema nervoso non vengono dall'esterno ma vengono costruite all'interno, perché nella struttura si producono differenze.Non ci sono delle informazioni che si recepiscono. La struttura di operazioni costruisce al suo interno ciò che essa tratta come informazioni.

In tutte le operazioni una struttura di operazioni si attiva da sé, costruisce al suo interno ciò che essa tratta come informazioni.

Questa struttura comincia a partire da sé e reagisce sempre e solo a sé stessa.

Questa struttura produce e riproduce la differenza con ciò che sta fuori. È necessario che questa struttura di operazioni non si confonda con l'esterno, si distingua da esso.

È possibile pensare la distinzione tra causa ed effetto? No, perché queste certezze si frantumano mentre vengono usate. Una connessione di operazioni è sempre adeguata rispetto a ciò che  sta fuori, oppure soccombe.

La distinzione tra dentro e fuori è una distinzione costitutiva.

Una connessione di operazioni è il risultato delle operazioni stesse

Ciascuna operazione utilizza come struttura la connessione di operazioni che la rende possibile.

C'è una circolarità: le connessioni sono operazioni di una struttura che le rende possibili ed è essa stessa il risultato di operazioni che essa rende possibili. Senza la struttura che le renda possibili, le operazioni non sono possibili e viceversa. Ciò comporta:

Ciò che viene chiamato struttura è la struttura di un processo (qualcosa che si trasforma)

La relazione causa-effetto non è lineare:la linearità è solo una possibilità estrema ed eccezionale

L'identità è una costruzione della logica formale che non considera il tempo. Se A è uguale ad A, è implicito che A deve essere diverso da A perché diversamente non ha senso. "Identità" vuol dire tenere a distanza, conservare la differenza, quindi l'identità. Non ha senso dire che ci sono strutture uguali a sé stesse.

Una connessione di operazioni è il risultato di operazioni che essa rende possibili. Una connessione di operazioni non può sussistere come connessione per ciascuna operazione che si trasforma. Una connessione di operazioni è il risultato di sé stessa, quindi inventa le sue origini. Da ciò:

Osservare implica l'uso di una distinzione e in essa la distinzione non si vede

Una distinzione permette di indicare una parte o l'altra, ma non tutte e due

Nella distinzione non si vede l'unità della distinzione => paradosso del non vedere

C'è un punto della distinzione che è la condizione della distinzione. "L'osservatore non vede che non vede" (H.Von Förster).

Ogni struttura costruisce il mondo da una sua prospettiva. Per effettuare una serie di operazioni è necessario che si riproduca l'esterno. Il rapporto tra interno ed esterno cambia. In che senso? All'interno di una connessione di operazioni si deve costruire un immagine dell'esterno. Una connessione può contenere solo una determinata capacità di produrre operazioni. Più connessioni di operazioni dispongono di più capacità di produrre operazioni. All'esterno è possibile sempre più di quello che è possibile all'interno.

Una connessione di operazioni è caratterizzata dal fatto che un'operazione implica un'altra. Ogni operazione implica l'altra ma nello stesso tempo esclude tutte le altre.Le operazioni che sono possibili in una connessione di operazioni non sono le stesse che sono costituibili fuori. Non c'è corrispondenza tra dentro e fuori. Dentro si costruisce l'esterno in formato ridotto. Si può pensare tutto ma non tutto allo stesso tempo. Una struttura non può vedere il mondo ed è costretta a vederlo su binari unici. "Sistemi non vedono che non vedono che non vedono"(N. Luhmann)

La comunicazione si produce attraverso i media che hanno carattere differente: uno è il linguaggio che è costruito sulla base di forme(unità di distinzioni)=> uso proceduralizzato della distinzione tra suono e parola. Il linguaggio così prodotto dà il senso che è ciò che unisce le operazioni.

Le operazioni comunicative possono produrre senso perché descrivono soltanto ciò che c'è. La produzione di senso può solo descrivere il mondo. Il linguaggio inventa il lusso del "non" perché il suo uso duplica le possibilità di costruire il mondo nel linguaggio. Il mondo e la società raggiungono livelli altissimi non perché ci sono infinite operazioni diverse.

La complessità si basa sulla ripetitività di operazioni semplici. La conclusione di un'operazione diventa punto di partenza e si ha una ricorsività.

Il sistema psichico è imprevedibile a sé stesso, poiché esso ha una struttura di operazioni in parallelo.

L'osservatore è colui che viene osservato come osservatore. La teoria dei sistemi non ha fondamenti. Essa permette di pensare, di costruire un mondo del quale siamo parte. Permette di costruire una teoria che è fondamento della teoria stessa. Essa costruisce l'oggetto di cui è parte. Ogni osservazione è osservazione perché gli altri la possono osservare.

Ciò che è possibile si trasforma in una realtà in base a processi selettivi. Attraverso un continuo connettersi e implicarsi si costruisce una rete. Questa connessione di operazioni è costituita da una selettività ridotta. La selettività della connessione esclude possibilità e rende praticabili possibilità che si connettono agli eventi selezionati. Una connessione presenta quindi il mondo in formato ridotto.

La connessione vive sempre la minaccia di ciò che c'è all'esterno perché rischia di esserne travolta. Secondo H.R. Maturana (che nel '74 si interrogò su cos'è la vita) tra interno ed esterno esiste un scarto, un dislivello che ha una dimensione di grandissimo rilievo. Chi osserva è la connessione che costruisce la sua rappresentazione della differenza tra sé e ciò che c'è fuori. All' esterno della connessione ci sono altre connessioni che trattano tutto il resto come la prima. Le operazioni che si producono non sono sistemi psichici, ma sono altro. Ci sono infinite costruzioni tra interno ed esterno. Secondo Maturana la vita si produce quando si produce la unità di una distinzione e ciascuna produce operazioni che sono di distinzione.Senza le operazioni del riprodursi la cellula non esiste, essa esiste solo se si differenzia. Perché ciò accada ci deve essere un esterno all'interno del quale esse si differenziano. Maturana chiama autopoiesi (farsi da sé) l'operazione del distinguersi. La vita così intesa assume forme sempre più complesse.La differenza tra la possibilità di costruzione tra gli organismi e l'ambiente degli organismi descrive condizioni dell'evoluzione. Un organismo è sempre adattato al suo ambiente. L'organismo deve utilizzare l'ambiente per riprodurre se stesso attraverso le varie operazioni, costruendo il suo adattamento; così esso sopravvive ma si trasforma disadattandosi a sé stesso. Si produce l'imprevedibilità di una struttura rispetto a sé stessa. Nell'imprevedibilità si afferma ciò che non si può calcolare, l'evoluzione. L'evoluzione è il processo in virtù del quale il continuo adattamento si disadatta.

Non si può pensare a qualcosa di stabile che rende possibile un processo(sequenza di eventi), né si può pensare ad una causa ultima che renda possibili gli accadimenti. Una connessione di operazioni rende possibili essa stessa le operazioni che la costituiscono. Ciò può essere osservato attraverso gli eventi di operazioni; le connessioni tra tali eventi sono determinate dal fatto che, affinché esse di stabilizzino, è necessario che stabiliscano continuamente la distinzione tra dentro e fuori.

Il diritto è il sistema della società moderna differenziato.Un sistema è una struttura di operazioni che è il risultato della distinzione tra sistema ed ambiente. Un sistema del diritto è una struttura di operazioni che si producono da sé, una struttura che non deriva dall'esterno, anzi rispetto ad esso le operazioni consentono di riprodurre la distinzione e la differenza. Il diritto viene considerato come un insieme di norme (cioè prodotti linguistici); se invece lo si considera come ordinamento giuridico si evoca una struttura ordinata e una connessione molto più larga di un insieme di norme. L'ordinamento giuridico è sicuramente diritto, ma il diritto è la connessione che per prodursi utilizza comunicazione giuridica. Quindi, per esempio, un reo non è diritto, ma elemento della comunicazione giuridica.

Una connessione risultato di un'attività di selezione presenta al suo interno possibilità ristrette.

L'unità dell'ordinamento giuridico è una struttura di operazioni che tiene a distanza la minaccia dell'ambiente. Il diritto positivo mentre opera, deve rappresentare sé stesso a sé stesso per rendere possibili le sue operazioni. Le teorie sono chiamate attività riflessiva del sistema su sé stesso;esse sono le rappresentazioni del sistema nel sistema.

Le connessioni non vedono l'esterno, ma lo costruiscono al loro interno. Inoltre i sistemi non perseguono un fine perché se così fosse la comunicazione si bloccherebbe con la realizzazione dello scopo.

Il diritto come sistema può essere osservato dall'interno come dall'esterno. Si inventano idee di giustizia e si formula il diritto. Ma ciò è dato da una continua confusione tra osservazione interna ed esterna, la quale produce la conseguenza che induce a pensare il diritto come qualcosa che persegue un fine. Il diritto deve essere considerato come una connessione di operazioni e non solo come un insieme di norme perché vorrebbe dire escludere tutte quelle forme che utilizzano il diritto. Nel diritto esiste la distinzione tra norma e fatto, cioè tra l'universo del dover essere e quello dell'essere.

La norma può avere il carattere:

di volontà divina

cogente (la volontà del legislatore riguardo una norma)

coercitivo (sotto la forma della minaccia)

Il diritto deve occultare a sé stesso il proprio modo di costruire la realtà in modo da rendere possibile il suo operato.

Nel diritto arcaico non esisteva una distinzione tra norma e fatto. Analizzando la semantica di "norma" si nota che il suo etimo è latino. Infatti presso la civiltà latina essa era una misura, uno strumento utilizzato per costruire, il quale rendeva possibile la corrispondenza tra edificio e natura. Da qui nasce il concetto di normalità come ciò che è oggetto di aspettative. Può considerarsi la norma coincidente con la normalità, anche se i due concetti hanno accezioni differenti.

La norma è imperativo, comando, coercizione, volontà tesa ad impedire determinati eventi.

Il carattere coercitivo della norma presuppone l'uso della forza di cui i fatti sono il requisito di attivazione.

Secondo Kelsen il dover essere dal punto di vista linguistico non ha senso, ma è una categoria a priori perché non si riesce a rappresentare la differenza tra universo della natura e universo della società. Per rappresentare l'idea di dover essere si trasforma l'imperativo in implicazione. L'imperativo ha un effetto deterrente, cioè porta ad astenersi dal compiere un'azione. Il dovere del dover essere sta nella connessione tra una condizione e una conseguenza, sta nel fatto che un evento è diventato condizione. Il non verificarsi di una conseguenza la trasforma in condizione. Il dovere del dover essere sta nello spazio vuoto tra il comportamento non tenuto e la conseguenza di questo. Kelsen scriveva che se tutti i comportamenti fossero conformi al diritto, esso no esisterebbe. Il diritto nasce da ciò che è illecito.

Il diritto si autocondiziona. Nell' evoluzione l'arbitrarietà non ha senso. Il diritto costruisce le operazioni dal suo punto di vista interno, costruisce cioè la sua realtà. Il diritto positivo moderno scaturisce dall'autoeliminazione della norma e dall'autoregolazione tra conseguenze e condizioni. La norma giuridica non sta né nella volontà, né in fondamenti. Dal suo interno il diritto si osserva come ordinamento di norme attraverso le sue teorie. Dall'interno del diritto esso giustifica queste operazioni attraverso queste teorie, che sono l'idea di dovere e la capacità di imporre attraverso condizionalizzazione.

Secondo la logica classica la circolarità è improduttiva. Ciò accade perché in tali circolarità si considera il fattore tempo. Nella logica senza tempo A=A significa che nonostante il tempo cambi, le operazioni tengono a distanza altre operazioni che l'avrebbero impedito. Come connessione di operazioni il diritto, che rende possibile la distinzione tra interno ed esterno, nella riflessione su di sé produce teorie o autodescrizioni. Il diritto si dà il suo senso del diritto e rende possibile a sé stesso il proprio operato e si predispone all'evoluzione non come progresso o sviluppo, ma come un processo circolare. L'evoluzione non è un processo unilineare.

L'idea di progresso nasce quando gli europei conoscono nuove geografie e si rendono conto che nel loro tempo esistevano dei presenti arretrati. Allora si attivarono dei processi che, attraverso l'accelerazione del tempo, avrebbero portato quei territori ad un livello pari a quello europeo.

L'evoluzione è costituita da improbabilità che si rendono possibili da sé. Nella costruzione di società non è possibile calcolare o prevedere il futuro, poiché ciò deriva da un processo evolutivo.

L'evoluzione si realizza attraverso tre dispositivi:

Variazione: per ogni evento che si produce si attiva variazione.

Selezione la variazione presuppone selezione, grazie alla quale alcune Selezione possibilità sono selezionate come non prevedibili.

Stabilizzazione: quando si è prodotta selezione questa fa in modo che della Stabilizzazione: molteplicità di variazioni, solo parte di esse permettano che la Stabilizzazione: struttura ricominci ad operare ad un altro livello.La Stabilizzazione: stabilizzazione non è un punto fermo e finale ma riporta Stabilizzazione: all'inizio del processo circolare.

Una connessione non può avere una linearità. Heinz Von Forster creò la distinzione tra macchine banali e complesse. Le macchine banali sono macchina che ad un input rispondono con un output, dando così risultati prevedibili. La macchine complesse invece utilizzano il loro output come input per sé stesse, apprendendo quindi da sé. La prime macchina soccombono per la pressione dell' ambiente. Le seconde reagiscono alle minacce dell'ambiente apprendendo da sé. Le macchine complesse non possono prevedere e programmarsi da sé, sopravvivono perché sono sempre adattate. Solo le macchine banali possono avere una linearità, non hanno capacità di reagire all'ambiente. Siccome l'ambiente è sempre più complesso di un sistema, non esiste una corrispondenza biunivoca, ma c'è un continuo scarto di complessità, altrimenti ogni problema sociale troverebbe soluzione. Di tutti i problemi della società alcuni vengono condensati, producendo orientamento dell'agire. Il sistema esiste nell'ambiente perché è meno complesso. Strutture di questo tipo si evolvono, cioè acquisiscono il risultato delle loro operazioni come selezione e lo stabilizzano.

Il diritto è una struttura che contiene al proprio interno elaborazioni ridotte del mondo, aggredendolo da un'unica prospettiva. Non esiste prima la struttura e poi un'operazione, ma una circolarità. Un sistema sociale, secondo Luhmann, è un frammento di mondo che presenta complessità ridotta ed orienta l'agire. Il diritto è una struttura selettiva di operazioni che ricostruisce attraverso le sue operazioni la sua interpretazione dell'ambiente, riducendo la complessità dell'ambiente ad un formato accessibile all'esperienza per essere elaborato. Il diritto si rappresenta, attraverso le sue operazioni, come diverso da tutto il resto, immunizzandosi rispetto alla realtà che ricostruisce. Una struttura del genere necessita di rappresentarsi la differenza che la rendono differente rispetto a ciò da cui si differenziano. La teoria non descrive dall'esterno, quindi viene concepita come parte dell'oggetto che descrive => autoimplicazione dell'oggetto.

Il diritto non si applica, ma si interpreta perché ogni norma è scritta e si realizza una differenza tra senso e testo. Le interpretazioni muovono sempre da altre interpretazioni. Quindi tutti i sistemi sono macchine complesse e operano in base al senso.

Le macchine storiche(complesse) rappresentano sistemi sociali. Esse operano sempre al presente, perché devono essere presenti a sé stesse. Operano nella simultaneità di tutti i punti del sistema. Devono essere presenti a sé perché se così non fosse non potrebbero operare. La memoria non è ricordare, ma è una funzione che è presente in tutte le operazioni del sistema, l'unità della distinzione tra ricordare e dimenticare. La memoria non è costituita dalle informazioni che stanno dietro. La memoria corrisponde alla selettività, cioè è una costruzione del mondo che il sistema realizza su sé stesso. Il concetto di storicità non rappresenta la tradizione o il passato, ma significa rappresentarsi a sé e cominciare da sé stesso.

La macchina deve produrre variazione in sé stessa, attivando selezione. Le interpretazioni nel diritto sono sempre nuove, ma nelle interpretazioni agisce la memoria, vista come dimenticanza selettiva. I sistemi sociali inventano le proprie origini, perché se così non fosse un sistema soccomberebbe sotto il peso della sua origine. Il diritto è un sistema sociale, quindi non solo un ordinamento giuridico. Il sistema del diritto  una connessione di operazioni che si rende possibile attraverso una connessione di senso strettamente giuridico. Il diritto costruisce e produce costantemente la differenza tra sé e l'ambiente attraverso le operazioni che rendono possibile la struttura. Non è possibile pensare una struttura che si applica ad una realtà. Il sistema del diritto costruisce la realtà che esso utilizza come realtà. Se il diritto tratta alcuni fatti come irrilevanti, ciò vuol dire che in ciò che il diritto costruisce come realtà quel fatto è irrilevante.

Il diritto è una macchina complessa, storica, evolve ed opera grazie alla sua memoria e la utilizza per rendere presente se stesso a se stesso.

La giustizia è una complessità adeguata del sistema, una congruenza delle operazioni del sistema in un dato momento. Il diritto non è una struttura fissa, non ci sono idee di giustizia applicabili al diritto. Esso riflette su sé stesso attraverso le teorie, che sono descrizioni del diritto dall'interno. Il sistema diritto è all'interno della società e quindi non la può trasformare.

Nella comunicazione si produce più senso di quanto se ne utilizza. Nella comunicazione si utilizzano ridondanze precedenti senza partire da capo. Nell'uso selettivo di varietà e ridondanza la struttura si concentra sulla sua realtà, solo su ciò che per essa è rilevante.

Nelle società arcaiche la struttura della comunicazione sociale era caratterizzata dalla reciprocità e da idee equivalenti. All'interno della società vi erano differenze di ruolo dettate da differenze naturali, in particolare età e sesso. Nelle aspettative reciproche ciò che costituiva l'agire era dato da differenze naturali.

Se non esiste una società senza diritto, il diritto delle società arcaiche non ha niente a che fare con quelle successive. Non è possibile isolare differenziare una comunicazione che può essere confrontata con altre società. Sulle base di ciò si differenzieranno ruoli nella società sempre meno multifunzionali e sempre più specifici. Sulla base di bisogni naturali, se ne costruiscono altri artificiali. Quando queste differenze artificiali si costruiscono le vecchie multifunzionalità si specificano. Questa differenziazione unita a un bisogno di preservare il sapere è una differenziazione di funzioni che rendono possibile l'identità di questi clan. Il primo modo attraverso il quale questi clan chiudono in sé il sapere è il segreto, che elimina la reciprocità. Le prime organizzazioni del segreto rendono possibile il sapere e successivamente la religione.

Queste multifunzionalità si specificano e ciò che è ad un livello più basso di un'evoluzione, adesso diventa una funzione specifica riferita a qualcuno. L'attività di coloro che sanno e possono descrivere le forme della corrispondenza, sacralizza significati che nella comunicazione non hanno nulla di sacro.

Il concetto di ordine richiama delle reciprocità che rendono possibili aspettative.

L'universo dell'aspettativa è come il pendolo e la reciprocità dell'uguaglianza è interrotta da una verticalità caratterizzata da differenze naturali. Sulla base di differenze e uguaglianze dai clan si costituiscono società segmentarie. Le referenze naturali funzionano come differenze naturali. In queste formazioni sociali, non c'è differenza, per esempio, tra volontà e norma; è possibile ricercare funzioni che in altre società saranno rappresentazioni di diritto.

La rappresentazione del futuro in una società è soltanto un'osservazione dei modi in cui una determinata società si descriveva. La percezione di un problema diventa attrattore affinché si produca un senso che prima non c'era.

La funzione del diritto è di ripristinare le interruzioni dell'ordine, che è ordine di reciprocità e di equivalenze, costruito su basi naturali. Quando c'è interruzione dell'ordine la società attiva tecniche di ripristino dell'ordine.

Il problema sociale rende possibile l'isolamento di luoghi ai quali viene attribuito il sapere. Spesso è associata l'idea di diritto al comando, al dover essere. Nelle società arcaiche non c'è quest'idea. La ricostituzione dell'ordine non è la corrispondenza tra fatti e violazione di norme. La funzione che descrive la percezione del problema sociale è di ricostituzione dell'ordine. Le differenze sono differenze della natura. Le società dei capi preludono evoluzioni che hanno in sé l'idea di trasmissione ereditaria.

Natura è un concetto che utilizza il risultato di una distinzione mentre l'altra parte rimane osservata. Si dice che la natura è diversa da quella umana. Ma l'idea di natura non è naturale, è solo un'invenzione semantica che evolve. La natura è un concetto privo di capacità semantica. IL concetto utilizza una distinzione che evolve attraverso il continuo riferirsi a se stessa. I diritti naturali nascono dal presupposto che per natura si sono differenze tra gli uomini. Quando nelle società arcaiche si producono differenze artificiali, l'ordine è sempre naturale, ma cambia il senso della natura. Non cambia quindi la natura, ma la rappresentazione di essa. Quanto più si affermano artificialità, tanto più esse vengono considerate naturali, da cui, per esempio, ne scaturisce la legittimazione della trasmissione ereditaria.

I temi sociali sono trattati sulla base di interpretazioni che fa la società. Le differenze sono requisiti evolutivi. L'ordine naturale è un idea che viene utilizzata in società molto più evolute, dove gli attrattori si sono diffusi ed esistono le caste. Molte funzioni vengono accentrate nel potere, quando alcune di esse possono essere decentrate. Il segreto, la capacità di riattivare l'ignoto per renderlo noto, ha reso possibile la rappresentazione di un'altra realtà, la religione. Scienza, religione, diritto, magia, confluiscono in grandi rappresentazioni semantiche. Ciò che può essere infranto sono le regolarità della natura che sono all'interno della descrizione dell'universo. Dove non c'è il "cosmos" regna il caos. La rappresentazione dell'ordine sociale viene realizzata attraverso cosmologie. La società ha stabilizzato differenze artificiali che vengono trattate come naturali. In tal modo si è affermata la religione.

All'interno di strutture si introducono differenze che asimmetrizzano e attrattori che fanno diventare alcuni luoghi di conoscenza punto di riferimento. Intorno ad acquisizioni evolutive si condensano nuclei di possibilità semantiche che hanno a funzione di risolvere i problemi dell'ordine sociale che si manifestano quando si interrompe l'equilibrio. L'idea di natura non esiste perché non esiste nulla di universale. La natura in società più evolute trasforma l'ignoto in noto.

Gli agglomerati si concentrano in luoghi determinati e aumenta la differenza tra centro e periferia (per esempio nelle polis greche). Una trasformazione grandiosa avviene con l'esperienza romana. Roma è una struttura di potere che inizialmente si manifesta come violenza e inclusione, si tratta di un agglomerato che incute violenza. Roma originariamente è un apparato militare burocratico che si estende e rafforza, avendo quindi bisogno di organizzazione interna che derive dall'autolimitazione della violenza e dal controllo all'interno attraverso gerarchie da organizzare. La rappresentazione della città come l'universo dove tutto ciò che non è incluso deve essere incluso, pone il problema tra interno ed esterno. Il controllo e la gestione della inclusione rende necessaria l'organizzazione del potere e all'interno della città l'organizzazione per limitare la conflittualità tra i singoli. Il popolo è il potere sotto forma di unità indistinta. Questa unità è trattata come potere, è diritto, non è la fonte del potere o del diritto. I Romani unificano i vari pensieri (stoici, epicurei, ecc.) e producono forme di autocontrollo del potere e di controllo della società e inventano concetti artificiali sulla base di regolarità dell'agire che si erano stabilizzati. Un continuo lavoro di riformulazione rende possibile la formazione di concetti sempre più astratti e generali. La perizia nell'uso delle formule doveva essere appresa e quindi elaborano formule da trasmettere. Una continua attività di autocontrollo del potere porta ad una distinzione continua. Non esiste in questa società un'idea di diritto, ma di corrispondenza. Perché ci sia diritto si deve rappresentare l'idea di asimmetria. L'idea di reciprocità si realizza tra singoli, quando in seguito ci sarà un diritto esso farà in modo che la reciprocità dei singoli sia rappresentata all'esterno di essa. Perché tutto si realizzi le costruzioni comunicative operano come nuove naturalità. La giustificazione del presente sta nel passato.

L'Imperio è la forza legittimata da imporre agli altri. Nell'Imperio si realizza la trasformazione tra ciò che è e ciò che deve essere. Nel momento in cui si realizza l'acquisizione evolutiva che porta il dover essere rivolto al futuro, si sarà realizzata la norma e quindi il diritto.

Associata all'idea di natura dell'uomo, nella società cristiana si associa la teoria della creazione, secondo cui il mondo naturale è stato creato da dio in base alla sua volontà. L'idea della necessarietà di realizzare la volontà introduce l'idea di dover essere.

Nella società si affermano differenze tra centro e periferia, che portano alla stratificazione sociale ed ad una verticalità. La gerarchizzazione della società porta al fatto che in essa si attivano nuove esclusioni (a differenza delle inclusioni romane) e si esclude la periferia dalla società (potere e diritto). Le vecchie idee di ordine non hanno più senso, le vecchie rappresentazioni dell'inclusione si sono sfadate.

Si rendono possibili improbabilità, i significati riapplicati a se stessi rendono possibili grandi acquisizioni evolutive.

Nella stratificazione c'è la differenza tra qualità e natura delle persone. Il bene adesso è determinato. Sono possibili operazioni che prima non erano possibili, la comunicazione sociale si può chiudere al vertice della società, escludendo un ambiente sempre più largo.

La normatività è intesa come una rappresentazione del futuro che stabilizza una gerarchia sociale che si è prodotta.

Nel Medioevo il potere era diretto da Dio, visto come autorità massima, quindi espressione di un potere giusto che indica nella temporalità ciò che deve essere fatto. Ciò rappresenta la verticalizzazione del tempo. Nasce l'idea di colpa, che si diffonde con la cultura cristiana. Nella rappresentazione cristiana i singoli sono forniti di una capacità di volere nei confronti della volontà divina e la rappresentazione della colpa e della responsabilità. Il futuro viene visto come un mezzo di espiazione della colpa. La religione riesce a concentrare in sé tutte le rappresentazioni della società.Il sapere che era condensato nella legge del taglione, evidenzia ora le trasformazioni subite.Con la diffusione della scrittura il sapere diviene soggetto a continue evoluzioni. La vecchia multifunzionalità si differenzia in ruoli specifici, creando caste di interpreti e di giurisperiti. Quanto più il materiale si riferisce a sé, si tecnicizza e si condensa in formule, tanto più si legittimano le caste di coloro che palano di diritto. L'ambito nel quale si addenserà il potere sarà al vertice della scala sociale, concentrato nelle mani della nobiltà. La religione interpreterà il diritto come corrispondente con il giusto di natura divina, rendendolo quindi eterno. Una società stratificata come quella che si profilava al tempo esclude moltissimo, creando un diritto limitato. Il potere essendo manifestazione terrena di dio, realizza il giusto, temporalizzando il diritto.

All'interno del diritto avviene che il patrimonio di esperienze che era stato raccolto è oggetto continuo di interpretazioni. In casi specifici si rielaborano esperienze consolidate. IL popolo ha una funzione sempre meno importante. Con il continuo sfaldamento della politica romana si organizzano poteri decentrati che organizzano le forme della loro legittimazione. Il diritto diviene una questione specifica relativa alla nobiltà e diventa un affare di specialisti. Il sapere deve essere reso accessibile all'argomentazione attraverso schemi di concetti che vengono consolidati attraverso l'utilizzo dell'idea che nella volontà divina il diritto è scritto in base a principi che rendono possibili decisioni nei casi concreti. I principi addomesticano il concetto, ma sotto i principi sono celati dei paradossi. Attraverso la moltiplicazione di distinzioni si produce complessità utile per altre distinzioni. Con l'incremento della complessità, aumenta la casualità, che diviene un limite per l'osservatore. Tutte le operazioni sono dettate dalla struttura. Aumentano le alternative e la selettività, affermando senso come risultato di operazioni specifiche.Grazie a ciò le società e il diritto non muoiono. Nei Codici si ha l'unità della distinzione tra senso e testo. L'interpretazione ha la funzione paradossale di differenziare il senso dal testo.

La normatività è una possibilità di autodescrizione della società che si è sviluppata troppo tardi, in quanto essa non esisteva nelle società arcaiche, o perlomeno nelle modalità in cui viene intesa oggi.

Le norme possono essere richiamate dai fatti, ma ciò è fallace in quanto non si po' ricavare il dover essere dall'essere.

La formula della negazione non raddoppia la struttura del mondo, ma solo il modo di esprimere un concetto.

Si afferma un'idea che rende possibili nuove possibilità nella condizionalizzazione degli eventi, la colpa. Tale idea è di origine ebraico-cristiana, quindi sconosciuta alle società arcaiche. La condizionalizzazione consiste nel fatto che l'individuo è obbligato a determinate azioni per espiare la colpa.

Oltre alla trasformazioni strutturali nell'evoluzione sociale che porta alla stabilizzazione delle verticalizzazioni(Medioevo) e al suo sgretolarsi (14° e 15° sec.), c'è un consolidamento della stratificazione sociale e della cultura ebraico-cristiana che si era incuneata nell'unità di religione e potere del popolo romano. Il contesto medioevale si realizza tra religione, morale e politica e tra il conflitto tra Papato e Impero che costituisce una tra i più importanti requisiti evolutivi che creeranno il diritto come differenziato dalla società. L'altro percorso evolutivo osservabile porta all'affermazione della normatività, di una imprevedibilità raccolta sotto il nome di dover essere. Kelsen trattava di dover essere quale categoria a priori, seguendo la dottrina kantiana. Nelle società non esiste un luogo di sviluppo del dover essere , mentre in altre macchine ciò è possibile. Parlando di leggi, si può considerare l'idea di dover essere, ma in ambito sociale l'idea di dovere è differente. Alcuni elementi della cultura cristiana penetrano nelle società greche, romane e arcaiche, causandone una modificazione. L'elemento principale è quello di colpa, connesso con l'idea di salvezza.



Esistono tre dimensioni della comunicazione sociale:

Temporale Tecnica di temporalizzazione

Materiale Determinazione del senso che permette l'orientamento

Generalizzazione delle possibilità di funzione del senso

L'idea di temporalizzazione permette di comprendere la complessità dello spazio d'agire. Tale spazio quanto più si espande, tanto più richiede tecniche della riduzione. (es: Il processo nel diritto ha la funzione di temporalizzare le complessità sorte dal conflitto. Il conflitto è insostenibile, in quanto richiede un'attenzione maggiore ai movimenti dell'altra parte. I problemi sorti da un conflitto possono analizzarsi solo se ridotti nella loro complessità e temporalizzati). Il diritto riduce quindi il conflitto ad una sola dimensione, quella giuridica, composta da tecniche di selezione, riduzione e temporalizzazione. La dimensione temporale è quindi la dimensione primaria di orientamento dell'agire. In tale prospettiva si forma la possibilità di raffigurarsi un futuro diverso, l'aspettativa di qualcosa che ci sarà e per cui si può fare qualcosa affinché si verifichi o no. Il vecchio fato della società greca quindi si è cristianizzato. Quando il fato è conosciuto, tutte le azioni che si compiranno per evitarlo, avvicineranno solamente di più il soggetto al suo destino (Edipo Re di Sofocle). Nella cultura greca si può solo ripetere il passato e sacralizzarlo. Nella cultura cristiana, anche un destino ineluttabile può essere modificato.

Si afferma quindi la rilevanza della dimensione temporale nella società. Nietzsche affermava che "il futuro si scaglia sul presente". L'irrompere del futuro nel 16° e 17° secolo diverrà tanto importante (con la scoperta di nuove geografie) che creerà l'idea che il presente (l'Europa vista dall'interno dell'Europa) potesse essere il futuro di altri presenti (popolazioni più arretrate). Secondo tale idea si hanno nel presente diverse temporalità (contemporaneità di ciò che non è contemporaneo). Da ciò scaturiranno le idee di rivoluzioni, progresso, arretratezza, sottosviluppo, . .

Il conflitto tra papato e Impero costituisce il presupposto evolutivo della distinzione futura tra diritto e politica, nonché della creazione del potere in senso moderno. La temporalizzazione è quindi la dimensione dell'operare, la tecnica attraverso la quale nel presente irrompe il futuro. Il presupposto evolutivo è stato l'immissione della cultura ebraico-cristiana nella romanità, che ha evoluto le tecniche di produzione di senso tipiche delle società arcaiche.

Intorno all'anno 1000 quindi si ha una situazione che vede Roma come idea (giustificazione del potere nell'imperium) e una differenziazione del potere in poteri locali. Roma come idea era stata l'idea dell'imperium formato dalla città e dall'universale inclusione del popolo nella città. Nel conflitto Chiesa-Impero per l'acquisizione di tale imperium, Dante Alighieri nel De Monarchia ebbe una posizione tra le parti: sosteneva che l'Impero era stato voluto da Dio (in quanto anche Gesù era cittadino romano), ma il compito dei Papi era solo di riconoscere il trasferimento del potere da imperatore a imperatore.

I poteri differenziati in tutta Europa avevano inventato una continuità e una discendenza da Roma. Questi poteri avevano bisogno di una legittimazione e, nel conflitto tra Impero e Papato inventano nuove genealogie in relazione ai territori che occupavano e al tempo in cui essi avevano occupato quei territori. Questi poteri evitano il ricatto della Chiesa e dell'idea di romanità, ma si legittimano per il fatto che per secoli sono stati poteri su quel territorio, per cui si tratta di poteri che hanno il diritto ad esserlo. Nello scontro tra Chiesa e Impero scaturiscono non solo importanti concetti (proprietà, uomo, .)ma anche una nuova forma di legittimazione del potere legata al tempo e limitata al territorio, quindi che sfugge all'idea di universalità data dall' Impero o dalla Chiesa. È quindi un requisito evolutivo che crea un potere che ha diritto ad essere potere e a produrre diritto. Osservare i percorsi evolutivi della normatività, permette di osservare la differenziazione di ciò che è chiamato diritto moderno. I riferimenti semantici sono temporalizzazione, futuro, idea di azione tea ad un fine, idea secondo la quale la natura ha una sua universalità. Diventa chiara l'idea di artificialità della natura, secondo la quale la natura non è naturale. Altra acquisizione osservabile è che originarie multifunzionalità si dislocano e si riposizionano. A Roma il potere si autolimita e si immunizza rispetto alle società arcaiche. La penetrazione della cultura cristiana riesce a incorporare e trasformare le caratteristiche delle società arcaiche. Si rendono possibili acquisizioni impossibili da prevedere, attraverso le quali si cercherà di linearizzare processi caratterizzati da direzioni differenti. L'impossibilità di previsione è l'evoluzione, che rende possibile il futuro, la differenziazione tra potere e diritto, l'affermarsi dell'idea di normatività e dover essere. In ogni società c'era e c'è un diritto, ma tra i vari diritti vi è una differenza causata dall'evoluzione.


Niklas Luhmann era un funzionario del Ministero dell'Interno tedesco, il quale aveva il compito di stabilire il risarcimento per chi era stato perseguitato dal regime nazista. Nacque a Lüneburg l'8 dicembre 1927. A 16 anni (1943) fu costretto ad arruolarsi e a combattere durante gli ultimi giorni di dittatura nazista, e in battaglia fu fatto prigioniero dagli americani.

Negli anni '60 riesce, grazie ad una borsa di studio, a frequentare per due anni la facoltà di sociologia ad Harvard, dove conobbe Talcott Parsons, il più grande sociologo del tempo. Egli aveva elaborato una teoria tramite acquisizioni che, in America, si erano sviluppate soprattutto in economia, e che prendeva il nome di "Teoria Generale dei Sistemi". Tra il '63 e il '65 pubblicò alcuni articoli: "L'elogio della routine", "Scarsità di tempo e provvisorietà di ciò che è limitato", "Concetto di scopo e razionalità del sistema", Dirtti fondamentali come istituzioni", "L'Illuminismo sociologico".

Secondo Luhmann, le grandi costruzioni si realizzano in modo semplice: è necessario chiedersi come siano possibili autoevidenze. "L'illuminismo sociologico" è considerato il manifesto politico della Teoria dei Sistemi, ed è la pubblicazione del discorso inaugurale della facoltà di Sociologia della Regione Nord Reno-Westfalia. In tale discorso si affermava che l'Illuminismo ha aperto le porte alla modernità, creando due prospettive:

Una grande ragione universale a cui chiunque può accedere

Un'idea secondo cui nella società si può attivare progresso e realizzare condizioni sociali giuste.

La sociologia, secondo Luhmann, deve rischiarare l'Illuminismo e vedere cosa si cela sotto l'apparenza di queste due acquisizioni. Sotto l'apparente luce dell'Illuminismo si occultano paradossi tragici che condizionano il presente, occultando le potenzialità della società moderna.

La teoria dei sistemi vuole descrivere la società da ogni punto della società stessa, avendo quindi la pretesa universale di descrivere tutto ciò che è sociale. Tale teoria parte da un presupposto: la società è estremamente complessa e l'azione si rende possibile attraverso una continua riduzione di questa complessità.


Translatio imperii=> il potere che era stato proprio di Roma si disloca, creando il problema della locazione del potere. In Europa si stabilizzano poteri differenti, scatenando un conflitto per la riappropriazione di un imperium che aveva dato al potere il carattere di potere a differenza del VII-IX sec. In cui il potere non ha più potere. I diversi poteri stabilizzati nelle varie parti d'Europa, cercano di fondare il potere del loro potere, creando false genealogie romane, mentre la Chiesa voleva far iniziare il suo potere non a Roma ma nelle mani di Dio. Il potere delle società greca e romana i fondavano su delle genealogie. Il paleocristianesimo racchiudeva e faceva derivare tali genealogie nell'ambito della creazione.

In Europa tra il 10° e 12° sec. Si affermano poteri che trovano nella loro durata il diritto ad essere potere, rendendo possibili storie e geografie di regioni determinate. Il potere fondato su un diritto al potere è un potere che produce diritto. Se il potere si libera di tutti i legami che prima aveva avuto, affermando di essere potere che ha diritto ad esserlo, e se è tale potere che crea diritto, si crea una circolarità di un potere che si basa su un diritto al potere che produce diritto.Il potere quindi produce diritto e si sottomette al diritto su cui si basa il suo potere. La temporalizzazione e territorializzazione del potere, legittima il potere stesso.

Il potere pretende la sua legittimità per il fatto che ha diritto ad essere potere. Per la Chiesa tutto il potere proviene da dio, quindi chi rappresenta dio in terra ha il diritto di essere potere.

La caduta e la frantumazione dell'Impero Romano, secondo Montesquieau, furono dovute:

Espansione dell'Impero

Presenza di un esercito che l'Impero non poteva più permettersi

Spinta ai confini di altre popolazioni

Comando dell'esercito affidato a persone non romane

Il consumarsi dell'originaria struttura amministrativo-burocratica

Spinte autonomiste all'interno dell'Impero

L'affermarsi di una pericolosa setta con esigenze, usi e costumi differenti. Tale setta era di stampo populista, il che contrastava con la rigida stratificazione sociale di Roma

La diffusione del potere produce un legame tra potere e territorio. Il potere frammentato si lega al territorio nel senso che su quel territorio insisterà sempre lo stesso potere.

L'imperium sopravvive come idea, ma ogni volta che un individuo vuole concentrare nelle sue mani la centralità del potere può operare solo in nome dell'antica idea di imperium.

Il conflitto Impero-Papato indebolisce la centralità. Il risultato evolutivo a cui tale conflitto porta è una forma inusitata di potere, cioè l'autoaffermazione di un potere che ha diritto ad essere potere. Tale potere che si va differenziando inventa le sue origini e si radica.

Il potere può trovare legittimazioni esterne (inventando genealogie), ma ciò che emerge è il fatto che adesso il diritto diventa una connessione di operazioni che si riferisce a se stessa. Il diritto, prodotto dal potere, può descrivere l'esercizio del potere dal suo punto di vista. Il potere, quindi, produce diritto e si sottomette al diritto che produce. Ciò realizzerà i presupposti evolutivi che differenzieranno ulteriormente il diritto da altri sistemi sociali.

Quanto più si sviluppa il commercio, tanto più sorge la necessità e la frequenza di un ricorso al diritto. Il diritto si inventa da sé, cioè parte dalle sue acquisizioni, dal suo patrimonio di senso per evolvere. Si rese necessario inoltre raccogliere il diritto per favorirne l'apprendimento e l'insegnamento. Esisteva anche la necessità di un'unitarietà del diritto, in riferimento all'idea della Chiesa di un diritto unitario poiché creazione della volontà divina.

L'evoluzione di un significato è resa possibile dall'interpretazione di un significato precedente. I presupposti del diritto non discendono più da un disegno universale della volontà divina, ma hanno una valenza universale e la forza di imporsi. Si rende così possibile l'invenzione di ciò che deve essere.In funzione di ciò che deve essere si scriverà poi il futuro, il progresso, il dover essere giuridico e quindi la normatività, in modo da rendere possibili soluzioni di problemi, situazioni e concetti che prima erano impensabili. Il rapporto potere-diritto si gerarchizza, poiché è il potere che produce diritto pur sottomettendosi ad esso (in Hegel, nel racconto del servo e del padrone, si crea una situazione analoga:il servo si sottomette al padrone, pur essendo necessario alla sopravvivenza del padrone). Nello stesso momento si crea la necessità di disporre di meccanismi di controllabilità del materiale giuridico. Si sviluppano nuovi contenuti di significato nella descrizione e rappresentazione del diritto: il diritto moderno è basato sull'idea di dover essere e di normatività universale, poiché i contenuti concettuali precedenti erano radicati nell'ideologia di un diritto quale oggetto della volontà divina.

L'idea di normatività dà al diritto la possibilità di risolvere problemi sociali prima non avvertiti.

La gerarchia della società aveva implicato una differenza tra la nobiltà e il resto, aveva quindi implicato il privilegio. Ciò implicava l'esclusione del resto della società dal diritto, dalla politica, dall'economia, .  . Con il decentramento del potere, il privilegio perde i suoi requisiti. Tali requisiti erano appoggiati dal diritto del tempo. La natura dell'uomo, la natura della natura, la volontà divina possono essere concetti utilizzati sia all'interno del diritto del privilegio, sia all'interno delle nuove trasformazioni. In tal modo il privilegio nello stesso tempo è sia appoggiato che gradualmente frantumato. I concetti di volontà divina, natura dell'uomo e della natura, daranno vita al diritto naturale e al diritto naturale razionale (16°-17° sec.).

L'evoluzione della società porta alla differenziazione di un sistema che ricostruisce dal suo interno il mondo dal unto di vista della normatività. La società osserva questo sistema differenziato dal punto di vista della sua funzione, dei suoi interessi, dei suoi problemi. L'autodescrizione del diritto (come il diritto rende possibili a se stesso il suo operare) è differente rispetto all'osservazione della società riguardo il diritto. Si può cogliere la differenza tra la riflessione del diritto e la funzione della società (osservazione del diritto da parte della società).Nella società si differenziano possibilità, poiché la società può costituirsi basandosi sul diritto, sulla famiglia, . .

Nella comunicazione sociale non esiste un luogo del dover essere della normatività. Solo la descrizione positiva ha posto nella società. In ogni modo la negazione è utilizzata, ma solo come lusso linguistico, poiché aumenta solo i modi di esprimere un concetto, non i concetti.

Considerando le norme come fatti(cioè: l'operazione cui si fa riferimento nella norma è considerata come esempio dell'agire) troviamo la funzione comunicativa della norma. Secondo Kelsen è l'illecito che attiva la norma. In tale ottica non trovano spazio concetti metafisici quali la pace e la giustizia, perché una norma di se stessa non può dire se sia giusta o meno, da qualcuno può essere considerata giusta, da altri no.

La normatività opera come una tecnica della condizionalizzazione che vincola il futuro lasciandolo aperto e rende possibile la costruzione di aspettative le quali, se deluse, operano in modo che si sappia come comportarsi. Nella descrizione di sé, il diritto si rappresenta come normatività, utilizza la distinzione tra norma e fatto. Quindi il diritto tratta sé stesso come norma che si applica a fatti. Ecco perché nel diritto moderno il dover essere è trattato come categoria, norma astratta che si applica a fatti. Mentre il diritto considera sé stesso come normatività e regolarizzazione, dall'esterno è considerato come tecnica della condizionalizzazione. Il diritto utilizza eventi come condizione e connette ad essi eventi come conseguenza. Tale tecnica della condizionalizzazione permette al diritto di costruirsi ciò che esso tratta come realtà, di operare quindi autonomamente dalla realtà circostante. La connessione causale costruita dal diritto opera dopo l'accadimento dei fatti. Il diritto vincola un futuro, ma lo lascia libero, cioè se la conseguenza non si verifica, essa diventa condizione per un nuovo vincolo, per un'altra conseguenza. La norma ha forza per il fatto che accade, non perché prevede o perché è radicata nell'idea di bene e giustizia. Il futuro resta libero perché questa tecnica non è fissa ma può essere modificata. Il diritto vincola il futuro nel senso che ad eventi trattati come condizioni, vengono connessi eventi trattati come conseguenze. Il passato e il futuro sono l'uno l'altra parte dell'altra parte di una distinzione di cui il punto cieco è il presente. Il futuro è un presente che non è presente, è un futuro presente. Il futuro non è osservabile, e può essere costruito solo al presente. Ciascun presente costruisce un futuro e ne esclude altri. Il futuro è caratterizzato dalla contingenza (qualcosa può essere diversa da com'è). Il diritto non impedisce né controlla il futuro.Nel presente accade ciò che accade e il diritto non può dare certezza di nulla. Esso in relazione alla vita regola i differenti modi di morire. Il futuro è vincolato nel senso che se determinate aspettative vengono deluse, allora si sa cosa fare. Se l'azione si svolge in maniera conforme al diritto, le azioni sono conformi anche se non si rispetta il diritto. Esistono due tipi di aspettative:

Cognitive si è disposti ad apprendere dalla situazione

Normative non si è disposti ad apprendere dalla situazione, ma si persiste Normative: nell'aspettativa (es: ci si aspetta che un auto non passi con il rosso, Normative: ma ciò non è impedito)

Nell'aspettativa normativa non si ha la sicurezza di ciò che accade, ma della possibilità di fare qualcosa dopo che la cosa è accaduta. Se si persiste nell'aspettativa, e tale aspettativa viene delusa, si sa come agire. Il diritto opera su tale livello. L'imperatività del diritto non ha nulla a che fare con ciò che accade. L'imperatività è un imperativo rivolto a sé stessi, non agli altri, nel senso che non si è disposti a cambiare aspettative. Secondo Luhmann il diritto si è trivializzato, cioè non è più possibile che solo i problemi rilevanti vengano trattati come aspettative normative. Nessuno dall'esterno può imporre al diritto rilevanze. Un evento è rilevante perché il diritto lo tratta come rilevante. La rilevanza quindi è costruita dal diritto, non dall'esterno.

La fiducia, strettamente connessa alle aspettative, non è connessa al sapere né al non sapere, ma sta in quello spazio intermedio ed indefinibile tra sapere e non sapere. La fiducia non è che un investimento nelle proprie aspettative. Sotto la fiducia non c'è niente, mentre sotto il sapere c'è l'esperienza. Le aspettative non operano perché abbiano corrispondenza con la realtà. Sono costruzioni dei singoli e sono riferite alle aspettative degli altri, cioè funzionano perché riferite le une alle altre. Le aspettative così si rafforzano, perché diventa più difficile prendere misure contro le aspettative. Il diritto non è rivolto alla realtà, ma controlla se stesso e proprio attraverso il controllo di se stesso controlla la realtà. Il diritto è un vincolo , cioè una struttura che generalizza le aspettative. La normatività non è altro che un'indicazione per il controllo delle aspettative, per il controllo di sé.

L'acquisizione evolutiva del diritto moderno è caratterizzata come positivizzazione del diritto. Al culmine di questo percorso evolutivo il diritto si presenta come risultato di decisioni. Il diritto arcaico si presentava come corrispondenza, misura, norma che veniva dedotta dalla natura; il diritto razionale si giustificava come norma che aveva giustificazione nella ragione. Nella società moderna, quando il potere si territorializza, il diritto diventa diritto positivo, si presenta come decisione, mentre nella società arcaica il diritto non si giustificava sulla base di decisioni. Questo diritto, così come è stato prodotto, in base a decisioni, può essere trasformato in base a decisioni. Questa positività unisce la comprensione delle modalità alla produzione del diritto e la comprensione delle funzioni al diritto. La normatività del diritto vincola, blocca, vale, ma può essere diversa. Ciò che adesso vale come diritto può non valere più. Norme che valevano possono non valere ora, e norme che non valgono potranno valere. Il diritto vincola, ma può essere trasformato.

Significativo è il carattere della contingenza. Esistono più possibilità dell'agire di quanto in realtà non accade. Mentre in società arcaiche era possibile pensare a reciprocità e corrispondenze, nella società moderna queste non esistono più. Il fatto che non sia possibile pensare a corrispondenza implica che la società moderna è caratterizzata da complessità, che corrisponde a necessità di scegliere.

Il diritto è tale perché ha il carattere della normatività (si indicano come aspettative normative quelle da cui non si è disposti ad apprendere). Con la contingenza si indica la disponibilità ad apprendere. Attraverso la coniugazione di normatività e contingenza, attraverso il diritto si apprende a non apprendere. Questo è il paradosso costitutivo della contingenza moderna, cioè una tecnica che nella comunicazione produce la disponibilità ad imparare a non imparare, mentre la funzione dell'educazione è quella di imparare ad imparare.

Una tecnica della condizionalizzazione blocca il futuro, lo lascia libero, si esprime attraverso la costituzionalizzazione del diritto e si pone la questione della funzione del diritto. Una funzione è una risoluzione di un problema sociale. I problemi sociali hanno infinite soluzioni;quando si fissa una possibilità di soluzione, la si fissa per la soluzione del problema e per la sua evoluzione. Nella forma della differenziazione che caratterizza la società moderna, il diritto si specifica attraverso una sola funzione.

In riferimento al diritto nella società moderna, una descrizione della funzione del diritto è la pace sociale, o distribuzione equa delle risorse, oppure la realizzazione dell'uguaglianza. Ma il diritto non si realizza in una di queste articolazioni, non può essere una tecnica della pace sociale.

Soltanto i conflitti creati dal diritto sono legittimi. Il diritto realizza la pace sociale perché dà certezze nelle aspettative. Ogni sistema giuridico realizza un suo livello di giustizia, cioè realizza condizioni motivabili di uguaglianza o disuguaglianza. Ma al suo interno non è mai irragionevole:nella sua assurdità è ragionevole. Se un sistema del diritto potesse essere trattato in modo da realizzare una giustizia sarebbe perverso perché sarebbe imposta una violenza perversa e senza alternative.

L'altro riferimento che si usa per descrivere la funzione del diritto è la distribuzione equa delle risorse. Le risorse devono essere distribuite in maniera scarsa, poiché senza scarsità non ci sono calcoli economici. È altrettanto paradossale pensare una distribuzione equa nella scarsità. I problemi delle risorse, della giustizia sono questioni che esistono ma che si nascondono attraverso un paradosso.

La funzione del diritto è la produzione di diritto in base al diritto. Il diritto positivo moderno non si produce in base alla giustizia, alle idee religiose, alla pace, ma in base al diritto. Non si può avere garanzia della giustizia del diritto. Una perfezione del diritto sarebbe perversa. L'unica garanzia che abbiamo è la chiusura riflessiva (solo il diritto può dire cosa è e cosa non è diritto), il trattamento giuridico del diritto. Il sistema del diritto si specifica in basse a queste funzioni. Solo nel diritto è possibile avere diritto o meno. Quando il diritto si specifica in una società, si specifica solo in quella. Il sistema si specifica attraverso un codice, un'unità della distinzione tra diritto e non diritto. Attraverso questa distinzione di tutto ciò che accade è possibile dire che è conforme o meno al diritto. Il codice è autocostruito dal diritto, e questo è il presupposto della chiusura riflessiva del sistema. Una norma giuridica non è valida perché moralmente corretta, ma perché è prodotta in base ad altre norme valide. Il fondamento della validità è la validità stessa, così che il sistema implica se stesso, si controlla e controlla l'ambiente. Un sistema sociale che abbia prodotto un codice, non può mai uscire fuori di sé.

La circolarità di potere e diritto fa vedere come il diritto si specifichi nella produzione di diritto, ma questo sistema è accoppiato con un altro sistema, specificato anch'esso, la politica. Lo strumento che utilizza la politica è il potere. I due sistemi, politica e diritto, hanno attivato un meccanismo di autoimmunizazione attraverso lo spazio delle costituzioni. La funzione delle costituzioni è rendere possibile l'immunizzazione della politica rispetto al diritto e viceversa, attraverso la produzione e l'elaborazione di alta complessità, evitando che le operazioni politiche e giuridiche si confondano. Alla costituzionalizzazione del diritto e della politica si arriva in base all'evoluzione, che rende possibile la coesistenza di due sistemi.

All'interno di un sistema, le connessioni di tali operazioni non possono avere una totale perfezione. In u sistema di operazioni, giustizia non può intendersi come corrispondenza di operazioni a ideali. Nel diritto non operano referenze verso valori o ideali, ma essi esistono all'esterno del sistema. Il diritto opera in basse alla referenza di altre operazioni giuridiche. Giustizia del sistema si intende la congruenza tra le operazioni interne al sistema. Le decisioni prese dal punto di vista giuridico sono tutte rappresentazioni interne dell'esterno e contribuiscono a creare congruenza tra le operazioni del sistema e a far raggiungere al diritto una complessità adeguata alla complessità esterna. Il diritto non controlla l'esterno, perché l'unico modo di controllare il mondo è controllare se stesso. La congruenza è la razionalità attraverso la quale ricostruisce il suo mondo. L'idea di giustizia permette di vedere come il diritto attraverso se stesso costruisce ciò che esso usa come realtà. All'interno esistono distinzioni tra norme e fatti, essere e dover essere, all'esterno invece il diritto si osserva come un sistema normativo in cui è impossibile distinguere le norme dai fatti, e in cui non esiste uno spazio per il dover essere.

Il pensiero tradizionale usa le distinzioni tra norme e fatti, le identificazioni di norme con valori, le idee di giustizia applicate, le identificazioni di diritto e morale. Se si osserva in che modo il diritto opera, si possono ridurre le aspettative e con esse la possibilità di delusione. Si osserva il mondo come diviso in due parti: da una parte il diritto, dall'altra la società;ci si aspetta che una delle due si apra all'altra, ma tale idea era sensata quando il diritto era diritto del privilegio e quando uan parte di società era esclusa. Nella società moderna nessuna rappresentazione tradizionale ha senso e non rende possibile un'osservazione del funzionamento del diritto. È possibile vedere come al di fuori della società non ci sia nulla, come non ci possono essere al di fuori della società organi di controllo sulla società. All'interno della società si specificano funzioni ed attorno ad esse si specificano strutture che connettono operazioni. Non esiste più la distinzione diritto-società, ma esiste il diritto della società. La società rappresenta l'ambiente del diritto e in tale ambiente si trovano l'economia, la politica, l'arte, .  .Una struttura selettiva riproduce la sua differenza rispetto all'ambiente attraverso ciascuna sua operazione. Un diritto che non si specifica non è diritto differenziato, sarà comunque diritto della violenza. Le operazioni del sistema giuridico riproducono la differenza tra sé e la politica. Giustizia, diritti umani, democrazia sono rappresentati come l'orizzonte che può risolvere i problemi sociali. L'unico modo per osservare tali realtà è osservarle con realismo, in modo da poter osservare come essi riproducono ciò che usano come realtà.

Tra le differenti funzioni di cui la società necessita ce n'è una che permette agli altri sistemi di operare come sistemi sociali differenziati. Essa è la funzione immunitaria, che immunizza la società dall'occupazione politico-morale. Per questo, ciò che la società necessita  è la produzione di diritto in base al diritto.Quando la capacità di immunizzazione viene distrutta la società minaccia sé stessa, ci sono resistenze alla differenziazione. I blocchi della differenziazione sono il risultato dell'occupazione, dell'indebolimento o della distruzione del sistema immunizzante. Ciò che non si consuma è la società e il potenziale di autoricostruzione della società. I diritti umani non hanno nulla di umano, perché di umano esiste il dolore, il piacere, ecc., che non sono caratteristiche del diritto. I diritti umani sono così chiamati perché nell'evoluzione del diritto è stato possibile dichiararli in base a riferimenti di senso propri di tutti gli uomini. La dignità umana è un paradosso perché si può spostare il livello di ciò che viene trattato come dignità. La dignità serve perché i singoli possano autorappresentarsi in universi sociali di uguaglianza e giustizia. Ogni tecnica di attivazione di uguaglianza, disloca la disuguaglianza, creandone di nuove. Il primo diritto fondamentale ha il ruolo di rendere possibili tutti i paradossi degli altri diritti. Il paradossale funzionamento dei diritti permette la differenziazione della società. Alla funzione di immunizzazione del diritto, si uniscono i diritti che rendono possibile la differenziazione della società.




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