Nel "Saggio sui dati
immediati della coscienza" il filosofo francese Bergson mette a confronto la
concezione spazializzata del tempo e della durata propria delle scienze
positive con la durata 636h72g reale.
Bergson individua due forme di
molteplicità a cui sono riferite due forme di durata cha a loro volta fanno
riferimento a due aspetti e due dimensioni di vita cosciente ("io superficiale"
e "io fondamentale").
Vi sono dunque una molteplicità
intesa come molteplicità numerica determinata da una successione di elementi
quantitativi e una molteplicità intesa come qualitativa. La molteplicità
numerica fa riferimento al tempo e allo spazio delle scienze positive e deriva
dal procedimento analitico operato dall'intelligenza; la molteplicità
qualitativa fa riferimento al tempo del vissuto e deriva dal procedimento di
sintesi della coscienza.
Da queste due differenti forme di
molteplicità Bergson deduce due valutazioni profondamente diverse della durata:
una durata, riferita alla molteplicità numerica, assume un carattere di
omogeneità (durata omogenea) e di "simbolo estensivo della vera durata". Tale
tipo di durata è intesa come il ripetersi nel tempo di un "termine identico" e
viene percepita da un "io di superficie" che appartiene a una dimensione in cui
la "nostra vita psicologica superficiale si svolge in un mezzo omogeneo"
mantenendo "qualcosa dell'esteriorità reciproca che caratterizza oggettivamente
le.cause" di quelle che Bergson chiama "sensazioni" e che nella teoria del cono
rovesciato saranno le immagini-mondo, mantenendo dunque l'esteriorità degli
oggetti che le hanno create.
La seconda valutazione di durata
riguarda una molteplicità qualitativa ed è determinata dalla compenetrazione e
dalla fusione di "momenti eterogenei". Essa è la durata pura percepita dalla
coscienza e dall'intuizione e dunque dall' "io fondamentale" cioè da "una
psicologia attenta" in cui sono totalmente superate tutte le coordinate
spazio-temporali di matrice positiva.
Con la formulazione di queste due
differenti forme di durata e dunque con la definizione di un io-interiore e di
un io-esteriore, Bergson tenta di coniugare il momento quantitativo della
successione degli eventi con quello qualitativo del tempo della durata,
mostrando quale sia l'elemento di congiunzione che consenta il passaggio dalla
durata reale al tempo spazializzato mediante un processo di esteriorizzazione.
Questo passaggio teorico decisamente arduo ma fondamentale nella filosofia di
Bergson, viene risolto con l'introduzione della teoria dell'immagine del cono
rovesciato, presentata in "Materia e
memoria".
Il fluire dinamico della
coscienza viene schematizzato attraverso il ricorso all'immagine di un cono
rovesciato che giace su un piano. Il piano P rappresenta la percezione attuale
del mondo (l'insieme delle immagini-oggetto); la base del cono AB rappresenta
il carico di ricordi (il "passato") che sono presenti in forma cosciente o
incosciente nella memoria; il vertice S indica il punto in cui l'immagine-corpo
si inserisce nella percezione presente delle immagini-mondo.
L'immagine-corpo seleziona le
immagini-oggetto in base al loro significato pratico (alla loro utilità per
l'azione) e in base al contenuto di ricordi presenti nella memoria. Questa è a
sua volta costituita dall'insieme dei ricordi che si sono progressivamente
depositati attraverso la selezione compiuta dell'immagine corpo. La memoria
vive nella temporalità della durata, essa è "conservazione e accumulazione del
passato nel presente" e conserva simultaneamente l'intera esperienza della
coscienza. Tale esperienza è il risultato dell'interazione tra l'immagine-corpo
e le immagini-oggetto che sono presenti nel mondo. Esiste perciò un rapporto
biunivoco tra memoria e percezione; la memoria orienta la percezione in base all'affluire
dei ricordi e la percezione permette alla memoria di attivare contenuti che
altrimenti rimarrebbero per sempre obliati. La realtà è dunque per Bergson una esteriorizzazione
delle immagini che albergano nella menoria.