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I PARTITI POLITICI E IL SISTEMA DEI PARTITI
I partiti sono associazioni di persone che hanno un'ideologia e interessi comuni e che, attraverso un'organizzazione stabile, mirano ad esercitare un'influenza fondamentale sull'indirizzo politico dello stato. Essi rappresentano il principale collegamento tra la società civile e le istituzioni e infatti la nostra costituzione gli riserva una posizione speciale rispetto alle altre associazioni. Gli elementi costruttivi di un partito sono:
Il programma: svolge una funzione essenziale in quanto è necessario per coinvolgere e coalizzare individui che tendenzialmente esprimo le stesse idee e gli stessi interessi;
L'organizzazione: assume importanza quando comincia a stabilirsi un collegamento sempre + intenso tra i fondatori e i gruppi di aderenza che si creano tra la popolazione.
I partiti non sono organi dello stato ma organizzazioni private: essi nascono come organizzazioni volontarie a cui un individuo è libero di aderire o meno. I partiti quindi sono soggetti privati che rientrano nella categoria delle associazioni non riconosciute: essi non vincolano giuridicamente nessuno, né gli iscritti né i non iscritti, e la loro forza non dipende da 434b14e una posizione giuridica ma nella conquista della maggioranza dei voti all'elezioni in modo che gli atti politici che propongono vengano fatti propri dal parlamento e dal governo e acquistano quindi forza giuridica vincolante.
Finalità e funzioni pubbliche dei partiti
I partiti si pongono il fine di concorrere a determinare la politica nazionale e internazionale. Per perseguire tali fini svolgono 5 funzioni pubbliche:
Inquadramento degli elettori, ovvero la loro formazione ideologica e politica;
Selezione dei candidati alle elezioni e in generale alle maggiori cariche pubbliche;
Inquadramento degli eletti in quanto questi devono di norma seguire le direttive del partito di appartenenza;
Raccordo tra elettori ed eletti nell'intervallo tra un'elezione e l'altra;
Reclutamento della classe dirigente.
Rilevanza costituzionale dei partiti
Nelle democrazie contemporanee i partiti hanno spesso ricevuto un certo riconoscimento costituzionale come strumenti essenziali per lo svolgimento della vita democratica. Questo però varia di paese in paese:
In Germania: il processo di istituzionalizzazione dei partiti è molto accentuato tanto che si arriva ad accennare anche al loro ordinamento interno il quale deve corrispondere ai principi fondamentali della democrazia;
In Francia: per quanto riguarda i partiti ci si limita ad indicare l'importanza al momento del voto. Questa quasi nulla rilevanza costituzionale deriva dal fatto che la Francia in conseguenza della sua storia non ha nessun timore della formazione di partiti antisistema;
In Italia: le vicende della resistenza antifascista e della guerra di liberazione hanno portato i costituenti a dar rilievo costituzionale ai partiti che in base all'art.49 hanno la funzione di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Costituzione italiana e partiti
L'art.49 afferma che i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, da qui ne derivano alcuni principi come:
La presenza di più partiti;
La libertà di associazione in partiti: l'unico partito la cui ricostituzione è vietata è quello fascista;
Metodo democratico: significa che nel rispetto del principio di democrazia pluralista le scelte devono essere fatte a maggioranza e devono essere sempre rispettate dalla minoranza che può sempre diventare maggioranza.
Il finanziamento pubblico dei partiti
L'organizzazione dei partiti in Italia è molto complessa e richiede quindi spese notevoli per il mantenimento delle sedi, per la propaganda e per la campagna elettorale. Il problema principale è in che modo reperire i fondi necessari e le scelte possono essere:
Alcuni sostengono che i partiti svolgano una funzione pubblica e quindi devono ricevere un finanziamento da parte dello stato per evitare almeno in parte finanziamenti occulti da parte di enti pubblici o privati;
Altri sostengono che essi non sono organismi pubblici e che i loro costi dovrebbero essere sostenuti dagli aderenti e dai simpatizzanti;
Nonostante il risultato del referendum del 93 che rigettato il finanziamento pubblico dei pariti con la legge del 1997 il parlamento aveva introdotto una nuova disciplina che prevedeva che i contribuenti potessero devolvere il 4% dell'irpef complessivamente ai partiti senza distinzione rispetto al partito preferito. Questa legge però è stata enormemente criticata in quanto si riteneva andasse contro il risultato del referendum e quindi si è arrivati alla legge del 99 che disponeva che la cifra di 2.07 euro per ogni cittadino iscritto alle liste elettorali per l'elezioni della camera dei deputati sia distribuita tra i partiti che hanno superato il 4% dei voti, come contributo per le spese elettorali in proporzione ai voti ottenuti. La legge del 2002 ha poi modificato quella del 99 disponendo che i 2.07 sarebbero dovuti essere sostituiti con 5euro e che tale contributo spetti a tutti i partiti che hanno ottenuto almeno l'1% dei voti.
I partiti politici in Italia
Destra, sinistra e centro
I termini in principio hanno cominciato ad essere utilizzati per designare i seggi occupati fisicamente dai gruppi politici rispetto al presidente dell'assemblea.
Le originarie collocazioni assunsero poi un valore ideologico di conseguenza la destra era identificata a seconda delle età storiche con le forme moderate + accentuate di liberismo, con un concetto elitario e conservatore della politica riservata alla ricca borghesia attraverso il diritto di voto limitato per censo. La sinistra storica invece si identifica con il partito democratico di Gioberti distinguendosi per il metodo di coinvolgimento dell'elemento popolare rispetto alla politica imperniata sulla classe dirigente della destra storica. Tali partiti sono ricordati come i primi ad essere sostenuti dalle masse e sono fautori del suffragio universale e di una politica sociale finalizzata all'emancipazione della classe lavoratrice. Il conservatorismo ha connotato manifestato e affermato quei valori della tradizione e dell'esperienza storica delle destre (patria, unità e identità nazionale) che si contrappongono a un concetto di progresso o progressismo riformista o radicale considerato la caratteristica trainante della sinistra.
L'avvento dei regimi fascisti ha ricondotto al concetto di destra i partiti fascisti o coloro che richiamavano un'ideologia caratterizzata da valori antiliberali e di estremo nazionalismo e contemporaneamente il partito comunista dell'Unione sovietica ha caratterizzato la fase del socialismo reale basata su idee marxiste-leninste nell'ambito di una visione della storia quale lotta di classe: anch'essa si arroccò su posizioni nazionaliste e antidemocratiche. Oggi crollati i regimi, la contrapposizione tra le due ideologie si misura sulla volontà di intervento dello stato nell'economia: la sinistra presenta una maggiore propensione all'assunzione di attività economiche da parte degli enti pubblici mentre la libertà assoluta dal laissez-faire appartiene a correnti di destra. In italia vi è anche il centro che è rappresentato da un elettorato che non si riconosce ne di destra ne di sinistra: il partito che l'ha rappresentato storicamente è la democrazia cristiana che ha avuto un'importanza fondamentale nella storia della Repubblica italiana.
I partiti socialisti e comunisti
Dopo la seconda guerra mondiale i partiti di sinistra sono tornati ad essere il partito comunista e socialista.
Il partito comunista si rifaceva alla dottrina marxista leninista di stampo sovietico pur con caratterizzazioni specificamente nazionali. La forza elettorale di tale partito è andata via via aumentando sino agli anni 80, sotto la guida di Togliatti prima e Berlinguer poi. Nel 1976 la percentuale dei voti corrispondeva al 34% molto vicina a quella della democrazia cristiana. Dagli anni 70 in avanti si è accentuata l'elaborazione di una nuova via al socialismo che ha portato a una sempre maggiore autonomia nei confronti del partito comunista sovietico (si parla di strappo perfezionato da Berlinguer). Negli anni 80 si è avuto un forte declino e di fronte al crollo dei regimi dell'est europeo nel 90 il pci ha deciso di dare origine al partito democratico della sinistra abbandonando il riferimento al comunismo e dandosi un programma di sintonia con la sinistra socialdemocratica europea. Non condividendo la scelta alcuni militanti dell'ex pci hanno fondato un nuovo partito di ispirazione comunista, il partito della rifondazione comunista. Nel 96 Pds raggiunse alle elezioni il 20% e il prc l'8%. Negli ultimi anni il pds si è rinnovato e ha dato origine ai democratici di sinistra che comprende tutti o la maggioranza dei gruppi che richiamano i valori della sinistra riformista. Dal pcr è poi uscito un altro gruppo della sinistra comunista, il gruppo dei comunisti italiani.
Il partito socialista invece pur avendo sempre rifiutato il socialismo reale di stampo sovietico è stato a lungo alleato del pci formando l'opposizione + incisiva ai governi centristi.
Nel 46 poi il psi si distinse in partito socialdemocratico italiano che entrò a far parte delle coalizioni di governo: esso opto per la scelta riformista all'inizio degli anni 60 quando entro a far parte dei governi di centro sinista. Sotto la guida di bettino craxi il partito raggiunse un notevole successo negli anni 80. Gli scandali derivanti dalla corruzione e dal finanziamento illecito dei partiti hanno portato alla scomparsa del psdi, mentre il psi si è suddiviso in vari tronconi tra cui i socialisti democratici italiani entrati a far parte della coalizione di centro sinistra denominata l'ulivo.
La crisi del sistema dei partiti tradizionali e il nuovo sistema dei partiti
Il sistema dei partiti entro in crisi verso gli anni 90; negli anni 70 tuttavia si verificarono i primi sintomi della crisi in quanto cominciavano a diminuire i voti di appartenenza (voti di un elettorato fedele al proprio partito) mentre crescevano i voti di opinione (voto di un elettorato mobile non + fedele ad un certo partito) e i voti di scambio (voti praticamente comprati con la promessi di particolari favori). A far crollare di concreto tale sistema fu una serie di referendum abrogativi promossi non di rado in contrasto con la volontà dei grandi partiti, si parla soprattutto del referendum del giugno 91 della camera (riduzione ad una sola preferenza esprimibile) e dell'aprile 93 sulla legge elettorale del senato. La crisi ha coinvolto anche le istituzioni a cominciare dalla delegittimazione del parlamento eletto nel 92, detto il parlamento degli inquisiti in quanto molti parlamentari erano indagati per finanziamento illecito o corruzione.
Da questa crisi è poi nato un nuovo sistema che xò non ha ancora dato prova di stabilità: alle elezioni del 96 si sono formati due poli contrapposti, il polo delle libertà e l'ulivo, composti attualmente il primo da una coalizione di partiti di centro destra e il secondo da una coalizione di partiti di centro-sinistra. Tali aggregazioni non sono sempre state capaci di adottare programmi perfettamente comuni e coincidenti a causa di contrasti interni ma comunque si è realizzata la mancanza di alternanza al governo che durava dalla seconda guerra mondiale fino al 92.
I gruppi di pressione
La libertà di associazione ammette la possibilità di formare associazioni con fini politici, denominate gruppi di pressione o con obiettivi particolari senza organizzarsi in partiti (gruppi ecologici..). Essi assumono una notevole importanza in quanto agiscono direttamente sui partiti o sugli organi dello stato per ottenere decisioni a loro favorevoli. I principali gruppi sono i sindacati dei lavoratori e le organizzazioni dei datori di lavoro. Ad essi si aggiungono anche i grandi gruppi industriali e finanziari le associazioni agricole. Le decisioni in campo economico, politico e sociale del governo sono prese solo dopo aver consultato sindacati e Confindustria (principale organizzazione dei datori di lavoro); si parla infatti di riunioni per realizzare una procedura chiamata concertazione.
Il sistema dei partiti
Per sistema dei partiti si intende l'insieme dei partiti che operano in un paese e delle relazioni che intercorrono tra loro. L'analisi di tale sistema permette di capire in parte la vita politica dello stato. Vi possono essere pochi partiti o molti partiti e una minore o maggiore omogeneità programmatica a seconda che le differenze economico-sociali siano + o - ampie. Secondo Sartori vi sono tre sistemi di partiti:
Il pluripartitismo semplice o bipartitismo: quando esistono 2 partiti dominanti che si scontrano nella competizione politica. Tra i due uno è riformista e l'altro conservatore e un esempio si ha negli stati uniti in cui la lotta politica si svolge tra il partito repubblicano e quello democratico. Sono considerati bipartitici anche quelli in cui oltre ai 2 partiti predominanti vi sono altri partiti la cui consistenza almeno in termini di seggi di parlamento è tale da non influenzare le scelte dei 2maggiori. Vantaggi: assicura automaticamente ad 1 dei 2 partiti principali la maggioranza assoluta dei seggi all'assemblea eletta a suffragio universale, permette governi di legislatura (il governo che è formato da un solo partito dura finchè l'assemblea elettiva rimane in carica). Il partito sconfitto assumerò il ruolo dell'opposizione, che quanto + sarà costruttiva e convincente tanto + gli darà la speranza di diventare il partito di maggioranza (principio dell'alternanza). Difetti: scegliere tra 2 partiti non permette ai cittadini di esprimere tutte le sfumatura delle proprie posizioni politico-ideologiche; i 2 partiti maggiori x conquistare la fiducia degli elettori incerti finiscono per formulare programmi spesso molto simili nelle linee essenziali per cui l'alternanza di governo perde parte della propria funzione.
Pluripartitismo moderato: quando il sistema è caratterizzato dalla presenza di + partiti ad esclusione di quelli che si collocano all'estrema destra o sinistra. E' un sistema bipolare che beneficia del meccanismo del bipartitismo in quanto i partiti esistenti tendono a formare due poli che si contendono rispetto le regole democratiche la vittoria delle elezioni. E' tipica in germania..
Pluripartitismo estremo: è caratterizzato dalla presenza di + partiti di cui 1 o + ricorrono a posizioni estreme sia di destra che di sinistra. Tende a formarsi una vasta area di centro che tende ad isolare gli estremi e l'alternanza di governo diventa difficile. Era la situazione di italia e francia sino al 1993. I governi in genere sono formati da coalizioni non sempre omogenee fondate su accordi tra organizzazioni che hanno programmi non completamente coincidenti. La maggioranza parlamentare che sostiene tali governi è spesso mutevole per cui l'instabilità governativa diventa una prassi difficilmente evitabile.
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