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CAPITOLO 1 - LO STATO

diritto



CAPITOLO 1 - LO STATO


1. Le caratteristiche generali

Lo Stato è sorto dapprima in Europa 400/600 e si è gradatamente diffuso al resto del mondo. Per distinguere lo Stato attuale da quello del passato viene definito STATO MODERNO, ed esso è formato da delle caratteristiche:

un territorio delimitato da confini prestabiliti;

un popolo;

un apparato che esercita in modo stabile il potere politico su quel territorio e su quel popolo.



Lo STATO - COMUNITA' è l'insieme dei tre precedenti elementi mentre lo STATO APPARATO è l'apparato politico come entità a sé stante. LO STATO è: quel apparato che esercita il potere politico su un determinato territorio e su un determinato popolo.


2. Stato e società civile

La SOCIETA' CIVILE è costituita dalle relazioni che i cittadini stabiliscono autonomamente tra loro seguendo i propri desideri, convincimenti, interessi. Per perseguirli si riuniscono in gruppi, associazioni, sindacati, partiti che costituiscono il tessuto organizzativo della società civile (corrisponde alla sfera privata).

Lo STATO è l'apparato stabile che esercita il potere politico sulla società civile, detta regole per il suo funzionamento, si occupa degli interessi che reputa comuni a tutti (corrisponde alla sfera pubblica).

Infatti il diritto privato comprende le norme emanate dallo stato per regolare i rapporti che i cittadini stabiliscono autonomamente tra di loro, mentre il diritto pubblico sono l'insieme delle norme emanate dallo stato che regolano l'organizzazione dello stato stesso e i suoi rapporti con i cittadini.


3. Lo Stato apparato

L'apparato statale è costituito da un'organizzazione particolarmente complessa che comprende moltissimi individui ma è un'entità unitaria: i vari funzionari agiscono a suo nome e le loro azioni sono imputate allo stato medesimo.

Lo STATO quindi è un ente o una persona giuridica  ed ha pertanto:

CAPACITA' GIURIDICA, perché è titolare di diritti e doveri;

CAPACITA' D'AGIRE, perché può compiere atti che hanno effetti giuridici rispetto ai cittadini ed altri stati, ma poiché è un'entità impersonale, esso non può agire direttamente, ma solo attraverso organi formati da persone fisiche. Dal punto di vista della loro composizione, esistono:

organi monocratici(individuali), formati da una sola persona fisica che da sola può agire in nome dello stato;

organi collegiali, formati da più persone fisiche che devono esprimere congiuntamente la volontà dell'organo;

organi complessi, che a loro volta sono formati da più organi.

Dal punto di vista delle funzioni che gli organi sono chiamati a svolgere possiamo distinguere:

organi legislativi;

organi esecutivi;

organi amministrativi.

Dal punto di vista di come vengono scelte le persone fisiche che ricomprono gli incarichi, distinguiamo:

organi politici che hanno il compito di prendere le decisioni che riguardano l'intera collettività; negli stati democratici derivano da un'investitura popolare e hanno un mandato temporaneo;

organi burocratici che hanno compito di mettere in pratica le decisioni prese dai primi e sono reclutati per concorso e addetti stabilmente ai compiti più diversi.

Alcuni organi hanno il compito di definire l'indirizzo politico generale dello stato e sono posti ai vertici: le loro funzioni sono stabilite in modo particolareggiato nella Costituzione  e per questo sono chiamati ORGANI COSTITUZIONALI. Questi sono: il parlamento, il governo, il presidente della repubblica e la corte costituzionale.

ALTRI ENTI sono ad esempio gli enti pubblici territoriali, che in Italia sono le regioni: essi riproducono in piccolo le caratteristiche dello stato. Per questo lo stato può ancora essere inteso o come l'insieme dei pubblici poteri, o degli enti pubblici territoriali, oppure come stato centrale in quanto ente distinto dagli altri territoriali.


4. Il potere politico

Il POTERE POLITICO si distingue dagli altri (potere economico, spirituale e ideologico), perché esso può ricorrere all'uso della forza per ottenere il rispetto dei propri comandi. Per forza si intende forza fisica o coercizione e lo stato ne ha il monopolio, cioè è l'unico che può farne legittimamente uso: per questo la caratteristica essenziale di tutti gli stati è quella di avere alle proprie dipendenze uomini armati. Più forte sarà il consenso dei cittadini minore sarà la necessità di ricorrere alla forza.


5. Sovranità e indipendenza

Lo STATO è un ente SOVRANO, cioè non riconosce alcun potere superiore al suo. Però se ogni stato è sovrano è evidente che nei confronti dell'estero, tutti gli stati sono reciprocamente indipendenti e stanno su un piano di uguaglianza giuridica: ogni stato ha il diritto di impedire qualsiasi intervento di altri nel proprio territorio ed sul piano internazionale hanno gli stessi diritti. Le relazioni che intercorrono tra essi sono regolate da norme giuridiche che formano il DIRITTO INTERNAZIONALE.


6. Le limitazioni della sovranità

Con lo sviluppo storico, la sovranità dello stato è stata sottoposta a forti e crescenti limitazioni. Conviene distinguerli in limiti:

sul PIANO INTERNAZIONALE, l'aumento delle relazioni fra gli stati ha indotto ad assumere vincoli e legami e a limitare volontariamente la sovranità. Inoltre in Europa esiste l'UE che ha il potere di emanare leggi che sono immediatamente efficaci negli stati membri (anche se gli apparati internazionali rimangono ancora esclusivamente dei singoli stati);

sul PIANO INTERNO, oggi appare limitata in tre sensi (anche se resta il monopolio della forza):

l'affermazione della sovranità popolare ha posto lo stato sotto controllo dei cittadini, che possono con un referendum decidere direttamente su una legge;

la sovranità è sottoposta a norme giuridiche  e i cittadini possono rivolgersi ai giudici quando lo stato non le rispetta;

all'interno dei confini dello stato operano altri enti che svolgono le funzioni di governo più o meno autonomamente.


7. Il territorio

Il TERRITORIO è un elemento essenziale e la sua delimitazione deve essere esatta per consentire di stabilire con precisione e certezza fin dove arrivano i poteri. Esso comprende:

la terraferma, che è delimitata dai confini;

il sottosuolo, fino alla profondità raggiungibile dall'uomo;

lo spazio atmosferico, che si trova al di sopra della terraferma ma non oltre l'atmosfera;

le acque territoriali, che includono un tratto di mare lungo le coste fissato per l'ampiezza di 12 miglia marine dalla costa (oltre questo limite inizia il mare aperto);

le navi e gli aerei, che sono soggetti alla sovranità dello stato di cui battono bandiera, anche al di fuori dei loro confini.

All'interno del territorio di uno stato le SEDI DIPLOMATICHE degli altri stati godono di una specie di immunità: lo stato ospitante non può intervenire con la forza all'interno di tali edifici.


8. Il popolo

Il POPOLO di uno stato è formato da tutti coloro che sono riconosciuti come cittadini dello stato stesso: ogni stato stabilisce le norme in base alle quali una persona è riconosciuta come tale. Poiché gli stati hanno regole diverse può succedere che una persona abbia più di una cittadinanza oppure che sia apolide.

Il criterio della cittadinanza può basarsi su due criteri opposti:

il diritto di sangue: (tipo etnico) è riconosciuta la cittadinanza esclusivamente ai figli di cittadini, ovunque siano nati e ovunque risiedano;

il diritto del suolo: (tipo territoriale) è riconosciuta la cittadinanza a tutti coloro nascano nel territorio dello stato oppure tutti coloro che risiedono legalmente per un certo numero di anni entro i confini dello stato.

In ITALIA: si addotta un sistema misto e la cittadinanza può essere acquisita:

per nascita, il figlio di padre o di madre italiani, anche se nato all'estero;

per matrimonio: lo straniero/a che sposa una o un cittadino italiano, purché risieda da almeno 6 mesi al momento;

per concessione, lo straniero che presenta domanda al capo dello stato, essendo in possesso di determinati requisiti come risiedere da un numero di anni, ed è concessa con decreto del presidente della repubblica.

Può essere invece persa:

quando il cittadino vi rinuncia;

quando il cittadino accetta, presso un governo straniero, un impiego che comporta l'obbligo della fedeltà verso di esso.

Nessuno può perdere la cittadinanza per motivi politici.


Attualmente la questione dell'immigrazione propone fondamentalmente due obbiettivi: impedire un ingresso indiscriminato degli stranieri in Italia e garantire a coloro che vivono e lavorano legalmente nel nostro paese tutti i diritti fondamentali e alcuni servizi essenziali. La legge italiana però distingue due tipi di STRANIERI:

i cittadini dei paesi aderenti all'Unione Europea, che godono della condizione comune di cittadini europei e possono pertanto circolare le soggiornare liberamente in qualsiasi stato dell'Unione;

i cittadini extracomunitari, ossia gli stranieri provenienti da paesi esterni all'Unione europea; essi per soggiornare  e circolare devono avere un visto (concesso solo a coloro che dimostrano di avere un contratto di lavoro) e devono ottenere un permesso di soggiorno valido due anni ma rinnovabile: senza di essi lo straniero può essere espulso.

Però entrambi gli stranieri godono, come i cittadini italiani, dei fondamentali diritti dell'uomo.

DIRITTO DI ASILO: lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha il diritto di essere accolto nel territorio della repubblica.


9. Stato e nazione

Lo STATO è un'entità giuridica che definisce con precisione quel territorio e quella popolaione che sono governati da un unico apparato politico. La NAZIONE è invece un'entità storico-culturale che definisce quell'insieme di individui che sono legati da una comune appartenenza.

Noi spesso le confondiamo perché gli stati contemporanei si presentano per lo più come stati nazionali: ma in alcuni casi lo stato è nato prima della nazione (Francia, GranBretagna, Spagna), mentre in altri il senso di comune appartenenza a una nazione è venuto prima dello stato (indipendenza nazionale). Le nazioni moderne sono quindi entità complesse e ambivalenti: riflettono legami etnici e linguistici, ma non per questo la nazione deve essere confusa con l'etnia. Bisogna tenere conto che le ondate migratorie tenderanno a trasformare tutti gli stati in stati multietnici.

IN ITALIA: a metà dell'Ottocento l'unità dello stato non corrispondeva con quella azionale, per questo il nuovo stato si impegnò quindi per creare una coscienza nazionale. Il regime fascista accentuò questa tendenza con una politica nazionalistica, aggresiva verso l'esterno o oppressiva all'interno. Con l'avvento della Repubblica quell'impostazione fu capovolta: la Costituzione respinse le implicazioni militari del nazionalismo optanto per una coesistenza pacifica ra nazioni e sancendo principi a tutela delle minoranze linguistiche. Solo negli ultimi anni sono sorte spinte di tipo separatista che hanno contribuito a riaprire il dibattito sull'effettiva unità nazionale degli italiani.


10. Le forme di stato

Esistono diverse forme di stato: democratici, autoritari, monarchie, repubbliche, stati unitari e federali. Nell'epoca in cui viviamo la distinzione più importante è quella tra gli stati democratici e gli stati non democratici.

GLI STATI DEMOCRATICI, la sovranità appartiene al popolo, e deve presentare tutte e tre le seguenti caratteristiche:

Elezioni, i governanti sono scelti da popolo attraverso libere elezioni che si ottengono periodicamente a cui tutti i cittadini adulti hanno diritto di voto (suffragio universale);

Pluralismo politico, i cittadini hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni politiche e di organizzarsi in partiti politici e le opposizioni sono libere di criticare il governo. Quindi la minoranza ha la possibilità di diventare la maggioranza, e la maggioranza ha il dovere di rispettare i diritti delle minoranze;

Stato di diritto,cioè i governanti sono sottoposti alla legge, possono agire esclusivamente in base ai poteri che la legge conferisce e possono essere messi sotto processo. (Costituzione, legge fondamentale).

Storia: sono l'esito di un percorso iniziato con le grandi rivoluzioni che da uno stato assoluto ha portato uno stato liberale. Poi con il Novecento  i principali paesi adottarono il suffragio universale e così grazie alle classi meno abbienti si avviò il cammino verso la democrazia. Con il fascismo, e in altri casi il comunismo, il processo però fu bruscamente interrotto anhe se dopo le guerre mondiali continuò e fini il suo percorso. Attualmente la metà della popolazione mondiale vive in uno stato democratico. Questo ha bisogno di alcune condizioni: una società civile forte, un'opinione pubblica informata e attenta, conflitti anche aspri ma non distruttivi.

GLI STATI NON DEMOCRATICI, cioè sono presenti o monarchie assolute(anche se quasi scomparse) o dsono diffusi gli stati autoritari che speso si configurano come dittature militari. In numeroso paesi del mondo si tengono le elezioni a suffragio universale, ma spesso la competizione politica non è ammessa: è il caso degli stati comunisti a partito unico. Inoltre negli ultimi anni si sono sviluppati stati teocratici in cui è ammessa un'unica religione che viene post a fondamento dello stato e delle leggi.

ALTRE DISTINZIONI sono:

tra stati federali, in cui le singole regioni in cui è diviso lo stato hanno poteri più o meno ampi, e stati unitari, in cui tutti i poteri spettano al governo centrale;

tra monarchie, in cui il capo dello stato è un sovrano scelto per via dinastica, e repubbliche, in cui non esistono cariche ereditarie (ma questa distinzione è ormai superflua poiché il re compre una carica puramente formale).


11. La costituzione

La COSTITUZIONE è l'insieme dei principi fondamentali che stanno alla base dell'ordinamento giuridico di uno stato o possiamo anche dire che è la legge fondamentale dello stato. Negli stati moderni si presenta sotto forma di documento scritto in cui tali principi sono enunciati in modo solenne e sintetico.

Ha lo scopo di proclamare i diritti inviolabili dei cittadini e di porre un limite invalicabile ai poteri dello stato;

La nascita delle costituzioni ha rappresentato il passaggio da uno stato assoluto a uno costituzionale;

Le costituzioni hanno essenzialmente forma scritta e sono testi brevi, contengono solo disposizioni di carattere generale e lasciano alle leggi ordinari e il compito di fissare norme più particolareggiate;

Fissano o i rapporti tra lo stato e la società civile, o l'organizzazione interna dello stato.


Costituzioni FLESSIBILI: quando le sue norme possono essere modificate dal parlamento con legge ordinaria; tale era anche lo Statuto Albertino, benche fosse definito come legge fondamentale della monarchia.

Costituzioni RIGIDE: sono poste al di sopra di tutte le altre norme dell'ordinamento giuridico, e quindi le modificazioni al loro testo possono essere effettuate soltanto attraverso una particolare procedura più lunga e complessa. Tali sono quelle del '900.


NASCITA: le costituzioni vengono emanate quando si verifica un profondo cambiamento politico, quando cioè un nuovo regime si sostituisce al vecchio. Si possono distinguere tra due situazioni tipiche:

Le costituzioni concesse dall'alto, come quelle liberali che furono emanate dagli stessi sovrani per rispondere a pressioni popolari attraverso un atto unilaterale, come anche lo Sattuto Albertino;

Le costituzioni deliberate dal basso, in seguito a un mutamento del regime politico oppure in seguito alla conquista dell'indipendenza: solitamente viene convocata un'Assemblea costituente, formata da rappresentanti eletti dal popolo con il compiti di redigerne il testo. Anche la nostra attuale costituzione fu elaborata dall'Assemblea costituente nel 1946.


CAPITOLO 2 - L'ordinamento internazionale


1. Le relazioni internazionali

SOCIETA' INTERNAZIONALE e COMUNITA' INTERNAZIONALE: sono un particolare tipo di società in cui ristabiliscono relazioni tra stati: queste non sono costituite da persone fisiche ma dagli stati, o meglio, da quegli apparati che detengono il potere politico. Le relazioni tra essi si basano su un piano di parità poiché ciascuno stato è sovrano e indipendente. L'insieme di norme che regolano i rapporti tra gli staticostituiscono il DIRITTO INTERNAZIONALE: nella società internazionale, però, non esiste nessuna autorità superiore agli stati che abbia il potere di emanare leggi e di farle rispettare con la forza. In teoria l'assenza di un potere superiore potrebbe portare a dei conflitti, ma normalmente tra gli stati si forma un equilibrio che in genere nessuno di essi ha la convenienza a rompere. Benché siano tutti uguali sul piano giuridico, grazie alla loro superiorità effettiva , alcuni stati detti GRANDI POTENZE,  e sono in grado di controllare e influenzare i più deboli.


BIPOLARISMO: per oltre quaranta anni il mondo fu retto da un equilibrio bipolare, ossia basato su due poli principali l'Usa e l'Urss. Tale equilibrio si reggeva  sull'esistenza di una tendenziale parità militare che le due superpotenze cercavano continuamente di scavalcare e di riaffermare, era perciò definito come equilibrio del terrore: gli insuccessi dei regimi comunisti e il clamoroso tracollo hanno portato alla scomparsa dell'Urss e quindi alla conseguente scomparsa di questo tipo di equilibrio. Non bisogna dimenticare che se è tramontato il conflitto tra Ovest ed est, sta diventando sempre più acuto quello tra Nord e Sud.


2. Le Fonti del diritto internazionale: la consuetudine e i trattati

Le norme del diritto internazionale possono derivare da due fonti diverse:

La CONDUETUDINE: cioè formate attraverso i secoli nel corso dello sviluppo dei rapporti tra gli stati, si tratta di norme non scritte che hanno una portata generale e vengono dunque riconosciute da tutti gli stati. Tra di esse la norma fondamentale è quella che stabilisce l'obbligo di rispettare i patti;

I TRATTATI: sono accordi tra due o più stati, quindi bilaterali o multilaterali, che regolano questioni di interesse comune sul piano di reciprocità, vincolando solo gli stati che li hanno sottoscritti. Essi sono preceduti da negoziazioni o trattative che si svolgono tra i rappresentanti dei poteri esecutivi sotto la direzione dei ministri esteri;Dopo la firma il trattato deve essere sottoposto a rtifica da parte di altri organi dello stato (spesso subordinata all'accettazione del parlamento).


3. Le organizzazioni internazionali e 4. L'Organizzazione delle nazioni unite

In molti casi i trattati multilaterali danno vita a organizzazioni permanenti che vigilano sull'osservanza dei trattati stessi: le ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI. La più importante  è:

L'ONU fu fondata subito dopo la seconda guerra mondiale dalle potenze uscite vittoriose dal conflitto, mediante l'approvazione della carta di San Francisco, ovvero dell'accordo giuridico multilaterale: gli fu assegnato il compito di mantenere la pace e la sicurezza tra li stati. Il numero di stati aderenti originariamente  erano 50, ma attualmente è di 191 stati, cioè tutti gli stati del mondo, ed ha quindi assunto carattere mondiale. Ha sede nel "palazzo di vetro" e i suoi organi sn:

L'assemblea generale, che si convoca una volta all'anno e riunisce tutti gli stati membri. Ogni stato ha diritto ad un voto ed ha il potere di adottare risoluzioni su qualsiasi argomento di carattere internazionale;

Il consiglio di sicurezza, che ha il potere effettivo ed è un organo formato da 15 membri, di cui 10 leletti ogni 2 anni dall'assemblea e 5 sono membri permanneti. Questi sono Francia, Gran Bretagna, Russia, Cina, Usa, e hanno diritto di veto su ogni decisione del consiglio di sicurezza (viene riconosciuta dunque la superiorità delle grandi potenze);

Il segretario generale, eletto dall'assemblea generale su proposta del consiglio di sicurezza e dura in carica 5 anni. Cura l'esecuzione delle decisioni del consiglio di sicurezza;

La corte di giustizia internazionale, composta da 15 membri nominati per nove anni dall'assemblea generale e giudica sulle controversie che insorgono tra gli stati, sulla base delle norme del diritto internazionale.

Per raggiungere lo scopo di mantenere la pace e la sicurezza l'Onu ha il compito:

di perseguire, con mezzi pacifici, la composizione o la soluzione delle controversie tra gli stati;

di prendere efficaci misure per prevenire e rimuovere le minacce alla pace e per reprimere gli atti di aggressione;

Se tuttavia il conflitto giunge a minacciare o violare la pace l'Onu può prendere due tipi di misure coercitive:

misure che non comportano l'uso della forza;

misure che comportano l'uso della forza, e in questio caso, non avendo a disposizione di un proprio esercito in pianta stabile, servirsi di contingenti armati messi a disposizione dagli stati membri che agiscono sotto le direttive del consiglio di sicurezza ("i caschi blu").

L'Onu svolge anche una funzione generale di promozione della cooperazione internazionale in vari settori e si esplica anche attraverso numerose organizzazioni specializzate che hanno anch'esse carattere universale.


Un aspetto particolare riguarda la difesa dei DIRITTI UMANI: uno dei primi atti dell'assemblea generale fu l'approvazione della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Nel 1998, con il trattato di Roma è stata decisa l'istituzione della CORTYE PENALE INTERNAZIUONALE che ha il potere di giudicare le persone che commettono i più gravi delitti contro i diritti umani: questa ha sede all'Aia ed è composta da 18 giudici.


5. La repubblica italiana e l'ordinamento internazionale: i principi costituzionali

COSTITUZIONE stabilisce che:

nella comunità internazionale ispirandosi al principio della coesistenza pacifica l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle contraversie internazionali;

consente, in condizioni di parità con altri stati, a limitare la propria sovranità per cercare ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni e a questo fine promuove e favorisce le organizzazioni internazionali;

per il diritto internazionale, l'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme internazionali generalmente riconosciute, e lo Stato si impegna a non adottare leggi in contrasto con quelle internazionali;

le norme contenute nei trattati non possono essere ratificate dal capo dello Stato se non dopo la loro approvazione da parte del parlamento e non entrano quindi automaticamente  a far parte del nostro ordinamento.


6. La globalizzazione e il destino degli stati nazionali

La GLOBALIZZAZIONE: sta a significare che il mondo è diventato più piccolo: le persone, le informazioni e i capitali possono muoversi con grande facilità e con rapidità. Questo fenomeno ha creato le condizioni per lo sviluppi di un unico mercato mondiale, accelerato dalla caduta dei regimi comunisti e delle barriere politiche.


La globalizzazione sta mettendo in crisi la divisione del mondo in stati nazionali: essi sono ancora i principali soggetti politici, ma il loro potere non è più sovrano come una volta. Gli osservatori dunque si dividono grossomodo in due campi:

gli OTTIMISTI, dicono che il commercio sarà un veicolo di pace e benessere; la globalizzazione aiuterà i popoli a conoscersi e rispettarsi; i regimi dittatoriali saranno costretti a cedere alle richieste di democrazia; i capitali si sposteranno nei paesi più poveri; al posto delle tradizioni nazionali si creerà un comune senso di appartenenza.

i PESSIMISTI, dicono che il commercio mondiale finirà per aumentare gli squilibri e le disuguaglianze; la globalizzazione tenderà a imporre stili di consumo e di vita uniformi; i popoli più poveri riscopriranno le loro antiche identità creando nuovi steccati; gli stati nazionali non scompariranno ma diventeranno sempre più chiusi e più aggressivi.


CAPITOLO 3 - L'Unione Europea


1. Caratteri generali

L'UNIONE EUROPEA è un'organizzazione soprannazionale (ossia al di sopra delle nazioni) di cui fanno parte 25 stati europei: ha il potere di emanare leggi proprie che sono immediatamente e automaticamente efficaci in tutti gli stati membri. Questa è la sua denominazione dal trattato di Maastricht.


2. Le tappe dell'integrazione europea

La conclusione della seconda guerra mondiale sancì la fine dell'egemonia delle potenze europee sul resto del mondo. Questa nuova situazione di debolezza spinse i paesi europei appartenenti al blocco occidentale verso una politica di collaborazione reciproca: processo che cominciò nel 1951 quando 6 paesi crearono, con il trattato di Parigi, la prima organizzazione comune, la Comunità del carbone e dell'acciaio, e con il trattato di Roma, la comunità europea per l'energia elettrica e quella economica. Le tre comunità restano ancora alla base dell'UE, ma Ceca eEuratom agiscono in ambiti specifici.


La CEE svolge importanti e nuove funzioni (per questo è stato tolto l'aggettivo 'economica'): promuovere mediante l'instaurazione di un mercato comune e di un ravvicinamento delle politiche economiche, uno sviluppo armonioso, un'espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta e un miglioramento del tenore di vita.


DAI 6 AI 25: l'istituzione della Comunità europea doveva costituire un primo passo verso la costituzione di un unico stato europeo di tipo federale; in realtà questo processo si è sviluppato con scarsi risultati a causa dell'esistenza di interessi diversi e contrapposti. Malgrado tali difficoltà il processo di integrazione è riuscito a compiere notevoli progressi: tra gli anni 70 e 90 si sono aggiunti Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Grecia, Spagna, Portogallo, Austria, Svezia e Finlandia. Una seconda espansione c'è stata dopo il crollo del comunismo e con la dissoluzione dell'Urss: nel 2004 sono entrati a far parte 10 nuovi stati ex comunisti che hanno adottato forme di stato democratico. Ora altri 4 paesi hanno presentato domanda e dovrebbero entrare nel 2007, mentre due sono ancora in fasi di trattative.


NUOVI TRATTATI: oltre all'allargamento si è raggiunta un'unione più stretta tra gli stati membri infatti tra il 1986 e il 2001 la Comunità europea ha concluso quattro importanti trattati che hanno modificato il trattato istitutivo:

il tratto di Lussemburgo, detto atto unico europeo, ha disposto la creazione del mercato unico a partire dal 1993;

il trattato di Maastrich, ha istituito l'Unione europea e ha fissato le tappe per l'adozione della moneta unica;

il trattato di Amsterdam, ha ampliato le competenze dell'Unione europea e ne ha modificato l'organizzazione;

il trattato di Piazza, ha imposto modifiche istituzionali in vista dell'allargamento dell'Unione.


3. La Costituzione dell'Unione europea

La COSTITUZIONE EUROPEA è stata istituita dopo il 2001 attraverso la Convenzione europea formata da 100 persone, nominate dal governo degli stati membri e degli stati candidati, ed è stato sottoscritto dai 25 stati membri con il trattato costituzionale di Roma (2 stati hanno respinto però la ratifica ed infatti non è ancora in vigore). È divisa in quattro parti:

Parte I: istituzione, organizzazione, e competenze dell'Unione europea;

Parte II: carta dei diritti fondamentali dell'Unione;

Parte III: politiche e funzionamento dell'Unione;

Parte IV: disposizioni generali e finali.


4. La cittadinanza europea

Tutti i cittadini degli stati membri sono automaticamente cittadini europei e acquistano il diritto di circolare e soggiornare liberamente nel territorio degli stati membri. Inoltre acquistano il diritto di voto nell'elezioni dei comuni di residenza e hanno la possibilità di candidarsi alle medesime elezioni.


5. L'organizzazione

L'Unione europea ha tre principali organi:

Il CONSIGLIO DEI MISTRI, è il massimo organo ed esercita il potere legislativo  (in collaborazione con il parlamento) ed è formato dai ministri degli stati membri. Non è un organo permanente e si riunisce secondo le necessità con i ministri competenti. La presidenza del consiglio è tenuta per un periodo di 6mesi da ciascun paese e non è politicamente responsabile di fronte al parlamento ne di fronte a qualsiasi altro organismo. Le decisioni vengono presi secondo un regime a doppio binario: per le materie più importanti l'approvazione deve essere unanime, mentre per le altre è sufficiente una maggioranza qualificata. Considerando che i voti sono prporzionali alla dimensione di ogni stato la maggioranza si raggiungerà con 232 vori pari al 72% del totale.

Il CONSIGLIO EUROPEO, è formato dai capi di stato o di governo degli stati membri, nonché dal presidente della commissione. I Consigli ordinari si svolgono due volte l'anno. Anche se le riunioni di questo organo rappresentano i momenti più importanti della vita dell'Unione, il consiglio ha solo competenze formali: decide l'indirizzo orientando l'attività di tutti gli altri organi dell'unione.

La COMMISSIONE, è formato da 25 commissari, proposti dagli stati membri (uno per stato), e al loro interno il consiglio europeo designa il presidente: la commissione poi deve essere approvata dal parlamento europeo e resta in carica 5 anni, tanto quanto il parlamento. Ogni commissario si occupa di un settore di attività e il presidente della commissione ha funzioni simili a quelle del capo di governo. Questo organo formula le proposte di legge e dirige gli apparati amministrativi, disponendo del potere esecutivo. La commissione svolge in sostanza 4 funzioni:

ha potere di iniziativa legislativa, formula dunque le proposte da sottoporre al consiglio dei ministri e al parlamento;

cura l'attuazione delle politiche europee;

vigila sul rispetto del trattato da parte degli stati membri, e può ricorrere alla corte di giustizia nel caso di infrazioni

è il portavoce dell'UE, negozia gli accordi internazionali con gli altri stati mondiali per conto dell'unione.

La commissione ha alle sue dipendenze un complesso apparato burocratico suddiviso in 26 direzioni generali. La commissione ha sede a Bruxelles dove si trovano gli uffici centrali della UE.

Il PARLAMENTO EUROPEO, è formato da 732 deputati eletti a suffragio universale dai cittadini di tutti i paesi membri: il numero dei deputati è fissato in proporzione alle dimensione, in modo da assicurare un numero equo di rappresentanti, e secondo le modalità di ciascuno stato. Ha sede a Strasburgo. Al suo interno i deputati sono suddivisi per gruppi politici formati da partiti di ispirazione analoga dei diversi paesi. Questo organo ha rafforzato con gli anni la sua autorità visto ke è l'unico organo eletto direttamente dai cittadini. Il parlamento ha le seguenti funzioni:

condivide con il consiglio dei ministri il potere legislativo, ma non su tutte le materie;

approva il bilancio dell'Unione;

svolge una funzione di controllo sul potere esecutivo: approva la commissione e può darle sfiducia.

La CORTE DI GIUSTIZIA, formata da 25 giudici designati di comune accordo dai governi per una durata di sei anni, ed ha il potere giurisdizionale sull'osservanza dei trattati, con sede a Lussemburgo. Le principali funzioni consistono nel:

giudicare gli stati membri nel caso che essi non applichino correttamente i trattati istitutivi dell'Unione, su proposta della commissione o di un altro stato;

pronunciarsi sulla corretta interpretazione del diritto comunitario.


6. Le leggi europee

L'Unione europea può emanare due tipi di leggi:

i REGOLAMENTI: sono atti normativi di portata generale e si applicano automaticamente in tutti gli stati membri e hanno efficacia diretta e immediata; sono quindi obbligatori per tutti i cittadini ed entrano a far parte dell'ordinamento giuridico di ciascun paese membro. Nelle materie di competenza europea i regolamenti prevalgono sulle leggi interne degli Stati.

le DIRETTIVE: sono atti normativi che vincolano gli stati fissando i risultati da raggiungere, ma lasciando agli stati la scelta delle forme e dei mezzi da adottare. Esse vengono usate per realizzare l'armonizzazione delle legislazioni nazionali: nel caso uno stato non provveda ad adeguarsi può essere condannato alla corte di giustizia.

Spesso l'Italia si è trovata in questa situazione: per superare questo inconveniente si è dotata di una procedura più agile mediante il ricorso alla delega legislativa (detta delega comunitaria) che indica quali direttive europee devono essere recepite nell'anno in corso e affida il compito al governo di emanare le relative norme mediante decreto legislativo.


IL PROCEDIMENTO LEGISLATIVO: si mette in moto per iniziativa della commissione che predispone il testo e lo presenta al consiglio, il quale, dopo averlo discusso lo invia a sua volta al parlamento europeo: il consiglio può ricorrere alla procedura di consultazione, senza essere vincolato dalla decisione del parlamento, o alla procedura di cooperazione e di codecisione, essendo vincolati dal parlamento tranne in caso venga respinta la decisione all'unanimità dei ministri (può intervenire un comitato di conciliazione). Una volta approvato dal consiglio vengono pubblicati sulla Gazzetta ufficiale della comunità europea. Anche la Gazzetta ufficiale italiana ne riporta il testo in appositi fascicoli periodici.


7. Le competenze

Il potere di emanare regolamenti o direttive può essere esercitato soltanto per le materie previste e queste sono individuate dal trattato di Maastrich e sono ben 20 (esempio agricoltura, sanità, cultura, ambiente, ricerca scientifica, trasporti politiche sociali e regionali). Questo potere però deve attenersi al principio di sussidiarietà: le decisioni devono essere prese al livello di governo più basso possibile e l'Unione può intervenire soltanto quando questo è strettamente indispensabile.


8. Le politiche comuni

Le politiche comuni sono molto numerosi e le più importanti sono:

IL MERCATO UNICO: il primo passo consistette nell'abolire i dazi doganali sulle merci tra i paesi della comunità; un secondo  (con l'atto unico europeo) fu realizzare uno spazio senza frontiere interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e dei capitali. La realizzazione del mercato unico ha richiesto preliminariamente l'armonizzazione delle legislazioni nazionali attraverso delle direttive che oggi sono circa 300. Inoltre, attraverso una politica antimonopolistica, si è voluto anche salvaguardare la concorrenza tra le imprese.

L'UNIONE MONETARIA: il primo passo è stato compiuto grazie alla nascita del Sistema monetario europeo, mediante il quale ogni stato si impegnava a mantenere stabile il valore della propria moneta; il secondo e definitivo fu fatto grazie al trattato di Maastrich, che stabilì un processo in tre fasi, in cui l'ultima è l'emissione della nuova moneta europea (rispettando il patto di stabilità per i paesi aderenti) e la fissazione di un rapporto di cambio irrevocabile. Nello stesso tempo è stato istituito un nuovo organo dell'Unione europea, la Banca Centrale Europea, con sede a Francoforte.

La POLITICA AGRICOLA: che è una delle più antiche e di maggior peso ed ha lo scopo di garantire gli approvvigionamenti e di correggere gli squilibri presenti nelle agricolture dei singoli paesi: il suo strumento principale è il Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia;

La POLITICA DI COESIONE ECONOMICA SOCIALE: diretta correggere gli squilibri che esistono tra diverse regioni europee e favorire lo sviluppo di quelle più povere: in pratica finanzia quei progetti elaborati dalle singole regioni che rientrino tra la promozione dell'adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo, della riconversione delle aree gravemente colpite dal declino industriale e migliorare la formazione professionale e le politiche attive del lavoro. A questo fine l'Unione ha destinato una quota rilevante dle bilancio ai fondi strutturali;

POLITICA ESTERA, DIFESA E ORDINE PUBBLICO: poiché questi sono elementi essenziali della sovranità i singoloi stati sono molto restii a rinunciarvi: d'altra parte nel consiglio di sicurezza dell'Onu non è presente l'unione europea in quanto tale , ma solo due suoi stati membri.Per questo si è previsto una speciale procedura di cooperazione per la politica estera e sicurezza, e giustizia e affari interni, che faciliti il raggiungimento di una posizione comune ma che non vincoli gli stati membri. (cooperazione realizzata dal consiglio europeo e dal consiglio dei ministri).


9. Il futuro dell'Unione europea

Con l'allargamento dell'Unione si è sostanzialmente realizzato l'obbiettivo della costruzione di un'unica organizzazione sopranazionale per tutto il continente europeo. Ma molti problemi si aprono:

L'EUROPA A DUE VELOCITA': è difficile immaginare che paesi con livelli di reddito e tassi di sviluppo molto diversi possano adottare le medesime politiche previste nell'ambito dell'Unione: si verrebbe a creare un'Europa più grande ma anche più differenziata al suo interno e quindi meno unita.

Il PROBLEMA DELLE ISTITUZIONI: esse non possono funzionare adeguatamente nelle nuove condizioni: finora ad ogni ingresso si è provveduto ad aumentare i membri degli organi dell'Unione ma senza introdurre alcuna modifica nel loro funzionamento. Inoltre i progressi economici hanno messo ancora più in luce l'incompiutezza dell'integrazione politico-istituz.

Il DEFICIT DEMOCRATICO: l'Unione continua a reggersi su un ordinamento poco democratico dal momento che l'unica istituzione eletta direttamente dai cittadini dispone di poteri limitati e in occasione delle maggiori crisi internazionali l'Europa non ha saputo presentarsi sulla scena con un'unica voce.


DALL'UNIONE ALLA FEDERAZIONE? A questi problemi dovrebbe dare risposta la nuova Costituzione. Ma un'Unione allargata potrà funzionare solo se le istituzioni acquisteranno una specifica autonomia e saranno direttamente legittimate dal voto dei cittadini: cioè muoversi verso la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. Inoltre bisognerebbe, oltre a limitare notevolmente la sovranità dei singoli stati, creare una coscienza nazionale europea in cui i cittadini si riconosceranno come popolo europeo.




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