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I TESSUTI - Il tessuto epiteliale, Il tessuto connettivo, muscolare

anatomia



L'APPARATO LOCOMOTORE

Comprende il sistema scheletrico, muscolare e articolare.


Il sistema scheletrico, muscolare e articolare

E' formato da due parti: la porzione assile, che va dalla testa al bacino, e la porzione appendicolare, di cui fanno parte gli arti inferiori e superiori. L'arto superiore è a sua volta diviso in braccio, avambraccio e mano, mentre l'arto inferiore è suddiviso in coscia, gamba e piede.

Le ossa non sono tutte uguali, possono essere di tante forme diverse. Ad esempio, l'omero (osso del braccio) è formato dalle due epifisi e dalla diafisi: le epifisi si differenziano nella struttura, visto che l'epifisi prossimale si articola con la spalla, mentre quella distale con l'avambraccio. Le ossa brevi hanno le stesse caratteristiche delle ossa lunghe, ma sono più corte; si differenziano dalle ossa piatte, con forma a parete, formate da tessuto osseo compatto all'esterno e spugnoso all'interno, con gli spazi pieni di midollo osseo; inoltre possiamo trovare le ossa irregolari, come le vertebre, che non hanno una forma ben definita; un altro tipo di ossa è rappresentato dalle ossa suturali, ritrovabili nell'articolazione tra le due ossa parietali del cranio con l'osso occipitale, molto uniti tra loro grazie appunto alla presenza delle ossa suturali; l'ultimo tipo di osso rintracciabile nell'organismo è quello sesamoide, che possiamo vedere nei tendini muscolari come quello che si estende sul ginocchio (tendine rotuleo), un osso particolare, che si forma solo all'interno di tendini.



I muscoli che si legano a questa porzione di sistema scheletrico sono tutti di tipo volontario, delle forme più disparate (muscoli a ventaglio, con aspetto laminare, come quelli che chiudono lo spazio tra una costa e l'altra).

Le ossa si muovono grazie alla contrazione e al rilassamento di questi muscoli uniti all'azione delle articolazioni, i capi ossei. Ogni osso è articolato con un osso contiguo (l'omero è articolato nella sua epifisi prossimale con la spalla). L'unica eccezione è rappresentata dall'osso ioide, che non si articola con nessun altro osso ed è a forma di ferro di cavallo.


Classificazione articolazioni in base ai movimenti effettuati dalle ossa

Abbiamo in questo caso tre tipi di articolazioni:


SINARTROIDI: articolazioni immobili, come tra le ossa del cranio, non permettono movimenti di alcun tipo. Tra i due capi ossei c'è una specie di tessuto "collante". Si distinguono a loro volta in fibrose (formate da tessuto un po' più morbido), cartilaginee (il cui tessuto è lievemente più duro) e ossee (completamente saldate).

ANTIARTROIDI: permettono un leggerissimo movimento. Si distinguono anch'esse in fibrose e cartilaginee. Queste ultime, dette anche sinfisi, sono molto importanti perché tra un capo articolare e l'altro troviamo un disco fibrocartilagineo che le aiuta nel movimento.

DIARTROIDI: sono le più frequenti, permettono tutti i tipi di movimento. Sono anche dette sinoviali perché tutte le articolazioni di questo tipo sono dotate di una capsula articolare, nella quale scorre la sinovia (o liquido sinoviale), che impedisce il crearsi di attriti tra le due ossa che intervengono nel movimento. Si distinguono a loro volta in tre tipi: monoassiali (su un asse solo), diassiali (su due assi) e triassiali (su tre assi).


Classificazione articolazioni in base alla superficie articolare

Abbiamo invece qui sei categorie di divisione:


ARTROSI: la più semplice, dove la forma delle due superfici articolari non presenta rilievi, è liscia. Da qui deriva che questo tipo di articolazione permette solo lo scivolamento delle ossa, quindi limita molto il movimento. La possiamo vedere ad esempio tra le vertebre. E' circondata dalla capsula articolare.

ENARTROSI: molto simile alla precedente. Un capo articolare è di forma sferica, mentre l'altro è complementare ad esso. Permette tutti i tipi di movimento; la ritroviamo nell'epifisi prossimale dell'omero e dell'anca. Alcuni legamenti aiutano l'articolazione a rimanere in situ.

CONDILOIDEA: altrimenti detta condiloartrosi, è formata da un condilo (superficie articolare ellittica) e da una superficie complementare ad esso. Permette tutti i tipi di movimento, ma leggermente limitati rispetto all'enartrosi.

SELLARE: (a sella) ricorda la sella applicata sul dorso di un cavallo, in quanto una superficie articolare è concava, con due angoli che sporgono, mentre l'altra è complementare. Permette solo flessoestensione e la possiamo trovare per esempio nel pollice.

PROCOIDE: oppure a ginglimo laterale, formata da un capo cilindrico e da un capo che lo abbraccia solo in parte. Esegue soltanto movimenti rotazionali ed è detta anche monoassiale.

GINGLIMO ANGOLARE: i due corpi articolari permettono solo il movimento di flessoestensione. Questo tipo di articolazione è detta anche procreare o proclea.


La porzione assile dell'apparato scheletrico

E' formato dal cranio, dalla colonna vertebrale, dalle coste e dal bacino.


Colonna vertebrale

E' la parte più estesa della porzione assile. Formata da un'insieme di 33-34 vertebre (non tutte uguali) si può dividere in cinque parti:

zona delle vertebre cervicali, le prime sette;

zona delle vertebre toraciche, dodici, dall'ottava alla diciannovesima;

zona delle vertebre lombari, cinque, dalla ventesima alla ventiquattresima;

zona delle vertebre sacrali, anch'esse cinque, dalla venticinquesima alla ventinovesima;

zona delle vertebre coccigee, quattro o cinque, dalla trentesima ala trentatreesima (trentaquattresima). Queste sono vertebre saldate le une alle altre; in fondo a questa parte è possibile vedere un residuo della coda.

La colonna vertebrale non è rigida, ma possiede una certa mobilità, data dalle articolazioni presenti tra le varie vertebre (che possono essere mobili o semimobili). La rotazione della colonna non è tuttavia a suo carico, ma è compito del bacino. La colonna si presenta (dalla vista anteriore e posteriore) rettilinea, mentre, vista di lato, presenta delle "curvature" normali (due lordosi nei tratti cervicale e lombare, e due cifosi nei tratti toracico e sacrale). Queste curvature della colonna si formano già allo stato embrionale: il primo abbozzo di curva si ha quando la colonna prende la forma di una grande "C", presentando una curvatura unica; in seguito, con lo sviluppo, si differenziano le due lordosi e le due cifosi. Più precisamente, le due lordosi si formano alla nascita, compensando le cifosi. Un difetto della colonna vertebrale, abbastanza grave, è la scoliosi, che consiste nella deviazione della colonna dalla sua struttura rettilinea (considerando la vista antero-posteriore della colonna).

Le vertebre si differenziano nella lunghezza: le cervicali sono più piccole delle toraciche e delle lombari; inoltre le sacrali sono saldate insieme nell'osso sacro (l'unico confine tra le varie vertebre è segnato dalle linee trasversali).

Esse hanno alcune caratteristiche comuni: viste dall'alto presentano, dalla zona posteriore verso quella anteriore, un processo spinoso, due processi trasversi (continuazioni dei due peduncoli della vertebra superiore), la lamina, due processi articolari, il foro vertebrale (che contiene il midollo spinale, di diametro di 3 cm e circondato dalle tre meningi) con ai lati i due peduncoli ed il corpo vertebrale (la parte più voluminosa e piena). I processi articolari sono presenti sia al di sopra che al di sotto delle vertebre, in modo da venire a contatto l'un con l'altro. Sulla superficie articolare del corpo vertebrale troviamo un disco fibro cartilagineo formato da un anello fibroso contenente un nucleo polposo (formato da H2O, proteine e fibre). Tale disco si può deformare ma non riduce mai il suo volume: può succeder allora che fuoriesca dalla sua sede, determinando un'ernia al disco. Tra i due corpi vertebrali l'articolazione è una sinfisi coadiuvata da legamenti (come il legamento longitudinale posteriore, che unisce due vertebre dall'alto in basso, il legamento longitudinale anteriore, posto anteriormente con la stesa funzione del posteriore oppure il legamenti gialli, che riempiono gli spazi tra le lamine).

Nelle varie vertebre inoltre cambiano le dimensioni e la forma degli elementi che le compongono. Precisamente le vertebre sono via via più grandi man mano che si va verso il basso, perché devono sostenere più peso; inoltre i muscoli hanno dimensioni e forme diverse, quindi necessitano di diverse superfici di attacco. Il foro vertebrale segue un andamento opposto: è più grande in alto, perché i nervi che passano sono più concentrati nelle vicinanze del cervello.

Le vertebre cervicali presentano questa struttura: il processo spinoso è bifido (forma a Y), mentre la faccetta articolare per le altre vertebre è tonda e concava. Le prime due vertebre hanno un nome preciso (atlante la prima ed epistrofeo la seconda) e sono diversificate dalle altre: nell'atlante manca il corpo vertebrale ed essa si articola con le ossa del cranio, quindi le faccette articolari vengono a contatto con quelle dell'osso occipitale (articolazione condiloidea ma con limitato movimento: solo far sì con la testa). L'epistrofeo invece presenta il corpo vertebrale con un prolungamento rivolto verso l'alto, il cosiddetto dente, che si "incastra" all'interno dell'arco vertebrale dell'atlante. Essa consente, coadiuvata dall'atlante stesso, il movimento di rotazione del collo. Sull'ultima vertebra cervicale il processo spinoso non si presenta più bifido, ma è come quello delle vertebre toraciche. Le articolazioni tra le vertebre cervicali sono artrodie.

Le vertebre toraciche hanno un corpo vertebrale voluminoso, un foro vertebrale circolare, e un processo spinoso lungo ed obliquo, rivolto verso il basso. Si distinguono dalle altre vertebre inoltre per le faccette articolari poste ai lati, utili per il contatto con le coste.

Le vertebre lombari sono ancora più grosse e voluminose, ma con un foro vertebrale più piccolo e a forma quasi triangolare. Il processo spinoso è più tozzo ed orizzontale. Presentano articolazioni solo con le altre vertebre.

Le vertebre sacrali sono cinque, come detto, e tutte unite in un unico tratto osseo. Insieme all'osso dell'anca formano il bacino. Anteriormente l'osso sacro è più liscio che non sulla sua superficie posteriore; sono presenti dei fori intervertebrali, che permettono il passaggio dei nervi che fuoriescono dall'ultima parte della colonna. Visto dall'alto esso presenta le ali del sacro, due espansioni che lo articolano con l'osso dell'anca. La cifosi è diversa tra uomo e donna: nell'uomo è più accentuata, perché non deve lasciare spazio alle gravidanze.


La gabbia toracica

Contiene i due polmoni, il cuore, le arterie e le vene che si irradiano dal cuore, l'esofago, parte della trachea e il timo (ghiandola); inoltre protegge organi che si trovano nelle parte alta della cavità addominale, come fegato e stomaco.

E' a forma di "botte", con l'apertura superiore, di forma ovale, più piccola di quella inferiore (i diametri orizzontale e verticale dell'apertura superiore sono rispettivamente di 10 e 5 cm).

La gabbia toracica è in grado di eseguire movimenti collegati agli atti respiratori, dati dal movimento delle coste. Esse sono 12 paia (12 per parte) e articolate posteriormente con le vertebre toraciche (ogni costa corrisponde a una vertebra), mentre anteriormente (solo le prime sette) si articolano con lo sterno, tramite la cartilagine costale, formando la chiusura sternale. L'ottava, nona e decima costa si articolano soltanto con le coste precedenti, tramite la cartilagine costale. Le coste che si articolano con lo sterno sono dette sternali, mentre le altre sono dette asternali. Le ultime due coste (11-12) sono dette fluttuanti o libere, e non presentano articolazioni nella zona anteriore. A partire dalla prima, la più in alto, posta orizzontalmente, le coste si curvano e si allargano portandosi gradualmente in avanti e verso il basso (l'ultima costa è posta in modo obliquo).

Le coste sono ossa piatte, di forma curva. Non hanno né epifisi né diafisi, quindi vengono divise in tre zone: la testa, cioè la parte vertebrale, il collo, nel mezzo (il restringimento), l'angolo costale, il ripiegamento ed infine il corpo della costa. La testa e la parte più allungata e presenta due faccette articolari, in modo da collegarsi alla colonna vertebrale; nel collo è presente il tubercolo, un'emergenza con la faccetta articolare per il processo trasverso della vertebra con la quale la costa si articola; tutte le articolazioni costali sono diartrosi con forme diverse, che permettono soltanto movimento di scivolamento. La gabbia toracica riesce a muoversi perché le coste, innalzandosi, amplificano il diametro antero-posteriore della gabbia toracica stessa. Le coste hanno sempre una faccia superiore ed una faccia inferiore, rivolte sempre più verso la porzione mediale e verso la porzione laterale. Le fratture delle coste sono più facili sull'angolo costale.

Lo sterno è un osso piatto, avente una struttura interna di tessuto osseo spugnoso (con presenza di midollo osseo). E' divisibile in tre parti: il manubrio (zona superiore e più ampia), il corpo (più voluminoso ed allungato) e il processo xifoideo (la zona in basso). Nella zona tra manubrio e corpo vediamo l'angolo sternale, che serve a proteggere la prima costa. Il manubrio si articola con la clavicola, mentre esistono articolazioni anche tra le tre parti dello sterno, che con l'avanzare dell'età (20 anni circa) si ossificano.


Ossa della spalla e dell'anca

Il cingolo scapolo omerale, cioè l'articolazione della spalla, si articola con lo sterno per mezzo della clavicola.

Le scapole sono messe posteriormente, vicino alla colonna vertebrale, e si appoggiano sui muscoli che le separano dalle coste. Sono ossa piatte, con una faccia anteriore e una posteriore e delimitate da angoli e margini. Viste posteriormente presentano una divisione in due zone: quella superiore (il processo coracoideo) è divisa da quella inferiore dalla spina, che culmina nella parte interna (dietro alla cavità glenoidea) nell'acromion. La cavità glenoidea è facilmente visibile nella parte anteriore e serve per l'articolazione del braccio.

La clavicola è anch'essa un osso piatto, che possiede una faccia anteriore ed una posteriore. La sua forma è quella di una "S", utile per l'assorbimento degli urti. Alle due estremità della clavicola ci sono le faccette articolari per la scapola e per lo sterno.

Le ossa del bacino sono invece articolate con il femore (articolazione coxofemorale, o dell'anca). L'osso del bacino è formato da due strutture: l'osso sacro, cioè le 5 vertebre sacrali, e l'osso dell'anca, anteriore rispetto alle vertebre (le ossa dell'anca sono due e si articolano lungo la linea mediana: nell'adulto e soprattutto nell'uomo questa sinfisi non presenta mobilità). Sono ossa di forma elicoidale e sono leggermente ruotate. Ogni osso dell'anca è formato a sua volta da tre ossa più piccole: ileo, ischio e pube, che si saldano nella superficie articolare in comune col femore, cioè la fossa acetabolare o acetabolo. Lo spazio centrale che si forma dall'unione dell'osso sacro e delle due ossa dell'anca è detta cavità pelvica, ed è divisa in grande pelvi e piccola pelvi.


Muscoli che rivestono le ossa nel tratto assile

Tutti questi muscoli sono di tipo striato volontario e sono muscoli scheletrici. Procederemo dall'interno all'esterno.

Le guaine connettivali che generalmente li ricoprono sono dette aponeurosi.

I muscoli che rivestono internamente la gabbia toracica sono: intercostali, cioè posti tra una costa e l'altra, e sono due per coppia di coste, uno interno e uno esterno con le fibre che si orientano in modo diverso; spinocostali, cioè posti a legare le colonna vertebrale alle coste, si differenziano in dentati posteriori (cioè i fasci superiori e inferiori) ed elevatori delle coste (che vanno dal processo trasverso alle coste; nella parte inferiore la gabbia viene chiusa dal diaframma, che separa la cavità toracica da quella addominale, e presenta un foro per permettere il passaggio dell'arteria aorta e uno per favorire il passaggio della vena cava inferiore; posteriormente troviamo il muscolo quadrato dei lombi, che si inserisce sull'ultima costa e sulla cresta iliaca; poi, sempre posteriormente, troviamo l'ileopsoas, un muscolo ampio, formato da una parte iliaca e l'altra dal grande e piccolo psoas, che parte dalle vertebre lombari e si inserisce con la parte iliaca sul femore.

Più in superficie troviamo invece muscoli che si possono osservare facilmente anche dall'esterno, cioè quelli del tratto toracico e addominale anteriore (ventrale). In alto si trovano i muscoli che originano dal torace e si inseriscono nell'arto superiore, detti toracoappendicolari: fanno parte di questo gruppo il grande pettorale, dalla forma a ventaglio e il dentato superiore, formato da tanti fascetti. Nel tratto ventrale ce ne sono altri tre: nel centro vediamo il retto dell'addome che non è un fascio muscolare continuo, ma è diviso in quattro parti (è inoltre coperto dalla guaina, tessuto connettivo, che si fa più spessa sulla linea mediana, detta linea alba). A lato abbiamo invece i muscoli di forma laminare che chiudono la cavità addominale (definiti laminari in base all'andamento delle fibre), cioè obliquo interno ed esterno, che si inseriscono nelle coste e nel bacino. L'ultimo muscolo che interessa il tratto addominale è il trasverso dell'addome, che si divide in anteriore, laterale e posteriore.


La porzione appendicolare dell'apparato scheletrico

Comprende le ossa e i muscoli dell'arto superiore e dell'arto inferiore.


Arto superiore

E' costituito dalle ossa del braccio, dell'avambraccio e della mano. Ciascuna porzione è articolata con la seguente tramite un'articolazione mobile.

L'osso che costituisce il braccio è l'omero, un osso lungo con due epifisi e una diafisi. L'epifisi prossimale si articola con la spalla, mentre l'epifisi distale si articola con l'avambraccio: entrambe hanno superfici articolari che permettono molto movimento. L'osso ha sezione più o meno cilindrica dalla parte prossimale ed in corrispondenza della diafisi, mentre presso l'epifisi distale è piramidale.

L'articolazione con la spalla, cioè all'epifisi prossimale, presenta superficie semisferica in corrispondenza della cavità glenoidea della scapola, che, per contenere la testa dell'omero deve avvalersi dell'aiuto del cercine, una specie di disco (uno spessore) che aumenta l'ampiezza della cavità. Questa articolazione è del tipo enartrosi, cioè permette tutti i movimenti. Nell'insieme l'articolazione scapolo-omerale presenta strutture che servono ad abbracciare la testa dell'omero: la capsula articolare è coadiuvata dalla presenza di legamenti.

La zona più stretta adiacente alla testa dell'omero è il collo, che presenta rilievi utili per l'inserzione dei muscoli. Questo è inoltre il tratto più soggetto a fratture. Appena sotto il collo troviamo il corpo dell'omero, con altre zone utili all'inserzione muscolare; il corpo inoltre ha funzione di sostegno dell'osso stesso. L'epifisi distale è più complessa, in quanto presenta l'articolazione col gomito. La superficie articolare è divisa in due estremità perché deve essere complementare all'ulna e al radio, le ossa dell'avambraccio. La prima di queste due faccette articolari, cioè quella per l'ulna è di forma ellittica ed è detta condilo, mentre l'altra, detta proclea, o articolazione procreare, ha forma a rocchetto con una strozzatura in corrispondenza della linea mediana.

Nell'avambraccio le due ossa, ulna e radio, sono poste rispettivamente in posizione mediale e laterale. Il radio si presenta più fine in corrispondenza dell'epifisi prossimale e, via via che si allontana, cresce di spessore, mentre l'ulna segue il comportamento esattamente opposto. Anche qui ci troviamo in presenza di ossa lunghe, che nell'epifisi prossimale presentano faccette articolari complementari a quelle dell'omero. Le due ossa, essendo vicine, vengono inevitabilmente a contatto: abbiamo così un'altra articolazione in corrispondenza dell'epifisi prossimale (le tre articolazioni vengono comunque racchiuse da un'unica capsula articolare). Lo spazio apparentemente cavo tra ulna e radio viene riempito da uno strato di natura connettivale, detto membrana interossea, che svolge anche la funzione di luogo per l'inserzione dei muscoli. La loro epifisi distale si articola con le ossa del carpo, che a loro volta si articolano con quelle del metacarpo. Tramite questa articolazione è possibile effettuare il movimento di pronosupinazione, accavallando ulna e radio, che in questo modo invertono le loro posizioni.


Muscoli che rivestono l'arto superiore

In corrispondenza dell'articolazione scapolo-omerale vediamo: il muscolo sopraspinato e il sottospinato, posti rispettivamente sopra e sotto la spina; inoltre si possono vedere anche il grande e il piccolo rotondo, mentre il muscolo che ricopre all'esterno l'articolazione e che forma una cuffia è il deltoide.

Sul braccio ci troviamo invece in presenza di muscoli diversi, divisibili in anteriori e posteriori, in base alle loro funzioni, che sono opposte. Anteriormente abbiamo il bicipite, il più superficiale, chiamato così perché presenta due ventri muscolari, il capo lungo e il capo breve, che si uniscono a formare il muscolo. Inoltre possiamo vedere il brachiale anteriore e il coracobrachiale, posti entrambi sotto al bicipite; la loro funzione è quella di permettere all'avambraccio di flettersi. Questi tre sono muscoli flessori. Posteriormente, sempre sul braccio, troviamo il tricipite, con tre ventri muscolari (capo lungo, mediale e laterale) che funge da estensore.

Nell'avambraccio i muscoli sono più numerosi e piccoli perché si continuano nelle dita della mano.


Arto inferiore

L'arto inferiore può, come quello superiore, essere diviso in tre parti: coscia, gamba e piede.

La coscia è collegata all'osso dell'anca per mezzo dell'articolazione coxofemorale. L'osso della coscia è simile all'omero e prende il nome di femore; è inoltre l'osso più lungo dell'intero apparato. L'epifisi prossimale, detta anche testa del femore, presenta una superficie articolare di forma sferica: la cavità acetabolare dell'anca fa da elemento complementare in questa articolazione. A causa del grave peso che deve sostenere, questa articolazione è molto più saldata rispetto a quella della spalla, tanto che sembra essere "sottovuoto". Inoltre all'interno della cavità c'è un "cordoncino" che collega le due ossa. L'epifisi distale presenta le due superfici articolari per la tibia, due articolazioni condiloidee.

La gamba è formata dalla tibia e dalla fibula (altrimenti detta perone), dove la tibia è più grossa della fibula. La tibia è l'unico osso che si articola col femore, mentre la fibula presenta collegamento solo con la tibia. Nell'articolazione del ginocchio anteriormente si può vedere un ossicino, la patella o rotula, un osso sesamoide che si sviluppa all'interno del tendine rotuleo. Il ginocchio presenta un'articolazione doppia condiloidea, dove sia all'interno che all'esterno della capsula articolare sono presenti legamenti (all'interno possiamo vedere i legamenti crociato anteriore e posteriore, mentre lateralmente ci sono i legamenti collaterali, coadiuvati nel loro compito dal menisco). La tibia è posta in posizione mediale rispetto alla gamba ed è unita alla fibula tramite la membrana interossea; si articola nella zona distale con il piede, costituito a sua volta dal tarso, dal metatarso e dalle falangi.


Muscoli che rivestono l'arto inferiore

I muscoli che ricoprono l'arto inferiore hanno funzione protettiva nei confronti delle articolazioni e sono molti.

Sulla coscia, posteriormente, troviamo i glutei, che proteggono la capsula articolare coxofemorale; il gluteo è formato da più muscoli: grande, medio e piccolo gluteo, muscolo piramidale, muscolo otturatore e muscoli gemelli. Anteriormente troviamo invece la divisione in tre gruppi: anteriore, mediale e posteriore. Nel gruppo mediale, più all'interno rispetto agli altri due, troviamo gli adduttori, distinti in adduttore breve, adduttore lungo, grande adduttore e muscolo gracile (in base alla diversità dei fasci componenti i muscoli stessi). Nel gruppo anteriore possiamo individuare il quadricipite del femore, che unisce i quattro ventri muscolari (detti fascio collaterale, vasto mediale, vasto intermedio e retto anteriore) nel tendine rotuleo; inoltre si vede il muscolo sartorio, che, partendo dalla cresta iliaca attraversa tutta la coscia e si inserisce nella tibia, ed è il muscolo più lungo del corpo (detto sartorio perché era molto più sviluppato nei sarti. Posteriormente vediamo i muscoli semitendinoso e semitendinoso in superficie, mentre in profondità si trova il bicipite femorale. Nella coscia i muscoli sono opposti come funzione rispetto a quelli del braccio: quelli del gruppo anteriore sono estensori, mentre quelli che fanno parte del gruppo posteriore sono flessori. Nella gamba i muscoli si dividono come nell'avambraccio per raggiungere tutte le dita del piede.


Il cranio

Il cranio deve la sua forma a ben 22 ossa, articolate tra loro a circoscrivere la scatola cranica che protegge l'encefalo e gli organi di senso (naso, occhi e orecchie). La scatola cranica è in grado di sopportare urti piuttosto violenti.

La volta cranica è formata da ossa piatte articolate tra loro dalle suture. Nel cranio c'è un solo osso mobile: la mandibola, articolata con l'osso temporale tramite articolazioni di tipo condiloideo (dette articolazioni temporomandibolari), dotate di una capsula articolare dotata di legamenti, i quali non danno tuttavia molto supporto.

Anteriormente vediamo l'osso frontale; posteriormente ci sono le due ossa parietali e l'osso occipitale (che chiude il buco tra le due parietali); lateralmente ci sono le due ossa temporali; tra le ossa facciali, cioè quelle che compongono il volto, abbiamo le ossa mascellare, nasale, zigomatiche, lacrimali, l'osso sfenoide e l'osso ecmoide. Negli spazi che inevitabilmente si creano tra questi ossicini troviamo la cartilagine.

La superficie interna delle ossa della volta cranica è liscia, perché esse sono a contatto con la materia grigia. Nell'osso occipitale possiamo vedere il grande forame occipitale, un vero e proprio buco che permette l'attacco della testa alla colonna vertebrale, essendo in continuità con il foro presente sull'atlante.

I muscoli facciali sono detti mimici e vengono controllati dalle 12 paia di nervi cranici, che passano assieme ai vasi sanguiferi all'interno dei fori presenti nelle ossa. Questi passaggi rendono anche possibile la vascolarizzazione dell'encefalo e degli organi di senso. La base inferiore della scatola cranica non è invece liscia: presenta tre fosse, una anteriore, una media e una posteriore. In quella posteriore, precisamente nella sporgenza presente, prende posto il cervelletto. Inoltre c'è una nicchia, la sella turcica, che accoglie l'ipofisi, che regolarizza l'attività di tutte le ghiandole endocrine. La fossa anteriore è abbastanza liscia ed accoglie la parte anteriore del cervello.

Sulla parte anteriore del cranio sono presenti le cavità orbitali, formate in parte dall'osso mascellare, in parte dall'osso zigomatico, in parte dall'osso frontale, in parte dalle ossa lacrimali, sfenoidi ed etmoidi; tali cavità contengono gli occhi e ne permettono la vascolarizzazione e l'innervatura. Inoltre possiamo vedere la cavità nasale, divisa in due parti dal setto nasale; questa cavità non è perfettamente liscia, ma presenta degli ossicini interni che creano degli spazi (detti meati) dove l'aria passando crea delle "turbolenze", riscaldandosi, umidificandosi e purificandosi prima di immettersi nelle vie respiratorie inferiori. Questa purificazione dell'aria è possibile grazie alla forte vascolarizzazione delle pareti nasali.





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