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UGO FOSCOLO - Le grazie Le ultime lettere di Jacopo Ortis

letteratura







Le grazie:

Sono un poemetto a cui Foscolo pensò sin di primi anni dell'800 ed a cui lavorò a Firenze nel 1813 e a Londra. Vi si descrive la nascita delle Grazie e di Venere; che sorte dalla schiuma del mare portano agli uomini gentilezza d'animo e delicatezza di sentimenti, conducendoli dallo stato ferino alla civiltà. Le Grazie per sfuggire alle passioni sfrenate degli uomini si rifugiano nella mitica Atlantide così potranno svolgere eternamente la loro missione civilizzatrice, indicando agli uomini una contemplazione del bello purificato di ogni passione terrena.



L'interiore armonia spirituale ingentilisce e consola la vita educando gli uomini all'idea divina del bello, al piacere della virtù ed allo studio delle arti. Alla base della poesia delle grazie il Foscolo indica La così detta dottrina dell'armonia dell'universo ripresa dalla classicità: trovare nell'intimo dello spirito educato alla comprensione ed alla pietà, ingentilito dall'arte e purificato dalla sofferenza, quell'equilibrio che consente di vivere, accertando avversità e contrasti con virile rassegnazione.


Le ultime lettere di Jacopo Ortis:

E' il primo romanzo italiano moderno, largamente autobiografico, in forma epistolare, fu elaborato e scritto nei primi anni del 1800.

In Jacopo, Foscolo ha ritratto se stesso negli anni giovanili, il suo acre pessimismo sulla vita e sugli uomini, il suo sdegno per il trattato di Campoformio. Jacopo è uno studente che dopo Campoformio deve lasciare Venezia perché sospetto agli austriaci per le sue idee; sui Colli Eugani conosce una giovane (infelicemente fidanzata), Teresa, se ne innamora ed il suo amore è ricambiato. Però, come ha dovuto rinunciare al sogno di libertà per la patria, così deve rinunciare al proprio sogno d'amore: non sentendosi di vivere in servitù e senza Teresa, dopo varie peregrinazioni in varie città d'Italia, alla notizia delle nozze dell'amata, disperato si uccide.

"I dolori del giovane Werther" del Goethe, hanno offerto il primo modello al personaggio dell'innamorato tragicamente deluso

Avvertiamo poi la presenza dell'ispirazione eroica dell'Alfieri, l'impegno civile e politico che alimenta il poeta in quegli anni e l'eco della sua sfortunata passione amorosa per Isabella Roncioni.

Il romanzo ha una manifesta caratterizzazione politica, come dimostrano le prime lettere e le amare considerazioni di Jacopo sulla triste situazione morale e civile italiana.

Il motivo della morte si impone sin dalle prime lettere: "Per vivere da liberi e da forti bisogna imparare a poter liberamente e fortemente morire". Passione politica e passione amorosa alimentano il dramma di Jacopo, combattuto tra la disperazione delle passioni e il naturale attaccamento alla vita. Jacopo è un personaggio di tipo alfieriano, la cui personalità vive di due essenziali motivi: l'amore per Teresa e la libertà. Il suicidio è scontato sin dalla prima lettera, perché il suo carattere è già definito. La realtà si oppone alla realizzazione del duplica ideale dell'amore e della libertà. A Jacopo non resta altra soluzione che la morte: sopravvivere significherebbe rinunciare a ciò che dà un significato alla vita. Il suicidio inteso non come fuga, dalle responsabilità, ma come scelta dell'ultima libertà che il destino non può sottrarre; dunque ha un alto valore spirituale perché dimostra che nella vita contano soprattutto gli ideali: senza di essi l'esistenza è priva di significato e di umana dignità.

Altri motivi percorrono il romanzo: il bisogno o la certezza di essere compianto, il desiderio di non essere sepolto in un paese straniero, il pensiero della madre che trattiene a lungo il protagonista dal suicidio, la consolante visione della bellezza naturale e femminile, la tregua che l'amore porta nell'animo inasprito


I sonetti:

Una raccolta di 12 componimenti pubblicati a Milano nel 1803, nella quale Foscolo affronta temi autobiografici e meditazioni esistenziali. I sonetti foscoliani sono diversi da quelli petrarcheschi che hanno un tono prevalentemente lirico. Innanzi tutto hanno la forma di un dialogo tra l'autore e una realtà sentimentale nostalgicamente evocata: la terra natale, la musa, il fratello, la sera. Inoltre si aprono con dei connettivi: né più mai, forse perché, un di pur, ecc. Che conferiscono al componimento un tono riflessivo facendolo apparire come la continuazione di un pensiero che il poeta ha meditato a lungo dentro di se nel silenzio della sua anima. Le forme verbali e le locuzioni temporali mettono in luce la continua tensione tra passato presente e futuro, attraverso la quale viene espressa la condizione esistenziale del poeta, scisso tra un passato di nostalgico e irraggiungibile serenità, un presente doloroso ed in futuro che si preannuncia ancora più disperato. La composizione dei sonetti si può collocare in due periodi, i primi otto risalgono agli anni 1798-1802 gli ultimi quattro al 1803, i sonetti più importanti vengono definiti: "Alla sera", "A Zacinto", "In morte del fratello Giovanni".


I sepolcri:

E' stato pubblicato due anni dopo che Canova compone il "Monumento a Maria Cristina d'Austria", si può dire sia il parallelo letterario di quest'opera.

Il carme composto nel 1806, pubblicato nel 1807 rientra nel gusto preromantico di alcuni poeti inglesi del '700 che cantarono le tenebre notturne, i cimiteri ed il triste pensiero della morte.

Il carme è dedicato ad Ippolito Pindemonte che stava scrivendo un poemetto sullo stesso argomento e trae occasione dall'Editto francese di Saint Cout (1804) che proibiva le tombe all'interno degli abitati urbani e che in questi mesi stava per essere esteso anche all'Italia.

Meditando sul problema il poeta discute sull'utilità dei sepolcri, che se non giovano al defunto, danno ai viventi l'illusione che in qualche modo il defunto sopravviva nel loro affettuoso ricordo. La tomba diventa così mezzo di trasmissione degli ideali da generazione e generazione. Il carme dei sepolcri è un'altissima celebrazione poetica della vita e dei suoi istituti civili. La civiltà esiste perché nel passato intere generazioni si sono sacrificate per nobili ideali e per la libertà.

Nei sepolcri sono recuperati o fusi in unità poetica i motivi della precedente produzione foscoliana (l'Ortis, le Odi ed i sonetti), il rifugio nella natura, la consolazione della bellezza e dell'amore, il dramma degli ideali che cozzano contro la realtà, eppure si ribellano e non si arrendono arroccandosi nell'illusione.


Fonti: Young, Tomas Gray, Silva


Discussione con Pandemonti a Verona.

vv 1-22 - consapevolezza del poeta della visione meccanicistica della vita;

- visione pessimistica della vita, inutilità della lapide

- visione materialistica della vita, siamo materia che si consuma. (riferimento alla sua vita da esule).





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