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Il poema cavalleresco - Diffusione dei testi in Italia

letteratura



Il poema cavalleresco


Diffusione dei testi in Italia


Il poema cavalleresco nacque nel XI e XII secolo in Francia con le Chansons De Geste, mostrando l'immagine dell' eroe feudale, paladino della fede, leale e coraggioso, che si sacrifica pur di difendere i sacri confini della cristianità:

Le straordinarie avventure di guerra e d'amore catturavano per secoli l'attenzione degli ascoltatori di piazza, oltre a condizionare il modus vivendi di ampi settori della società medievale e rinascimentale e a solleticare l'ingegno di autori come Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso.

Nascono così opere di grande interesse, come la tavola Rotonda, scritta da un anonimo toscano intorno alla metà del trecento, o l' Entrèe d' Espagne, composta in lingua francoveneta da un ignoto padovano.



Non è un caso che i due testi appena citati, vengano redatti in Toscana e in Padania, in quanto sono le aree della penisola più interessate dal processo di assimilazione della materia cavalleresca francese.


I luoghi del cavalleresco:La Toscana


Sin dalla seconda metà de Trecento anonimi "canterini" toscani, usano l'ottava rima per versificare spezzoni di testi del ciclo carolingio e quello arturiano.

Queste forme prendevano il nome di cantari; durante il Medioevo essi restarono una forma di letteratura popolare perché venivano c 959c26j antati e recitati nelle piazze ed avevano genesi e destinazione popolari.

Nel corso del Medioevo erano venuti a meno l'elemento religioso e quello epico, dove prevalevano elementi fantastici, erano storie inventate che prendevano libero spunto dalle storie reali.

Come ho appena detto all'origine si trattava di un insieme di testi raggruppabili in tre famiglie: il ciclo bretone, quello carolingio e quello classico.

Facciamone una breve distinzione:


ciclo bretone racconta le imprese di re Artù, dei cavalieri della Tavola rotonda e le vicende di Tristano e Isotta: è il ciclo di Bretagna, basato su antiche leggende celtiche.

ciclo carolingio narra le avventure di Rolando nella guerra di Carlo Magno contro i mori, e ha dunque un fondamento storico. Episodio centrale delle opere di questo secondo gruppo è l'eroica morte del paladino Orlando, capo della retroguardia dell'esercito di Carlo Magno nella gola di Roncisvalle, nei Pirenei (storicamente, il fatto avvenne nel 778).

ciclo classico rielabora alcune leggende classiche sopravvissute in forma romanzata attraverso compilazioni greco-bizantine. Protagonisti ne sono personaggi come Enea e Alessandro Magno, e a essere raccontate sono vicende come la guerra di Troia, anche se non mancano narrazioni di impianto mitologico.



Nelle corti del Nord la storia del romanzo cavalleresco segue vie diverse, l'aspetto importante da sottolineare riguarda il pubblico di riferimento del romanzo cavalleresco, che in Padania appartiene ancora prevalentemente al ceto alto, nobiliare.

A Ferrare la materia cavalleresca, con gli ideali di raffinatezza e lealtà feudale che essa implica, rappresenta non solo la passione della casata degli Estense, ma anche il fulcro della politica culturale del regime. Di questi aspetti si fa interprete il conte Matteo Maria Boiardo con l'Orlando Innamorato che egli scrive in ottave,e che successivamente l'Ariosto riprende oltre ad altri che seguirono la luminosa scia come l'Evangelista cremonese Fossa, che pubblicò l'Inamoramento di Galvano, o come il ferrarese Nicolò Cieco che mandò alla stampa il Mambriano, fino al veneziano Niccolò degli Agostini.


E' necessario tener conto di una rivoluzione che consacrerà per decenni il successo delle storie di cavalleria:la stampa!

L'invenzione di Gutenberg consente di accontentare un'utenza ancora più vasta.


Differenze tra poema epico -cavalleresco

e cantari


I poemi vengono scritti da letterati, non sono più testi orali, ma sono scritti, sono fatti per la letteratura, quindi sono molto più elaborati.

Il pubblico dei poemi è cortigiano; i poemi vengono prodotti e letti a corte. Hanno genesi e destinazione d'èlite.



Hanno carattere enconomiastico; vengono commissionati per elogiare il signore.


I due principali poemi sono l'Orlando Innamorato di Boiardo e Il Morgante di Pulci: sono due opere molto diverse perché Il Morgante costituisce l'esito comico e sta a metà tra il poema popolare medievale e quello d'èlite rinascimentale, mentre l'Orlando Innamorato costituisce l'esito tragico e sarà l'antecedente dell'Orlando Furioso di Ariosto.



Luigi Pulci


All'inizio degli anni sessanta del Quattrocento,Luigi Pulci inizia la stesura del Morgante dedicato ai Medici e successivamente , commissionato dalla madre di Lorenzo.

Il Morgante è tratto dalla materia carolingia, è un poema in ottave. Il protagonista non è Orlando, ma Morgante, un musulmano convertito al Cristianesimo, diventato scudiero di Orlando. E' un gigante che vive in modo avventuroso, usando come strumento di battaglia il battacchio di una campana. Vive in modo materiale: grandi abbuffate, bevute, bòtte. L'altro protagonista è Margutte, un mezzo gigante, miscredente ed astuto. Insieme compiono molte avventure: Morgante muore per un morso di un granchio, Margutte muore di risate perché una scimmia gli aveva rubato gli stivali.



Quello cavalleresco è senz'altro il genere più popolare ma anche meno qualificato sul piano letterario, in quanto viene visto con scherno dagli umanisti sulla scia di un vecchio giudizio del Petrarca, definendo le storie dei cavalieri come favole sciocche. Pulci, però non è un canterino ma un poeta di qualità. La scelta di Pulci di cimentarsi con al poesia cavalleresca va interpretata in un contesto culturale molto diverso da quello che fino a quel momento ha fatto sfondo alle anonime storielle.

Difatti mentre il linguaggio dei cantari medievali era standardizzato, Pulci ne utilizza uno molto differenziato. L'opera è costruita sulla parodia: Pulci vuole parodizzare il mondo di Carlo Magno mettendolo in ridicolo e contrapponendo la materia al linguaggio; tende a ribaltare la serietà del mondo epico.

Inoltre fin dall'antichità i poemi cominciavano con l'invocazione alle Muse e, nel Medioevo, con l'invocazione ai Santi. Pulci invoca Dio e i Santi in maniera parodica. Nel proemio c'è una contaminazione di due registri stilistici: popolare e comico.



L'orlando innamorato

Sommariamente il testo può essere diviso in quattro sequenze:

l'inizio con il destinatario e l'espediente del manoscritto, la descrizione della sontuosa corte reale, aperta a tutti, l'entrata in scena di Angelica e la reazione che provoca l'arrivo di questa sugli invitati, soprattutto sui paladini.

La novità che inserisce il Boiardo è quella di aver composto un'opera creando un miscuglio di elementi appartenenti al ciclo bretone ed a quello carolingio, per questo l'autore parla di cose "nove".

Rispetto a quanto accadeva nel passato il Boiardo ha voluto dare una grande importanza all'amore facendolo addirittura diventare tema portante dell'opera, infatti il fatto che Orlando si innamori è così innovativo e degno di nota che l'autore cita proprio questo inaspettato cambiamento agli spettatori, con i quali vi è un rapporto molto diretto che si può notare in alcuni dei versi iniziali.

Altra cosa degna di nota è l'introduzione dell'artificio del manoscritto: in questo modo si fa risalire l'origine dell'opera all'arcivescovo di Reims Turpino, il quale avrebbe scritto questa storia e poi l'avrebbe nascosta con il pretesto che quelle cose sarebbero dispiaciute allo stesso Orlando.


La scena passa poi nella corte di Carlo Magno, nella quale sono presenti tutti i paladini provenienti da ogni parte del mondo e, per il fatto che quella è un'occasione speciale, vi sono addirittura i Saraceni.

Dalla descrizione del banchetto e degli invitati possono essere ritrovati tutti i valori cavallereschi ma allo stesso tempo vediamo l'entrata in scena di valori nuovi, più legati al mondo della ragione e dello studio, che tendono ad elevare l'uomo spiritualmente.

Finita questa descrizione è il momento di Angelica che entra fra quattro giganti nella sala e la bellezza che sprigiona viene subito paragonata a quella di una stella la cui luce riesce ad abbagliare ed a soverchiare le altre seppur belle dame.

Il ritorno all'ideale classico di bellezza è chiaro ed è ricorrente anche il fatto che ella, con un solo sguardo, riesca a fare innamorare anche i più duri di cuore.

L'apparenza però a volte inganna, infatti non appena Angelica rivolge la parola ad Orlando riusciamo a capire il vero intento della ragazza: indebolire le forze cristiane per far sì che Gradasso abbia via libera per poter raggiungere il suo scopo. Naturalmente la visione di Angelica turba profondamente i paladini presenti i quali, attirati dalla proposta che gli viene fatta (otterranno Angelica se batteranno suo fratello Argalia), sono ancora più attratti da così immensa bellezza.

Tutti cedono alla tentazione, persino Orlando, il quale capisce che innamorarsi non è una cosa adatta ad un tipo come lui che deve invece spendere tutta la sua vita a combattere per Dio, per il re e per la patria. Tuttavia neanche il paladino francese riesce a resistere; l'unica persona che capisce il vero intento di Angelica è Malagigi; un mago cristiano che legge nel cuore della dama e vede quali sono le sue mire.



Il Boiardo ha inoltre pensato di rendere più attuale l'opera usando alcuni elementi provenienti dall'ambiente toscano ed altri che risalgono al mondo pagano.

La godibilità del testo è dovuta anche da altri fattori tra i quali ricordiamo le figure retoriche quali l'iperbole o ancora l'ironia con la quale è trattata l'intera vicenda.



LUDOVICO ARIOSTO

Ariosto rappresenta il tipico intellettuale cortigiano del Rinascimento anche se egli critica l'ambiente della corte. Il suo rapporto con la corte è quindi duplice: da un lato l'apprezza dall'altro la critica. Questo fatto avrà poi importanti riflessi sulle sue opere.

Primogenito di dieci fratelli apparteneva ad una famiglia nobile. Il padre Niccolò era al servizio dei duchi d'Este e comandante della guarnigione di Reggio Emilia.

Ludovico intraprese i primi studi a Ferrara (dove si trasferì con la famiglia nel 1484) studiando diritto sotto l'imposizione del padre. In seguito approfondì gli studi umanistici.

Ariosto fu amico di Pietro Bembo, amicizia che lo fece avvicinare alla poesia volgare.

Nel 1497 entrò a far parte degli intellettuali stipendiati della casa d'Este, e nel 1500, a causa della morte del padre, dovette occuparsi del patrimonio familiare, di diventare tutore dei fratelli minori e di trovare marito alle sorelle.

Per far fronte alle necessità familiari dovette intraprendere cariche ufficiali fu, infatti, nel 1501 capitano della rocca di Canossa.

Nel 1503 entrò poi al servizio del cardinale Ippolito d'Este, figlio del duca Ercole1°, svolgendo gli incarichi più svariati, alcuni dei quali giudicava disonorevoli per la sua dignità di letterato. Per aumentare le entrate prese gli ordini minori diventando chierico e ottenendo così i privilegi ecclesiastici

Intanto a Firenze aveva stretto legami con una donna sposata, Alessandra Benucci. Nel 1515 il marito morì, ma Ariosto non poté mai convivere con lei a causa del voto di celibato; la sposò comunque in segreto anni più tardi.

Nel 1516 pubblicò la prima versione dell'Orlando furioso dedicandola al cardinale Ippolito al quale non fu molto gradita.

Nel 1517 si rifiutò di seguire il cardinale Ippolito in Ungheria e passò al servizio del duca Alfonso, che, tra il 1522 e il 1525 gli affidò il governo della provincia della Garfagnana, territorio turbolento e infestato dai banditi, dove riuscì a dare prova delle sue capacità politiche.


L'ORLANDO FURIOSO


Il suo scopo è quello di intrattenere il pubblico e i modelli cui si rifà Ariosto sono i poemi cavallereschi medievali e i cantari popolari. Nell'Orlando furioso ci sono anche reminiscenze classiche. Ariosto, in base al principio d'imitazione umanistico rinascimentale, trae per intero episodi da autori come Virgilio e Ovidio (Eneide, Metamorfosi). Il risultato è che l'opera assume un rivestimento di forme classiche che però sono rielaborate secondo la visione della vita rinascimentale. L'autore realizzando un opera originale riprende l'opera di Matteo Maria Boiardo dal punto in cui lui l'aveva interrotta.


La materia dell'Orlando furioso è la guerra tra Carlo Magno e i Saraceni (mori d'Africa); essa inizia con l'assedio di Parigi.


Nel poema dell'Ariosto abbiamo tre filoni narrativi che sono:

) La guerra dei mori contro Carlo Magno

) Amore di Orlando per Angelica e pazzia di Orlando (Angelica è in continua fuga ed è continuamente ricercata da Orlando che diventerà pazzo quando Angelica si sposerà con Medoro. Alla fine Orlando recupererà il senno grazie al cugino Astolfo che andrà a recuperarlo sulla Luna)

) Storia di Ruggero e Bradomante

Il terzo filone narrativo ha carattere encomiastico perché dai due personaggi sopra citati l'Ariosto farà discendere la casa d'Este. La storia di Ruggero e Bradomante si svolge affrontando continui contrasti perché Ruggero, essendo pagano, non poteva sposare Bradomante che era cristiana per questo alla fine Ruggero si convertirà al cristianesimo.



Boiardo

Nell'"Orlando innamorato" è la fusione dei cicli carolingio e bretone, come del resto già in poemi precedenti. Motivi del poema sono la nostalgia per il mondo cavalleresco, il gusto per l'avventura e la fiaba, l'ammirazione umanistica per l'energia anche fisica dell'eroe, e ovviamente l'amore, impersonato nella figura di Angelica, concreta immagine di bellezza. Sono motivi che si alternano senza che nessuno domini. Lungo la serie di luoghi narrativi della vicenda, gli assedi di Albracca e di Paris, la ricerca di Angelica, si coordinano storie, episodi e gesta dei personaggi. Il racconto ha un flusso inesausto. Domina una dimensione atemporale del meraviglioso romanzesco. La trama è polimorfa, aperta perennemente all'inserzione di nuovi elementi. Una varietà di toni e motivi cui risponde il plurilinguismo del poema: un "emiliano illustre", duro e vigoroso, che varia dal livello aulico a quello popolare. Una lingua che incontrò l'ostracismo dei letterati del XVI secolo, che preferirono leggere l'"Orlando innamorato" attraverso i rifacimenti in toscano di Berni e di Domenichi.






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