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GRECIA CLASSICA - Quadro storico, Innovazioni

architettura



GRECIA CLASSICA

Quadro storico

Organizzazione sociale ≠ da quella rigida delle civiltà precedenti.

È costituita da una miriade di città-stato indipendenti

Caratteristiche dell'espansione greca*:

o    il riproporre lo stesso modello della polis (acropoli, agorà, piritaneo) in quanto unica struttura adatta all'uomo libero e che permette a tutti di partecipare alla vita politica



o    intensa coscienza di appartenere, seppure in modo diverso, ad un mondo comune (lo testimoniano la lingua comune, ordinamenti politici comuni, l'assenza di un re, l'importanza della famiglia, la religione, i giochi olimpici.)

o    propensione verso l'innovazione

Innovazioni:

ridiventa dominante l'uso del ferro, non più il bronzo

ricompare la scrittura alfabetica

vengono diffuse le prime monete coniate che agevolano i commerci

nasce la filosofia (riflessione razionale sulla formazione del mondo e l'origine della vita)

promulgazione della prima costituzione ad Atene per opera di Solone

* la colonizzazione di altre zone diventava necessaria quando la popolazione aveva subito una crescita per cui la polis non era più in grado di contenerla.

Formazione della Polis (esempio archetipo di organizzazione urbana e sociale)

Vengono realizzate palizzate e muraglie con funzione difensiva diventerà l'Acropoli (città alta): dove si riuniscono gli anziani, dove tr 545i84f overà posto il Palazzo del Re e il tesoro della città, per arrivare poi ad  assumere valore sacro. Vengono costruite case intorno all'Acropoli città bassa (astü), dove si svolge la vita collettiva. Nel palazzo del Re sull'Acropoli prima, nel Pritaneo dopo, viene collocato il focolare dove arde il fuoco sacro davanti al quale si celebrano i riti, e che è simbolo della comunità. Pritaneo: piccolo santuario con altare e fossa dei sacrifici, residenza del 1°cittadino e dei dignitari. Buolenterio: sorge vicino al Pritaneo, è dove si riunisce il consiglio dei cittadini per prendere le decisioni riguardanti il governo della polis. Agorà: piazza fiancheggiata dagli edifici più importanti religiosi e civili; all'origine è un semplice luogo dove riunirsi, poi qui troveranno spazio botteghe, bancarelle, divenendo così la piazza del mercato. Tutte queste zone costituiscono un'unità, delimitata dalle mura (quando ci sono).

Soggiace a tutta l'arte greca l'idea di mimesi, intesa non come copia di ciò che l'artista vede, ma come scelta di parti belle per giungere alla ricomposizione di un insieme bello, e cioè di natura, non più empirica, ma ideale.

L'antica architettura greca è l'opposto dell'architettura gigantesca, massiccia orientale; ciò che domina infatti è il proporzionato equilibrio di verticali ed orizzontali, di pieni e di vuoti. Nel tempio egizio si vuole costruire un'immagine di forza che sovrasti con la sua mole l'ambiente, nel tempio greco invece le colonne hanno un diametro commisurato all'altezza e all'intervallo; manifestando così quella legge di misura ed equilibrio di forze che regge la natura.

Tempio

Compare tra l'850 e 750 a.C.

Si rifà al Megaron. L'organizzazione generale è ortogonale e la pianta è assiale, ma non ha le caratteristiche astratte delle piramidi egizie. Mumford: "grande salone con un'anticamera e un portico anteriore; una forma simile ad un granaio con un tetto a due spioventi i cui sostegni di legno si trasformano in solide colonne di marmo".


Il tempio non è più il luogo dei sanguinosi sacrifici, ma è dove il popolo accorre in liete processioni, nelle feste della comunità. Di qui anche la funzionalità della sua forma: il fulcro non è più la cella chiusa (adyton), ma il peristilio (porticato) e lo spazio anteriore, dov'era collocata l'ara e dove si svolgevano i riti in cospetto dei fedeli adunati.

Il tempio greco si rifà alle antiche costruzioni lignee e ciò è provato da:

le proporzioni e dalla struttura

l'alto basamento (stilobate) in pietra che serviva a rialzare la struttura in legno isolandola così dall'umidità del suolo

gli spioventi del tetto, le gronde e i gocciolatoi che impedivano l'infiltrazione di acqua piovana

la colonna

Colonna

Non è un'invenzione dell'uomo; l'ha trovata in natura: l'albero. Non compare per la prima volta in Grecia, ma nei palazzi cretesi, ai quali i greci si ispirarono. Nonostante il passaggio dal legno alla pietra o al marmo, il concetto statico (parti portate e parti portanti) rimane invariato.

Il tempio stesso è una sorta di scultura e mostra una logica formale analoga a quella scultorea.

Tanto che alcuni critici considerano le costruzioni greche "non-architetture", ma come grandi sculture.

Frontone a forma di triangolo molto abbassato; è il punto di sintesi delle spinte orizzontali (stilobate e architrave) e verticali (colonne), e il momento di unione tra scultura e struttura. Le figure quivi scolpite hanno scopo apotropaico (es. le Gorgone: tengono lontane gli spiriti maligni) o sono figurazioni mitiche.

Metope formelle rettangolari con rilievi scultorei rappresentanti episodi del mito.

Correzioni ottiche nei templi

Il tempio non sottostà alle leggi della veduta "normale"; l'artista le modifica mediante correzioni ottiche, varianti nella larghezza dell'intercolumnio, nelle rastremazioni più o meno accentuate l'edificio non appare così "relativo" allo spazio naturale, ma come forma "assoluta" dello spazio.

Ordini architettonici insieme di regole e principi estetici riguardanti la forma e le proporzioni degli elementi costruttivi. Vitruvio nel "De Architectura": per lui rappresentano dei modi dell'esistenza umana*.

Ordine dorico

Peloponneso, Sicilia, Africa del nord.

Ha forme robuste e severe che richiamano l'originario uso delle grandi travi di legno ricavate dalla querce della Grecia continentale.

La colonna dorica (*per Vitruvio: " fornisce le proporzioni del corpo dell'uomo, della sua forza e della sua bellezza") è rastremata verso l'alto; il fusto è scanalato (20); e le scanalature formano spigoli acuti. A circa 1/3 del fusto presenta un rigonfiamento (entasi). È priva di base; poggia direttamente sullo stilobate. Il capitello geometrico si compone di un echino (anello schiacciato) e di un abaco (cono rovesciato, che localizza, lungo l'architrave i punti d'appoggio delle colonne). L'architrave è liscio; su di esso, nel fregio si alternano metope (tavolette figurate) e triglifi (tavolette scanalate). Frontone: a forma triangolare, sulle fronti corte del tempio, coi tre lati rafforzati da una cornice, si trovano delle figurazioni scolpite.

La pianta è rettangolare; la cella(naos) è preceduta da un atrio (pronao).

Tempio prostilo colonne solo su una delle fronti

Tempio anfiprostilo colonne su tutte e due le fronti



Tempio periptero colonne lungo tutto il perimetro

Ordine ionico

Regioni orientali della Grecia continentale, città-colonie dell'Asia Minore e isole.

Più leggero e aggraziato del dorico, dai chiaroscuri più sfumati, dovuti agli spigoli appiattiti delle colonne scanalate (24). La colonna (*per Vitruvio: "esprime la bellezza femminile, e il capitello con le volute rassomiglia ai capelli che si arricciano") non poggia direttamente sullo stilobate, ma su di una base formata da un anello convesso (toro) e da uno concavo (gola o trochilo). La decorazione è più fitta e minuta, e genera effetti chiaroscurali più vibranti. Il capitello ionico è ornato da volute con doppia banda che si arrotola su se stessa; è un capitello d'angolo, sottoposto ad una forzatura per garantire una visione corretta a 90°.

Su questi due ordini si innestano alcune varianti: l'Attica, tipica di Atene, che tenta la mediazione tra i due ordini e l'Eolico che si caratterizza per il capitello fittamente decorato da foglie acquatiche sormontate da volute.

Ordine corinzio

Prima comparsa: tempio di Apollo a Bassae, progettato da Ictinio, 420 a.C.

È essenzialmente una variazione dell'ordine ionico; che si manifesta nel capitello arricchito di foglie d'acanto. (*La colonna corinzia per Vitruvio: "imita la figura sottile di una fanciulla").

Appare un elemento nuovo: il plinto, un alto dado che solleva la base delle colonne dal piano dello stilobate tensione verso apertura dell'edificio nella luce e nell'atmosfera.

Tipo e modello (Quatrermère)

Tipo idea di un elemento che deve servire di regola al modello; tutto è più o meno vago.

In architettura tre classi di tipi sono fondamentali:

  1. configurazione degli edifici (forma pianta.)
  2. caratteristiche costruttive
  3. elementi decorativi: l'architetto elabora questi "antecedenti" con una precisa intenzionalità; può elaborare diverse varianti senza che venga mai a meno la sua precisa qualificazione

Modello oggetto da ritenersi tal qual è; tutto è preciso e dato. Il termine esprime a priori un giudizio di valore da riportare nel modo più preciso in una copia che dovrà essere fedele all'esemplare di partenza.


Tempio di Zeus ad Olimpia: è un tempio periptero con 6x13 colonne. Venne costruito da Libone di Elide. È un tempio in stile dorico. La pianta deriva da un rapporto di proporzioni ben precise: l'interasse delle colonne pari a 16 piedi dorici, circa 5 mt. Anche la cella , rigorosamente simmetrica, è ancorata a questo canone; nell'alzato il modulo si dimezza progressivamente fino al tetto. Così come tutte le altezze sono regolate dall'interasse delle colonne. Ad esse si aggiungono anche le accortezze utilizzate dagli architetti per diminuire la prospettiva: le colonne più esterne sono inclinate verso l'interno di pochissimi millimetri ma che permettono all'occhio umano di correggere l'aberrazione prospettica. La cella è divisa in 3 navate secondo un rapporto di 1:2:1. Le colonne non concordano con quelle della peristasi. Quando a un artista sconosciuto venne affidata la realizzazione della statua di Zeus, criselefantina, una delle sette meraviglie del mondo, il tempio ero costruito da quasi 30 anni. La statua era alta quasi quanto la navata della cella e poggiava su un basamento: la zona limitrofa era rivestita da preziosi marmi per sottolineare l'importanza del dio. Il tetto e le sime erano realizzati con marmo pario. Le metope ritraggono le imprese di Eracle: a differenza delle sculture arcaiche, queste metope ritraggono lo sforzo dell'eroe. La composizione è decisamente architettonica: due o tre figure lungo un asse verticale, diagonale o orizzontale. La stessa composizione la ritroviamo nei gruppi frontali in cui le figure non sembrano più essere costrette a stiparsi sotto gli spioventi ma sembra che gli spioventi siano stati costruiti per ospitare tali raffigurazioni.

Tempio di Era (Tempio E) a Selinunte: la pianta in tutte le sue parti rispecchia il nuovo ordine della madrepatria. Al pronaos della facciata orientale corrisponde un opistodomo in quella occidentale, ambedue con due colonne tra le ante; tutto il tempio è dominato dalla simmetria intorno a un asse centrale con atri frontali equivalenti, profondi due interassi. Fu mantenuto ancora fedelmente l'adyton e la peristasi rappresenta il rapporto allungato di 6 x15 colonne tipico nei templi doppi. La cella, accordata alla peristasi in quanto le sue ante corrispondono con le terze colonne dei fianchi e le sue pareti laterali con le assi delle seconde colonne frontali. L'architetto, nel progettare il tempio, ha saputo legare bene tra loro i due rettangoli che ne costituiscono la struttura: il naos lungo 3 per 10 interassi sta in rapporto di 2: 7 mentre lo stilobate sta in rapporto 3:8. Questo tempio, per la decorazione si ispira al tempio di Zeus ad Olimpia: le metope corrono lungo le pareti del naos. Ma l'influsso della madrepatria viene integrato con le caratteristiche del modo di costruire occidentale. La successione spaziale del pronaos verso una cella priva di colonne, senza tetto su cui si apriva l'adyton è una caratteristica che ritroviamo nel tempio di Selinunte, e la ritroviamo maggiormente accentuata attraverso una differenziazione di altezze. Dieci scalini conducevano all'atrio orientale, sei gradini portavano alla cella e altri tre all'adyton al quale però non era possibile accedervi.

Tempio della concordia ad Agrigento: è un tempio periptero con il suo numero di 6 x13 colonne. Davanti alla facciata una scalinata di 10 gradini conduceva alla peristasi. Le metope e i triglifi stanno in rapporto di 2:3. La pianta viene determinata dall'esatto inserimento del naos nella peristasi. Particolari accorgimenti sono stati eseguiti per far corrispondere i triglifi agli assi delle colonne: gli interassi subiscono quindi diverse contrazioni in modo da poter regalare un equilibrio di insieme.

Tempio di Era II o Poseidone a Paestum: tempio periptero con 6x14 colonne che segue perfettamente il canone dorico elaborato nella madrepatria. La pianta è quasi completamente desunta da quella del tempio di Zeus. Le pareti del naos sono allineate alle seconde colonne delle facciate. Nella parete della cella in cui si trova la porta, delle scalette nascoste nel muro, conducono al livello del tetto. Nella cella troviamo due file i sette colonne ciascuna disposte in due piani. La pianta non è stata stabilita seguendo l'interasse come ad Olimpia, ma secondo un rapporto tra lunghezza e larghezza che in questo caso è fissato in rapporto di 2:5. Le misure dell'alzato sono stabilite dal rettangolo di uscita dell'architrave e dalla sua unità di 9 piedi. Il rapporto tra metope e triglifi è di 2:3le colonne presentano delle scanalature, 24 in tutto per diventare 20 nel piano inferiore e 16 in quello superiore. L'edificio è animato da una sottile curvatura di tutti gli elementi orizzontali, dai gradini fino alla trabeazione. Manca invece l'inclinazione delle colonne.

Pericle e la ricostruzione dell'Acropoli di Atene: Atene fu per molti anni sotto il dominio di tiranni che apportarono alla città pochi significativi cambiamenti. Tutti gli ateniesi erano stati impegnati nei lavoro di fortificazione della città, nell'ampliamento del porto. Dopo la pace definitiva con la Persia, Pericle diede il via alla ricostruzione dell'acropoli affidandone l'incarico a una serie di artisti. Gli artisti incaricati da Pericle , guidati da Fidia e Ictino, affrontano la prima grande opera, il Partenone. Nella costruzione del Partenone si tenne conto delle opere precedenti e si cercò di migliorarne la stabilità che non doveva essere sinonimo di pesantezza ma di snellezza. In questa opera, ogni singolo elemento ha una precisa funzione e viene progettato per svolgerla. Viene utilizzato il marmo pentelico, l'unico materiale che più si prestava a svolgere questo compito. Elementi dorici vengono fusi insieme ai nuovi elementi ionici, alla snellezza delle colonne e della trabeazione: questa scelta dimostra la volontà degli artisti di creare uno stile che non fosse vincolato a nessuna corrente precisa ma che portasse all'armonia d'insieme. Accanto alla costruzione del Partenone, troviamo quelle dei Popilei, del tempio di Atena Nike, dell'Eretteo e così via: tutti edifici in cui la creazione attica risulta irripetibile e unica. Tutta l'Attica con Pericle riscoprì l'armonia degli stili. Ma alla sua morte, gli su cedettero uomini politici ligi alla religiosità tradizionale e l'architettura dovette piegarsi alle prescrizioni del culto che però vennero contrastate attraverso lo studio degli effetti della luce. Ma il fascino dell'acropoli così costruita riportò Atene allo splendore, diventò un esempio da seguire: la nuova concezione di spazio, l'impiego di due ordini contrapposti incontrò grande favore e presto divenne la regola.

La figura di Ictino

Tempio di Apollo a Basse: è un tempio periptero in cui viene utilizzata la pietra grigio compatta che si estrae nei dintorni. La peristasi, stranamente orientata a nord, ha 6x15 colonne: la pianta è allungata e ha carattere arcaico. Ha il rapporto di 2:5 tra larghezza e lunghezza che qui viene reinterpretata da Ictino: la lunghezza diventa ampiezza, creando alle fronti spazi pieni di aria e di luce, che grazie ai loro soffitti marmorei a cassettoni si staccano dai portici laterali, stretti e in pietra calcarea. Il pronaos aumenta questo effetto poiché ricoperto di marmo e dotato di insolita profondità. Attraversati questi ambienti, si entrava nella cella: a breve distanza le pareti lunghe si allineavano, congiunte ad esse con file di pilastri a cinque alte semicolonne ioniche per parte. Isolata nel mezzo, tra l'ultima della fila destra e di quella sinistra, una colonna più sottile legava le due file. L'aspetto più interessante di questo tempio è rappresentato dalla mescolanza si pilastri e parti di colonne: a esse il maestro affiancò i capitelli ionici ugualmente sviluppati sui tre lati e si sforzò di controbilanciare le spinta e il peso dei pilastri attraverso basi espanse. Le colonne tendono qui a circondare lo spazio, cose che si nota maggiormente nella disposizione delle ultime colonne con un'inclinazione a 45°, ma soprattutto sull'architrave ionico che corre lungo tutto il perimetro. Dietro la cella delimitata da colonne c'è un altro ambiente, da essa separato mediante la colonna mediana e la trabeazione che viene identificato con l'adyton. Tuttavia questo spazio non è comunicante solo con la cella ma anche con l'esterno mediante una porta: le ipotesi più probabili rivelano un cambiamento di progetto, in cui in secondo momenti si è deciso per la costruzione di un adyton con il conseguente inserimento della colonna mediana e della trabeazione. Ma altre ipotesi vengono portate avanti: come spiegare che le colonne della cella non sono sulla stessa linea di quella della peristasi? E come spiegare ancora che le prime due colonne si trovano così vicine alla porta? L'ipotesi più probabile è che l'architetto costretto a seguire ferrei regole religiose, abbia voluta dare una diversa disposizione adottando queste soluzioni e inserendo un capitello, nell'ordine che poi diventerà corinzio, sulla colonna mediana. Anche in questo tempio come a Olimpia, troviamo il fregio riccamente decorato così come le metope, che sovrastavano le pareti della cella.

Il Partenone: la tradizione indica Ictino e Callicrate come architetti del Partenone, incominciato nel 477. Il nuovo progetto è strettamente connesso all'incompleto Partenone prepericleo. Quest'ultimo presentava, accanto a una cella a tre navate, un vano occidentale approssimativamente quadrato in cui il tetto era sorretto da 4 colonne ioniche. Davanti a ogni fronte della cella sorgeva una fila di quattro colonne occupanti l'intera larghezza della cella. Le ante si riducevano a brevi sporgenze della parete. Il nuovo Partenone fu costruito con le colonne interamente in marmo pentelico con una peristasi di 8x17 colonne: un fatto innovativo se consideriamo che fronti con 8 colonne venivano solo utilizzati nei dipteri ionici. La cella era destinata ad ospitare una colossale statua criselefantina di Athena, alla quale lavorò Fidia. Guardando il fronte del tempio, colpisce la fitta trama di colonne che non ha eguale in nessun altro tempio dorico. Tale impressione è controbilanciata dalla snellezza svettante delle colonne singolarmente prese, sulle quali si inseriscono la trabeazione e il triangolo del frontone. Per dare l'impressione di assoluta perfezione geometrica furono apportate alcune variazioni: lo stilobate venne incurvato verso l'alto perché non apparisse concavo in prospettiva; le colonne furono inclinate verso l'interno così come la trabeazione. Le pareti longitudinali della cella sono anch'esse inclinate verso l'interno mentre le ante sono inclinate verso la parte opposta. All'interno della cella troviamo le colonne doriche disposte su due piani: ma non corrono semplicemente su due file dividendo lo spazio in 3 navate ma continuano delimitando lo spazio longitudinale, creando una sorta di corona intorno alla statua di Fidia. Verso ovest si apre un altro vano, di destinazione d'uso sconosciuta, con un soffitto ligneo a cassettoni destinato in seguito a contenere i tesori e i paramenti sacri. La pianta si accorda all'alzato in un rapporto di 9:4 con l'altezza.



La decorazione del Partenone fu sotto le maestranze di Fidia: i triglifi erano coronati da delle perline, il tetto era ornato con delle palmette, i gocciolatoi erano a testa di leone. Le sculture del tempio erano distribuite su 92 metope e su due frontoni. Il tema è la battaglia: uomini contro demoni sul lato sud, greci contro troiani a nord, amazzomachia a ovest e gigantomachia a est. Intorno alla cella corre un fregio ionico scolpito: rappresenta la processione delle Panatee. Il lato occidentale ospita un corte di cavalieri così come a nord e a sud. Sul lato orientale, le fanciulle ateniesi offrono ad Athena il sacro peplo. Anche i frontoni erano riccamente decorati. Quello orientale recava ai lati il sole sul carro che sorgeva dal mare e Selene che sprofondava; al centro c'era la nascita da Athena. Sul frontone occidentale viene rappresentata la lotta tra Athena e Poseidone per il possesso dell'Attica. La statua di Fidia era crisoelefantina (oro e avorio)alta circa 12 metri.

Telesterion di Eleusi: si trova all'interno del santuario di Demetra ad Eleusi. Il Telesterion occupa quasi interamente lo spazio sacro con le sue imponenti dimensioni: un cubo di pietra scura di 54x54mt. Lungo il perimetro interno correva una scalinata di otto gradini, la quale era interrotta soltanto dai corridoi di sei ingressi, due per ognuno dei tre lati accessibili. Il lato posteriore, interamente scavato nella roccia, contribuiva a conferire all'edificio l'effetto di una sala di teatro: lo spettacolo si svolgeva al centro, nel posto libero dalla gradinata, circondato da una fitta rete di sette file di sei colonne ciascuna. All'interno dell'edifico venivano celebrati dei riti che rievocavano le nozze di Zeus con Demetra e il ratto di Persefone: essi duravano un'intera notte e solo al mattino veniva aperto un buco del soffitto (opaion) per irradiare di luce il Telesterion. La funzione di tempio si può evincere solo dopo aver accertato il ritrovamento di un anaktron, della casa del Signore, della dea corrispondente a uno stretto rettangolo riconoscibile nelle fondamenta e appoggiato a due colonne mediane. Vicino all'ingresso c'era lo spazio per il simulacro della dea.

Il progetto di Ictino prevedeva un tempio circondato dalle gradinate con due aperture per ogni lato: si sbarazzò della fila interminabile di colonne che riduce da 49 a 20, cioè 4x5 colonne che corrispondo al cerchio esterno e 2x3 colonne che delimitano lo spazio interno. Ambedue le file di colonne erano disposte su due livelli. Sul tetto doveva aprirsi l'opaion, dal quel doveva giungere improvvisamente la luce al termine delle cerimonie mistiche. Delle scale tagliate nella roccia conducevano a una terrazza aprentesi sul retro del Telesterion, all'altezza delle tribune; dalla terrazza si accedeva direttamente al deambulatorio superiore. Ma il progetto di Ictino non era destinato a essere realizzato così come era stato progettato dall'architetto: le fondamenta furono gettate solo da una parte in quanto si doveva consentire lo svolgere delle funzioni religiose nel precedente edifico che sarebbe stato demolito solo all'ultimo momento. Quando la sala centrale fu compiuta si ritornò all'enorme numero di colonne del precedente progetto forse perché i sacerdoti volevano la disposizione labirintica delle colonne per accentuare i riti mistici. Del progetto di Ictino di costruire una peristasi su tre alti fu conservato solo la costruzione di un portico dorico su un solo lato in evidente contrapposizione con la concezione di avere tre lati perfettamente uguali. Dietro il portico frontale di splendente marmo pentelico, si ergeva il misterioso cubo oscuro della cella. Il frontone aveva un timpano alto più di 5 mt: per la peristasi di Ictino non era previsto un frontone ma un tetto a padiglione per sottolineare maggiormente la ricercata simmetria delle parti.

Mnesicle

I Propilei dell'acropoli di Atene: in un santuario, scopo dei propilei è separare il sacro dal profano, preparare psicologicamente il fedele alla vista del tempio. In questo caso il lavoro di Mnesicle riprende le proporzioni del Partenone e costituisce un'effettiva preparazione alla visione della dimora di Athena. Vennero costruiti nel 437 a.C. Il progetto di Mnesicle prevedeva due ali ampissime che abbracciavano l'intero alto ovest del pianoro dell'acropoli. I problemi posti dalla situazione topografica e dalle esigenze funzionali costituiscono per il progettista una vera a e propria sfida: ma Mnesicle sfrutta queste avversità per dare vita a un ingresso maestoso e ben distribuito. La parte centrale forma il corpo e i bassi portici laterali formano le ali: da ambo i lati della parete trasversale vi troviamo dei vestiboli coperti; due parti laterali terminanti in ante, delimitano i vestiboli. Davanti alle ante troviamo 6 colonne sormontate da frontoni: davano l'impressione di essere in un tempio. Lo spazio ampio e arioso che si apre tra le pareti laterali ha all'incirca la stessa lunghezza della cella del Partenone: tre snelle colonne ioniche fiancheggiano da ambo le parti la via delle processioni e reggono un soffitto marmoreo a cassettoni. L'architrave era suddiviso in 3 fasce aggettanti. Era rinforzato con lastre di ferro per poter reggere il peso del tetto. Il vano est è diviso da 4 pilastri intervallati da 5 porte. Mnesicle seppe valorizzare la pendenza del terreno: la parete di ingresso era preceduta da 5 gradini, l'ultimo in pietra nera come a segnare una vera e propria barriera simbolica dal profano al sacro; la trabeazione è inclinata verso l'alto e le colonne hanno dimensioni diverse. All'ingresso sporgono ad angolo retto i prospetti di 2 avancorpi a forma di tempio in antis con 3 colonne tra le ante strettamente legate con la facciata dei propilei. Il superamento del salto di quota corrisponde all'esterno a un'elevazione nella copertura dell'edificio, invisibili a chi sale all'acropoli: le linee di gronda e il culmine del tetto si presentano così spezzati e sfalsati, risolvendo il dislivello tra facciata orientale e facciata occidentale.

Tempio di Athena Nike: non conosciamo esattamente il nome del progettista che si occupò della costruzione del tempio. Già nel primo progetto l'opistodomo era stato omesso e le sue ante appena accennate da pilastri d'angolo. Qui è omesso anche il pronaos, sicché la porta d'ingresso si sarebbe dovuta aprire nella parete est della cella. Ma il maestro sostituì questa parete con due slanciati pilastri, conservando con ciò alla facciata della cella il ritmo di un tempio in antis; i pilastri rettangolari stanno al posto della parete e al tempo stesso sono coronati da capitelli in anta. Anche la cella dovette essere accorciata: il minuscolo vano, più largo che profondo era ormai di poco più vasto dell'antico tabernacolo in cui si custodiva la statua della dea. Lo stile è ionico. Le colonne sono eccezionalmente robuste e fittamente disposte: la base non ha ancora il libero slancio ionico, i capitelli non possono vantare la stessa ferma e pur fluida elasticità di curve che si ammira nei capitelli dei propilei. Lo stile dell'epoca trionfa con piena libertà nelle scene del fregio, che rappresenta in gruppi di combattenti tempestosamente animati la battaglia di Platea e alcuni disertori greci davanti al consesso degli dei riuniti come testimoni. Al di sopra del fregio sporgeva il cornicione liscio, con modanature a lievi curve nella faccia inferiore e su di esso al sima ornata da motivi floreali policromi. Entrambe le facciate avevano un frontone che non ci è pervenuto.

Eretteo: è un tempio ionico di forma stranissima. Diversi corpi sono riuniti in un unico complesso, ognuno sorge su un piano differente. Il vero e proprio tempio è formato da un corpo rettangolare. La sua parete di ingresso è preceduta da un atri di 6 svelte colonne ioniche. Come nel tempio di Athena Nike, il pronaos manca e anche qui le ante sono appena accennate in forma di pilastri d'angolo. Ai lati lunghi dell'edificio poggiano poi due portici assai diversi tra loro che sorgono all'estremità del copro ovest e quindi non conferiscono simmetria all'edificio. La più piccola loggia delle cariatidi poggia sullo stilobate dell'antico tempio: qui le colonne si sono mutate in figure di fanciulle le quali reggono la trabeazione è il tetto piatto di marmo. Rispetto alla loggia, il portico nord è più basso.

Il suo interno non è meno complesso: dal alto est si accede alla cella, posta a livello più alto. Una parete trasversale la divide completamente dal vano ovest dell'edificio,che è invece posto al livello più basso ed è accessibile mediante una grande porta monumentale dal portico nord; pareti a mezza altezza dividono quest'ultimo in un vano trasversale ad ovest, specie del vestibolo e in due stanze attigue ad est. Si poteva entrare nel vestibolo per una scaletta a gomito dalla loggia delle cariatidi.

Tempio di Athena Polias a Priene: grande periptero ionico di 6x11 colonne. È stato considerato dall'antichità come il classico tempio ionico. Ordine e razionalissimi rapporti matematici: solo su questo si basa il progetto. La pianta del tempio è iscritta in un'esatta rete di quadrati di 6x6 piedi attici, in un rapporto di 1:2. Il naos misura 100 piedi come a Samo e la lunghezza della cella è esattamente metà della lunghezza del naos. Il pronao è più profondo rispetto all'opistodomo. Pronao e cella hanno il soffitto a cassettoni ligneo. La decorazione scultorea si limita solo alla dentellatura e a teste di leone che decorano la sima. I capitelli hanno le stesse accortezze nelle volute che ritroviamo a Basse.

Tempio di Athena Elea a Tegea: fu fatto costruire intorno al 350 dall'architetto Scopa di Paro. Il modello utilizzato per redigere il progetto di questo tempio è il tempio di Ictino a Basse. La peristasi ha 6x14 colonne: Scopa imitò dal tempio di Basse i portici frontali della profondità di due interassi, distinguendoli anche qui dai più stretti portici laterali mediante soffitti a cassettoni marmorei di forma diversa. Tutte le superfici piane sono impercettibilmente inarcate; colonne e pareti dei lati maggiori sono uniformemente inclinate verso l'interno. Manca il rigonfiamento delle colonne (entasi). La peristasi mantiene solo al sue esterno l'aspetto dorico. Verso l'interno si infiltrano delicati ornamenti ionici a foglie e si infittiscono nei profondi vestiboli: nella cella invece domina lo stile ionico; le colonne sono il più possibile accostate alle pareti e il risultato è simile a Basse che conferiscono all'ambiente leggerezza in quanto fanno scomparire la parete.

Tempio di Zeus a Nemea: tempio periptero che riprende le misure e le proporzioni del tempio di Tegea e ne copia i particolari architettonici con tale fedeltà che si pensa fosse costruito dallo stesso architetto. La peristasi presenta 6x12 colonne. Le colonne si allungano fino a raggiungere una snellezza senza precedenti e la trabeazione che reggono è proporzionalmente gracile. Il materiale usato è il calcare locale con rivestimento in stucco, unica eccezione la sima in marmo. Complessivamente risultano dei difetti che non possono essere imputati a Scopa che quindi non viene più annoverato come costruttore del tempio . E' del 340 e si può parlare anche qui di influenze di edifici precedenti, questa volta il modello è proprio il Partenone. Infatti l'interno della cella è un'imitazione di una delle caratteristiche della cella del Partenone: c'è una continuità del doppio ordine di colonne anche in corrispondenza della parete di fondo. Per quanto riguarda l'area sacra di Nemea, oltre al sacello, doveva esserci anche un altare che però non era parallelo al fronte del tempio: è un altare a striscia lungo almeno 12 metri e molto stretto. L'altare è inclinato e il rapporto tra questo e il sacello non è rigido, vedremo come in età ellenistica avanzata questo rapporto si irrigidisca e ci si trovi sempre più spesso di fronte ad altari in linea con i fronti del sacello. C'è una valenza vagamente asiatica nell'insieme di un edificio come questo di Nemea, nel momento in cui ci si trova davanti ad un pronaos molto profondo ed ad un opistodomo assente. Invece che una cella segreta come a Basse, qui troviamo un adjton più basso rispetto al piano del pavimento della cella. Questo "buco" metteva in contatto la cella con la roccia nuda, ma che tipo di culto vi si svolgesse è del tutto ignoto, non sappiamo quindi se tramite una scaletta, che ci è pervenuta, il sacerdote scendesse nell'adjton per versare offerte, e inoltre le pareti dell'ambiente sono poco rifinite verso il basso e gradualmente man mano che si sale sono sempre più lavorate. Forse ci si trova di fronte ad un tempio in cui si celebrava un rito che aveva a che fare con la terra, ma comunque in un edificio che rispettava le precedenti tradizioni architettoniche, forse senza neanche capirne la funzione o il contesto in cui erano state create, ma semplicemente appropriandosene per riti e culti propri. Anche l'attacco a terra dell'edificio è modellato come quelli degli edifici del'acropoli: sono infatti visibili anche qui le bozze di lavorazione che riprendono nel modo non finito dell'acropoli. Lo stesso "stile" lo si ritrova nei propilei di accesso a quest'area sacra, che si trovano a nord del sacello.

Tholos di Delfi: un edificio rotondo la cui cella è circondata da una corona di 20 colonne doriche, ognuna delle quali ripete con 20 scanalature la pianta. Nell'interno della cella corrispondono 10 colonne doriche che cadono nei raggi alternati dell'intercolumnio esterno. Si nota l'influsso di Ictino: le colonne corinzie sono legate alla parete per non togliere allo spazio un'ampiezza sia pure modesta. La copertura a cassettoni è formata da rombi. Le colonne si reggono snelle e senza peso e vanno incontro alla trabeazione. Il corpo della cella emerge coerentemente, come una sorta di tamburo sopra al tetto marmoreo del pteron, coronato da una piccola sima con una vibrante silhoutte. Della decorazione scultorea delle metope è rimasto ben poco; della mirabile esattezza nell'intaglio della pietra basti portare un esempio: le sottili superfici frontali dei triglifi seguono la forma circolare dell'architrave.

Tholos di Epidauro: la cella rotonda è circondata da una peristasi dorica di 26 colonne anziché le 20 di Delfi. All'interno un giro di 14 colonne corinzie, che stranamente non concordavano con quelle del porticato esterno, davano origine a uno stretto deambulatorio. L'architetto era un giovane scultore, Policleto il giovane. Per la prima volta le metope presentano ornamenti geometrici al posto di sculture; i capi quasi quadrati sono occupati da una rosetta policroma articolata a rilievo. La parte esterna era di comune calcare, la parte interna aveva diversi marmi policromi. Lo zoccolo della parete e lo stilobate erano in marmo nero e l'intero pavimento aveva un disegno cromato. Il soffitto marmoreo del corridoio ha una ricca decorazione: fasce a meandri, cimose, motivi di acanto, rosette confluiscono in una vera sinfonia decorativa. Il soffitto ligneo centrale era dorato e policromo, con dei dipinti: una ricca decorazione per questo ambiente. La destinazione delle tholos è per noi un mistero: sotto la pavimentazione troviamo una botola che mediante una scala a chiocciola conduceva a tre stretti corridoi concentrici che da una parte comunicano mentre dall'altra parte risultano sbarrati.



Evoluzione nell'organizzazione dei santuari nelle città

Delfi: il santuario che qui troviamo è legato al suo singolare paesaggio dove si alternano spazi aperti e dirupi, luoghi sacri al culto. La posizione del santuario posto su un ripido pendio meridionale condiziona profondamente la struttura del temenos che attraverso spessi muri a terrazza si arrampica sul monte in tre fasce che a loro volta si scandiscono ripetutamente. Nella zona inferiore i tesori e i doni votivi si schierano fitti lungo la strada sacra che sale ripida a svolte acute e sulle strade adiacenti. Gli edifici si orientano in maniera diversa e apparentemente confusa, parte verso la strada e parte verso il pendio. La zona delimitata verso sud dal grande muro poligonale viene dominata dal tempio e dall'altare del dio. La strada sacra raggiunge questa terrazza nell'angolo sud-est e sale, seguendo il fianco orientale fino allo spazio antistante il tempio. Una via trasversale, l'ultima traversa della strada sacra, conduce verso i recinti di Dionisio e di Poseidone ed infine alla pinacoteca dei Cnidi che domina in posizione elevata. Tutto questo recinto dedicato alla divinità viene delimitato dai muri del peribolo. Cosa curiosa, la sacra strada sbocca nel tmenos attraverso una semplice apertura del muro, altri sei passaggi nelle strade conducono nello stesso luogo e permettono un libero accesso. Nessun propileo annuncia la separazione tra sacro e profano.


Tempio di Artemide a Sardi: per la sua struttura il tempio è 8x20 colonne. Sardis è una colonia ionica nell'Asia Minore di fronte a Samo. Il tempio per la posizione in cui si trova è possibile vederlo o di piatto su uno dei lati lunghi o sul fronte. Questo sta a significare che è organizzato alla maniera arcaica asiatica, ben diversa da quella dell'Attica degli edifici periclei. Vitruvio parla di questo tempio come di un sacello pseudodiptero e cioè di un sacello che se il progettista avesse voluto avrebbe potuto ospitare un'altra fila di colonne tra i muri della cella e le colonne della peristasi. Più genericamente si può dire che in questa zona e in questo periodo si ha una preferenza per i grossi spazi tra peristasi e cella. Non c'è traccia, infatti, di una doppia fila di colonne non realizzata. Non sono chiare le fasi costruttive del tempio che nasce probabilmente solo con la parte centrale della cella e in una seconda fase viene completato. Non è nemmeno chiara la doppia dedicazione del tempio in quanto non si sa se effettivamente esistessero due accessi alle due celle; si sono trovate solo due basi delle statue delle divinità, un tramezzo a dividere la cella in due e un0epigrafi con i due nomi delle divinità, e questo ha fatto pensare al doppio ingresso. Inoltre non è chiaro se il complesso dell'altare che è posto frontalmente sia un'aggiunta di una fase costruttiva successiva o se già facesse parte del progetto originario. L'ordine delle colonne è un ordine ionico asiatico, ma le colonne non hanno scanalature, a dimostrazione che il tempio non era stato finito. Le colonne hanno una base quadrata e una doppia scozia (caratteristica asiatica).

L'Artemision di Efeso: Ancora in Asia Minore intorno alla metà del IV sec. (prima rispetto a Priene), viene costruito l'Artemision, il precedente era andato distrutto nel 356 a.C. da un incendio. Anche nel nuovo tempio si ripercorre la pianta del vecchio Artemision, e quindi le dimensioni ancora una volta sono quelle arcaiche (100 metri di lunghezza), con una peristasi doppia sui lati lunghi e una tripla sul fronte a testimoniare l'importanza asiatica del fronte del tempio, il pronaos è più accentuato rispetto all'opistodomo e un'accentuazione dell'asse longitudinale rimarcato da una fila di colonne posteriormente ad individuare un pieno lungo la stessa laddove anteriormente c'è un vuoto. Le dimensioni del tempio sono volutamente gigantesche. Un particolare importante di questo sacello è che il crepidoma ha due piani, l'edificio si stacca dal terreno in maniera tale da non permettere più un collegamento diretto tra il terreno stesso ed il piano dello stilobate, introducendo questo blocco che nei templi arcaici non veniva mai impiegato. Il rapporto vero con il terreno viene a perdersi, il tempio si trova al di sopra di una zoccolatura che lo isola dal resto.

Tempio di Apollo a Didime: è un tempio diptero con caratteristiche particolari. È una sorta di tempio nel tempio: attorno al piccolo naiskos con 4 colonne davanti alle ante si dispongono le pareti del sekos, cioè di un cortile a forma di tempio, aperto preceduto nella parte orientale da un gruppo spaziale differenziato, una sala stretta e alta e un pronaos ricco di colonne. Questo complesso sembra dall'esterno un naos e viene circondato da un doppio anello di colonne tutte a distanza uniforme. L'alto crepi doma fu ripreso dall'artemision di Efeso. Alla pianta del tempio ionico viene ora imposta l'unità di interasse da cui derivano anche le misure dell'alzato in rigorosi rapporti proporzionali: il primo anello di colonne disposto intorno al naos comprende 8x19 colonne che si impostano al centro dei quadrati della pianta. La cerchia esterna si presenta con 10x21 colonne. Le colonne affondano nel pronaos  a cinque navate profondo tre interassi che diventa in tal modo una sala a 12 colonne di chiara intonazione trasversale in quanto i suoi architravi sono disposti trasversalmente. Il sekos era accessibile solo ai sacerdoti. Davanti alla parete posteriore si ergeva un piccolo tempio con il simulacro di Apollo, circondato da piante di alloro. I capitelli sopra le colonne erano incorniciati da volute; le colonne reggevano una trabeazione coronata da elementi policromi su cui si distendeva il cielo aperto. Una gradinata di 24 scalini conduceva fino all'altezza dello zoccolo. Ai due lati della scala la successione dei pilastri correva tutta intorno e terminava con due semipilastri ai quali seguivano due semicolonne corinzie. Al centro e ai lati delle due semicolonne le pareti si aprivano in 3 porte che conducevano alla sala posta tra l'adyton e il pronaos. Il soffitto marmoreo di questa sala era sorretto da due colonne soltanto, sormontate da capitelli corinzi che preparavano alla visione di una porta enorme. Ai due lati della sala, erano celate delle scale che conducevano alla terrazza piana del tetto. Nei due angoli del pronaos si trovavano due piccole porte quasi invisibili, attraverso le quali si entrava in uno stretto corridoio coperto a volta o meglio in un tunnel , che passando sotto le scale, conduceva nell'adyton ad un livello molto inferiore. Si raggiungeva una stanza a forma di fosse in cui il soffitto era decorato a cassettoni, i pilastri con capitelli dorici determinavano l'ingresso: da questo stretto propilon sotterraneo si entrava finalmente nel cortile del dio.

Tempio di Artemide a Magnesia sul Meandro (150 a.C.):Come in altri casi, anche per questa fabbrica è impossibile definire con certezza alcune parti. La pianta è basata sulla logica banale della maglia quadrata. E' da notare la distanza enorme tra le dimensioni della cella e quella della peristasi. A proposito dei templi di questo tipo, Vitruvio li definisce pseudodiptero, ovvero templi dove si sarebbe potuta inserire un'altra fila di colonne, ma l'architetto preferì non farlo.

Olimpeion di Atene: Si tratta di un edificio dedicato a tutti gli dei dell'Olimpo che si trova ai piedi dell'acropoli. Il temenos è individuato da mura, mentre l'influenza asiatica si manifesta nelle dimensioni gigantesche. L'edificio è molto particolare perché l'interno della cella è tripartito: vi è un atrio d'accesso, un'area contenente i simulacri delle divinità e un aditon al fondo. Non è più un edificio con pronao ed opistodomo, o in anthis o anfiprostilo. L'influenza asiatica è evidente anche per questo fatto, che è conseguenza della costruzione di una maglia quadrata indifferenziata: è un enorme prisma senza un vero asse di riferimento e privo della gradualità degli spazi tipicamente greca. Vi è una tripla fila di colonne corinzie sul fronte e sul retro: questo perché dalla fine dell'età di Pericle non c'è più una logica che suggerisce l'impiego di un ordine all'interno e di un altro all'esterno, ma si guarda ormai solo al valore estetico, alla ricchezza decorativa del volume generato. Questi capitelli saranno dei prototipi per il mondo romano: nell'età di Silla, quindi nel periodo in cui l'Impero Romano comincia ad espandersi, alcuni di questi capitelli vengono staccati, portati a Roma e copiati, diventando il modello dello stile corinzio dall'età repubblicana in poi.

Pergamo

Eumene II, nipote di Alessandro, regna a Pergamo dal 197 al 159 a.C., estendendo il suo dominio a tutta l'Asia Minore. A Pergamo esistono due città antiche, una romana e una greca. Quella greca è stata costruita senza particolare attenzione all'assialità, bensì appoggiandosi all'altura con una serie di giochi prospettici che prediligono la visione di scorcio delle fabbriche, piuttosto che quella assiale longitudinale. La zona più alta della collina è occupata da un grande altare, circondato da un recinto sacro, nelle vicinanze del quale si trova un teatro, la cui camera è scavata nel pendio e in cui avvenivano anche rappresentazioni sacre. Il gusto per la scenografia caratteristico in seguito anche del mondo romano ha probabilmente origine qui: vi è una strada romana che permette la visione dell'acropoli greca di Pergamo e del teatro di scorcio. Vi sono delle corrispondenze tra le varie fabbriche. Il sacello di Atena Polia è racchiuso ed individuato in maniera rigida da alcune stoah su tre lati, all'interno di una delle quali si trova il propilon di accesso all'area sacra, che è quella del grande altare. Il portico settentrionale di Atena Polia è simile alla stoah di Attalo, ad Atene, ma presenta una novità: l'ordine degli stili viene scardinato dal momento che entrambi i piani presentano una trabeazione dorica, ma il piano terra ha colonne doriche, mentre il secondo ha colonne ioniche. Le due file di colonne sovrapposte sono divise da un semplice parapetto. E' la prima volta che vi è una non corrispondenza di stile tra elementi portanti ed elementi portati. L'ordine è un impreziosimento, usato per scioccare, colpire, evidenziare la ricchezza dell'insieme. Il fatto che il portico giri crea il problema del triglifo d'angolo: precedentemente il triglifo girava anch'esso ed era presente uno sfalsamento tra gli assi dei triglifi e quelli delle colonne. Da questo momento in poi le cose cambiano: i triglifi vengono messi in modo banale tutti uguali e se avanza ad esempio un pezzo di metopa alla fine, ciò non importa.

Grande altare di Pergamo: All'interno dell'area sacra si trova una costruzione che sembra un altare, ma in realtà è un recinto all'interno del quale si trova il vero altare: questa area sacra in forma di altare ha lo scopo di meravigliare (come l'area sacra in forma di sacello di tempio a Mileto) usando forme e spazi inconsueti. Il tema del grande altare in Asia Minore ha origini lontane: a Samo alla metà del VII sec., contemporaneamente al tempio di Era IV, c'era un altare gigantesco con muri molto alti organizzati in fasce orizzontali. L'ara di Pergamo riprende questa tradizione nella divisione in tre fasce orizzontali: basamento, zoccolatura e coronamento. La parte anteriore è stata ricostruita a Berlino negli anni Trenta. In planimetria l'edificio presenta una grande scalinata sul fronte ed un maggiore sviluppo lungo l'asse trasversale rispetto a quello longitudinale, fino ad allora preferenziale. Dal complesso appare la ricchezza degli ordini al piano superiore e la continuità del fregio al piano inferiore. La volontà di stupire risiede nel fregio scultoreo, che elimina la distinzione tra scultura ed architettura, trasformando l'insieme in un edificio-scultura. Questo fregio è uno dei più grandi dell'antichità insieme a quelli del Partenone. Monumento votivo costruito in una particolare situazione storica: il monumento deve essere visto come un complesso artistico unitario dove nulla è casuale. Struttura dell'altare: crepidoma di tre gradini, basso podio sagomato, base riccamente modanata, alto zoccolo con Gigamtomachia, una cornice di tipo ionico (altezza totale 5,92 m.). Al di sopra una scala a due gradini con portico ionico su tre lati intorno ad un cortile, le cui pareti erano decorate col fregio di Telefo. Nel cortile era collocato l'altare vero e proprio. L'ingresso al monumento era ad oriente, dove era la dedica, frammentaria "..per i benefici ricevuti..".  La struttura architettonica funge da supporto per le immagini che trasmettono un messaggio di vittoria. L'osservatore è coinvolto in maniera diretta: l'evento del combattimento è enormemente ingrandito e portato a livello del terreno. Il fregio con Gigantomachia. Fu scolpito su lastre alte m. 2,28 e larghe m. 0,70/1,00. Si svolge per circa 113 m. Esposto alla luce ha un aggetto notevole: le figure emergono dal contrasto luce ombra. Il principio della composizione del fregio richiama la simultaneità dell'azione: i protagonisti delle battaglie compaiono una sola volta. Sul campo le iscrizioni, in parte perdute, aiutano a riconoscere i protagonisti del racconto: quelle degli dei sono incise nella cornice in alto, sullo zoccolo sono quelle dei giganti, solo il nome di Ghe è inciso sul campo. Altre iscrizioni ricordano i nomi di alcuni scultori: Dionysiades, Menekrates, Melanippos, Orestes, Theorrhetos, Tauriskos di Tralles, quest' ultimo autore di un settore dei rilievi (se non forse architetto ed ideatore della struttura stessa dell'altare secondo un'ipotesi di von Salis discussa). Secondo l'ipotesi di Bernard Andreae i fregi e l'altare dovrebbero essere attribuiti allo scultore Firomaco.









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