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Gli alimentatori sono in grado di fornire una tensione continua fissa o variabile a partire dalla rete, ovvero 220 V a 50 Hz , questi si possono distinguere in alimentatori stabilizzati e non stabilizzati.
Un alimentatore si dice non stabilizzato quando la tensione fornita in uscita non rimane costante al variare della tensione di rete o al variare del carico, invece, in caso si debba mantenere costante tale tensione, si deve usare un alimentatore stabilizzato.
Nel nostro caso, utilizziamo un alimentatore non stabilizzzato perché vogliamo esaminare, tramite l'oscilloscopio, i valori dei "ripple" generati dai condensatori (usati come filtri) nella loro fase di scarica.
Nell'alimentatore non stabilizzato vi sono 3 stadi fondamentali:
Trasformatore, che provvede all'abbassamento della tensione di rete monofase o trifase (220/380V, 50 Hz) e alla separazione galvanica dei successivi stadi dalla rete di distribuzione.
Raddrizzatore, in grado di convertire il segnale alternato d'ingresso in un segnale pulsante di valor medio diverso da zero.
Filtro, in genere composto da condensatori, dimensionato in modo da livellare il segnale pulsante in uscita dal raddrizzatore, ottimizzandolo entro un limite prestabilito di ondulazione residua (ripple).
Per poter creare il nostro alimentatore non stabilizzato, dobbiamo dimensionare il condensatore e il carico, per fare ciò poniamo 3 valori diversi di ripple (4,6,10V) e anche 3 valori diversi di carico R (0,22-0,330-2,70W
Per poter dimensionare il condensatore ci occorrono:
La tensione di picco misurata all'uscita del raddrizzatore grazie all'oscilloscopio.
La tensione minima raggiunta dalla tensione di ripple, la quale viene ricavata grazie alla formula matematica Vr=Vp-Vmin.
L'intervallo di tempo (Tx) ricavato grazie a questa relazione Tx=T/p [arcsen(Vmin/Vp)].
Avendo tutti questi dati si può ricavare il valore del condensatore tramite la seguente formula : C=[(T/2+Tx)/Vr] (Vp/Rl).
T(ms) |
Tx (ms) |
Vip(V) |
Vim(V) |
Vr(V) |
Io(mA) |
Vo(V) |
R(KW |
l(ms) |
C(mF) |
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