|
|
Voluta dall' Ordine dei Trinitari di Spagna nel 1634, e dedicata a
Carlo Borromeo, fu affidata all'estro di Francesco Borromini che la iniziò nel
1638 per lasciarla alla sua morte, nel 1667, ancora in costruzione. Borromini
realizza una facciata del tutto particolare, in trav 727h79h ertino, con linee ondulate
concave e convesse, a due ordini ripartita da colonne. Sopra il portale è
collocata nella nicchia la statua di S.Carlo, realizzata da Ercole Antonio
Raggi, mentre nella balaustra due angeli sorreggono il medaglione ovale.
L'esterno è concluso dalla cupola ellittica con lanterna a nicchie concave e
dal campanile, con cella campanaria ad andamento concavo convesso. Adiacente la
chiesa è il chiostro. [1635-36] La pianta interna è inscritta in un ovale a
forma di rombo con angoli arrotondati con delle nicchie raccordate da colonne
corinzie alveolate che seguono la parete e sorreggono una trabeazione continua.
La calotta interna della cupola è disegnata a cassettoni, con esagoni, ottagoni
e le croci dei Trinitari in stucco. Sull' altare maggiore: 'Ss.Trinità' di
Pierre Mignard, nella cappella a sinistra 'Riposo nella fuga in Egitto' di
Francesco Romanelli, in sagrestia 'Adorazione di S.Carlo Borromeo della
Trinità' di Orazio Borgianni.
Il
primo passaggio che modifica il significato dell'arte nella Chiesa come luogo
di culto avviene dalla trasformazione della basilica paleocristiana in chiesa
medioevale. Nel passaggio dall'alto al pieno medioevo, l'arte perde difatti la
sua rigidezza e il suo impaccio, ma conserva il suo carattere profondamente
religioso e spiritualizzato, e resta anche in seguito l'espressione di una
società tutta pervasa dal cristianesimo. Ma la visione propria del Medioevo non
è comunque il risultato del periodo precedente: l'arte paleocristiana infatti,
non aveva ancora nulla della trasparenza dello stile romanico e di quello
gotico. La spiritualità del paleocristianesimo in realtà era ancora quel
generale, vago spiritualismo che aveva caratterizzato il paganesimo. Le forme
dell'arte paleocristiana sono significative solo in senso psicologico, non
metafisico: sono espressionistiche, non divinatorie. I grandi occhi sbarrati
dei tardi ritratti romani esprimono una vita psichica intensa, intellettuale e
affettiva; ma questa vita psichica è senza sfondo metafisico e in sé non
manifesta ancora la nuova religione. L'arte paleocristiana supera l'incertezza
formale e l'impaccio solo dopo l'editto di Milano del 313 d.C, con Costantino
che riconosce il Cristianesimo, quando diventa l'arte ufficiale dello stato e
della corte, degli ambienti aristocratici e colti. Ora, in opere come il
mosaico absidale di Santa Pudenziana, essa riacquista quell'armonia di cui
ancora prima non voleva sentire parlare, ostile com'era al sensualismo
classico. L'idea che soltanto l'anima è bella, e il corpo, come ogni cosa
materiale, non è degna e contaminata, viene respinta, dopo il riconoscimento
del Cristianesimo, almeno per un certo periodo di tempo. La Chiesa, istituzione
che si è consolidata, fa rappresentare Cristo e i discepoli in aspetto solenne
e dignitoso. L'ideale cristiano non cambia però nel suo aspetto esteriore ma
nella funzione sociale dell'arte. Per l'antichità classica, l'opera d'arte
aveva un valore prevalentemente estetico, per il Cristianesimo essa ha un
significato completamente diverso. Così nel Medioevo niente è superfluo: non
c'è una scienza e un'arte che siano indifferenti alle fede. Anzi l'arte è lo
strumento più prezioso per l'opera educativa della Chiesa, rivolta al popolo
ignaro che non riesce a comprendere i ragionamenti astratti e che per capire ha
bisogno di una figurativa che gli trasmetta valori, principi, significati
morali. I metodi compositivi e le forme provengono dall'Impero Bizantino e su
questi, più tardi, avverrà quell'evoluzione stilistica che intrapresa da
Cimabue condurrà a Giotto e al fermento innovativo della scuola fiorentina. Un
passaggio importantissimo, da cui nasce la storia della pittura italiana ed
europea.
L'arte bizantina rappresenta Cristo come un Re, Maria come una Regina; l'uno e
l'altro indossano vesti preziose, e siedono freddi, inespressivi e distanti sul
loro trono. Gli angeli assistono e formano processioni severamente ordinate.
Tutto è grande e possente, ogni elemento umano, soggettivo, è soppresso. Un
rituale intangibile vieta a quelle figure di muoversi liberamente, di uscire
dalle file, di volgere lo sguardo. L'uso dei colori è semplice, chiaro,
distinto: tutto è contenuto in forti contorni ininterrotti, in colori puri,
senza gradazioni. Alla fine del Duecento e al principio del Trecento, Giotto
porterà così quell'innovazione pittorica che modificherà per sempre le forme e
lo stile. Avviene un processo che si concreta, di fatto, nella progressiva
liberazione dalla dominante cultura bizantina, ed è affrettato dal fatto che
questa cultura ha ormai esaurito le sue possibilità di sviluppo, allo stesso
modo che l'impero d'Oriente ha concluso il proprio ciclo storico e si avvia
ineluttabilmente alla fine. Il processo è graduale e si compie a livelli
diversi. Il processo di superamento della figuratività bizantina, avviene, in
Toscana, ad un livello intellettuale più elevato che certamente è in rapporto
con l'intensa, agitata vita religiosa suscitata dalla propaganda degli ordini
religiosi. Il problema di fondo, di una riforma strutturale del fatto
pittorico, si pone con Cimabue: la sua linea si tende in curve elastiche,
sensibilizza a tal segno le zone di colore che separa, da esigere il termine
medio di una variazione chiaroscurale, di una permeazione luminosa. Come nel
suo Crocifisso, dove più che una forma umana idealizzata, [tipica della pittura
bizantina] il Cristo è una trama spaziale che si configura come una forma
umana. Ecco che Gesù nella pittura si fa uomo e ci trasmette la sua sofferenza,
nel suo volto intravediamo le sue sensazioni. E' la grande rivoluzione
filosofica che condurrà progressivamente alla diversificazione rappresentativa
dell'iconografia cristiana e che avrà in Firenze il suo centro di sviluppo. Gli
artisti introducono così, opera per opera, elementi innovativi, che rendono i
personaggi religiosi e spirituali sempre più intensi, profondamente più vicini
allo spettatore, più verosimili e reali. Un processo naturalistico che avrà il
suo culmine con Leonardo, la sua armonia estetica con Raffaello, il senso del
quotidiano con Caravaggio e che s'interromperà con il Barocco, nella seconda
metà del 1600, quando si evade verso un'iconografia estatica, dominata da una
luce soprannaturale, ai confini tra terreno e cielo. La raffigurazione del tema
religioso, dal Barocco in poi, inizia a diminuire per un radicale cambiamento
che avviene all'interno della società. Nel 1700 nascono e si affermano le prime
vere e proprie forme di borghesia capaci di dare vita a propri modelli di
organizzazione civile e culturale. Nello stesso tempo l'Europa è investita dal
fermento scientifico e dallo sviluppo del pensiero Illuminista, che nega
l'esistenza di idee innate nella mente umana affermando che le cognizioni
dell'individuo sorgono dall'empirismo, ovvero dall'esperienza, ponendo le
promesse del deismo, una religione personale. Nella metà del '700 si realizza
nella cultura il distacco definitivo col mondo della tradizione, e
l'intellettuale, l'artista, si trova così in una situazione in cui, divenuto
autonomo, è invitato a contribuire allo sviluppo di modelli artistici nuovi
Privacy |
Articolo informazione
Commentare questo articolo:Non sei registratoDevi essere registrato per commentare ISCRIVITI |
Copiare il codice nella pagina web del tuo sito. |
Copyright InfTub.com 2024