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SAN CLEMENTE
La basilica è
dedicata a Clemente, terzo pontefice della storia, che secondo la leggenda dopo
esser stato esiliato in Crimea fu gettato nel Mar Nero legato a un'ancora. La
basilica originaria, costruita nel 385, fu distrutta nel 1084 dai Normanni. Fu
riedificata nel 1108 da Pasquale II° sulle due chiese precedenti, che vennero
riportate alla luce nel
Lungo la parete sinistra monumento del cardinale Antonio Venier attribuito
all'ambiente di Isaia da Pisa. Sul lato sinistro: Cappella di S.Caterina, con
gli affreschi di Masolino da Panicale, sua unica testimonianza romana,
realizzati per il cardinale Branda Castiglioni tra il 1428 e il 1431 con la
collaborazione di altri artisti, tra cui, forse, Masaccio. All'interno storie
della vita di S.Ambrogio e di S.Caterina. Basilica Inferiore
Si raggiunge dalla sagrestia attraverso una scala decorata da frammenti di
sculture provenienti dalla basilica del IV° secolo. Sul nartece s'intravede un
affresco del IX° e due del XI° mentre lungo le pareti si alternano altri
affreschi risalenti al basso ed alto Medioevo con scene della vita di Cristo. STORIA E ARTE
La comprensione della storia sociale dell'arte è fondamentale per poter
comprendere e collocare ciò che vediamo in un contesto critico, in cui storia,
filosofia ed arte camminano insieme. Il primo passaggio che modifica il
significato dell'arte nella Chiesa come luogo di culto avviene dalla
trasformazione della basilica paleocristiana in chiesa medioevale. Nel
passaggio dall'alto al pieno medioevo, l'arte perde difatti la sua rigidezza e
il suo impaccio, ma conserva il suo carattere profondamente religioso e spiritualizzato,
e resta anche in seguito l'espressione di una società tutta pervasa dal
cristianesimo e organizzata in modo solenne e composta. Ma la visione propria
del Medioevo non è comunque il risultato del periodo precedente: l'arte
paleocristiana infatti, non aveva ancora nulla della trasparenza dello stile
romanico e di quello gotico. La spiritualità del paleocristianesimo in realtà
era ancora quel generale, vago spiritualismo che aveva caratterizzato il
paganesimo. Le forme dell'arte paleocristiana sono significative solo in senso
psicologico, non metafisico: sono espressionistiche, non divinatorie. I grandi
occhi sbarrati dei tardi ritratti romani esprimono una vita psichica intensa,
intellettuale e affettiva; ma questa vita psichica è senza sfondo metafisico e
in sé non ha nulla a che fare col cristianesimo.
L'arte paleocristiana
supera l'incertezza formale e l'impaccio solo dopo l'editto di Milano del 313
d.C, con Costantino che riconosce il Cristianesimo, quando diventa l'arte
ufficiale dello stato e della corte, degli ambienti aristocratici e colti. Ora,
in opere come il mosaico absidale di Santa Pudenziana, essa riacquista
quell'armonia di cui ancora prima non voleva sentire parlare, ostile com'era al
sensualismo classico. L'idea che soltanto l'anima è bella, e il corpo, come
ogni cosa materiale, non è degna e contaminata, viene respinta, dopo il
riconoscimento del Cristianesimo, almeno per un certo periodo di tempo.
Un processo naturalistico che avrà il suo culmine con Leonardo, la sua armonia estetica con Raffaello, il senso del quotidiano con Caravaggio e che s'interromperà con il Barocco, nella seconda metà del 1600, quando si evade verso un'iconografia estatica, dominata da una luce soprannaturale, ai confini tra terreno e cielo. La raffigurazione del tema religioso, dal Barocco in poi, inizia a diminuire per un radicale cambiamento che avviene all'interno della società. Nel 1700 nascono e si affermano le prime vere e proprie forme di borghesia capitalistica capaci di dare vita a propri modelli di organizzazione civile e culturale. Nello stesso tempo l'Europa è investita dal fermento scientifico e dallo sviluppo del pensiero Illuminista, che nega l'esistenza di idee innate nella mente umana affermando che le nostre cognizioni sorgono dall'empirismo, ovvero dall'esperienza, ponendo le promesse del deismo, una religione personale. Nella metà del '700 si realizza nella cultura il distacco definitivo col mondo della tradizione, e l'intellettuale, l'artista, si trova così in una situazione in cui, divenuto autonomo, è invitato a contribuire allo sviluppo di modelli artistici nuovi. Ma l'autonomia dell'arte non coincide però con la raffigurazione della realtà bensì dell'affermazione dell'estetica, di una natura che tende ad essere abbellita, di una pittura incapace di suscitare emozioni e sentimenti poiché anche il senso del bello, come il buono, è fatto coincidere con il piacevole e l'utile. E' un'arte estremamente raffinata, sottesa di implicazioni intellettualistiche, in cui tutto diviene regola, annientando la genialità individuale, tipica del Rinascimento.
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