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L'IMPERIALISMO - I CARATTERI DELL'IMPERIALISMO

storia



L'IMPERIALISMO

I CARATTERI DELL'IMPERIALISMO

Alla fine dell'Ottocento si assisteva ad una generalizzata ripresa produttiva, ma nuovi problemi scaturirono dagli stessi meccanismi impiegati dal sistema economico capitalistico per superare le difficoltà. Di questi problemi si occuparono per primi agli inizi del Novecento i circoli progressisti inglesi della Società Fabiana, c 434i87e he denunciarono il degrado politico, culturale e sociale causato dal singolare intreccio tra tendenze alla concentrazione delle imprese e sviluppo del colonialismo. Individuarono preoccupanti analogie tra l'espansionismo territoriale delle grandi potenze europee e quelle stesse attitudini che avevano preceduto il tracollo d'imperi dell'antichità. Imperialismo per definire i fenomeni involutivi a cui stavano assistendo. Destava forti apprensioni la nascita d'enormi concentrazioni industriali e di giganti della finanza in grado di esercitare un controllo monopolistico (esclusivo) e oligopolistico (di poche imprese) su interi comparti del mercato, annullando in tutto o in parte il meccanismo della libera concorrenza, pilastro del sistema liberistico. I centri del potere economico esercitavano crescenti condizionamenti sui governi per imporre scelte politiche favorevoli ai loro vasti interessi. S'inasprirono le tensioni internazionali, aggravate dal completamento della spartizione dell'Africa dove erano ormai esaurite le possibilità d'espansione coloniale. Cresceva il militarismo e sorgevano movimenti anti-democratici di carattere nazionalistico.

LA CREAZIONE DI GRANDI IMPERI ECONOMICI

Le tendenze alla concentrazione economica si accentuò agli inizi del secolo. Solo le imprese più forti, in grado di introdurre tecnologie capaci di aumentare la produttività e di ridurre i costi, potevano imporsi sul mercato. Nacquero imperi industriali o finanziari soprattutto nei paesi maggiormente dinamici come in Germania e negli Stati Uniti. Il fiume di capitali maneggiato dagli istituti finanziari poteva riversarsi con estrema facilità nelle attività imprenditoriali, nel semplice possesso ad esempio di titoli di stato, ma anche nella pura speculazione in base alla convenienza. Il ruolo centralizzatore della ricchezza nazionale e le nuove possibilità di decidere l'accesso al prestito accrebbero enormemente in questi anni l'importanza del capitalismo finanziario e le grandi banche divennero il vertice economico e persino politico dei vari paesi.



L'ESPORTAZIONE DI CAPITALE E L'IMPERIALISMO

Il commercio internazionale cominciò a registrare crescenti trasferimenti di capitale finanziario dai paesi industrializzati verso le aree sottosviluppate. Come fecero Inghilterra e Francia, seguite poi dalla Germania e dagli Stati Uniti. Gli investimenti finanziari assunsero anche la forma di prestiti concessi agli stati, indirizzandosi verso paesi indipendenti ma economicamente deboli. Quando l'entità degli investimenti diventava tanto elevata da dominare le principali risorse locali, la dipendenza dai finanziamenti esteri preludeva la limitazione dell'indipendenza politica e riduceva tali paesi ad una condizione semi-coloniale. All'occupazione territoriale si sostituì quindi l'occupazione economica dei paesi sottosviluppati (imperialismo economico o colonialismo imperialistico). Gli investimenti produttivi affluiti nei paesi arretrati o nelle colonie avevano tuttavia anche altri importanti effetti: comportavano il traumatico trasferimento dell'intero modo di vita occidentale in aree fino ad allora immerse in un lungo letargo e risvegliavano popolazioni arretrate. Nacquero i primi movimenti anti-colonialisti e anti-imperialisti.

RIORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E I COMPITI DELLO STATO

Per migliorare la competitività delle imprese fu avviata la riorganizzazione dei metodi di lavoro in fabbrica al fine di incrementare la produttività degli addetti. Furono introdotte nuove macchine più complesse, che imponevano estrema concentrazione e la più totale subalternità alla disciplina imposta ai nuovi sistemi messi a punto dall'americano Taylor (taylorismo). Le antiche abilità artigiane ormai non erano più necessarie e diventavano addirittura un intralcio per un'attività monotona. I colossi che controllavano i settori vitali dell'economia non avevano difficoltà ad impossessarsi dei grandi canali dell'informazione rappresentati dalla stampa, allo scopo di influenzare l'opinione pubblica e di influire sui governi in funzione dei loro interessi. Lo stato interveniva sempre più spesso a sostegno delle imprese private e dilatava oltre ogni limite il suo apparato burocratico, controllava come mediatore le vertenze sindacali, assumeva iniziative d'assistenza e di tutela nei confronti di determinati ceti sociali, per attenuare la conflittualità interna. Si avvicinò così il rischio dello svuotamento della democrazia e di scivolamenti verso forme d'autoritarismo politico. 




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