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Paolo Rolli: esponente del movimento arcadico
L'Arcadia, fondata nel 1690, è la prima vera accademia letteraria nazionale che, alle altre letterature europee, volle opporre una rinnovata tradizione classica italiana. Il nome "Arcadia" fu scelto in ricordo del celebre romanzo pastorale di Jacopo Sannazzaro e di conseguenz 424e46e a gli accademici assunsero nomi pastorali. Scopo dichiarato della nuova società letteraria era quello di "esterminare il cattivo gusto" rinnovando la poesia italiana opponendo al sensualismo secentesco un nuovo sentimentalismo e una manierata galanteria. Venne così rivalutata la tradizione petrarchesca in un ritorno alle forme classiche cinquecentesche e in una ricerca del buon gusto, della semplicità, dell'amore per la grazia e l'eleganza. Gli arcadi, col proposito di restaurare valori morali e civili e in talune occasioni anche religiosi, e soprattutto credendo di dar prova di un gusto eletto, si volsero alla secolare finzione del mondo pastorale con la persuasione di aver riscoperto un mondo di puri e ingenui affetti di semplice grazia; poetarono con il proposito di abolire ogni enfasi, ma in definitiva si limitarono a sostituire la retorica del grazioso a quella del grandioso.
Appartiene a questa corrente letteraria Paolo Rolli, nato a Roma nel 1687, accolto in accademia con il nome di Eulibio Brentiatico. Inizialmente si occupò della pubblicazione di classici italiani accompagnandoli con ricchi commenti e note, poi si avviò ad una brillante attività melodrammatica con il libretto "Numitore", quindi di saggista ed infine di poeta con le "Rime".
Celebre è comunque la sua traduzione delle Bucoliche di Virgilio.
Nella sua fertile opera di poeta sperimenta in odi, cantate e canzonette, svariate forme metriche, cimentandosi a riprodurre in versi italiani il ritmo dei metri antichi.
Nella sua produzione c'è un'attenzione alle cose concrete e reali che circondano la sua fantasia: sono immagini di donne danzanti, la cui morbidezza è venata di malinconica sensualità; lo stile del Rolli è caratterizzato dalla fluidità dei versi brevi e nel rapido trapasso dei sentimenti. Nelle sue poesie si rievoca una descrizione idilliaca del paesaggio circostante e dei personaggi che lo caratterizzano: pastori, contadine, bestiame.
Sorge così spontaneo un esame della differenze che si evidenziano nella descrizione dei pastori del Rolli rispetto ai protagonisti delle Bucoliche di Virgilio.
I pastori di Virgilio sono figure allegoriche che servono al poeta per rappresentare i propri sentimenti, anche verso la situazione storica del tempo: Virgilio era contrario alla guerra civile in atto a Roma e trasponeva nei suoi poemi allegorici questi sentimenti. In particolare nella prima egloga si parla di Titiro e Melibeo: il primo è costretto a lasciare le amate terre perché assegnato ad un milite reduce dalla guerra (a Roma la cosa accadeva spesso e Virgilio depreca questo modo di fare); il secondo più fortunato riesce a restare potendo continuare a godere della pace soave che nei campi la natura offre e continuando a cantare il suo amore per Galatea.
Anche nella quarta egloga c'è una rappresentazione allegorica, laddove si parla della nascita di un divino fanciullo (l'imperatore Augusto Ottaviano? O addirittura Gesù?).
Il Rolli, invece, come gli altri poeti dell'Arcadia, non descrive in modo oggettivo la realtà pastorale e i suoi paesaggi, ma rappresenta un sogno leggiadro, una natura artefatta ed inesistente. Quindi la sua poesia non ha la volontà allegorica, la forza catartica e purificatrice che ha la poesia di Virgilio, perché è sempre una pura rappresentazione di una natura ideale e irreale.
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