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Le armi da fuoco - Fucili a pietra focaia

ricerche



Le armi da fuoco


Armi leggere Armi da fuoco che possono essere caricate e azionate da una sola persona; si tratta principalmente di fucili, pistole, mitragliette, fucili mitragliatori e mitragliatrici, sebbene manchi una definizione precisa. L'aggettivo "leggere" vuole contrapporre questo tipo di armi a quelle di grosso calibro che costituiscono i pezzi di artiglieria. La linea di demarcazione tra armi leggere e pesanti, però, non è ben definita, e di volta in volta sono stati fissati calibri massimi convenzionali sui quali basare una classificazione rigorosa.

Storia

Le prime armi leggere, chiamate cannoni a mano, furono sviluppate come modelli in miniatura di antiche armi da artiglieria.



I primi fucili

Nella prima metà del XIV secolo fu sviluppato il fucile ad acciarino, un semplice tubo di ferro ad anima liscia, chiuso posteriormente eccetto che per una piccola apertura detta focone. Il tubo era caricato con il colpo e con la polvere, e per sparare si inseriva un filo incandescente nel focone. I modelli successivi presentavano un incavo, detto scodellino o bacinetto, all'estremità esterna del focone; una piccola carica di polvere veniva posta nello scodellino e accesa per contatto c 232i81c on una miccia a lenta combustione. La miccia, che consisteva di un pezzo di corda impregnato di una soluzione di nitrato di potassio e poi fatto asciugare, bruciava senza fiamma e senza estinguersi; la carica di polvere era di difficile accensione, in quanto risentiva molto dell'umidità atmosferica.

Fucili a miccia

Circa alla metà del XV secolo fu introdotto un tipo di moschetto detto fucile a miccia. Quest'arma era essenzialmente identica al fucile ad acciarino, tranne per il fatto che la miccia a lenta combustione era fissata all'estremità di un pezzo di metallo a forma di S imperniata sul centro, la cosiddetta serpentina. Tirando con un dito la parte inferiore della serpentina, come un grilletto, si faceva entrare la miccia a contatto con la carica di polvere pirica. Dal momento che era sufficiente un dito per sparare, questo tipo di fucile lasciava libere ambo le mani per reggere l'arma e prendere la mira. Un miglioramento apportato alla forma del fusto, in modo da consentire di fare fuoco appoggiando l'arma sulla spalla, produsse l'archibugio.

Fucili a ruota

Un perfezionamento nel meccanismo di sparo delle armi leggere fu inventato attorno al 1515. Esso consisteva di una ruota dentata a molla, la quale, quando veniva rilasciata da un meccanismo a grilletto, faceva strisciare un dente di acciaio contro un pezzetto di pirite, lanciando scintille nella carica di polvere e quindi provocando lo sparo. Quasi contemporaneamente a questa innovazione, i fabbricanti di armi introdussero le canne rigate.

All'inizio del XVII secolo fu inventato l'archibugio a "focile" (da cui il nome fucile). In quest'arma era presente un martelletto a molla (il cane) con funzione analoga a quella della serpentina, ma che serrava un pezzetto di pietra focaia al posto della miccia; quando il grilletto era tirato, il cane percuoteva la pietra focaia contro una piastra di acciaio al di sopra dello scodellino, producendo una serie di scintille.

Fucili a pietra focaia


Lo sviluppo finale del focile fu il fucile a pietra focaia propriamente detto. In esso la piastra su cui avveniva la percussione era a forma di L; la parte inferiore della L serviva come coperchio per lo scodellino, in modo da proteggere la polvere dall'umidità finché la parte verticale della L non era colpita dal cane. In questo modo la produzione delle scintille e l'apertura dello scodellino avvenivano nello stesso istante.

L'accensione a pietra focaia fu adottata nella grande maggioranza delle armi leggere, fucili e pistole, dalla fine del XVII secolo alla metà del XIX. I moschetti a pietra focaia e a canna liscia furono la principale arma per le fanterie degli eserciti delle maggiori potenze europee. Nel 1807 l'inventore scozzese Alexander John Forsyth inventò il sistema a percussione-ignizione, rendendo possibile lo sviluppo di efficaci armi da fuoco a retrocarica, vale a dire caricabili dal retro della canna anziché dalla bocca.

Sviluppi moderni

Nel XIX secolo, la progettazione delle armi leggere fu rivoluzionata dallo sviluppo di efficienti fucili a ripetizione e dall'invenzione, da parte del chimico francese Paul-Marie-Eugène Vieille, della cosiddetta polvere senza fumo, o infume, a base di nitrocellulosa. La polvere senza fumo, che permetteva il controllo della pressione nella camera di scoppio attraverso la variazione di forma e dimensioni dei grani, consentì di ottenere alte velocità iniziali e migliorò le qualità balistiche. Le alte velocità iniziali imponevano l'uso di un proiettile rivestito che divenne standard in tutte le armi leggere da guerra a canna rigata, e finì per essere imposto dai trattati internazionali.

Armi a ripetizione e automatiche

Tutti i fucili da guerra adottati dai vari eserciti imponevano di agire manualmente sul meccanismo dell'otturatore a ogni sparo per estrarre il bossolo e inserire una nuova cartuccia dal caricatore. È di questo tipo, ad esempio, il famoso Modello 91 utilizzato dalle truppe italiane durante il primo conflitto mondiale. Per quanto tecnicamente molto perfezionate, tali armi erano caratterizzate da scarso volume di fuoco e si rivelarono quindi insufficienti per la guerra in trincea. Durante i due conflitti furono inventati fucili che sfruttavano la pressione dei gas sviluppati dallo sparo per azionare il meccanismo di ricarica. Alcune di queste armi di avanguardia, alimentate con nastri continui di cartucce, furono chiamate mitragliatrici; altre, alimentate da caricatori, furono dette fucili automatici.

A differenza dei fucili da guerra come il Lee-Enfield, lo Springfield e il Modello 91, che richiedevano un'azione manuale per la ricarica dopo ogni colpo, un fucile automatico continua a sparare, se il grilletto viene tenuto premuto, fino a che il caricatore non è esaurito. Un fucile semiautomatico, invece, ricarica automaticamente dopo ogni colpo, ma occorre ogni volta rilasciare e ripremere il grilletto. Il fucile semiautomatico Garand M1, adottato dalle truppe statunitensi durante il secondo conflitto mondiale, funziona a sottrazione di gas: una piccola apertura presso la bocca della canna lascia passare gas sufficiente per spingere una barra che aziona il meccanismo dell'otturatore, così da espellere il bossolo del colpo sparato e da caricare un nuovo proiettile di un caricatore da otto colpi. Nel 1957 esso fu sostituito con il fucile M14, con un caricatore di venti colpi, e in grado di sparare a raffica. Nel 1966, durante la guerra del Vietnam, fu adottato l'M16, che permette di far fuoco in modo automatico o semiautomatico. Negli ultimi decenni sono state sviluppate armi leggere, come ad esempio l'Armalite e il Kalasnikov, in grado di svolgere funzioni multiple.

Munizionamento delle armi leggere

Lo sviluppo del munizionamento per le armi leggere ha seguito di pari passo l'evoluzione delle armi stesse.

Sviluppo della cartuccia

Per tutta una parte di storia delle armi leggere, la polvere, lo stoppaccio, la palla e l'innesco venivano trasportati separatamente, e pure separatamente erano caricati nell'arma. La polvere veniva versata nella canna attraverso la bocca, seguita dallo stoppaccio che serviva a intasare la canna; quindi la palla veniva spinta nella canna, e un piccolo quantitativo di polvere deposto nello scodellino fungeva da innesco. Dopo lo sviluppo del fucile a pietra focaia, gli eserciti iniziarono a preconfezionare le munizioni prima della battaglia, avvolgendo il proiettile e la giusta dose di polvere in un cartoccio; tutto l'insieme era chiamato cartuccia. In combattimento, la cartuccia veniva aperta con un morso, la polvere veniva versata nella canna, seguita dalla palla, e lo stesso involucro di carta veniva usato come stoppaccio. Con lo sviluppo dei fucili a retrocarica, si diffuse una cartuccia metallica completa. Quando si faceva fuoco, il bossolo metallico si dilatava durante la combustione della polvere, impedendo che i gas sfuggissero attraverso la culatta, e successivamente si contraeva, consentendo un'agevole estrazione del bossolo.

Proiettili

La prima cartuccia parzialmente metallica universalmente adottata era del tipo cosiddetto ad ago. Seguì una cartuccia dotata di esplosivo a percussione: una miscela di innesco a base di fulminato di mercurio contenuta nel bordo del bossolo. L'impatto del percussore dell'arma sul bordo del bossolo faceva esplodere l'innesco, il quale faceva a sua volta detonare la carica di sparo. Questo tipo è stato soppiantato dalla moderna cartuccia, nella quale la miscela di innesco è contenuta in una capsula di metallo tenero alloggiata al centro del fondello del bossolo, ed è in comunicazione con la carica di sparo attraverso una piccola apertura.

I proiettili d'ordinanza per le armi leggere da guerra erano chiamati genericamente "palle", data la loro forma sferica; i moderni proiettili hanno invece forma cilindrica e di solito presentano un'estremità conica.

Quando fu sviluppata la mitragliatrice, il suo impiego nel fuoco a raffica richiedeva un metodo per dirigere i colpi; il proiettile tracciante, che alla base ha una piccola carica infiammabile, consente al mitragliere di osservare a vista la traiettoria dei colpi, per meglio dirigerli sul bersaglio. Durante la prima guerra mondiale, lo sviluppo di veicoli corazzati, specialmente il carro armato, indusse ad adottare proiettili perforanti, nei quali l'anima di piombo rivestita da una lega di rame e nichel era sostituita da acciaio temprato in grado di penetrare in una corazzatura. Nel periodo fra la prima e la seconda guerra mondiale furono sviluppati proiettili incendiari per l'attacco ai mezzi dotati di motore a combustione interna. Vedi anche Balistica; Bazooka; Carabina; Mitragliatrice; Pistole e rivoltelle; Revolver; Shotgun.[1]

Artiglieria Termine generale con cui si indica sia il complesso delle armi pesanti, come cannoni e lanciarazzi, sia il nome dell'arma dell'esercito che impiega questo tipo di mezzi. Le armi di grosso calibro che costituiscono l'artiglieria sono utilizzate dalle forze di terra, ma possono essere montate anche su navi e aerei. Esse possono essere suddivise in quattro categorie fondamentali: cannoni, mortai, obici e lanciarazzi.

Cannoni

Un cannone è un'arma di grosso calibro che spara proiettili ad alta velocità e con traiettoria tesa, che di solito possiedono una carica esplosiva che detona all'impatto col bersaglio. Il cannone normalmente presenta sulla superficie interna una rigatura a spirale che imprime al proiettile un movimento rotatorio attorno al proprio asse. Tale movimento accresce la stabilità del proiettile stesso durante il volo, rendendo la traiettoria più precisa.

I primi cannoni sparavano semplici proiettili non esplosivi e venivano caricati dalla bocca della canna. In seguito furono adottate munizioni che producevano ventagli di schegge metalliche, o shrapnel, e che venivano caricate da un lato del cannone, così da permettere un tiro più rapido.

Mortai

Un mortaio è un cannone che lancia granate lungo una traiettoria alta e arcuata, che consente al proiettile di scavalcare un eventuale ostacolo topografico per raggiungere il bersaglio. Le granate vengono caricate attraverso la bocca del mortaio; scivolando all'interno lungo la canna, finiscono con l'urtare un'unghia di percussione che provoca la detonazione della carica di lancio. I mortai sono particolarmente adatti nelle operazioni belliche in terreni dalla topografia irregolare, sono facilmente trasportabili e di semplice funzionamento.

Come i cannoni, i primi mortai sparavano proiettili non esplosivi; solo in un secondo tempo essi vennero progettati in modo da lanciare granate dotate di spolette che potevano essere regolate per esplodere all'impatto col terreno o appena prima di toccare il suolo.

Obici


In origine, gli obici avevano una canna di lunghezza media che sparava un proiettile a velocità moderata lungo una traiettoria curva. Sparando con un alzo ridotto, gli obici potevano raggiungere una gittata considerevole, come i cannoni, mentre con un alzo elevato potevano scavalcare ostacoli, come i mortai. Oggi, le differenze tra cannoni e obici sono più sfumate. Gli obici sono ora dotati di canne più lunghe e possono sparare una varietà di proiettili a distanze che un tempo erano coperte soltanto dai cannoni. Gli obici leggeri sono di solito montati su un affusto dotato di ruote e possono essere rimorchiati, trasportati da elicotteri o paracadutati da aerei in zona di operazioni.

Lanciarazzi e rampe missilistiche

I lanciarazzi guidano la partenza di proiettili autopropulsi. I missili, che possono percorrere grandi distanze e colpire bersagli con grande precisione, consistono essenzialmente di un propulsore a razzo e di una testata esplosiva. Si distinguono principalmente due tipi di missili: quelli non guidati e quelli guidati (Vedi missili guidati). I primi, che propriamente dovrebbero essere chiamati semplicemente razzi, sono indirizzati dal lanciarazzi in una traiettoria non modificabile. I missili guidati, invece, sono dotati di speciali dispositivi che permettono di controllarne con precisione la traiettoria durante il volo.

L'uso diffuso dei lanciarazzi ebbe inizio nel corso della seconda guerra mondiale. Tra le armi più potenti impiegate durante la guerra era il razzo tedesco V-2, con una traiettoria balistica molto arcuata e alta (tanto da uscire dall'atmosfera), e un raggio di azione di 350 km.

Lo sviluppo dell'artiglieria

I romani e altri popoli dell'antichità usavano congegni come le catapulte per scagliare massi e altri proiettili contro fortificazioni e formazioni nemiche. Le prime armi da fuoco apparvero in Europa agli inizi del XIV secolo. L'artiglieria di quest'epoca sparava soprattutto palle di ferro e aveva spesso più successo nel seminare panico tra i ranghi del nemico che nell'infliggere un danno vero e proprio. I primi pezzi di artiglieria erano notoriamente inaffidabili ed era difficile controllarne l'esplosione, che spesso avveniva all'atto di far fuoco. Questo rimase un grosso problema fino al termine del secolo scorso. Da allora, i progressi realizzati in metallurgia hanno migliorato l'efficienza dei pezzi e l'artiglieria ha assunto un ruolo di assoluto rilievo negli eserciti moderni.

Lo sviluppo dell'artiglieria ha comunque prodotto notevoli cambiamenti nella tattica di guerra. I primi cannoni e mortai venivano usati soprattutto contro città fortificate, dal momento che il grande peso dei pezzi di artiglieria impediva che essi fossero impiegati in una guerra di movimento. Solo sul finire del XV secolo i francesi utilizzarono per la prima volta in battaglia, e con buon esito, cannoni dotati di ruote. Agli inizi del secolo scorso l'artiglieria aveva ormai assunto il carattere di forza mobile di supporto nelle operazioni belliche. Il fuoco delle batterie di artiglieria veniva usato per distruggere formazioni nemiche attaccanti o per scompaginare le forze in difesa prima di lanciare un attacco. L'artiglieria, trainata da cavalli, aveva acquistato mobilità e poteva essere spostata da un punto all'altro di un campo di battaglia.

Durante la prima guerra mondiale (1914-1918) l'intenso fuoco di artiglieria tolse a entrambe le parti in conflitto la capacità di muovere forze, e ciò condusse alla situazione di stallo della guerra di trincea. La seconda guerra mondiale vide un ritorno alle tattiche di manovra, con l'entrata in scena dei carri armati e dei veicoli blindati per il trasporto di truppe, ma l'artiglieria continuò comunque a essere la forza più distruttiva sul campo di battaglia.

In conflitti recenti, come nella guerra di Corea e in quella del Vietnam l'artiglieria fornì la maggiore copertura di fuoco per le forze di terra. I cannoni possono costituire dei mezzi di supporto utilizzando munizioni anticarro e antiuomo, quali ad esempio i proiettili a guida laser in grado di distruggere carri armati in movimento, e le munizioni che rilasciano ventagli di piccole bombe antiuomo. Gli obici medi di cui alcuni eserciti dispongono sono in grado di sparare munizioni chimiche o nucleari e anche di distribuire mine.

I recenti progressi nelle prestazioni dei computer e nei sistemi di rilevamento hanno reso possibile il progetto e la costruzione di pezzi di artiglieria e lanciarazzi capaci di muoversi autonomamente su un campo di battaglia, fermandosi per sparare, e spostandosi rapidamente subito dopo in un'altra posizione. Alcuni di essi, inoltre possono essere caricati con i cosiddetti proiettili "intelligenti", in grado di dirigersi verso bersagli fissi o mobili grazie all'uso di sofisticati sensori. Queste munizioni sono dette anche "fire-and-forget" (spara e dimentica), dal momento che non è necessario correggerne la traiettoria durante il volo.[2]

Cannone Termine che designa in generale armi da fuoco con calibro superiore ai 20 mm, distinte dalle cosiddette armi leggere. Insieme al mortaio e all'obice, il cannone costituisce una delle armi principali in dotazione all'artiglieria.

L'invenzione del cannone viene generalmente attribuita a Berthold Schwarz, un monaco tedesco del XIV secolo. I primi cannoni usavano cariche di polvere pirica per sparare grosse pietre o sfere metalliche ed erano sostanzialmente costituiti da voluminosi tubi metallici ad anima liscia che venivano caricati dalla bocca; il rinculo veniva assorbito dal moto all'indietro dell'affusto, che allo scopo era dotato di ruote. Il cannone moderno, caricato attraverso la culatta (da dietro la canna), consiste di un tubo di acciaio internamente rigato a spirale, in modo da conferire al proiettile una rotazione attorno al proprio asse durante il volo, e rinforzato da un rivestimento esterno sempre in acciaio; l'affusto è dotato di meccanismi che servono ad assorbire la forza del rinculo e a riportare immediatamente il cannone nella posizione di sparo. Meccanismi di elevazione e di spostamento orizzontale permettono inoltre di mirare manualmente, attraverso un motore elettrico, oppure per mezzo di un sistema completamente automatico che si serve di un radar per individuare e inseguire un bersaglio.

I cannoni possono sparare munizioni di tipo assai diverso: proiettili esplosivi, proiettili perforanti anticarro, granate fumogene e da segnalazione, ogive chimiche e nucleari. Possono essere sparati per mezzo di un cannone dotazioni mediche di importanza vitale per truppe rimaste isolate e perfino contenitori di volantini di propaganda.[3]



Storia della guerra Storia dell'uso della forza da parte di uno stato, o di un altro gruppo organizzato, per imporsi sugli avversari; lo "stato di guerra" è invece la condizione giuridica di un paese belligerante.

La guerra nell'antichità




Le prime forze armate dell'antichità comparvero in Assiria e in Persia: schieravano in campo cavalieri e fanti armati di lancia. I greci introdussero invece una fanteria dotata di armamento pesante (grande scudo, lancia, spada) e organizzata in schiere serrate, le falangi, efficaci nell'urto frontale ma difficili da manovrare; Alessandro Magno, in particolare, riunì falangi di fanteria pesante e leggera e la cavalleria in una potente forza d'attacco che nel 333 a.C. distrusse a Isso l'esercito persiano.

I romani superarono largamente i loro predecessori in potenza militare e capacità tattica. I fanti delle legioni dell'impero romano erano armati con scudo, spada corta e giavellotto e suddivisi in tre schiere (astati, principes, triari) dai compiti diversi (primo assalto, sostegno, rinforzo), ognuna di sei file. Perfettamente addestrate, disciplinate e in grado di compiere lunghe marce di trasferimento, le legioni romane estesero il dominio di Roma su tutta l'Europa e il Mediterraneo e lo mantennero fin dopo il 400 d.C., quando l'impero romano di Occidente cedette sotto l'urto di successive invasioni barbariche dall'est e dal nord.


Dal Medioevo all'epoca moderna


L'Occidente recuperò una parvenza dell'unità perduta solo nell'800 d.C. con l'impero carolingio. Risale a quell'epoca l'adozione, da parte della cavalleria franca, delle staffe, che consentivano ai guerrieri di brandire più saldamente spada e lancia contro la fanteria nemica.

Nel Medioevo la fanteria sembrò dovesse essere sostituita dalla cavalleria e dal suo elaborato codice d'onore, ma già nel XIV secolo la fanteria leggera cominciò a essere munita di balestre, meno rapide degli archi ma più potenti, più agevoli da tendere, più sicure nella mira. Queste armi ebbero effetti devastanti sulla cavalleria nemica.


L'invenzione delle armi da fuoco


Ancora più decisiva per il ridimensionamento del ruolo dei soldati a cavallo fu l'introduzione della polvere da sparo. Dapprima applicata alle armi pesanti - bombarde e cannoni, trasportati per la prima volta sul campo di battaglia dai francesi che li collocarono su affusti mobili - fu poi impiegata nelle armi portatili a canna liscia e ad avancarica, come gli archibugi (XV secolo), sostituiti successivamente (XVI secolo) dai più veloci ed efficaci moschetti, che resero definitivamente obsolete le balestre.

Insieme alla polvere da sparo, nel XVII secolo andò diffondendosi fra i governi degli stati-nazione europei la tendenza a ricorrerre in caso di necessità a truppe mercenarie, assoldate con contratti di breve durata, il che però ostacolava la conduzione di campagne militari prolungate; sciolti da un impegno di fedeltà verso il loro signore, i mercenari tendevano a disertare in massa quando il soldo tardava.


La rivoluzione di Gustavo II Adolfo


Durante la guerra dei Trent'Anni (1618-1648), Gustavo II Adolfo di Svezia rivoluzionò le tecniche belliche dividendo la sua fanteria in unità minori, disposte su linee parallele, in grado di generare un fuoco ininterrotto, grazie al rapido avvicendamento delle linee di moschettieri. Questa tecnica di combattimento imponeva ai soldati di marciare al passo, ordinatamente, e di caricare e fare fuoco a comando, il che implicava la necessità di un buon addestramento. Il battaglione di 600 uomini, disposti in cinque file, divenne l'unità di base della fanteria. Gli effettivi erano ancora costituiti da soldati mercenari, ingaggiati però per periodi più lunghi e sottoposti a una brutale disciplina per scoraggiare le diserzioni.


Il predominio della Prussia

Nel XVIII secolo la fanteria cominciò a schierarsi in formazioni quadrate che assicuravano la difesa su tutti i lati, mentre la sua potenza di fuoco fu accresciuta dall'introduzione del percussore rapido e della cartuccia, che riuniva polvere di lancio e innesco. Per disporre di un maggior controllo del fuoco, i battaglioni furono suddivisi in plotoni. I miglioramenti apportati all'armamento rafforzarono la potenza della difesa e di conseguenza prolungarono la durata dei combattimenti.

Nella guerra dei Sette anni (1756-1763) la fanteria prussiana, disciplinata ed efficiente grazie al suo addestramento, dominò i campi di battaglia.


La Rivoluzione francese e Napoleone


Altre importanti innovazioni furono introdotte, verso la fine del secolo, dall'esercito francese, impregnato degli ideali della Rivoluzione francese e reclutato sulla base della coscrizione obbligatoria. Dopo il 1794 le truppe francesi, organizzate in divisioni, adottarono la formazione in colonna che conferiva loro maggiore manovrabilità.

Napoleone Bonaparte, tra la fine del XVIII e i primissimi anni del XIX secolo, trasformò questa forza rivoluzionaria in un esercito conquistatore e aggressivo. Organizzò le sue armate in corpi, ripartiti a loro volta in due divisioni, ciascuna di 7000 uomini. I corpi d'armata erano unità autosufficienti, dotate di cavalleria, artiglieria, fanteria, divisa a sua volta in brigate, reggimenti, battaglioni. Ciascun corpo d'armata era pienamente in grado di far fronte al nemico. La rapidità di schieramento e la mobilità tattica spiegano in buona parte le brillanti vittorie francesi sulla Prussia, l'Austria e la Russia durante le guerre napoleoniche fino al 1812.


Telegrafo e ferrovia al servizio della guerra


Una nuova rivoluzione nell'organizzazione militare e negli armamenti avvenne a partire dal 1860. Il fucile a retrocarica aumentò la velocità di fuoco e permise ai soldati di sparare da terra, al riparo dalla reazione nemica. Inoltre, sia l'artiglieria, sia le armi portatili furono dotate di canne rigate che ne aumentarono considerevolmente portata e precisione.

In Prussia, intanto, nacque lo stato maggiore generale, strumento di coordinamento e controllo dell'esercito, che divenne permanente a coscrizione obbligatoria, a eccezione della Gran Bretagna.

L'invenzione del telegrafo e la diffusione della ferrovia completarono la rivoluzione dell'arte della guerra della fine del XIX secolo. Le vittorie della Prussia nella guerra austro-prussiana (1866) e nella guerra franco-prussiana (1870-71) dimostrarono l'importanza cruciale di un'efficace utilizzazione delle ferrovie e di una superiore capacità organizzativa.

I continui miglioramenti nella velocità, portata e precisione delle armi da fuoco pesanti e portatili furono dapprima interpretati come un rafforzamento dell'offesa: le forze difensive sarebbero state prima sopraffatte da un massiccio bombardamento di artiglieria, poi travolte dall'avanzata della fanteria, baionetta in canna. In realtà, come aveva fatto presagire la guerra di secessione americana, e come la prima guerra mondiale avrebbe dimostrato, era vero il contrario: la difesa stava diventando praticamente inespugnabile.





La prima guerra mondiale


Tutte le potenze belligeranti della prima guerra mondiale avevano elaborato piani per mantenere fin da principio l'iniziativa dell'attacco grazie alla mobilità conferita alle truppe dal sistema ferroviario. Secondo il piano predisposto da Alfred Schlieffen, l'esercito tedesco, con una rapida offensiva attraverso il Belgio e la Francia settentrionale, avrebbe accerchiato e distrutto le forze francesi per poi raggiungere rapidamente il fronte orientale, dove avrebbe respinto la lenta avanzata dei russi. Tuttavia, mentre procedevano verso Parigi, nell'agosto 1914, le truppe germaniche si trovarono a corto di rifornimenti (i francesi e i belgi in ritirata avevano distrutto le ferrovie alle loro spalle). Riunite le proprie forze, i francesi contrattaccarono il 6 settembre (prima battaglia della Marna) costringendo i tedeschi a ritirarsi sull'Aisne. Gli eserciti che si fronteggiavano si attestarono sulle loro posizioni scavando trincee e opere di difesa lungo due linee parallele dal mare del Nord alla Svizzera. Altre trincee si snodarono nella pianura polacca e sulle montagne venete e friulane. Fino al 1918, nonostante le offensive suicide da entrambe le parti, le linee trincerate non furono mai violate. La guerra di movimento divenne guerra di logoramento, con terribili perdite dovute unicamente all'intensità di fuoco: gli italiani caduti furono 600.000. Solo gli attacchi coordinati di carri armati, aeroplani e fanteria riuscirono a respingere i tedeschi nelle loro frontiere.


La seconda guerra mondiale


Nel dopoguerra, mentre in Germania covavano sentimenti di rivalsa, gli Alleati trascurarono la preparazione militare. La Francia, dal 1929, concentrò i propri sforzi nella preparazione a una lunga guerra difensiva con la costruzione della linea Maginot, un sistema di fortificazioni che andava dal Lussemburgo al confine svizzero. Ma intanto l'innovazione tecnologica rendeva sempre più sofisticati gli aerei da caccia e i bombardieri (vedi Aviazione), migliorava le comunicazioni radio, introduceva il radar.

La seconda guerra mondiale, che scoppiò nel settembre 1939, fu essenzialmente una guerra di tecnologie. Le vittorie lampo dei tedeschi su Belgio, Olanda e Francia nella primavera del 1940 furono il risultato di una strategia e di una tattica militare innovative su avversari senza guida e malamente organizzati. La guerra lampo (Blitzkrieg) - consistente in attacchi massicci e coordinati di carroarmati e aviazione prima dell'avanzata del grosso della fanteria - colse gli alleati di sorpresa. Ma già nel 1941, con l'entrata in guerra dell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche (URSS) e degli Stati Uniti d'America (USA), le forze tedesche, a confronto con le superiori risorse statunitensi e con l'ostinata resistenza dell'Armata Rossa, si trovarono in difficoltà. Nonostante i tardivi successi tedeschi nel campo degli aerei a reazione e dei razzi, gli angloamericani erano di gran lunga superiori dal punto di vista tecnologico, e le loro truppe bene attrezzate alla fine ebbero la meglio, nonostante la fanatica resistenza di tedeschi e giapponesi a mano a mano che la guerra si avvicinava alla loro madrepatria.

Si trattò di un conflitto di distruttività senza precedenti. Intere città in Europa (come Coventry e Dresda) e in Asia (come Hiroshima e Nagasaki) furono rase al suolo, milioni di russi e di tedeschi morirono nella spietata guerra sul fronte orientale. Scomparve ogni distinzione tra civili e combattenti. La Germania si arrese senza condizioni nel maggio 1945; il Giappone il 15 agosto dopo che le città di Hiroshima e Nagasaki erano state totalmente distrutte da armi nucleari: tragico esempio della superiorità tecnologica dell'Occidente.





L'era nucleare e la Guerra Fredda


I teorici della guerra definirono le armi nucleari ordigni "assoluti", che sarebbe stato impossibile impiegare nel contesto di una strategia razionale. Ciò nondimeno, gli Stati Uniti, che per qualche anno ebbero il monopolio di queste armi, procedettero nella corsa agli armamenti nell'ipotesi che, in caso di aggressione sovietica, l'uso delle armi nucleari avrebbe loro assicurato la vittoria decisiva. Quando anche i sovietici ebbero il loro arsenale atomico, e fu chiara la natura reciprocamente distruttiva di una guerra nucleare, l'accento si spostò sulla strategia della deterrenza. Si riteneva infatti che il possesso di armamenti nucleari avrebbe scoraggiato qualsiasi aggressione, e gli Stati Uniti formularono una strategia di Massive Retaliation (risposta massiccia). Ma un'ulteriore riflessione suggerì l'abbandono del programma.

La discussione sul tipo di strategia nucleare da adottare si divise in due scuole: l'una riteneva l'esistenza di armi nucleari sufficiente a stabilizzare l'equilibrio tra le grandi potenze; l'altra vedeva nella situazione un momento di stallo da cui era impossibile uscire se non con un ritorno alla guerra convenzionale. Una posizione intermedia sosteneva che l'uso di armi nucleari tattiche avrebbe reso possibili guerre nucleari limitate senza implicare necessariamente l'escalation verso la distruzione totale reciproca. L'Organizzazione per il Trattato dell'Atlantico del Nord (NATO) incluse queste armi nella sua strategia di risposta flessibile nella speranza di rendere più credibile il deterrente della minaccia nucleare. Gli strateghi sovietici, dal canto loro, non ammisero mai l'improponibilità dell'uso delle armi nucleari. Le bombe nucleari avevano conquistato fama di imbattibili strumenti di distruzione di massa, perché l'abbinamento delle più potenti bombe all'idrogeno con i missili balistici sembrava precludere ogni difesa.

Negli anni Sessanta la possibilità di intercettare i missili fece sperare nella messa a punto di un'efficace difesa antimissile. Questa prospettiva allarmò coloro che vedevano nella reciproca vulnerabilità la base della stabilità. Analoghi timori che le forze deterrenti di una potenza nucleare potessero essere distrutte da un attacco preventivo indussero a compiere grandi sforzi per garantire un "secondo colpo sicuro", occultando missili balistici con testate termonucleari in silos sotterranei corazzati o in sottomarini atomici. Sempre negli anni Sessanta, l'idea di preservare la stabilità internazionale mediante riduzioni concordate degli arsenali nucleari condusse ai negoziati SALT e START (rispettivamente, Strategic Arms Limitations Talks e Strategic Arms Reductions Talks). Vedi Guerra fredda.


Guerre convenzionali nell'era nucleare


Mentre le superpotenze e i loro alleati nucleari, Gran Bretagna, Cina e Francia, cercavano di evitare il conflitto nucleare, guerre convenzionali su larga scala scoppiarono, al di fuori del confronto URSS-USA, tra Israele e gli stati arabi (vedi Guerra dei sei giorni) e tra India e Pakistan (vedi Guerre indo-pakistane. I due blocchi si affrontarono indirettamente, sostenendo i propri alleati, nella guerra di Corea (1950-53) e nella guerra del Vietnam.

Più recentemente, nel 1990, è scoppiata poi la sanguinosa guerra Iran-Iraq, mentre l'anno successivo, gli Stati Uniti hanno guidato un corpo di spedizione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) contro l'Iraq, in difesa del Kuwait aggredito durante la guerra del Golfo. Entrambi i conflitti hanno visto misurarsi ancora indirettamente, seppure in forma più attenuata, i due blocchi.




La guerriglia


In altri luoghi il conflitto ha preso la forma della guerriglia. La tattica guerrigliera, usata da insorti per logorare il regime al potere o le forze armate di occupazione, compare in molti periodi storici. Nella seconda metà del XX secolo è stata prevalentemente associata all'ideologia comunista. Uno dei più influenti esponenti, anche sul piano teorico, fu Mao Zedong, che adottò vittoriosamente la "guerra di popolo" contro i giapponesi e contro il Kuomintang di Chiang Kai-Shek. Il successo di Fidel Castro a Cuba moltiplicò i fautori della guerriglia in America latina. Successivamente, sia gli Stati Uniti in Vietnam sia l'URSS nella guerra dell'Afghanistan sono stati sconfitti da forme di resistenza popolare che usavano le tattiche della guerriglia.


L'influenza dei mass media e dell'innovazione tecnologica


Un fattore importante che ha giocato a favore dei movimenti insurrezionali è l'effetto di amplificazione delle loro imprese, e delle perdite del nemico, prodotto dai mass media e, in particolare, dalla televisione.

Un altro mutamento qualitativo nella guerra moderna è dato dall'innovazione tecnologica e, specialmente, dalle applicazioni dell'elettronica. I satelliti spia permettono di vedere il campo di battaglia, dare ordini, controllare le forze in campo. Nello stesso tempo i sistemi di ricerca elettronica dell'obiettivo non solo rendono le armi più efficaci ma riducono i danni inintenzionali, con vantaggi cospicui anche in termini di immagine presso l'opinione pubblica. Questa considerazione è diventata così importante da indurre alla ricerca di armi non letali in grado di mettere i nemici fuori combattimento senza ucciderli.

Per secoli la più importante distinzione tra le grandi potenze militari e le altre nazioni è stata rappresentata dalla capacità di estendere il proprio potere anche a grande distanza, mediante l'uso di efficaci mezzi di trasporto e grazie a un'elevata capacità organizzativa. Tale distinzione vale anche oggi, quando forze aeree e missili a lungo raggio consentono di portare attacchi diretti a grande distanza, mentre aerei da trasporto e portaerei permettono ad alcuni paesi di schierare forze aeree e terrestri in qualsiasi punto della terra. I satelliti di ricognizione e i sistemi elettronici di ricerca dell'obiettivo hanno poi aggiunto nuove dimensioni a questo potere. Tutto ciò, d'altra parte, presuppone l'applicazione di tecnologie sofisticate il cui costo limita ancora una volta la capacità di estendere il proprio potere a grande distanza a poche potenze militari, al punto che, forse per la prima volta nella storia della civiltà umana, la tecnologia militare è guidata dagli sviluppi nell'economia civile e non viceversa.


Guerra e pace dopo la fine della Guerra Fredda

Non tutte le innovazioni tecnologiche, tuttavia, sono esclusivo appannaggio delle grandi potenze. Le opportunità offerte dagli esplosivi al plastico come il Semtex, ad esempio, sono state infatti sfruttate soprattutto dai terroristi. Missili e strumenti di distruzione di massa (armi nucleari, chimiche e biologiche) sono alla portata di numerosi stati anche non tecnologicamente all'avanguardia.

Il diluvio di innovazioni tecnologiche, combinato con situazioni politiche e sociali inedite, ha creato un equilibrio fluido e incerto tra potenze grandi e piccole, tra le forze dell'ordine e del disordine, all'interno degli stati e a livello internazionale. La fine della Guerra Fredda ha poi rivelato, anche contro chi era stato più critico, quale fosse il ruolo di "forza" stabilizzante che essa rivestiva; infatti, malgrado le speranze nell'avvento di un'era relazioni pacifiche sotto l'egida dell'ONU, in molti luoghi la guerra continua a essere un normale strumento della politica.[4]











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