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PROCESSO PER MAGIA
Da martedì 5 a giovedì 7 ottobre al teatro Alfieri di Torino è stata riproposta l'apologia, cioè l'orazione giudiziaria, di Apuleio, il "Processo per magia", appunto.
Apuleio è un giovane uomo di cultura, dedito alle scienze 343i85d e all'arte, alla poesia e alla filosofia; sposa una ricca vedova del marito di diversi anni più grande di lui, e dopo l'improvvisa morte della donna il giovane viene accusato di assassinio e di utilizzo della magia.
Apuleio riesce a discolparsi e a mettere in ridicolo le accuse utilizzando quella che rappresentava la sua migliore arma: l'ironia e una grande capacità oratoria. Ed è proprio da questo punto che si capisce il perché del fallimento di questa rappresentazione che si dovrebbe basare quasi completamente sul monologo di Apuleio:
l'attore che ha interpretato il ruolo del giovane per primo punto non era affatto un bel giovane dai capelli biondi ma bensì un attempato signore con i capelli bianchi (comunque è stata evitata l'accusa riguardo la bellezza di Apuleio che in caso contrario si sarebbe rivelata una farsa). Tralasciando questo particolare esteriore, dopo pochi minuti da quando Apuleio ha cominciato la sua orazione, si è capito subito che c'era qualcosa che non andava: l'attore leggeva in maniera molto evidente, tutta l'ironia e la loquacità del personaggio ne è risultata compromessa fino a diventare quasi noiosa.
E' stato subito chiaro che quello doveva essere un attore sostituito all'ultimo momento, ma se così è stato, e lo spero vivamente per il buon nome della compagnia, sarebbe stato opportuno essere avvertiti del cambiamento.
Il lungo monologo che rappresentava la difesa di Apuleio è risultato quindi molto pesante, anche per la cattiva acustica dell'Alfieri e per i problemi nella sincronizzazione fra i dialoghi e le musiche.
Lo scenario e i costumi erano molto essenziali ma adeguati all'epoca della narrazione, narrazione che sarebbe dovuta essere vivacizzata dal protagonista.
Probabilmente se ci fosse stato l'attore principale, potrebbe essere stato un bello spettacolo, anche per la scelta ben curata dei momenti del processo da rappresentare e per un narratore che rendeva fin troppo facile la comprensione dei vari momenti.
Elio Di Cato
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