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Le celebri esperienze sulla caduta dei gravi, effettuate da
Galilei operando sia dalla sommità della torre di Pisa, sia utilizzando il
piano inclinato, lo portarono a dedurre
l' indipendenza del valore dell' accelerazione di gravità
(g ~= 9,8 metri/secondo2 ) dalla massa M del corpo in caduta libera,
qualora si possano ritenere trascurabili gli effetti prodotti dalle forze
aerodinamiche(resistenza dell'aria).
Quando infatti gli esperimenti sulla caduta libera dei gravi vengono effettuati
nel vuoto, per esempio lasciando cadere due corpi con masse diverse in un tubo
di vetro dal quale sia stata estratta l'aria mediante una pompa (il cosiddetto
tubo di Newton), si verifica l'uguaglianza dei tempi di caduta libera nel campo
di gravità.
Ricordiamo in proposito l'esperimento eseguito sulla superficie lunare dagli
astronauti statunitensi di una delle prime missioni Apollo.
In quell'occasione, dopo avere riscontrato l' uguaglianza dei tempi di caduta
libera di due corpi con masse diverse nel vuoto dell' ambiente lunare,
esclamarono: "Aveva ragione Signor Galileo".
Possiamo rendercene conto lasciando cadere da un' altezza H di qualche metro
due sferette aventi lo stesso raggio e masse diverse, per esempio una sferetta
di ferro ed un' altra di materiale plastico, e verificando l'uguaglianza dei
tempi di caduta libera Tc.
Essendo il moto delle sferette naturalmente accelerato, cioè con accelerazione
costante g , si ha: H = (1/2) g Tc2, da cui si ottiene Tc estraendo
la radice quadrata di (2H/g).
Dalla verifica dell' uguaglianza dei tempi di caduta libera, si deduce
l'identità dell'accelerazione di gravità per i due corpi.
Se invece, per evidenziare l'effetto della resistenza dell'aria, si ripetesse
l'esperimento utilizzando due sfere aventi la stessa massa, ma raggi molto
diversi, per esempio con rapporto 1/10, si rileverebbe un tempo di caduta
sensibilmente maggiore per la sfera più grande, la quale, avendo una superficie
100 volte maggiore, sarebbe soggetta ad una resistenza aerodinamica 100 volte maggiore,
e quindi cadrebbe con una minore accelerazione di gravità.
In questo caso non si può applicare il principio di Galileo dell'indipendenza
dell'accelerazione di caduta libera dalla massa del corpo, poichè questo,
diversamente da quanto si verifica nel vuoto, è soggetto sia alla forza di
gravità che alla resistenza aerodinamica.
Molto Rev.do Sig.re et Pad.ne Col.mo
Ripensando circa le cose del moto, nelle quali, per dimostrare li accidenti da me osservati, mi mancava principio totalmente indubitabile da poter porlo per assioma, mi son ridotto ad una proposizione la quale ha molto del naturale et dell'evidente; et questa supposta, dimostro poi il resto, cioè gli spazzii passati dal moto naturale esser in proporzione doppia dei tempi, et per conseguenza gli spazii passati in tempi eguali esser come i numeri impari ab unitate, et le altre cose. Et il principio è questo: che il mobile naturale vadia crescendo di velocità con quella proportione che si discosta dal principio del suo moto; come, v. g., cadendo il grave dal termine a per la linea abcd, suppongo che il grado di velocità che ha in c al grado di velocità che hebbe in b esser come la distanza ca alla distanza ba, et così conseguentemente in d haver grado di velocità maggiore che in c secondo che la distanza da è maggiore della ca.
Haverò caro che V. S. molto R.da lo consideri un poco et me ne dica il suo parere. Et se accettiamo questo principio, non pur dimostriamo, come ho detto, le altre conclusioni, ma credo che haviamo anco assai in mano per mostrare che il cadente naturale et il proietto violento passino per le medesime proporzioni di velocità. Imperò che se il proietto vien gettato dal termine d al termine a, è manifesto che nel punto d ha grado di impeto potente a spingerlo sino al termine a, et non più et quando il medesimo proietto è in c, è chiaro che è congiunto con grado di impeto potente a spingerlo sino al medesimo termine a; et parimente il grado d'impeto in b basta per spingerlo in a: onde è manifesto, l'impeto nei punti d, c, h andar decrescendo secondo le proporzioni delle linee da, ca, ba; onde, se secondo le medesime va nella caduta naturale, aqquistando gradi di velocità, è vero quanto ho detto et creduto sin qui.
Quanto all'esperienza della freccia, credo che nel cadere aqquisterà pari forza a quella con che fu spinta, come con altri esempi parleremo a bocca, bisognandomi esser costà avanti Ognisanti. Intanto la prego a pensare un poco sopra il predetto principio.
Quanto all'altro problema proposto da lei, credo che i medesimi mobili riceveranno ambedue la medesima virtù, la quale però non opererà in ambedue il medesimo effetto: come, v. g., il medesimo huomo, vogando, communica la sua virtù ad una gondola et ad una peotta, sendo l'una et l'altra capace anco di maggiore; ma non segue nell'una et nell'altra il medesimo effetto circa la velocità o distanza d'intervallo per lo quale si muovino.
Scrivo al scuro: questo poco basti più per satisfare al debito della risposta che al debito della soluzione, rimettendomi a parlarne a bocca in breve. Et con ogni reverenza li bacio le mani.
Di Padova, li 16 di Ortobre 1604.
Di V. S. molto R.da
Ser.re Oblig.mo
GALILEO GALILEI.
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