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Mariani 5BR
Sars: il coronavirus
La patologia che ha colpito il mondo nel 2003 e ha fatto 774 vittime è stata definita SARS, "severe acute respiratory sindrome" che sta per sindrome respiratoria acuta grave, forma atipica di polmonite che ha piegato il mondo alla ricerca di un vaccino.
Il fulcro di partenza è stata l'Asia soprattutto nei paesi come: Cina, Indonesia, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam. Inizialmente questa malattia sembrava molto simile a un'altra che si era presentata precedentemente a sud della 838b18i Cina.I sintomi che mettono in allerta il mondo sono la presenza di: febbre oltre i 38°, tosse, difficoltà respiratorie, stato confusionale e diarrea che può causare una grave forma di polmonite che, come conseguenza, porta alla morte in poche ore. Non c'è però da stupirsi se avviene una guarigione, la malattia si rivela fatale soprattutto per le categorie che sono a rischio di qualsiasi altra infezione respiratoria come bambini e anziani o chi ha già una salute cagionevole per colpa di altre malattie.
E' altamente contagiosa, molti medici che hanno
cercato di curare i propri pazienti affetti da questa malattia ne sono stati
colpiti; il contagio avviene quindi, tramite contatto con la persona infetta
che ha contratto l'infezione, curando la persona stessa, tramite la convivenza,
per esposizione alle secrezioni respiratorie (saliva) o con i fluidi corporei
ovvero tramite ingestione di alimenti infetti. L'incubazione della malattia è
dai 2 ai 7 giorni.
Viene diagnosticato con difficoltà solamente dopo aver effettuato più e più
controlli a partire dall'inquadramento standard dei pazienti per escludere
tutte le malattie respiratorie gia note e andrebbero quindi effettuate
radiografie toraciche, pulsiossimetria per valutare l'ossigenazione del sangue,
le culture del sangue e delle secrezioni bronchiali per trovare dei
microrganismi patogeni gia noti e i test per la ricerca dei virus più comuni
quali influenzali A e B. Tutti questi esami sono comunque di routine in tutti i
casi di infezione respiratoria grave.
Diverse fonti sostengono
che, esistono dei superdiffusori del virus. Diffusori cui si deve la colpa
della diffusione mondiale di questa sindrome, soggetti che più di altri sono in
grado di trasmettere il virus della polmonite atipica.
Sono state fatte delle ipotesi su questi superdiffusori; ad esempio sul fatto
che siano più resistenti al virus che diffondono ovvero, che un soggetto,
infetto da un patogeno che viene colpito da un coronavirus, può causare una
grave forma della malattia o ha più probabilità di trasmetterla a terzi. Il
problema è che non si sa bene come si comporti il virus nell'organismo dei
soggetti che infetta. I ricercatori speravano e sperano tutt'ora di non trovare
soggetti che sono portatori sani, persone infette senza sintomi per non
imbattersi in qualcosa di ancora più complesso da scoprire e capire.
La teoria più diffusa su questi diffusori è quella che, la loro infettività non
sia di cause genetiche ma di semplici coincidenze.
Gli scienziati di un centro di ricerche farmaceutiche
privato americano,
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