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SOCIOLINGUISTICA - FENOMENI SOCIOLINGUISITCI, PARLANTI E COMUNITÀ, VARIETA' LINGUISITCHE

comunicazione



Richard A. Hudson, SOCIOLINGUISTICA.

È lo studio della lingua in rapporto con la società

(vs. sociologia del linguaggio: studia la società in relazione alla lingua).


I.       INTRODUZIONE


1. La sociolinguistica



- Lunga tradizione storica: studio dei dialetti, rapporti tra significato delle parole e cultura, natura del linguaggio e natura della società.

- Approccio "da tavolino" ha dato risultati negli studi di comunità esotiche, ma anche di società urbane e industriali.

- Pdv Scuola Strutturale (Chomsky): linguistica studia le regole della lingua, mentre sociolinguistica studia il contatto tra le regole e la società.

- Pdv Labov: la nozione di "lingua X" implica il fattore sociale in essa compreso.

- Pdv Firth e Halliday: il linguaggio ha una funzione sociale, è mezzo di comunicazione e modo di identificazione dei gruppi sociali.

NB. la linguistica ignora la società a suo rischio! Ling. socioling. per il grado relativo di interesse nei cfr. dell'aspetto sociale del linguaggio.

2. Fenomeni sociolinguisitci


2.1 - un mondo immaginario: società circoscritta da co 959i83j nfini naturali invalicabili; tutti parlano esattamente la stessa lingua; il cambiamento linguistico non ha luogo; le circostanze sono ininfluenti; non esiste rapporto fra cultura e signoficati di questa lingua. * Tutte queste restrizioni imposte assicurano che non ci sia niente da dire sui rapporti tra lingua/società, se non la cruda asserzione "tale comunità parla la lingua X".

2.2 - un mondo reale ma esotico (l'amazzonia nord-occidentale, cfr Sorensen e Jackson). Venti tribù di indios ciascuna delle quali ha una lingua propria, e una lingua di interscambio - il tukano. Le 20 tribù sono raccolte in 5 fratrie, e vige la regola dell'esogamia; inoltre il matrimonio è patrilocale, dunque ai figli viene insegnata la lingua del padre. Concetto di "casa lunga".

2.3 - un mondo reale e familiare: tutti i discorsi che si possono fare con - e soprattutto su - la lingua in questione. Quanto si può dire della propria lingua in rapporto con la società.

3. Parlanti e comunità


3.1 - conformismo e individualismo: ogni parlante è unico, poiché ogni individuo ha una propria esperienza della lingua che parla (unicità del passato sociolinguistico di ogni persona, su cui viene costruita la propria mappa mentale).

Variazione linguistica individuale come atto di identità (quindi conformismo), ma individualismo come forma di accordo tra i parlanti (cfr. campo della morfologia irregolare).

Due tipi di situazione: focalizzazione, con un alto grado di conformismo, e diffusione, caratterizzata da un forte individualismo.


3.2 - Lo sviluppo sociologico del bambino. Fasi: prima infanzia(baby-talk), infanzia (selezione per età degli item linguistici), adolescenza (slang giovanile), età adulta (stabilità linguisitica). Considerazioni: quando accade che il bimbo si renda conto dell'esistenza di varietà linguistiche distinte? E l'acquisizione di pregiudizi positivi o negativi nei cfr della lingua? E l'adattamento del linguaggio al contesto sociale?


4. Riepilogo e conclusioni

Separare la linga dal suo contesto sociale è più difficile di quanto non si pensi.

Contenuti del manuale: CAP.2) le lingue sono entità discrete e individuabili? CAP.3) conoscenza linguistica coincide (o quasi) con la conoscenza culturale; CAP.4) il linguaggio non è diverso dagli altri comportamenti dell'aspetto sociale; CAP.5) variabilità di forme che usiamo nel parlare; CAP.6) la diseguaglianza linguistica.


II.    VARIETA' LINGUISITCHE


1. introduzione


1.1 - asserzioni globali e asserzioni specifiche: fino a che punto è possibile descrivere i rapporti lingua/società in termini di categorie linguistiche globali (lingua x, dialetto y) e di categorie sociali globali (comunità z) ?


1.2 - item linguistici: i singoli pezzetti di linguaggio ai quali alcune asserzioni sociolinguistiche debbono far riferimento, quando non sono più possibili asserzioni globali. Esistono item lessicali (catalogati), suoni e costruzioni (generati).

Problema della ditribuzione sociale di un item.


1.3 - varietà linguistiche sta a lingua come varietà musicali sta a musica!

- è un insieme di item linguistici con distribuzione sociale simile (item differenti generano varietà diverse).

- non rimane che il termine generale "varietà" per riferirci a oggetti che in termini non tecnici chiamiamo "lingue", "dialetti" o "stili".

- varietà può essere molto più ampia di una lingua comune (può contenere più lingue).


1.4 - "comunità linguistiche": si riferisce a una comunità definita su basi linguistiche.

- Varie definizioni, da Lyons: tutte le persone che usano una data lingua (o dialetto), a Le Page: ogni individuo crea i sistemi del suo comportamento individuale.

- in realtà non è così utile darne una definizione: la realtà su cui si basa è infatti soggettiva.

- importanza delle reti sociali: piccolo gruppo di persone accentrate, e una quantità di altre che ne dipendono più o meno strettamente. Una comunità, nel senso condiviso dalle varie definizioni, ha un confine (benchè approssimativo) laddove le reti sociali non ne hanno (nemmeno approssimativi).

- conclusione: la lingua non si trova nella comunità, bensì nell'individuo!

- def. di Guy: la lingua, anche se esiste per assolvere a una funzione sociale (la comunicazione), è ciò nonostante collocata nelle menti degli individui.

2. le lingue


2.1 - "lingua" e "dialetto": questa distinzione fa parte della nostra cultura. Due differenze: 1. Dimensioni (una lingua è più grande di un dialetto, e lo contiene); 2. Prestigio (una lingua possiede un prestigio che un dialetto non ha). Spesso si usa la distinzione della tradizione scritta (allora lingua) o orale (allora dialetto).

2.2 - lingue standard: sono forse le uniche a definire realmente una varietà. Non sono casuali, bensì il prodotto di un intervento diretto e premeditato da parte della società standardizzazione.

Questo fa di una varietà una lingua standard: selezione (scelta importante dal pdv sociopolitico); codificazione (dizionari e grammatiche); elaborazione della funzione (convenzioni di uso che coprono ogni circostanza); accettazione (la varietà viene accettata come lingua nazionale) - fatto questo, diventa una potente forza unificatrice.

Si potrebbe dire delle l.s. che sono forme patologiche proprio per la mancanza di diversità!

2.3 - delimitazione delle lingue: in base al prestigio non c'è problema. Ma in base alla grandezza: la varietà x può essere più grande di altre, ma più piccola rispetto ad altre ancora! Dunque non c'è distinzione in base alla dimensione!

- criterio aggiuntivo: la comprensibilità reciproca: se i parlanti di due varietà "si capiscono", allora le varietà in questione sono manifestazione della stessa lingua; in caso contrario, non lo sono (.non è proprio così, però.).

- neanche l'uso popolare (da linguisti profani!) rende giustizia alla distinzione.

- la comprensibilità è una scala graduale (da totale a incomprensibile): impossibile dare le coordinate per due varietà che identifichino la stessa lingua.

- le varietà possono essere disposte in un continuum di dialetti: la "somiglianza fra lingue" è un rapporto transitivo, ma quello della "comprensibilità reciproca" è intransitivo. Inoltre la c.r. è un rapporto fra persone, non fra varietà (e dunque imprescindibilmente soggettiva). Infine, il criterio di c.r. non è necessariamente reciproco (!):  A e B non hanno necessariamente le stesse capacità/motivazioni per capirsi.

Conclusione: non esiste alcun modo di distinguere tra lingua e dialetto (se non in base al prestigio, ma allora si parla di standard linguistici).

2.4 - il modello dell'albero genealogico: permette di dimostrare quanto stretti siano i rapporti fra un certo numero di varietà, fino a che punto cioè le varietà si sono allontanate tra loro in conseguenza di cambiamenti storici.

- due vantaggi: chiarisce i rapporti storici tra le varietà in questione; evidenzia il rapporto gerarchico tra varietà senza distinguere fra lingue e dialetti.

- ma questo modello non fa al caso della sociol., cfr. evoluzione in teoria delle onde (cap.II §3.2).


3. i dialetti


3.1 - dialetti regionali e isoglosse. La geografia della lingua, ramo della dialettologia,  mira a tracciare confini (detti isoglosse) tra una zone e l'altra in base alla presenza/assenza di determinati item linguistici.

- postulato del mod. alb. geneal.: le isoglosse non possono mai intersecarsi. Invece: la classificazione incrociata è la relazione più normale e comune tra le isoglosse!

- conclusione dei dialettologi: ogni itam ha una propria distribuzione tra i parlanti quindi non si può contare sulle isoglosse per la delimitazione di varietà. E se non esistono delimitatori di varietà, non esistono nemmeno le varietà!
- ciò che esiste sono le persone e gli item (cosa determina il grado e il tipo di somiglianza tra persone?).

3.2 - la diffusione e la teoria delle onde

3.3 - i dialetti sociali

3.4 - tipi di item linguistici


4. i registri


4.1 - registri e dialetti

4.2 - la diglossia


5. mescolanza di varietà


5.1 - la commutazione di codice

5.2 - la mescolanza di codici

5.3 - il prestito

5.4 - i pidgin

6. conclusioni: le categorie del tipo "la lingua x", "il dialetto y" non sono determinati da confini netti e distinugibili, quindi la calssificazione non sussiste. E' dunque il caso di evitare la nozione di "varietà" e concentrarsi piuttosto sul singolo item linguistico. Il concetto di "comunità linguistica" sembra esistere solo nella misura in cui le persone stesse la individuano, collocandosi al suo interno.

III.  LINGUA, CULTURA E PENSIERO


IV. IL LINGUAGGIO COME INTERAZIONE SOCIALE


V.    LO STUDIO QUANTITATIVO DEL LINGUAGGIO


VI. DISUGUAGLIANZA LINGUISTICA E DISUGUAGLIANZA SOCIALE


VII.   SINTESI TEORICA

1. introduzione: le teorie presenti nel manuale.

- la teoria dell'albero genealogico e quella delle onde sul mutamento linguistico;

- il modello di lingua basato sulla varietà e quello basato sugli item;

- la teoria del pensiero "classica" e quella dei "prototipi";

- l'ipotesi Sapir-Whorf sul rapporto tra linguaggio e pensiero;

- la teoria della "faccia" relativa all'interazione;

- le teorie delle scelte linguistiche dell'"adattamento", della "rete" e degli "atti di identità".

Tutti concordano che gli item linguistici (lingua = sistema autonomo di parole, suoni e significati collegati gli uni agli altri in modi vari e complessi) sono anche collegati ad item sociali.

La sociolinguistica si occupa degli item linguistici specifici così come vengono usati (o intesi) da persone specifiche.

Focus on: individuo teorie sulle funzioni sociali della lingua + teorie sull'interazione diretta tra gli individui (adattamento) integrate con teorie sulle reti e sugli atti di identità; + formulare teorie sulla sruttura della lingua.

2. le funzioni sociali del linguaggio: i modi in cui usiamo il linguaggio per dare ad altre persone la nostra concezione dei nostri rapporti - metodo diretto (messaggio esplicito, signif.o di parole rilevanti) e metodo indiretto (in base alla forma delle parole, non del signif.o). Del metodo indiretto si occupa la socioling., mentre la semantica lessicale si interessa di quello diretto.

2.1 - la faccia: l'immagine pubblica che il parlante presenta al resto del mondo. Rapporti della lingua con i gesti, il corpo, le espressioni, la cnv. Faccia come prototipo (casi tipici ed eccezioni). La faccia è esattamente come un parola: combina una forma osservabile con un signif.o non osservabile (spesso i due aspetti sono in conflitto).

2.2 - solidarietà e adattamento: sono caratteristiche sociali non osservabili.

Rapp. di solidarietà: esperienza condivisa, identità delle esperienze linguisitche, similitudine del livello linguisitco acquisito. NB apprendimento della lingua madre, acquisizione delle forme grammaticali irregolari.

Teoria dell'adattamento: ridurre le differenze di comportamento per sottolineare la solidarietà.

Teoria adattamento VS funzionalismo: forme disfunzionali come i verbi irregolari non dovrebbero esistere per effetto delle pressioni funzionali.

Formalismo: teoria secondo la quale le strutture formali della lingua sono indipendenti dal modo in cui la lingua stessa viene usata (1° la lingua è modellata dalle sue funzioni comunicative, 2° la sua struttura è determinata da un capriccio genetico). La socioling. offre una 3a possibilità: la lingua è sì addattata alle sue funzioni, ma tra queste c'è quella di comunicare informazione sociale: le lingue sono degli instabili compromessi, soggetti a cambiare in ogni momento.

2.3 - reti e modelli multipli. (sembra che responsabile della precisione nell'apprendimento della lingua sia il bisogno di mostrare solidarietà, e che gli innumerevoli atti di adattamento siano la forza trainante).

Il mondo sociale è organizzato in reti: ciascun segmento indica un rapporto di solidarietà di una certa forza, e tale forza varia da una forma all'altra.

* Maggiore è la solidarietà voluta, più la lingua corrente del parlante è vicina a quella del destinatario (così come postula la teoria dell'adattamento).

* Il grado di adattamento dipende da quanto il parlante vuole piacere all'altra persona (è un problema di personalità e di valori individuali).

* La solidarietà può non essere reciproca.

* Rapp. che si stabilisce tra un parlante e tutti quelli che egli incontra: 1. Reti di rapporti chiuse (situazione focalizzata), 2. Reti di rapporti aperte (situazione diffusa: affinità linguistica molto inferiore), 3. Possibilità in cui ogni individuo è legato a molte reti distinte (risultato: plurilinguismo/dialetismo/registrismo, ampio campionario linguistico da cui selezionare a seconda della situazione).

di nuovo: critica alla distinzione tra lingua, dialetto, registro - non esistono confini netti distinguibili. Esiste invece l'ottica soggettiva del parlante individuale: costui è in grado di distinguere (pdv personale) le differenze tra lingue e dialetti.

2.4 - tipi sociali e atti di identità. La conoscenza della società si basa su stereotipi sociali (possibilità di generalizzare).

Tipo sociale è: punto di raccolta per informazioni osservabili e non osservabili; riferimento per la pianificazione del proprio atteggiamento e comportamento; modello mentale di società in cui ciascuno ha un posto chiaro. Fattore negativo: lo stereotipo è indice di pregiudizi.

Se il parlante apprtiene allo stesso tipo sociale del destinatario, ciò implica un grado di solidarietà relativam. elevato.

Il parlare è considerato come "atto di identità" (fornisce indizi visibili che altri individui possono utilizzare per capire come il parlante vede il loro posto tra i vari tipi sociali rilevanti nel discorso) che colloca il parlante in uno "spazio sociale pluridimensionale".

Due parti della faccia: 1. interpersonale (relazione tra parlante e destin.), 2. di classificazione sociale del solo parlante.

Nb. la teoria adattamento dice che: quanto più una persona ci piace (interpersonale), tanto più vorremmo assomigliarle (classificazione). Quindi: lo stesso individuo può esibire diverse classificazioni di sé in occasioni differenti, secondo la compagnia in cui si trova.

- la finzione: modificare il proprio accento per sembrare ciò che non si è (code-crossing di Rampton).

2.5 - potere: in un modello sociolinguistico non è così importante come la solidarietà, perché ha meno conseguenze sulla lingua. Ma la scala di potere organizza la gerarchia sociale, e le classi sociali influenzano la lingua (responsabili della differenza tra prestigio manifesto e prestigio celato).

2.6 - rapporti analogici e variabilità. Tutti i rapporti visti fin'ora (solidarietà, potere, appartenenza) hanno la caratteristica di essere graduali. Essendo questi sempre presenti, almeno al grado minimo, i rapporti sociali sono di tipo analogico. MA! .i segnali linguistici sono digitali! Il problema è trovare il modo per convertire il significato sociale analogico in una forma linguistica digitale, es. controbilanciare la scelta dei nomi con altre scelte linguistiche.

Consentendo alla classificazione sociale di essere quantitativam. variabile si dà una spiegazione parziale della variabilità linguistica (vedi §3.4).

Se l'appartenza a un tipo sociale è un fatto graduale, l'incoerenza nell'uso della lingua è virtualmente inevitabile.

3. la struttura della lingua

3.2 - storia dell'isolamento della lingua: i linguisti (strutturalisti) non considerano le funzioni sociali della lingua. Critica alla logica dello strutturalismo.

3.3 - prove contro l'isolamento della lingua.

Della parola "sidewalk" un parlante inglese conosce: 1. La pronuncia; 2. Che si riferisce allo stesso oggetto del termine (brit.) "pavement"; 3. Che è un nome comune; 4. Che è in uso presso gli americani, ma non presso i britannici.

Secondo un sociolinguista anche l'elemento (4), di natura sociale, rientra nella competenza linguistica del parlante.

3.4 - due fonti ulteriori di variabilità.

L'incoerenza del discorso è un buon modo di usare i mezzi digitali della lingua per raggiungere lo scopo analogico di segnalare l'informazione sociale. Altri mezzi: 1. Variazione di fedeltà socialtipica (diverso grado di fedeltà ai tipi sociali); 2. Variazione di distintività sociale (vari gradi con cui un dato prototipo può essere associato a caratteristiche diverse); 3. Variazione di giudizio di distintività (il giudizio del parlante circa la maggiore o minore intimità del nesso che lega le varianti in questione con i tipi sociali rilevanti).

Conclusione: di fronte a una variabile sociolinguistica la nostra scelta della variante è determinata da almeno 2 variabili mentali indipendenti: la nostra fedeltà socialtipica (che ci lega a un certo tipo sociale) e in nostro giudizio di distintività (che lega quel tipo sociale all'uso di una certa variante).

3.5 implicazioni per le teorie della struttura del linguaggio.

Sono 4 i criteri necessari a una teoria:

deve essere una teoria della competenza individuale;

deve essere parte di una più vasta teoria della conoscenza (applicabilità a strutture sociali);

deve includere fatti su item linguistici specifici che riguardino situazioni tipiche di uso (pdv parlanti);

deve consentire differenze nella "forza" di tutti i tipi di rapporti di competenza.

- Labov, grammatica e fonologia trasformazionale;

- Labov et alii, fonologia lessicale;

- Kroch, teoria dei principi e dei parametri;

- Sag e Pollard, grammatica a struttura sintagmatica "guidata dalla testa";

- Langacker, grammatica cognitiva;

- Word Grammar, che risponde a tutti i requisiti.




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