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Manuale di sociologia - L'IMMIGRAZIONE IN ITALIA FRA SCELTA E NECESSITA

comunicazione



Manuale di sociologia

Franco Ferrarotti


V. L'IMMIGRAZIONE IN ITALIA FRA SCELTA E NECESSITA'

1. Flussi Migratori

3 fasi del fenomeno migratorio:

1950-1967 - periodo della ricostruzione e dell'espansione economica e strutturale (estero e nord Italia)

1967-1980 - crisi strutturale e nuova divisione internazionale del lavoro

1980 - crisi globale dei paesi sottosviluppati e ripresa delle economie capitalistiche (meno domanda di manodopera e aggravata forza espulsiva dei paesi di esodo)

I paesi politicamente e militarmente forti hanno scelto la strada dell'esportazione d'attività (Stati Uniti - tendenza all'internazionalizzazione dell'economia capitalistica), mentre in Europa è prevalsa l'importazione di manodopera.



Lo stato di necessità è alla base di larga parte dell'immigrazione: non si tratta di libera scelta.

2. Primi anni ottanta: la permeabilità delle frontiere

In Italia ci si è accorti della consistenza di questo fenomeno con un certo ritardo.

La polizia: il meglio che possiamo fare per assisterli è ignorarli.

Fattori di attrazione:

la facilità di ingresso alle frontiere

legge 943/86: riconoscimento di diritti civili e sociali

chiesa cattolica (in loco, come mediazione socioculturale)

accoglienza: Caritas

6. Il miraggio dello studio e della formazione

Le presenze straniere fra gli studenti risentono, evidentemente, della specifica situazione in cui versano i loro paesi (Grecia, Germania Federale, Iran, Giordania)


VI. L'IMPATTO CON L'ITALIA

1. Venendo dall'America Latina

Donne: origine campesina. Situazioni di disgregazione familiare. Idea della tabula rasa, del poter ricominciare da capo.

1.1. La decisione di emigrare

"Catena parentale": quelle che sono andate avanti, che sono arrivate per prime in terra straniera, ne danno difficilmente un'immagine negativa. Sarebbe un'ammissione di fallimento troppo grande.

1.2 La vita in Italia

Difficoltà nel vivere in una casa non propria, con persone estranee che richiedono anche abnegazione e assenso. Resta la speranza di una realizzazione sociale, di una ascesa individuale (l'amore, il matrimonio).

2. Dall'Africa e dall'Asia

Dall'America Latina è più facile: spagnolo e somiglianza fisica => colore della pelle e lingua estranea. Pensano di trovare un lavoro decente ed una nazione amica, per poi tornare in patria.

Rapporti culturali con l'Eritrea: profondo divario tra aspettative e realtà.

2.1 Una volta in Italia

Essere colf vuol dire non poter avere una propria vita affettiva di coppia.

2.2 I rapporti fra i sessi

Per le donne immigrate, gli italiano si permettono comportamenti che non si concederebbero con le loro connazionali (pesa la percezione di donne con scarse difese sociali e culturali, facilmente oggetto di ricatto).

2.3 L'appoggio della comunità

Etiopi, Eritrei, Filippini, Capoverdiani: tramite per una maggiore sindacalizzazione, veicolo per la comprensione dei propri diritti, base d'appoggio per rivendicazione.

Capo Verde (1960): per conoscenza dei frati cappuccini.

2.4 Terra troppo desiderata: l'immagine dell'Europa

Maria de Lourdes Jesus (Lisbona) Europa: luogo di benessere, di civiltà, dove è possibile, se una persona si impegna, realizzare progetti di vita migliore. Gli emigranti che rientrano in ferie rafforzano questo mito (rientrano solo coloro che sono riusciti a trovare un lavoro soddisfacente): dissipano il denaro faticosamente risparmiato dando una fallace idea di abbondanza.

2.5 La rappresentazione dell'Africa

Africa = luogo di curiosità folcloristiche, se non come oggetto di civilizzazione da parte dei bianchi.

Tre tipi di africani: il "buon selvaggio", l'"artista", lo "sportivo".

Portelli: la sopravvalutazione numerica degli immigrati è una spia di un discorso razzista nel nostro paese.

Ove possibile le comunità si sono impegnate nel promuovere la conoscenza dei loro paesi d'origine.

3. I vari modi in cui si diventa clandestini

Uomini e donne raggiungono i paesi europei sia attraverso regolari agenzie di collocamento, sia mediante intermediari che si fanno pagare a caro prezzo (passaporto con nome falso).

Il modo irregolare di entrata condizionerà tutto il soggiorno, specialmente quando si tenterà di mettere a posto la situazione.

Il motivo di disagio più pressante per chi viene dalle Filippine si ha in relazione allo scarto tra preparazione culturale e tipo di inserimento lavorativo (studi universitari e lauree)

3.1 Vivere in clandestinità

Fuggono da guerre, regimi autoritari. Sperano di andare in Australia, Stati Uniti, Canada: in realtà passano mesi, a volte anni. Non si hanno contatti con gli italiani se non di tipo assistenziale. Ozio forzato.

3.2 Clandestini o rifugiati?

Senegalesi, Marocchini e Srylankesi

Agricoltura e pastorizia in provincia, ambulantato su un territorio urbano o lungo le coste.

L'ambulantato è l'attività parcheggio, il primo inserimento lavorativo che trovano.

Le donne, abituate a modi di vita in cui i contatti con gli uomini sono ridotti al minimo, lamentano la forzata convivenza con gli uomini, nei mercati e ovunque.

4. Esuli dalla Polonia

L'Italia, nell'immaginario collettivo polacco, è un paese amico, un punto di riferimento culturale. Avvento al soglio pontificio dell'Arcivescovo di Cracovia.

4.1 Una migrazione economica

Alloggio, vitto e assistenza nei campi profughi di Latina e Capua e Levico e in alberghi convenzionati.

Valori prioritari: autonomia personale e famiglia.

4.3 Le limitazioni imposte

I profughi polacchi sono, in genere, persone giovani, che in patria lavoravano. Inizialmente i rapporti con gli italiani sono discreti. Dopo un po' rischiano di incrinarsi.

Nonostante la situazione di relativo privilegio di cui godono in confronto di altre etnie, i polacchi risentono fortemente delle limitazioni imposte, del divieto di lavorare pena la cessazione dell'assistenza. L'ozio forzato pesa.

4.3 Cresce l'area del malcontento

tempi di attesa, lungaggini burocratiche: il desiderio di proseguire l'iter migratorio è il più forte motivo di malcontento;



trattamento ricevuto nei campi di assistenza e negli alberghi

lavoro nero

impossibilità di lasciare l'albergo per più di 24 ore senza autorizzazione

4.4 Situazioni di relativo privilegio?

Da parte italiana si sottolinea il relativo privilegio dei polacchi, che invece vedono questa situazione come costrittiva, frustrante, difficile da tollerare.


VII. STATO E VOLONTARIATO DI FRONTE ALL'IMMIGRAZIONE

1. Molteplicità d'intenti

Comunità di S. Egidio: evangelizzazione

Caritas: progetto "politico" (dalla parte degli ultimi)

Federazione delle Chiese Evangeliche (mettere in grado i singoli di difendere i loro diritti in prima persona)

richiesta dell'abolizione della riserva geografica che impedisce il riconoscimento come rifugiato politico.

1.1 Finalità e modalità dell'associazionismo

Conoscitive

Operative

relative agli studenti

formazione dei giovani

livello locale e circoscritto

scala nazionale

livello internazionale

connotazione laica

connotazione confessionale

2. Il ruolo delle Nazioni Unite

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

2. Organizzazioni internazionali non governative

AWR : Association for the study of the world refugee problem

Il tipo di attività dell'AWR non ha immediato riflesso operativo, ma piuttosto informativo e conoscitivo.

4. L'intervento delle Chiese

volontariato

5. Vantaggi e carenze

5.1 La rigidità delle istituzioni

Istituzioni statali e organizzazioni pubbliche non sempre sono in grado di recepire con sufficiente tempestività e flessibilità le istanze dell'ambiente circostante, i mutamenti intercorsi nel costume.

5.2 Flessibilità dell'intervento volontario

Forte impegno, grande disponibilità, opera di tipo non puramente assistenziale, ma anche educativa.

6. Verso il riconoscimento dei propri diritti

6.1 La discrasia fra linee programmatiche e applicazione della normativa

Diversificazione fra la teoria della legge e le modalità pratiche di attuazione.

6.2 Le discriminazioni insite nella norma



previdenza sociale

diritto alla scuola


VIII. VERSO UNA SOCIETÀ MULTICULTURALE

1. Esiste l'Europa?

1.1 Tendenze centripeta, tendenze centrifughe della rivoluzione francese

1.2 Dagli anni cinquanta ai giorni nostri, le ondate migratorie

Pomian: con la fine della seconda guerra mondiale, ci si trova a registrare un miglioramento dei livelli di istruzione della popolazione, un aumento del benessere; si rilevano forti spostamenti dalle campagne alle città, il rafforzamento della democrazia è una linea vincente, con l'eccezione dell'Europa centrale e orientale, che vivrà 40 anni di dittatura. Per l'Europa il più terribile virus è quello del nazionalismo.

Diverso tasso di natalità tra il vecchio continente ed i paesi in via di sviluppo.

miseria economica

persecuzioni politiche

bisogno di auto-affermarsi

La popolazione del globo si va ridistribuendo

1.3 Il fascino della vecchia Europa: l'impero austro-ungarico

1.4 Il Mediterraneo della civiltà

2. Antirazzismo facile?

Se il melting-pot non ha funzionato, se lo "Stato forte" non ha mostrato finora di saper fronteggiare in modo adeguato il fenomeno, forse si potrebbe tentare una politica di apertura più generosa: non già in senso numerico, ma dei principi. Non si tratta di far entrare chiunque, in modo indiscriminato, per confinarlo in una posizione di subalternità, preda di facili sfruttamenti e angherie, come sinora è di fatto avvenuto, nonostante l'impegno e le denuncie di tanti.

Le valutazioni e le stime quantitative degli immigrati in Italia hanno subito, negli ultimi tempi, drastici ridimensionamenti, dopo essere state usate a lungo in modo terroristico: notizie minacciose, incontrollate ed incontrollabili: si è parlato di masse ingenti e terribili che premevano alle nostre frontiere. Solo recentemente si sono avute valutazioni più ragionevoli, stime più contenute, dovute soprattutto a demografi e statistici.

Come ha reagito l'opinione pubblica, i sindacati, gli intellettuali?

Laura Balbo: la tendenza generale è quella di un "antirazzismo facile". La tendenza ad una società multietnica o multiculturale sarebbe un concetto "romantico-mistificatorio", che assume come scontato un risultato di reciproco arricchimento fra culture diverse e la valorizzazione del pluralismo. Sarebbe invece bene richiamare il fatto che le culture non sono affatto uguali tra loro, che non vi è alcuna possibilità di uno scambio tra uguali: tutto il resto è utopia (posizione di realismo).

modalità "dichiarativa" o assertiva, che tronca il dibattito, impedisce la comprensione, tipica di coloro che prendono la parola per dichiarare appunto il proprio statuto di antirazzisti;

modalità della "scoperta e romanticizzazione della società plurietnica pluriculturale e multirazziale", termini, questi ultimo, entrati nel nostro dibattito molto recentemente e quindi dilagati in modo abnorme.

Palidda, Campani: il coro polifonico pro-immigrati che si sarebbe avuto in Italia, senza precedenti al mondo, sarebbe stato originato dal desiderio di stabilire relazioni economiche privilegiate con certi paesi, di sottrarre mercati ai paesi più ricchi.

Non è prevedibile un arresto dei moti immigratori, perché non si tratta di fenomeni legati a capricci momentanei, a velleità contingenti, bensì a necessità storiche e sociali, alla sopravvivenza, alla persecuzione politica.

La conoscenza della storia delle diverse etnie, potrà non essere inutile nel ridimensionamento di certe pretese occidentali di egemonia culturale.


CONCLUSIONI

IX. LE PROSPETTIVE PER GLI ANNI NOVANTA

1. La sindrome da assedio e la fortezza Europa

Repentino cambio di orientamenti con un calo di solidarietà e simpatia nei confronti degli immigrati sia nell'opinione pubblica, sia nella pratica istituzionale.

La politica di netta chiusura espressa dalle istituzioni governative nei confronti dell'immigrazione viene giustificata con la necessità di difendersi da una presunta, incombente invasione (sindrome da assedio). Le istituzioni governative tendono a farsi un vanto delle politiche restrittive. La carenza delle politiche sociali si traduce in una maggiore precarietà dell'immigrato. Ciò, al contempo, aumenta la sua "visibilità" e ne riduce l'accettabilità sociale.

Quanto più è precaria la situazione lavorativa e abitativa degli immigrati, tanto più essi si vedono in giro. Quanto minore è il reddito, tanto più risulta evidente la loro marginalità.

Negli ultimi anni l'opinione pubblica e quella degli studiosi sono state particolarmente colpite dalle proiezioni demografiche condotte da organismi delle Nazioni Unite. Ed effettivamente i dati sono impressionanti.

3. I decreti restrittivi e i nuovi orientamenti della politica migratoria

!990 - Albanesi

Un'applicazione restrittiva delle norme relative ai permessi di soggiorno rappresenta sicuramente un passo indietro rispetto al passato, giacché molti immigrati saranno ricacciati nella clandestinità e costretti a nascondersi. C'è il riserbo che aumenti la ricattabilità anche da parte dei datori di lavoro; ciò comporterà per molti di loro il rischio della devianza.

4. Delitto e castigo

Mass-media.







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