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Cultura egemone e culture subalterne

comunicazione



Cultura egemone e culture subalterne

Cirese

NOTIZIA PRELIMINARE

Gli studi demologici si occupano delle diversità e dei contrasti culturali che si accompagnano o corrispondono alle diversità e ai contrasti sociali tra ceti egemonici e ceti subalterni.

Il miglior modo di essere "oggettivi" è quello di dichiarare la "propria" prospettiva.


Q1 - IL CONCETTO DI CULTURA. L'ETNOCENTRISMO E L'ESCLUSIVISMO CULTURALE. LA PLURALITÀ E LA RELATIVITÀ DELLE CULTURE. CULTURA OSSERVANTE E CULTURA OSSERVATA.

Cultura = il complesso delle attività e dei prodotti intellettuali e manuali dell'uomo-in-società, quali che ne siano le forme e i contenuti, l'orientamento e il grado di complessità o di consapevolezza.

Il concetto etnoantropologico di cultura è il risultato del superamento dell'atteggiamento mentale che va sotto il nome di etnocentrismo.

Etnocentrismo = le forme, i contenuti e i "valori" della propria cultura vengono assunti come metro di misura e di valutazione delle forme, dei contenuti e dei valori delle culture altrui.

C'è anche una forma particolare di etnocentrismo che agisce nei rapporti interni delle società "superiori" (con netta divisione sociale del lavoro, articolazioni in classi "dominanti o egemoniche" e "dominate o subalterne, possesso della scrittura, sviluppo del capitale): l'esclusivismo culturale. I comportamenti e le concezioni degli strati subalterni periferici vengono rigettati fuori dei confini della "cultura", perché non collimanti con quelli dei ceti dominanti e "colti".



Si considerino "relative" ( e non "assolute") tutte le culture, ivi compresa la nostra, che si accetti l'esistenza di una "pluralità di culture".

Cultura di cui fa parte lo studioso: cultura osservante.

Cultura assunta come oggetto di studio: cultura osservata.

L'atteggiamento di rifiuto dell'etnocentrismo va sotto il nome di relativismo culturale, che non deve trasformarsi in ideologia, perché si giungerebbe ad una equiparazione acritica ed indiscriminata di tutte le culture.

Alla equiparazione in linea di principio delle diverse culture deve accompagnarsi il riconoscimento delle differenze di fatto, secondo criteri che tengano conto dei rapporti reali di potere, intesi come rapporti di forza economico-politica e come diversa disponibilità di mezzi di conoscenza, controllo e trasformazione della natura.

Q2 - I DISLIVELLI INTERNI DI CULT 212g63c URA, GLI STUDI DEMOLOGICI E LA RAPPRESENTATIVITÀ SOCIO-CULTURALE DEI FATTI FOLKLORICI.

Dislivelli = le distanze culturali che ci separano dalle situazioni "altre" dalla nostra:

esterni alla nostra società - quando ci riferiamo alle società etnologiche o "primitive" (oggetto dell'etnologia);

interni alla nostra cultura - i comportamenti e le concezioni degli strati subalterni e periferici della nostra stessa società (oggetto delle indagini demologiche o di folclore, tradizioni popolari.

I dislivelli interni di cultura sono in rapporto con tre fattori:

le difficoltà materiali delle comunicazioni;

la discriminazione culturale dei ceti egemonici nei confronti dei gruppi subalterni, esclusi così dalla produzione come dal godimento di certi beni di cultura (analfabetismo);

la resistenza dei ceti periferici e subalterni alle imposizioni "civilizzatrici" dei ceti egemonici (condanne per usanze pagane) - acculturazione forzata o coatta.

Gli studi demologici si occupano della diversità culturale che si accompagna o corrisponde alla diversità sociale; isolano e studiano i comportamenti che hanno uno specifico legame di "solidarietà" con il "popolo".

Solidarietà = due o più fenomeni "vanno insieme", cioè quando c'è l'uno ci sono anche l'altro o gli altri.

Connotazione = il rapporto di solidarietà tra un fatto culturale e un gruppo sociale.

Gli studi demologici si occupano delle attività e dei prodotti culturali che sono "popolarmente connotati", perché esprimono, documentano e rappresentano una specifica condizione socio-culturale.

Q3 - POPOLARITÀ E POPOLO. POPOLARE E POPOLAREGGIANTE. CIRCOLAZIONE SOCIALE DEI FATTI CULTURALI, ASCESA E DISCESA, FOLKLORIZZAZIONE.

La popolarità di un fatto culturale è la relazione storica di differenza o di contrasto rispetto ad altri fatti culturali coesistenti e compresenti all'interno dello stesso organismo sociale. Si definisce per differenza: se ne può parlare nelle situazioni storiche e sociali in cui coesistono fenomeni "non popolari", "culti".

Questo carattere relazionale e contrappositivo è presente anche nella nozione demologica di "popolo":

verticale - romantico: intera nazione contrapposta a ciò che le è estraneo (oppressori, nemici);

orizzontale - categorie diverse all'interno di una stessa società.

Popolareggiante: posizione intermedia: formazioni culturali che si accostano più o meno all'una o all'altra delle polarità estreme (popolare e culto), ma non coincidono con esse (es. poesia popolareggiante). Il criterio per distinguere la poesia popolareggiante da quella popolare è dato dalla presenza o meno della elaborazione popolare o comune.

poesia popolare: è patrimonio di tutti ed ha subito un processo di libera trasformazione;

poesia popolareggiante: composizioni fatte per il popolo e divulgate senza che in essa intervenga l'elaborazione popolare.

I fatti culturali, oltre alla trasmissione nel tempo o tradizione ed alla propagazione nello spazio o diffusione, subiscono anche uno spostamento nella dimensione sociale: le concezioni e i comportamenti nati in un certo gruppo o strato sociale si espandono ad altri gruppi e strati che li adottano, più o meno trasformandoli, e che talvolta li conservano anche quando sono stati abbandonati nello strato o gruppo di origine (circolazione sociale dei fatti culturali): discesa - ascesa.

Il processo non è sempre meccanico e pacifico (imposizioni civilizzatrici)

I fenomeni di circolazione culturale, meccanica o intenzionale o coatta, possono essere espressi anche in termini di acculturazione.

Folklorizzazione: complesso di adattamenti, modificazioni e più in genere innovazioni, con cui a livello popolare o subalterno si interviene su un fatto culto per adottarlo, adattandolo alle proprie esigenze. E' un processo "popolarmente connotativo".


Q4 - PROSPETTIVE GENERALI DELLE INDAGINI DEMOLOGICHE:

ORIENTAMENTO STORICO E ORIENTAMENTO SOCIOLOGICO;

STORICISMO E NATURALISMO;

TAGLIO DIACRONICO E TAGLIO SINCRONICO;

PUNTO DI VISTA PANCRONICO;

LIVELLO SIMBOLICO O SEGNICO, E LIVELLO MATERIALE O EFFETTUALE.

Caratteristica dei fatti folklorici:

A. hanno due aspetti: temporali e cronologici: hanno cioè una origine remota e sono vivi nell'uso presente:

nel primo caso i fatti demologici verranno studiati come documenti del passato, e la loro spiegazione consisterà nella identificazione della loro origine e del loro percorso nel tempo e nello spazio;

nel secondo caso verranno studiati come documenti di una condizione culturale attuale, e la loro spiegazione consisterà nello stabilire il posto che occupano, il ruolo che assolvono, la funzione che svolgono, il significato o valore che assumono nel loro contesto, e cioè nel quadro delle loro interrelazioni.

terzo caso: punto di vista unitario che riesce a collegare i due aspetti.

B. gli orientamenti ricorrenti si sono espressi in una serie di alternative, di coppie oppositive: indirizzi storici (evoluzionisti e diffusionisti)/sociologici (funzionalisti); diacronici/sincronici, storicistici/naturalistici, materialistici/strutturalistici.

Storia: ricerca degli antecedenti cronologici e ricostruzione degli itinerari spazio-temporali dei fatti culturali.

Sociologia: ricerca delle relazioni contestuali, cioè identificazione dei rapporti tra gli elementi coesistenti o compresenti in una situazione data.

Nel funzionalismo inglese, l'opposizione tra etnologia e antropologia sociale riflette la distinzione tra analisi storica e analisi teorica, che riporta a quelle tra ricerche idiografiche e nomotetiche (Windelband): le prime si occupano dei fatti nella loro particolarità, senza risalire dal particolare al generale, le seconde mirano alla comprensione di ciò che è generale, di ciò che non cambia pur nel variare degli elementi singoli.

Poiché "non si dà scienza se non del generale", ecco che le ricerche idiografiche non sono scienze, mentre lo sono le ricerche nomotetiche. Insomma, nel funzionalismo inglese l'opposizione tra storia e sociologia si configura anche come opposizione tra storia e scienza. I funzionalisti negano qualsiasi rilevanza alle indagini di tipo storico.

L'opposizione tra ricerche idiografiche e ricerche nomotetiche è una opposizione tra metodi (individualizzante l'uno e generalizzante l'altro); uno stesso oggetto (i popoli primitivi) può fornire materia a due distinte discipline, l'etnologia e l'antropologia sociale. E' il metodo che configura l'oggetto, e non viceversa.

Obiezione: non tutti i metodi sono ugualmente adatti a porre in rilievo le caratteristiche peculiari degli oggetti.

Lo storicismo idealistico e post-idealistico italiano, riprendendo la distinzione tra fatti sociali e fatti naturali di Dilthey, tra scienze dello spirito e scienze della natura, nega che ai fatti storici e spirituali siano applicabili dei metodi generalizzanti, e nega che la scienza consista nella generalizzazione. Viceversa afferma:

la sola vera scienza è la storia, cioè la presa di coscienza del passato a partire dal presente e per ritornarvi;

la ricostruzione storiografica individua i fatti nella loro unicità e irripetibilità;

le discipline che applicano metodi generalizzanti ai fatti umani cadono nel naturalismo e sono pseudoscienze: la sociologia, l'etnologia, la demologia di tipo evoluzionistico, diffusionistico e funzionalistico nella misura in cui tendono a generalizzare, comparare e ricostruire delle serie cronologiche.

Quindi contrapposizione tra storia e sociologia.

Diversa la posizione di Abbagnano: le due discipline sono complementari: accanto alla ricerca storica, che stabilisce quali siano gli eventi significanti (non ripetuti e non ripetibili) si colloca la ricerca sociologica, che riconosce lo sfondo, la trama degli eventi che per lo storico non esiste (atteggiamenti ripetibili).

Consideriamo ora l'opposizione tra diacronia e sincronia: secondo Saussure gli oggetti della ricerca si collocano su due assi ortogonali:

l'asse orizzontale della simultaneità (sincronia) - riguarda il rapporto tra cose coesistenti nello stesso tempo, indipendentemente dagli antecedenti cronologici (linguistica sincronica);

l'asse verticale delle successioni (diacronia) - riguarda le vicende subite attraverso il tempo da ciascuno degli elementi che si trovano collocati sull'asse della simultaneità (linguistica diacronica).

Saussure indica anche il punto di vista pancronico: in una partita a scacchi non ci sono soltanto la successione diacronica delle diverse mosse e le varie configurazioni sincroniche dei pezzi sulla scacchiera: ci sono anche le regole che governano il gioco. Se le si studia in quanto tali, si scavalca l'alternativa tra sincronia e diacronia, per volgersi alla pancronia e cioè alla immanente presenza delle regole tanto nella successione diacronica quanto nella configurazione sincronica dei pezzi.

Verso questo atteggiamento pancronico sembrano volgersi alcune correnti strutturalistiche moderne ed alla pancronia, intesa come immanenza di regole o leggi, si volge anche il materialismo storico. La differenza sta nel "luogo" in cui si collocano e si ricercano queste leggi: nel mondo della comunicazione segnica o simbolica per gli strutturalisti, e nel mondo della produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell'esistenza per il materialismo storico.


Q5 - SGUARDO CRONOLOGICO AI PRINCIPALI INDIRIZZI DI STUDIO

Interessi antiquari sei-settecenteschi: le ricerche si volgono anche agli usi popolari; al di là delle condanne, li si assumono anche come documenti storici per ritrovarne le origini.

Popolarismo romantico e risorgimentale: esaltazione della spontaneità della poesia popolare contro la artificiosità di quella d'arte; capovolgimento delle posizioni esclusivistiche. Popolo-nazione = etnos: i popoli stono "etnie" o "stirpi", e cioè gruppi in cui alla eredità di certe caratteristiche biologico-razziali se ne accompagna una parallela, di caratteristiche culturali.

Tanto il filone antiquario quanto il popolarismo romantico hanno interessi diacronici e usano la tecnica della comparazione.

mitologia comparata (metà '800) Max Müller: concepisce le fiabe come resti di una antichissima aria o indo-germanica; impiego della comparazione; interessi diacronico.

l'evoluzionismo (avversario della mitologia comparata) (Darwin, Tylor, Frazer, Morgan): le società e le culture non solo si sviluppano da forme più elementari ed indifferenziate verso forme più complesse, ma, e soprattutto, si sviluppano lungo una successione di stadi o di fasi identica ed obbligatoria per tutti. Esisterebbe dunque una legge naturale dell'evoluzione delle società e delle culture. Tesi della poligenesi: nascita plurima e indipendente degli stessi fatti culturali in tempi e in luoghi diversi (comparativismo). Teoria della sopravvivenza (survival): i fatti folklorici non sarebbero altro che i resti di precedenti stadi culturali, che persistono anche in stadi culturali successivi.

Diffusionismo (fine '800 - primo trentennio '900) (Boas): rifiuto della teoria degli stadi evolutivi obbligatori e dell'ipotesi poligenetica; contrappongono la teoria della monogenesi, e cioè la nascita di ogni fatto culturale in luoghi e tempi determinati, e del suo successivo diffondersi in altri luoghi a partire dal suo punto di origine. L'uso della comparazione è consentito solo per stabilire punti di origine e itinerari di diffusione, con finalità diacroniche.

Funzionalismo: abbandono della considerazione diacronica e passaggio alla considerazione sincronica dei fenomeni socio-culturale. La spiegazione scientifica dei fenomeni viene ricercata nelle relazioni che legano gli elementi compresenti in una situazione data (sincronia).

Funzionalismo inglese (1920-'40): il sistema sociale è concepito come sistema di tipo biologico. Per Malinowski la funzione di un elemento consiste nel contributo che fornisce alla soddisfazione diretta o indiretta di un bisogno biologico fondamentale, mentre per Radcliffe-Brown la funzione di un elemento consiste nel ruolo che svolge nella conservazione di una data struttura sociale. La ricerca diacronica dà luogo all'etnologia (studio della storia delle popolazioni primitive e delle loro produzioni culturali); quella sincronica dà luogo alla antropologia sociale (non necessariamente limitata ai popoli primitivi, indaga sui sistemi sociali per la cui comprensione gli antecedenti cronologici sono irrilevanti).

Funzionalismo folklorico praghese: fatti demologici - legato alla linguistica sincronica di Saussure, il concetto di sistema è quello della comunicazione simbolica o segnica.

Funzionalismo di orientamento sociologico o psico-sociologico in campo folklorico: Van Gennep e Marinus.

Strutturalismo (metà anni '50): studio dei sistemi e non degli eventi singoli. Come il funzionalismo folklorico praghese, gli strutturalisti concepiscono i sistemi sociali come sistemi segnici o simbolici, al di fuori di ogni analogia con gli organismi biologici (scienze linguistiche e logico-matematiche). La funzione è intesa come un rapporto costante tra elementi variabili; gli elementi culturali sono spiegabili sono se considerati gli uni in funzione degli altri. Il concetto stesso di struttura indica la permanenza di relazioni identiche pur nel variare degli elementi che vengono correlati (Lévi-Strauss).


Q6 - LE DENOMINAZIONI: FOLKLORE, TRADIZIONI POPOLAI, DEMOLOGIA, ETNOGRAFIA O ETNOLOGIA EUROPEE, DEMOPSICOLOGIA

Nei paesi di lingua inglese folklore: le tradizioni orali tanto dei popoli civili quanto di quelli primitivi o più in genere etnologici, e cioè canti, fiabe, indovinelli, proverbi.

Per designare le tradizioni "materiali" (tecniche, oggetti e più in genere ergologia) in alcuni di questi paesi si usa il termine etnografia.

In Italia il termine folklore è circoscritto agli strati popolari delle società evolute, esclude i popoli primitivi ed include, oltre ai fatti della cultura spirituale ed orale, anche i fatti della cultura "materiale". Folklore diviene l'equivalente di tradizioni popolari, e designa il complesso dei fatti culturali che appaiono "popolarmente connotati".


Q7 - INDICAZIONI INTERDISCIPLINARI

Sociologia: in senso ristretto denomina ricerche empiriche relative aspetti caratterizzanti delle società industrializzate e delle loro specifiche modalità di organizzazione politico-economica. In senso più ampio denomina indagini e metodi che mirano alla conoscenza teorica di tutto l'insieme dei fenomeni delle vita associata, a tutti i livelli di complessità, dalle società "primitive" a quelle "superiori".

In Italia, Francia e altrove, per etnologia si intende lo studio delle società "primitive". L'aspetto più propriamente descrittivo di questi studi viene spesso detto demografia.

In Inghilterra e nei paesi di lingua inglese, l'etnologia stabilisce la classificazione etnica, la distribuzione geografica, le migrazioni e gli scambi o contatti culturali dei popoli primitivi. A questa si affianca l'antropologia sociale che, pur occupandosi degli stessi popoli, ne studia il comportamento sociale, specialmente nelle sue forme istituzionalizzate (famiglia, parentela, procedure giuridiche, culti).

Quindi l'etnologia (disciplina storiografica e idiografica) studia i popoli e gli eventi , mentre l'antropologia sociale (disciplina sociologica e nomotetica) studia le istituzioni e i sistemi.

Rapporti essenziali con la linguistica: rapporti tra lingua e cultura. Gli studi sui gerghi si collocano "a cavallo" tra la linguistica e le indagini demologiche.


Q8 - LA DINAMICA CULTURALE E I SUOI PROCESSI

Nascita, trasmissione nel tempo, propagazione nello spazio, spostamento nella dimensione sociale.

Ogni formazione culturale vive una sua sorta di "vita", detta dinamica culturale.

nascita: non sempre è chiaro se ci si riferisca agli antecedenti extra-folklorici culti o semiculti, sui quali si è poi esercitata l'opera di folklorizzazione, o se invece ci si riferisca alla nascita nel folklore, cioè quando un fatto compare come popolarmente connotato, con o senza antecedenti extra-folklorici;

la trasmissione nel tempo: alcune concezioni, comportamenti e prodotti culturali hanno vita breve (mode), altri permangono per secoli e oltre. Quando la trasmissione nel tempo avviene all'interno di uno o più gruppi socio-culturalmente omogenei, il processo, consapevole o inconsapevole, attraverso il quale i fatti culturali si tramandano viene detto tradizione; l'operazione con la quale gli individui delle nuove generazioni vengono integrati nella cultura del gruppo viene chiamata inculturazione. Se la trasmissione nel tempo avviene con passaggi da un gruppo socio-culturale ad un altro diverso dal primo si ha il fenomeno dello spostamento nella dimensione sociale e si parla di acculturazione. Alla trasmissione nel tempo si accompagnano spesso modificazioni della materia trasmessa; la tradizione si associa quindi alla innovazione.

la propagazione nello spazio: detta diffusione, può investire anche gruppi culturalmente diversi tra loro: in questo caso la diffusione viene a configurarsi piuttosto come acculturazione.

lo spostamento nella dimensione sociale: acculturazione.

Poligenesi e convergenza, monogenesi e diffusione.

Poligenesi: nascita plurima e indipendente dello stesso elemento culturale in luoghi e tempi diversi (convergenza);

monogenesi: gruppi di elementi culturali identici hanno un unico luogo e centro di origine (propagazione e diffusione).

Tradizione e innovazione, varianti ed elaborazione.

Tradizione: la trasmissione nel tempo di forme, contenuti, tecniche, valori; operazioni consapevoli o inconsapevoli che ogni gruppo compie per integrare le nuove generazioni entro i propri quadri culturali, i propri modelli.

Innovazione: modificazione che è stata accolta e sanzionata dal gruppo, a cui si attribuisce un carattere sociale o collettivo. Innovazione intesa sia come processo che come prodotto.

Elaborazione popolare o comune: processo innovativo che si applica ai testi e li modifica in tutto o in parte per mezzo delle varianti. Ha due caratteristiche: l'oralità della trasmissione o tradizione dei testi e la libera appropriazione (trattati come una sorta di proprietà comune). I singoli interventi innovativi sono individuali ma contemporaneamente culturalmente condizionati, cioè si muovono all'interno di concezioni che non potrebbero essere soltanto individuali. Il rapporto tra il testo e il suo utente che a livello scritto e culto si concreta in interpretazioni che non alterano il testo, a livello di tradizione orale e di utilizzazione continua e quotidiana si concreta in interventi sul testo che producono non solo molte varianti ma addirittura redazioni radicalmente diverse.

Collettività e individualità, langue e parole

Per Saussure la langue è l'insieme delle convenzioni e delle regole linguistiche che consentono agli individui componenti un dato gruppo di esprimersi e di intendersi e cioè di comunicare: è un fatto sociale, il codice interindividuale.

La parole è invece un atto individuale, con il quale il soggetto parlante utilizza il codice della langue per esprimere il proprio pensiero.

I prodotti della letteratura orale, presupponendo l'accoglimento e la sanzione del gruppo sociale, si dispongono sul piano intersoggettivo, collettivo della langue, e non su quello individuale della parole.

Acculturazione (1959 definizione di Redfield, Linton, Herskovits): "L'acculturazione comprende i fenomeni che risultano dal contatto diretto e continuo fra gruppi di individui di diverse culture, con conseguenti cambiamenti nei modi culturali di uno o di ambedue i gruppi". Potremmo distinguere tra acculturazione spontanea o meccanica (per spinta del prestigio dei ceti, o di certi loro modi o prodotti di cultura), ed acculturazione intenzionale e coatta (imposizioni civilizzatrici dei ceti egemoni su quelli subalterni).

Sincretismo: quando in un qualsiasi elemento culturale coesistono componenti che inizialmente erano tra loro contrastanti o addirittura inconciliabili (es. contro il malocchio, oltre all'acqua e all'olio, occorrono segni di croce e simili). Ciò che appare come contraddittorio dall'esterno risulta invece coerente dal proprio interno.


Q9 - QUALCHE INFORMAZIONE ULTERIORE

Datazioni assolute e cronologie fonti d'informazione; rialzismo cronologico.

Datazioni assolute o cronologie assolute: quando siamo in grado di determinare la data di un evento o un gruppo di eventi.

Cronologia relativa: quando si stabilisce la relazione di anteriorità, contemporaneità o posteriorità tra due eventi.

Rialzismo cronologico o storico: tendenza ad attribuire ai fatti demologici datazioni sempre molto più antiche di quanto ci consentano di stabilire sia i documenti effettivi sia il ragionevole ricorso alle congetture.

Segno; significante e significato; codice e messaggio.

Segno: una qualche cosa che sta al posto di una qualche altra cosa e ce la rappresenta, la designa.

Nell'uso della linguistica saussuriana si parla di segno ogni volta che ci sia un significante legato ad un significato: da un lato c'è il suono kane e dall'altro c'è l'idea del cane che si forma nella nostra mente quando udiamo il suono kane. Il suono è dunque il significante che veicola un significato. Il cane reale costituisce il referente extralinguistico.

Nella lingua articolata la materia del significante è fonica (quando si parla) o grafica (quando si scrive). Per la pittura, il disegno o la fotografia la materia è solo grafica.

Si hanno anche casi polimaterici, in cui il segno complessivo è costituito da un fascio di significanti di materia diversa (cinema, teatro).

Il carattere convenzionale dei segni dipende dal consenso di un gruppo umano. Ciò che conta è il fatto che esista una associazione e dunque una relazione tra un significante e un significato. Perché una tale associazione sia possibile deve esistere un corpo di regole, che non è altro che la langue saussurianamente intesa. Nel linguaggio della teoria delle comunicazioni, quel corpo di regole (o langue) può essere chiamato codice.

Si può distinguere tra codici naturali (lingua parlata o gesti tradizionali) e codici artificiali (alfabeto Morse).

Quando si parla di codici, si parla anche di messaggi, che costituiscono l'equivalente di ciò che nel linguaggio di Saussure era la parole. Il codice è dunque il complesso delle regole per emettere messaggi corretti, così come la langue è il complesso delle regole che governano atti concreti di parole effettivamente comprensibili; un messaggio è l'attuazione concreta delle regole fissate dal codice, così come ogni atto di parole è la concretizzazione delle regole fissate dalla langue.

La formazione di un messaggio è dunque una operazione di codificazione. Codificare: trasformare un'idea in un segno. Decodificare: indicare le operazioni che consentono di capire, interpretare un messaggio, e cioè di ritrasformare i segni in idee, associando a ogni significante i significati o idee che gli corrispondono secondo le regole del codice.

Es. gli abiti sono insieme cose con valore d'uso e significanti di significati sociali; i pani modellati sono cose da mangiare e segni della festività che si solennizza.

Gran parte delle concezioni e delle pratiche magiche non è altro che un sistema di significazioni: riposano sul concetto che si possa agire sul mondo reale agendo sul mondo dei segni che lo rappresenta o addirittura lo costituisce.


A1- INTERESSI ANTIQUARI E POPOLARISMO ROMANTICO NEL PRIMO RISORGIMENTO

Alcuni antecedenti europei ed italiani. L'atteggiamento antiquario e la letteratura di confutazione.

Anche in Italia la nascita degli studi demologici si lega agli interessi antiquari e al popolarismo romantico.

Atteggiamento antiquario: i fenomeni esaminati vengono osservati invece che giudicati; rottura dell'esclusivismo culturale che considerava inaccettabili e intollerabili tutti gli usi e i comportamenti che non facessero parte della cultura ufficiale dei ceti dominanti.

Gli indirizzi romantici.

Alla rottura dell'esclusivismo culturale ha portato il deciso contributo del popolarismo romantico: scoperta e l'esaltazione della poesia popolare considerata come la sola e vera poesia; pratica di raccogliere direttamente dai suoi portatori i canti, le fiabe, etc. La bontà del popola, l'autenticità del suo patrimonio culturale erano dei miti, ma svolsero una funzione perché riconoscevano che esistevano uomini là dove in precedenza si erano viste bestie o quasi. Il limite del popolarismo sta nel fatto che concepì un popolo-nazione, ma non giunse mai a concepire un popolo-classi sociali.

I due filoni, anche se di radice ideale diversa, non furono in contrasto; l'atteggiamento antiquario viene a confluire con i forti interessi storici che si accompagnano al romanticismo.

I primi interessi italiani per la musica popolare si manifestarono nei primi decenni dell'800 con due orientamenti: l'uno (Tommaseo) impegnato nei problemi politici patriottici (poesie educatrici e incitatrici da cantarsi nelle arie tradizionali) e l'altro invece preoccupato soltanto di produrre musiche che piacessero.

Si prolungheranno lungo tutto l'800 fino ai nostri giorni le trascrizioni armonizzate di canti regionali. Tarderanno invece indagini e pubblicazioni guidate da precisi interessi documentari e scientifici.


A2 - IL PREDOMINIO DELLA POESIA POPOLARE NEGLI ANNI DELL'UNIFICAZIONE

Avanzamenti, ritardi e rivoluzioni tra il 1850 e il 1880.

La raggiunta unificazione e il numero delle raccolte di canti consentono un primo panorama documentario del patrimonio italiano.

La concezione romantica della "creatività del popolo" entra in contraddizione con se stessa, sotto la spinta della realtà socio-economica. Di fronte all'affiorare di contrasti sociali, la capacità creativa viene riconosciuta solo al popolo delle "origini" e viene invece negata al popolo moderno.

Marcoaldi (tommaseiano - importanza dello studio comparativo): pubblicò nel 1855 "Canti popolari inediti umbri, liguri, piceni, piemontesi, latini" che ha il merito di essere la prima raccolta interregionale pubblicata da italiani.

Realismo sociale e protesta meridionalistica: Tenca, Correnti, Padula.

Carlo Tenca: sottolinea la durezza della vita popolare, scrive la storia della contadinanze e delle plebi cittadine d'Italia. Rimprovera alla scuola romantica l'essersi staccata dalla realtà.

Vincenzo Padula: rappresenta la condizione dei mezzadri pastori calabresi nella loro miseria, superstizioni, proverbi. Stabilisce per la prima volta una diretta connessione tra i problemi del mezzogiorno e gli studi di folklore.



L'opera conclusiva della fase romantica: la "storia" di Rubieri

Rubieri: tracciò un quadro storico, morfologico e psicologico delle varie forme del canto popolare italiano. Non c'è una tesi da dimostrare, ma lo sforzo di cogliere tutte le sfaccettature del fenomeno. Si impegna nell'aderire con l'analisi alla natura dell'oggetto (moto e fermezza). Identifica la poesia popolare come complesso di moduli, formule già prefabbricate che il cantore popolare porta nel suo repertorio e di volta in volta combina a seconda delle necessità e occasioni. Rubieri anticipa due concetti moderni di rilievo. Il primo è quello della poesia popolare come elaborazione (e rielaborazione) che una collettività opera sui testi, ripetendoli e trasmettendoli. Il secondo è quello della poesia popolare come convenzione: è un accordo interindividuale sull'impiego di certe espressioni. Rubieri demistifica la poesia popolare romanticamente concepita come purezza morale, religione, patriottismo.

La filologia di D'Ancona: canto lirico, poesia antica e drammatica popolare.

D'Ancona: studio storico-filologico delle forme strofiche e delle loro vicende nello spazio e nel tempo. Si concentra in modo esclusivo sui canti lirico-monostrofici (strambotti, stornelli). Sua tesi: lo strambotto avrebbe avuto come patria di origine la Sicilia (tesi della monogenesi siciliana). La parte ancora oggi valida sta nell'affermazione e dimostrazione che le somiglianze esistenti tra i canti delle varie regioni sono il risultato della migrazione o diffusione di un testo.

La teoria del sostrato etnico: Nigra e la canzone epico-lirica.

Nigra: teoria del sostrato etnico: la divisione della poesia popolare italiana in due grandi gruppi morfologicamente e contenutisticamente diversi (canzoni a carattere narrativo nell'Italia superiore, e poesia lirico amorosa nell'Italia inferiore) deriva dalla stessa ragione per cui si distinguono in Italia due grandi raggruppamenti di dialetti: la presenza nell'Italia antica di due etnie diverse, quella italica nell'Italia inferiore e quella celtica nell'Italia superiore. Distingue tra il contenuto poetico e la forma che questo assume in quel particolare componimento: lo studio di una canzone e delle sue vicende nel tempo e nello spazio non è la storia del tema ma è la storia del testo di quella canzone e delle sue variazioni attraverso il tempo e lo spazio; si inaugura così una precisa filologia formale, che studia i testi dei canti: il suo insegnamento maggiore.

Fin dalla metà del secolo erano cominciate ricerche su diversi gruppi dialettali o linguistici d'Italia, ricerche alle quali si dette spesso il nome di etnologia, e che si preoccupavano di studiare non tanto la lingua o il dialetto di quei gruppi quanto i gruppi che ne erano portatori.

L'interesse per la musica popolare continua a restare marginale.


A3 - FIABE E COSTUMANZE DALL'ULTIMO OTTOCENTO ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Indirizzi europei e riflessi italiani.

Apertura degli studi a settori prima trascurati o ignorati: usi e costumanze da un lato e fiabe dall'altro.

1856 Grimm: le narrazioni favolistiche della tradizione orale nord-europee sono i frammenti decaduti di una antichissima mitologia, appartenuta in proprio ai popoli germanici. Era il nucleo della "mitologia comparata" di Max Müller, che ritenne di ravvisare nel Rig Veda dell'antica India una più organica attestazione di quella alta mitologia originaria che le fiabe, bassa mitologia, rappresenterebbero a frammenti.

Müller aggiunse che quella mitologia, come del resto ogni altra, era nata per una sorta di "malattia del linguaggio" e cioè per una personificazione delle parole impiegate per descrivere e denominare i fenomeni naturali,

Mannhardt: colloca l'origine dei miti nel culto dei boschi e dei campi e ricerca i resti di quegli antichi culti nei cerimoniali agrari del mondo contadino europeo. Su Mannhardt aveva influito l'indirizzo antropologico inglese di Tylor (Primitive culture), che poggiava su tre pilastri: l'evoluzionismo, la poligenesi e il comparativismo => quindi interpretazione dei fatti folklorici come survival o sopravvivenza in stadi più avanzati di concezioni nate in stati precedenti.

Nel campo della fiaba l'indirizzo antropologico inglese allargava la comparazione oltre i confini indoeuropei, l'origine si collocava nell'infanzia "animistica" di ciascun popolo per cui, per una sorta di "malattia del pensiero", si era attribuita un'anima anche alle cose, generando così i miti (tesi antropologica sull'origine delle fiabe formulata da Lang).

Benfey: i racconti europei sono il risultato della diffusione di racconti nati in India (teoria orientalista o indianista).

In Italia (Pitré)(1864): influenza di Müller r e Benfey.

Nascita e crisi della demopsicologia: Pitré.

Pitrè: concepì ed attuò lo studio delle tradizioni popolari come una disciplina a sé stante, unitaria per oggetto e metodi. Cominciò occupandosi della poesia popolare, ma ben presto si indirizzò alla raccolta e alla pubblicazione delle fiabe (1875) e dei proverbi (1880), passando poi a spettacoli, feste, medicina popolare, indovinelli. Abbracciò documentariamente tutte le manifestazioni delle vita tradizionale popolare. Fondò il Museo Etnografico Siciliano.

Pitré volle teorizzare la delimitazione e l'unità dell'oggetto della scienza folklorica.

Invece di rifarsi al concetto tyloriano di survival o sopravvivenza, poggiò la sua concezione sulla nozione romantica di popolo nazione, contraddetta e negata però dalla cruda realtà siciliana. Respinse il popolo "autentico" nel passato, e per il presente ignorò il problema sociale dei rapporti tra Nord e Sud esploso dopo l'unificazione. Nella sua opera manca ogni reale collegamento tra le indagini folkloriche che conduce tra i contadini di Sicilia e la "questione Meridionale".

Espresse le sue concezioni nel primo corso universitario di Demopsicologia, che tenne a Palermo nel 1911.

Dagli ultimi anni dell'800 alla prima guerra mondiale si aggiunsero all'Archivio di Pitrè molte riviste demologiche nazionali, riviste, raccolte regionali di canti, racconti, usi, credenze.

Tematica scientifica e spunti sociali nel Congresso del 1911.

Roma 1911: primo congresso di Etnografia Italiana; rivista Lares.

Firenze 1906: Museo di Etnografia Italiana, ad opera di Lamberto Loria.

La Società di Etnografia Italiana stabilisce collegamenti con studiosi di antropologia fisica, geografia, paletnologia, etnologia, antropologia criminale.

Prima guerra mondiale: trionfa l'opposizione dello "storicismo idealistico" al "naturalismo positivistico" e più in genere alle ricerche socio-antropologiche e comparative.

Il folklore musicale della fase positivistica.

Congresso del 1911: vengono posti i fondamenti dell'indagine musicologica (definizione dell'oggetto e delle sue caratteristiche morfologiche; rapporti tra musica popolare e musica d'arte; documentazione comparativa interregionale; problema della trascrizione) su arie popolari o popolareggianti antiche.

Alberto Favara: "Corpus di musiche popolari siciliane" ha valore sia per la mole del materiale documentario raccolto (oltre un migliaio di musiche vocali e strumentali, e di grida di venditori) sia e soprattutto per i modi di raccolta. Il rilevamento è condotto personalmente e sul campo, sono annotate le informazioni di corredo fornite dagli informatori, scrupolosa fedeltà documentaria.

Fara: ha voluto tentare una sistemazione dei concetti e dei problemi della musica popolare; il suo quadro ideologico è però quello di una combinazione di tarde eredità romantiche e di approssimative idee positivistiche. Impiega il termine etnofonia per contraddistinguere la propria concezione della musica popolare come "musica dell'etnos". Introduce nel campo musicologico la distinzione tra prodotti popolari e popolareggianti, così superando la contrapposizione tra musica popolare e musica d'arte o dotta. Fara ripete a quasi 50 anni di distanza le concezioni etniche delle poesia popolare che Nigra aveva formulato nel 1876, astorico e senza rigore filologico del Nigra.


A4 - CROCIANESIMO E FILOLOGIA TRA LE DUE GUERRE (E OLTRE)

Le nuove correnti europee: dagli indirizzi storico-geografici alla linguistica di Saussure.

Le correnti europee si pongono in contrasto con le concezioni evoluzionistiche.

a.   Scuola storico-culturale (Graebner e padre Schmidt): oppone alla teoria poligenetica degli evoluzionisti la tesi monogenetica e diffusionista. Compito dell'etnologia è l'indagine che tende ad individuare i punti di origine dei fenomeni, per stabilirne le vie di propagazione nello spazio, determinandone l'area di diffusione e ricostruendo la successione storica delle diverse culture nelle diverse parti del mondo.

b.  Scuola finnica: si occupa di canti, fiabe e altre tradizioni europee, Negò che questi fossero sopravvivenza di antichi stadi evolutivi comuni a tutta l'umanità; sostenne invece la tesi della loro diffusione da uno o più punti di origine e la loro nascita da singoli autori. Metodo storico-geografico di comparazione tra le diverse varianti per stabilire gli itinerari delle migrazioni per giungere a ristabilire il testo originario (o archetipo) da cui sarebbero discese.

c.   Menèndez Pidal: si richiama alla distribuzione geografica delle versioni e alla geografia linguistica.

d.  formalismo russo di Propp (critica del metodo storico-geografico; anticipazione degli indirizzi strutturalistici contemporanei) - 1929 Linguistica sincronica di Saussure : si contrappongono tutti alla ricostruzione delle serie storiche o cronologiche, indirizzandosi invece verso lo studio dei sistemi (studio sincronico).

e.   ostile al romanticismo e al positivismo ottocenteschi e a tutti i nuovi indirizzi ora indicati è lo storicismo idealistico di Benedetto Croce.

Fiorire di libri di letteratura a carattere regionale, sollecitati dalla riforma scolastica del 1923 (riforma Gentile), che per ispirazione di Giuseppe Lombardo Radice intendeva introdurre dialetti e tradizioni nell'insegnamento elementare.

Figure principali nel periodo tra le due guerre: l'idealismo di Croce e le posizioni storico-filologiche di Barbi, Vidossi e Santoli.

Barbi e la sua raccolta di canti popolari.

Barbi: merito di aver ripreso criticamente, per portarli avanti, i risultati migliori delle nostre indagini demologiche ottocentesche e di aver trasferito alla poesia popolare i criteri rigorosi della nuova filologia che egli veniva applicando ai testi d'autore. Alternativa implicita alle posizioni di Croce.

Poesia popolare e fiabe di fronte all'idealismo di Croce.

Croce: lo storicismo idealistico considera la "storia individuante" come l'unica vera scienza, perché l'unica che conduca alla conoscenza della peculiarità irripetibile dei fenomeni. Cadono sotto la condanna di naturalismo positivistico tutte le indagini confrontanti e comparative (pseudoscienze). La distinzione tra poesia popolare e poesia d'arte è solo una differenza di quantità: la prima è semplice ed elementare, la seconda è complessa e muove vaste masse di sentimenti e di pensieri. La poesia popolare nasce anche da autori culti ogni volta che un poeta si trovi nello stato psicologico della semplicità e della elementarità. Le critiche di Croce a talune concezioni romantiche e positivistiche coglievano nel segno (pretesa spontaneità dell'anima popolare, modo di concepire la creazione "collettiva").

Filologia, linguistica e geografia demologica: Vidossi e Santoli.

Vidossi e Santoli: separazione tra il terreno dell'estetica su cui Croce si muove e quello della storia e della morfologia culturale sul quale viceversa essi operano. Occorre passare al riconoscimento dei modi e delle forme con cui i canti di tono popolare si diffondono nello spazio, nel tempo e negli strati sociali (Vidossi). Essenziale l'opera di Vidossi nel campo degli atlanti linguistici e dei criteri di applicazione ai fatti folklorici del metodo della linguistica areale. Santoli: approfondimento teorico e metodologico dei criteri della geografia folklorica.

Le ricerche etnomusicologiche tra l'attardamento teorico e l'avvio della ricerca sul campo.

Tra il 1920 e il 1940 vediamo coesistere due orientamenti culturali ben diversi.

Mentre gli studi letterari concepiscono la popolarità dei testi come un fatto storico, gli studi di musica folklorica la concepiscono come un dato astorico: etnofonia come primordiale e atavica "musica dell'etnos", immobile nei millenni.

Si compilano le prime bibliografie. Si apre la polemica contro le trascrizioni armonizzate e si insiste sulla necessità di trascrivere i canti nella più stretta fedeltà melodica e di corredarli anche di schede documentarie.

Gli etnomusicologi volgono l'attenzione a settori meno abituali e più etnografici , quali ad esempio "gridi" e "voci". Cominciano le prime imprese individuali di registrazioni fonografiche. Nel 1948 nasce il Centro Nazionale Studi di Musica Popolare, che impone la ricerca sul campo.


A5 - INDAGINI TRADIZIONALI E CONTATTI CON LA REALTÀ SOCIALE NELL'ULTIMO VENTICINQUENNIO

Il filone delle ricerche tradizionali.

Cocchiara: sforzo di congiungere studi folklorici e studi etnologici. Nuove tematiche.

Una più decisa aspirazione al contatto diretto con la realtà dei fenomeni e con i problemi socio-culturali che questa realtà propone: la fine della guerra significa "irruzione nella storia" delle classe subalterne, vengono al pettine tutti i nodi della questione meridionale.

1950 pubblicazione delle Osservazioni sul Folclore di Gramsci: il folklore viene configurato come una "concezione del mondo" propria di certi strati della società, e che si contrappone alle concezioni del mondo ufficiali e cioè delle classi egemoniche. Così l'impostazione marxista di Gramsci opponeva allo storicismo idealistico il ristabilimento del legame tra fatti culturali e fatti sociali che viceversa Croce aveva negato. Introduceva una determinazione storico-sociale precisa: quella del "popolo-classi subalterne", inteso come "variabile storica".

Tra il 1948 e il 1955 nasce un complesso di indagine, iniziative, spedizioni o rilevazioni sul campo, riviste; anni del neorealismo cinematografico italiano.

La nuova tematica socio-culturale.

De Martino: seconda metà degli anni '50. Partito dalle posizioni strettamente crociane di Naturalismo e storicismo, passato ad un decisivo allargamento dell'orizzonte storiografico con Il mondo magico, affronta la lamentazione funeraria in Morte e pianto rituale, le concezioni e le pratiche magiche in Sud e magia, il fenomeno del tarantolismo in La terra del rimorso. Ricerche condotte in équipe interdisciplinari. Chiave interpretativa: sia i comportamenti magici sia la disperazione rituale della lamentazione funeraria o la cura coreutico-musicale del morso della tarantola sono procedure attraverso cui si riscatta e si salva la personalità dal rischio di disintegrazione cui la espongono le crisi della esistenza individuale e collettiva. Il punto metodologico essenziale resta quello della "individuazione": compito della vera scienza (coincidente con la storiografia) sarebbe quello di riconoscere la irriducibile peculiarità dei fenomeni in quanto irripetibili.

Cirese: decennio 1950-60: folklore come studio dei "dislivelli interni di cultura".

Alla distinzione tra musica popolare, popolareggiante e colta si aggiunge la musica leggere, legata all'industria culturale: è la contrapposizione tra musica popolare e musica di consumo.

Agli inizi degli anni '60 si ripropone al nord quel legame diretto tra milizia politico-culturale e ricerche demologiche che aveva caratterizzato l'immediato dopoguerra nel centro-sud: il tema centrale è quello del canto sociale e politico.

Rinnovamento documentario comportato dall'uso del magnetofono. Le iniziative in campo demologico tendono ad assumere carattere di gruppo.

B1 - Tecniche d'indagine e concezioni generali

Distinzione schematica tra collezione e trattamento, rilevamento e spoglio, documentazione e analisi.

Nella ricerca demologica si possono distinguere due fasi:

A. raccolta o collezione: l'insieme delle procedure mediante le quali si riuniscono i dati documentari su cui svolgere le operazioni successive. Fonti:

rilevamento - ricava i dati osservando direttamente i fatti così come si manifestano nella realtà socio-culturale;

spoglio - reperisce i dati in archivi, biblioteche, musei e simili.

B. trattamento: le operazioni di elaborazione cui vengono sottoposti i dati raccolti. Scopo:

documentazione - mirano esclusivamente a fornire l'attestazione dell'esistenza o no di certi fatti o fenomeni in certe zone, epoche, strati sociali. Si limitano a presentare i dati in quanto tali, solo ordinandoli secondo criteri più o meno affinati di raggruppamenti per categorie, di localizzazione geografica, di successioni cronologiche;

analisi - sottopongono i dati a scomposizioni e ricomposizioni operate secondo speciali tecniche euristiche e secondo prospettive concettuali che consentono di ricavare informazioni che vanno al di là della pura e semplice constatazione dell'esistenza; ci si avvale della comparazione e della geografia folklorica.

La differenza fondamentale tra il rilevamento e lo spoglio sta nel fatto che il primo produce documenti a partire dalla realtà, ed il secondo invece rintraccia documenti già prodotti.

Il rilevamento stabilisce un contatto immediato con la realtà, mentre lo spoglio stabilisce un contatto mediato dal documento già in precedenza prodotto. Il rilevamento si svolge sul campo e lo spoglio si svolge a tavolino. Possono essere impiegati sia separatamente che congiuntamente.

In Italia, fino al 1880 circa (fino a Nigra, Rubieri, D'Ancona) hanno avuto netta prevalenza le operazioni di rilevamento. Con le prime opere di elaborazione (da Nigra, Rubieri, D'Ancona) prendono deciso rilievo le operazioni di spoglio.

Lo spoglio comporta il problema della identificazione delle fonti cui attingere: mancano indici analitici; statuti comunali ed atti dei concili e dei sinodi ecclesiastici; fonti medievali; opere di carattere più o meno strettamente letterario.

Dal rilevamento approssimativo all'inchiesta specializzata

La pratica di avvalersi di collaboratori corrispondenti era stata inaugurata da Tommaseo.

L'inchiesta a carattere demologico poggia soprattutto sul colloquio o intervista e sull'osservazione.

Regola fondamentale dell'inchiesta è quella della massima fedeltà documentaria.

E' opportuno non ridurre mai il colloquio alla pura e semplice serie delle domande incluse nel questionario, lasciando sempre un margine ampio alla libertà del discorso. Il questionario deve essere piuttosto nella testa del ricercatore.


B3 - IL TRATTAMENTO DEI DATI: DOCUMENTAZIONE E ANALISI

La presentazione documentaria dei dati raccolti.

Quando i dati documentari sono costituiti da testi o fatti linguistici (canti, fiabe, indovinelli, proverbi) la trascrizione assume un carattere sussidiario, di traccia visiva e mnemonica, che può sempre essere controllata sul nastro.

Quando non si tratti di oggetti materiali o di testi linguistici, il principale modo di esporre i dati documentali (cerimonie, usanze, credenze) è quello della descrizione verbale. A questa possono accompagnarsi altri modi di esposizione dei dati: quella per immagini (grafiche o fotografiche, film), quella cartografica, e quella tabellare.

Criteri di ordinamento dei dati: raggruppamenti e repertorializzazioni.

Raggruppamenti: distribuzione della materia secondo gruppi corrispondenti a certe catalogazioni che in genere già preesistono e che possono riguardare tutta intera la materia demologica (catalogazioni generali) o invece qualche suo speciale settore (catalogazioni specifiche). Utilità dei raggruppamenti: consentono una ripartizione non del tutto casuale dei dati documentari, e agevolano quindi la reperibilità dei dati. Limiti: i dati vengono riuniti in base a criteri diversi.

Repertorializzazioni: mirano ad agevolare al massimo il reperimento di ogni singola notizia o informazione. Esempio: modi e forme della accensione cerimoniale dei falò: invece di scorrere centinaia di notizie su usi, cerimonie, feste, si ha un enorme vantaggio se si dispone di indici o di repertori che indichino sotto il termine "falò" tutte le notizie che in proposito sono contenute in un'opera documentaria. Naturalmente la costruzione di repertori è molto più difficile ed onerosa dei semplici raggruppamenti. Negli studi demologici italiani i repertori sono piuttosto scarsi.

Le analisi: scomposizioni e ricomposizioni dei dati così da ricavare informazioni che vanno al di là della semplice constatazione dell'esistenza di tale fatto in tale luogo. Le principali tecniche di analisi poggiano sulla comparazione (mirano a ricavare indicazioni cronologiche dai dati della distribuzione geografica dei fatti documentari) e sull'applicazione di tecniche morfologico-strutturali.

Comparazione: confronto tra fenomeni di tempi o luoghi diversi, condotto allo scopo di rilevare uniformità o differenze:

istituzionale: gli elementi in causa sono oggetti, comportamenti o istituti presi "in sé";

funzionale: gli elementi in causa sono i posti che occupano nel quadro della vita di un gruppo, i ruoli che svolgono, etc.;

prossima: gli elementi confrontati presentano un grosso grado di affinità o somiglianza, e di norma sono collocati in contesti storici e socio-culturali prossimi e simili:

a distanza: gli elementi confrontati sono diversi sia in sé sia per i contesti in cui sono inseriti.

Le comparazioni prossime cercano le differenze tra elementi simili, mentre le comparazioni a distanza cercano le somiglianze tra elementi diversi (Duverger).

Hultkrantz: comparazione storica (studio dei tratti o elementi di una cultura per la ricostruzione della storia culturale) e comparazione tipologica (con il confronto, classificazione e generalizzazione, mira a stabilire leggi generali e regolarità, oltre che quadri delle variazioni dei fenomeni culturali).

La distinzione tra comparazione storica e comparazione tipologica corrisponde alla differenza di concezioni e scopi che separa i diffusionismi dai funzionalismi, e più in genere gli indirizzi che si dicono "storici" da quelli "sociologici".

Il pericolo della comparazione non sta (come crede l'idealismo) nell'astrazione della realtà, sta invece nell'ignorare che si sta astraendo.

Le comparazioni di tipo linguistico-storico influenzano la mitologia comparata e gli indirizzi storico-geografici; il comparativismo sociologico appare evidente negli indirizzi evoluzionistici e nel quadro del funzionalismo inglese, che ha mosso critiche alle comparazioni tanto degli evoluzionisti quanto dei diffusionisti.

Le tecniche storico-geografiche e la geografia folklorica.

Tecniche storico-geografiche: nel periodo tra le due guerre, in opposizione agli indirizzi evoluzionistici ed in connessione con la geografia linguistica. Impiegano la comparazione soltanto entro zone storico-geografiche ben definite, per ricavare indicazioni cronologiche della distribuzione geografica delle attestazioni.

Una volta fissata la zona storico-geografica entro la quale si vuole agire, per trasformare le localizzazioni in cronologie si passa dalle esposizioni verbali a quelle cartografiche ed alla identificazione delle aree di diffusione, a cui segue il confronto tra le posizioni relative dei singoli fenomeni e delle diverse aree di diffusione.

Così dalla documentazione si passa all'analisi, e dalla esposizione cartografica alla geografia folklorica, che consiste in un complesso di norme e di procedimenti che dalla distribuzione relativa nello spazio traggono indicazioni sulla successione nel tempo e cioè ricavano un certo ordinamento cronologico da un certo ordinamento spaziale. Si ottiene così non una datazione assoluta, ma una cronologia relativa.

I criteri della scuola finnica.

La scuola finnica (J. Krohn, A. Arne, K. Krohn) si era assegnato il compito di ricostruire le lezioni originali dei testi di tradizione orale o mista (canti, fiabe, indovinelli, proverbi).

Indagine di tipo finnico:

si ricercano e si riuniscono tutte le diverse versioni o "varianti" del testo che interessa;

le varianti così raccolte vengono ordinate sia cronologicamente sia geograficamente;

si procede quindi al confronto (o comparazione) tra le varianti così ordinate, rilevando identità e differenze e ponendole in rapporto con la loro distribuzione geografica e la loro cronologia.

Gli studiosi della scuola finnica hanno formulato due regole o principi:

un canto viene ripetuto dal popolo di una stessa regione quasi sempre nella medesima forma;

le forme tra le varianti di un canto vanno mutando gradualmente, via via, nella sua emigrazione da un luogo all'altro.

Ogni gruppo omogeneo di varianti ha una sua area, e cioè determina una regione folklorica.

La geografia folklorica di Menèndez Pidal

Studio della geografia dei canti tradizionali. La distribuzione geografica indica la vitalità di un testo, e le relazioni tra aree di diffusione si trasformano in indicazioni cronologiche, che consentono congetture.

Le norme aereali di Bartoli e le applicazioni demologiche di Vidossi e Santoli.

La formulazione rigorosa di norme per ricavare indicazioni di cronologia relativa in base ai dati della distribuzione geografica dei fenomeni è avvenuta sul terreno della linguistica ad opera di Matteo Bartoli.

Domanda: se ci troviamo di fronte a due fasi linguistiche ritenute un tempo conviventi in una stessa area e poi sopravvissute in zone diverse dell'area stessa, quali delle due è la fase più antica e quale costituisce l'innovazione? Si cerca dunque di stabilire la cronologia relativa, ossia il rapporto cronologico tra due fasi o fenomeni.

Gli indizi disponibili per risolvere la questione sono due:

il rapporto cronologico tra i documenti in cui quelle fase sono attestate (la fase attestata nel documento più antico è di solito la più antica);

il rapporto geografico tra le aree dove quelle fasi si trovano (norme areali).

norma dell'area meno esposta alle comunicazioni (quella meno esposta è la più antica);

norma delle aree laterali (quella laterale è di norma la più antica);

norma dell'area maggiore (la fase diffusa nell'area maggiore è di norma la più antica);

norma dell'area seriore (la fase conservata nell'area seriore - colonie, propaggine linguistica - è di norma la fese anteriore).

Queste norme hanno solo valore di probabilità, anche se assai alta.

Le quattro norme costituiscono un complesso gerarchizzato, ciascuna si interseca con le atre e può modificarla.

Le prime tre norme sono rigorosamente areali o spaziali, la quarta invece introduce un criterio cronologico.

Vidossi: sostiene che le norme areali siano applicabili, ma con riserva, anche ai fatti demologici. Es. l'accensione del ceppo e quella delle candeline dell'albero di Natale (norma dell'area più isolata o meno esposta alle comunicazioni).

Santoli: sottolinea l'importanza delle norme areali per lo studio della poesia di tradizione orale, soprattutto quelle relative all'area meno esposta, alle aree laterali ed a quelle seriori. Applicazione concreta dei criteri della geografia folklorica e delle norme bartoliane allo studio dei Cinque Canti dalla Raccolta Barbi.

Sguardo agli indirizzi morfologici e strutturali.

mentre le concezioni diacroniche del diffusionismo superavano definitivamente l'evoluzionismo e mettevano a punto le tecniche storico-geografiche di trattamento dei dati documentari, negli anni della scuola finnica, della geografia folklorica e delle norme areali, si venivano manifestando concezioni fortemente diverse: quelle della linguistica di Saussure, quelle dell'antropologia sociale e del funzionalismo britannici, quelle di Van Gennep e Marinus. Tra questi indirizzi c'è una sostanziale convergenza: la spiegazione dei fenomeni non viene più ricercata nella vicenda spazio-temporale, e cioè negli antecedenti diacronici, ma nelle relazioni che i fenomeni stessi hanno tra loro e con il complesso della situazione in cui sono inseriti.

Qualche nozione: sistema, struttura, modello, funzione.

In un quadro sincronico di elementi compresenti e considerati nei loro reciproci rapporti, le relazioni tra gli elementi divengono più importanti di quella che potremmo chiamare la sostanza degli elementi stessi: gli elementi vengono qualificati dalle relazioni che li inter-collegano. Elementi in apparenza diversi possono avere uguali posizioni relazionali e dunque significato equivalente, mentre elementi in apparenza uguali possono avere diverse posizioni relazionali e dunque significato diverso. Es. i cristiani in chiesa si tolgono il copricapo e tengono le scarpe, mentre i musulmani in una moschea si tolgono le scarpe e tengono il copricapo.

Sistema: il complesso degli elementi compresenti e delle relazioni che li collegano.

Struttura: talvolta si confonde con la nozione di sistema. La distinzione è in genere operata dal corrente uso linguistico, il quale ammette che si dica che un "sistema ha una struttura" ma non ammette che si dica che "una struttura ha un sistema".

Per Radcliffe-Brown una struttura è una sistemazione ordinata di parti o di componenti. Fanno parte della struttura sociale tutti i rapporti sociali che esistono tra una persona ed un'altra ed anche la differenziazione tra gli individui o tra le classi, in base al loro ruolo sociale.

Lévi-Strauss rimprovera a Radcliffe-Brown una eccessiva aderenza alla realtà direttamente osservabile, sia l'analogia tra società ed organismi biologici. Il concetto di struttura sociale non si riferisce alla realtà empirica, ma ai modelli costruiti in base ad essa.

La differenza tra i due concetti è quella tra struttura sociale e relazioni sociali.

Modello: viene costruito a partire dai dati empirici ma non si identifica con la materia prima impiegata; ha una struttura che rivela la struttura dell'oggetto su cui è stato costruito.

Funzione: esistono almeno due gruppi di significati:

si considerano le finalità implicite o esplicite, manifeste o latenti, degli elementi e della loro attività e si intende il contributo che ciascuna parte di un organismo dà al processo vitale complessivo dell'organismo stesso;

si assume che gli elementi di un sistema siano conoscibili soltanto se considerati gli uni in funzione degli altri.

Ricapitolando, le nozioni di sistema, struttura, modello, funzione si contrappongono alle concezioni che guardano ai fatti socio-culturali come elementi quasi atomistici che si raggruppano in aggregati più o meno casuali. Inoltre oppongono allo studio diacronico di ogni singolo elemento, lo studio sincronico delle loro relazioni.

Esempi di letture morfologiche e strutturali

Scuola finnica: studia le fiabe in base al loro raggruppamento in tipi (ogni narrazione capace di mantenere una sua esistenza indipendente nella tradizione - Biancaneve, Cenerentola) e motivi (elementi minimi ritenuti non riducibili ossia dettagli con cui vengono composte le narrazioni compiute - matrigna crudele, bacio che richiama alla vita).

Propp si oppone ai criteri della scuola finnica - Morfologia della fiaba - ha come suo concetto principale quello di funzione narrativa: sono le grandezze che restano costanti pur nel variare delle azioni, dei personaggi, dei motivi e del loro mutevole combinarsi in tempi diversi. Due atti identici possono avere significato diverso e due atti diversi possono avere significato identico. Ma come si determinerà il significato degli atti? La risposta di Propp è che le funzioni (e cioè i significati o valori degli atti compiuti dai personaggi) sono determinabili in base al posto che occupano e al ruolo che svolgono nello sviluppo dell'intera vicenda narrativa. Propp è giunto ad isolare 31 funzioni che contraddistingue con simboli e denominazioni convenzionali. Le 31 funzioni si susseguono sostanzialmente nel medesimo ordine, per cui lo schema generale di tutte le fiabe risulta essere identico: il loro andamento generalissimo può rappresentarsi come un itinerario che da un turbamento dell'equilibrio iniziale porta ad un nuovo e più alto equilibrio finale. In tal modo, come alla nozione di motivo si sostituisce quella di funzione, alla nozione di tipo si sostituisce quella di movimento.






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