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I reality show
Da qualche anno la televisione propone un particolare tipo di programma, ma quelli che parlano bene dicono "format", che costa poco e sembra incontrare il favore del pubblico: si tratta dei reality show, nei quali un gruppo eterogeneo di persone viene fatto interagire, per un periodo prolungato di tempo, in sit 757h72h uazioni, in genere, frustranti. Il prototipo di questi programmi è rappresentato da "Il
Grande Fratello", una trasmissione entrata ormai a far parte del costume
nazionale, ma hanno conosciuto alterne fortune anche "La Talpa",
"Amici" e "La fattoria". Premesso che, a mio avviso, è senz'altro meglio impiegare il
proprio tempo leggendo La Repubblica di Platone, Il discorso sul
metodo di Cartesio o Guerra e pace di Tolstoj, trovo tuttavia
esagerati il rifiuto o l'ammiccamento di sufficienza che una cosiddetta elite
di spettatori e di critici televisivi riserva a questi programmi. Io dispongo di poco tempo libero, ma nei periodi in cui ho
meno da fare e quindi ho più agio di trafficare col telecomando non disdegno
di seguire le peripezie dei personaggi che si avvicendano nei reality. Alcuni
li trovo molto vivi, interessanti, seducenti; altri, è vero, mi risultano
antipatici o addirittura ripugnanti. Qualcuno attribuisce agli affezionati spettatori di questi
programmi una perversa pulsione voyeuristica, tuttavia, secondo me,
esagerando ancora. È il segno dei tempi. Non è stato forse uno degli autori
più significativi del Novecento italiano ed europeo, mi riferisco ad Alberto
Moravia, ad intitolare un suo fortunato romanzo "L'uomo che guarda"? Inoltre, i reality, almeno nei momenti più spontanei e
depurati dalle melense trovate degli autori, costituiscono esperimenti di
psicologia sociale con un importante valore educativo. Lo spettatore ha modo
di vedere come funziona in concreto un gruppo, come si cementa o si disgrega,
come si costituisce o si distrugge la leadership, come ogni singolo affronta
i problemi che la contiguità fra esseri umani fatalmente determina. E questo,
in qualche modo, favorisce nel telespettatore un non trascurabile
apprendimento per imitazione. Impara secondo le stesse modalità con cui si
apprende di frequente nella vita reale. Concludendo, se i reality sono spazzatura, dobbiamo riconoscere che nella nostra epoca forse proprio i rifiuti hanno molto da dirci circa il punto in cui sono giunte la nostra civiltà e la nostra umanità. |
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