All'inizio
dell'incontro è stato letto il "Discorso agli studenti milanesi" del 1955 di
Pietro Calamandrei, in cui egli ricorda la nascita della nostra Costituzione.
Secondo Calamandrei i giovani devono dare il loro spirito, la loro gioventù
alla Costituzione per farla vivere ogni giorno. Essa costituisce la nostra
storia, tutto il nostro passato, i nostri dolori e le nostre sciagure, perché è
nata grazie al sangue di coloro che morirono per la libertà e per la giustizia
sociale. Essa è il testamento di centomila morti.
Dopo la lettura di
tale documento è intervenuto il professor Pizzorusso che ha commentato e
spiegato il significato profondo del documento del Calamendrei. Secondo
Pizzorusso il risultato delle tante lotte sostenute dai partigiani della
Resistenza è proprio la Carta Costituzionale,
un documento che oltre a tener presente i poteri, le funzioni degli organi
pubblici e la struttura amministrativa del Paese elenca i doveri e i diritti di
ogni singolo cittadino. Egli ha concluso ricordando che non bisogna dimenticare
l'apporto di idee e i programmi che la Resistenza ha elaborato e consegnato ai futuri
reggitori della politica nazionale. Proprio da tali idee e da tali programmi
sono usciti i valori, i principi che sono alla base della nostra Costituzione.
Ogni uomo è importante e uguale a tutti gli altri di fronte alla Legge.
Quest'ultima è la base della democrazia, il nostro orgoglio nazionale, e senza
di essa lo stato democratico sarebbe morto, perché l'essere umano non sarebbe
più visto come tale. Ogni singolo individuo è importante per lo stato, nessuno
può essere più importante di qualcun altro poiché facciamo tutti parte dello
stesso mondo.
È intervenuto poi
il Presidente della Giunta giorgio Kutufà, secondo cui la Costituzione è
l'elemento fondante della nostra identità di patria e secondo cui il lavoro
dell'Assemblea Costituente è l'espressione della volontà di tutti i cittadini,
anche donne, che per la pima volta ebbero il diritto di votare. Secondo Kutufà la Costituzione è la
sintesi di valori e culture che hanno fatto la storia del nostro Paese. "L'Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". L'art. 1
è il nucleo fondante della Costituzione, perché la democrazia è, secondo egli,
partecipazione e coinvolgimento. Esso dichiara solennemente i valori che orienteranno
la vita della Repubblica. Secondo l'articolo, la repubblica è organizzata in
modo democratico, dal momento che la sovranità appartiene al popolo e che il
suo regime politico è improntato alla garanzia delle libertà della persona
umana e all'uguaglianza dei suoi cittadini. La Repubblica italiana,
infine, è fondata sul lavoro, un'affermazione che intende sottolineare l'uguale
diritto/dovere di tutti i citadini di contribuire al bene della comunità
nazionale. No dunque a privilegi o a posizioni di rendita, ma uguale dignità a
tutti, derivante da un impegno personale e diretto. "La Repubblica
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia
nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità; e richiede
l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale". Nell'art. 2 della Costituzione Italiana viene espresso in
maniera generale il concetto che tutti i cittadini hanno dei diritti e dei
doveri all'interno di uno Stato democratico. La Repubblica, oltre a
"riconoscere" questi diritti, deve "garantirli. Lo Stato che nasce dall'uomo,
non dovrà mai sostituirsi a lui calpestando le sue volontà, ma dovrà sempre
rispettare quelle che sono le sue scelte, perché lo stesso uomo ha dei diritti,
che precedono e preesistono allo Stato. Inoltre, non si possono, e non si
devono, fare differenze tra il "singolo" e le "formazioni sociali", perché alla
base di queste ultime si trova sempre l'individuo. Un altro compito importante
che la Repubblica
deve assolvere è il "richiedere" ai cittadini "l'adempimento dei doveri", che a
detta dello stesso articolo sono "inderogabili"; infatti, uno Stato libero non
può esistere se non c'è in primo luogo la partecipazione di tutti.
È poi intervenuto
un rappreentante di Rifondazione Comunista, che ha sottolineato la derivazione
dei valori della costituzione da quelli della Resistenza, che non sarebbe stata
possibile senza la partecipazione del popolo. Egli ha sostenuto poi che la Costituzione non è un
punto di arrivo, ma di partenza per concretizzare gli obiettivi che essa stessa
definisce nei suoi articoli. Negli anni della Resistenza, che precedono la
creazione della Costituzione Repubblicana Italiana, si è assistito a degli
scontri fortemente voluti sia dai partigiani e sia dalla gente comune, che pur
non combattendo, prestava aiuto a questi e li sosteneva. I partigiani non
lottavano per motivi privati, lo facevano principalmente per la libertà,
infatti desideravano che l'Italia divenisse uno Stato democratico dove tutti potevano
essere uguali davanti alla legge. Il loro sogno era quello di vivere in un
paese di cui non ci si deve vergognare di essere cittadini. La loro stessa
struttura in bande era simbolo di questo: erano uniti per raggiungere lo stesso
scopo, il "capitano" e i superiori non erano visti come autorità supreme, ma
come persone in grado di guidarli alla vittoria. La Resistenza era
l'espressione concreta, unitaria e univoca della ribellione della coscienza
umana contro le barbarie della dittatura, per la riconquista dei diritti umani
primordiali, dalla libertà alla giustizia, dalla solidarietà alla pace. La
libertà di esprimersi, di vivere la propria vita... tutti desideri o
aspirazioni che furono impediti da una situazione politica che aveva fatto
svanire ogni piccolo "pensiero di speranza", che per il mondo più
povero (economicamente) di quei tempi era l'essenziale di una degna vita. Forse
siamo sempre in guerra, in una guerra con noi stessi, ma il problema è che pur
essendo cambiata la vita, pur vivendo in un Paese tra i più potenti al mondo,
non si riesce ancora a dare una definizione esatta della parola pace e non si
vuol nemmeno "sfruttare" al meglio ciò che nella Nostra Costituzione
è inserito per promuoverla e tutelarla. Il motivo per cui parecchie persone ci
hanno lasciato è stato per poter dare alle future generazioni una vita degna e
rispettabile, offrendo a ciascuno tutti i diritti (ma anche i doveri) che la Nostra Carta
Costituzionale ci dà. La Carta Costituzionale è il simbolo più importante
dell'unione di più persone, di un Paese che vuol porre le proprie basi su un
"piano solido": ESSERE UNITI, dunque, è l'unico modo per essere
rispettati e rispettare, seguendo le norme esatte della Costituzione.
Infine è
intervenuto Garibaldo Benifei, ex partigiano combattente, che ha affermato che
la nostra Costituzione è espressione del popolo, esortando i giovani a rendere
attuali i valori della Costituzione. Egli ha voluto ricordare che molti dei
caduti della Resistenza erano giovani, tanto giovani. Sono morti affinché
questo paese rivivesse, riscrivesse nel loro nome la Carta fondamentale della
civile convivenza, la nostra Carta Costituzionale con la quale, si
riscoprissero norme e regole più umane, non imposte dall'alto, ma scelte nel
libero gioco del confronto e dell'alternanza, scongiurando le ore buie della
prepotenza e dello strapotere, scongiurando la disaffezione; la fuga davanti ai
problemi forti, alle difficoltà. Giovani, talvolta giovanissimi, ai quali la
vita sorrideva e che avrebbero potuto evadere dalle contese e dal confronto
armato, rifugiarsi in posizioni di comodità, al riparo dalle aggressioni di un
mondo in dissoluzione, da un regime rivolto alla disfatta, che uccideva per far
tacere, per dare una lezione, per fare paura, quasi che con quegli atti, vere
barbarie, riuscisse a bloccare il corso degli eventi, a ribaltare quello della
storia, assicurandosi una pur breve sopravvivenza. E' incredibile pensare a
quanti ragazzi hanno combattuto, e purtroppo anche perso la vita, per un ideale
di cui non hanno neppure potuto vedere quali sono stati, in seguito, i
benefici. Ai ragazzi d'oggi non passa neppure per la mente di alzarsi un giorno
e prendere le armi per andare là fuori a combattere, per andare contro il
nemico che vuole cancellare la nostra libertà, i nostri diritti e la nostra
dignità, ma questo non viene in mente, ai ragazzi d'oggi, perché ci sono stati
eroi giovanissimi che prima di noi hanno lottato per far sì che questo non si
dovesse ripetere e che ci hanno in qualche modo difeso da un futuro crudele a
cui avremmo potuto essere destinati. Sono stati molti i giovani che ci hanno
liberato e che ci hanno garantito, con tutto il loro coraggio e con tutti i
loro sacrifici, un'adolescenza piena di gioia e di quella libertà per cui loro
hanno dato la vita; di questo dobbiamo esser loro grati.
A mio avviso è
stato molto interessante partecipare a questo incontro e, in generale,
approfondire tali argomenti in classe, perché mi ha fatto conoscere più a fondo
la vera storia della nostra Resistenza, la possibilità di ascoltare
personalmente le testimonianze di persone che hanno vissuto quel periodo,
facendomi capire quante persone hanno lottato per la libertà del nostro Paese. Ma
da dove proviene la democrazia italiana? Noi giovani siamo talmente abituati ad
essa, da considerarla ovvia, quando in realtà moltissime persone sono morte per
far sì che l'Italia diventasse quello che è oggi, cioè uno stato a misura
d'uomo in tutta la sua interezza. Il loro sogno s'è realizzato per mezzo di
molti sacrifici, perché credevano veramente che le cose sarebbero migliorate,
che finalmente sarebbe esistito qualcosa costruito da un intero popolo e non
dettato da una persona priva di scrupoli o di considerazione per un intero
Paese. Il nostro Stato deve non solo essere rispettato, ma anche ammirato
perché per moltissimi anni uomini, donne e giovani ragazzini hanno dato tutto
per raggiungere quello che oggi noi chiamiamo semplicemente democrazia: una
parola che superficialmente potrebbe rimandare alla politica, ai partiti e al
governo, ma che per cinquantasette anni ha garantito giustizia, libertà e pace.
Per continuare la nostra vita, portiamo rispetto per le persone che hanno
lottato per ottenere quello che oggi noi abbiamo facilmente da prima che
nascessimo. Le testimonianze servono per non dimenticare, per non commettere
gli errori fatti in passato e per amare quelle poche cose che abbiamo. insomma,
guardandomi attorno mi rendo conto che ho tutto ciò di cui ho bisogno, sono
libera di scrivere e di dire quello che penso senza troppi problemi, di andare
dove voglio, di fare quello che mi sento, pur essendo di sesso femminile e pur
avendo diciannove anni. Ricordiamoci, dunque, che l'Italia è tale grazie al
fondamentale contributo dei partigiani e che la Costituzione è il
simbolo della Resistenza partigiana perché in essa rientrano tutti i "principi"
per cui lottarono in tantissimi. Democrazia è libertà.
Se voi volete andare
in pellegrinaggio
nel luogo dove è nata
la nostra Costituzione,
andate nelle montagne
dove caddero i partigiani,
nelle carceri dove furono
imprigionati, nei lager
dove furono sterminati.
Dovunque è morto
un italiano per riscattare
la libertà e la dignità,
andate lì, o giovani,
col pensiero,
perché lì è nata la nostra
Costituzione.
Pietro Calamandrei
Irene Bontà, III A