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L'ASCOLTO NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE NAZIONALE
1. Fra Mussolini e Badoglio
La radio annuncia la salita al potere di Mussolini, la radio ne annuncia la disfatta, e la fine del fascismo.
In questa fase essa non fu solo specchio della situazione nazionale, ma ne espresse a pieno il diffuso disorientamento e la difficoltà di approfittare del momento per epurarsi dai tanti celebratori del fascismo.
Durante la guerra infatti, la radio aveva rappresentato un importante fonte di informazione diretta e di svago, non era più solo uno status symbol: i programmi radiofonici mitigavano l'inquietudine, senza contare che all'ascolto ufficiale si affiancava ormai quello clandestino di Radio Londra e Radio Mosca, che davano fiducia agli antifascisti.
Nei 45 giorni del governo Badoglio si moltiplicano bollettini contraddittori inerenti l'imminente fine della guerra, ed i rinati partiti politici non si interessano molto alle questioni inerenti la radio e il suo organigramma, tanto che nessun cambiamento si verifica nelle file 212b17c dell'Eiar, cosa che invece era successa per i quotidiani nazionali.
Un fatto importante di questo periodo è la nascita di un rotocalco, "Onda. Panorama della Radio", diretto da Raul Chiodelli (dirigente dell'Eiar), che si proponeva di rilanciare l'uso e la centralità della radio. È un'esperienza effimera, che testimonia il clima del tempo, in cui la radio aveva conquistato una sorta di extraterritorialità rispetto alle altre forme di informazione. Perché? Perché i partiti sono espressione di una realtà prefascisa, in cui la radio non c'era, e non conoscono le potenzialità di questo mezzo.
È la radio però ad annunciare l'armistizio dell'8 settembre, anche se con un'ora di ritardo rispetto alle radio straniere. Nei giorni successivi, però, data la latitanza del ministero e del governo, le trasmissioni in programma sono sostituite da informazioni generiche col contorno di colonne sonore improvvisate, che aumentano il senso di angoscia degli ascoltatori (effetto Muzak).
Ambiguità di Chiodelli: secondo le biografie ufficiali avrebbe ordinato ai dipendenti di collaborare con gli Alleati, ma in molti ricordano il suo ordine di collaborare con i Tedeschi! Questo sembrava il rischio minore: opporsi al nemico significava vedere distrutti gli impianti. Ma in molti si oppongono a Chiodelli che, di fatto esautorato, dà le dimissioni da direttore generale, mantenendo però le prerogative di amministratore delegato: lascia così l'Eiar senza una direzione, nelle mani dei nazi-fascisti.
Intanto hitler aveva fondato Radio Monaco, che intendeva risvegliare lo spirito fascista in Italia, anche con notizie palesemente false.
È in questo periodo che si ha il riassetto dell'Eiar, completamente nelle mani dei Tedeschi: la stazione più potente era a Busto Arsizio, ma buona parte della programmazione era redatta a Fino Mornasco.
2. La radio liberata: Radio Palermo, Radio Bari e Radio Napoli
Fra i primi effetti concreti dello sbarco degli alleati in Sicilia si ebbe l'apparizione della prima voce dell'Italia liberata: Radio Palermo.
breve esperienza iniziata nell'agosto del 43
trasmette: prevalentemente comunicati dei comandi alleati, musica registrata, e occasionalmente metteva a disposizione i suoi microfoni per gli esponenti anti-fascisti, ma i testi erano preventivamente concordati con il Pwb.
palinsesto diviso in 2 parti: dalle 16 alle 19.30 trasmissioni Alleate; dalle 19.30 alle 01.30 trasmissioni italiane
il direttore era Ugo Stille, poi direttore del Corriere della Sera. Fu un'esperienza fondamentale, che fornì le basi per la nascita di quella che è considerata.
.La prima radio antifascista italiana: Radio Bari
ebbe subito successo di ascolto
il nucleo dei cosiddetti "cento di Bari" (apostrofati dai fascisti come "Venduti di Radio Vergogna"!) permise il salto di qualità necessario e l'organizzazione di un palinsesto articolato e concreto. Infatti radio Bari, oltre a trasmettere i comunicati tecnico-militari, rivolti ai partigiani, costituiva un fonte di controinformazione, addirittura in concorrenza con Radio Londra.
Alcune trasmissioni:
o La voce dei partiti: dava il microfono a tutti gli esponenti antifascisti
o L'Italia combatte: trasmissione permeata di spirito militante, di cui erano addirittura trasmesse delle repliche al mattino
o Spie al muro: che denunciava provocatori e delatori
o Lucignolo: rivolta ad un pubblico giovane, che trasmetteva anche musica jazz
importante: Radio Bari sfida le trasmissioni di propaganda delle radio fasciste, come nell'episodio delle "Trasmissioni dello Scugnizzo", che smascherò, rivelandone l'artificiosità (non si trattava di una vera radio, era una macchinazione per tenere vivo lo spirito fascista)
Radio Bari fu la sola stazione che fino alla liberazione di Roma trasmetteva programmi italiani, del tutto liberi (anche se soggetti alla censura militare), che permetteva agli uomini politici di tutti i partiti antifascisti di esprimere liberamente la loro opinione.
Con l'avanzata angloamericana l'esperienza di Radio Bari si esaurisce, e la sede della propaganda radiofonica è spostata a Radio Napoli, le cui apparecchiature sono state però molto danneggiate dai tedeschi.
qui le trasmissioni iniziano nell'ottobre del 43, introdotte dall'Inno di Mameli
l'atmosfera è però fortemente "spoliticizzata" rispetto a Bari, infatti le trasmissioni erano di carattere più educativo e didascalico, nel quadro di un sempre più accentuato positive thinking imposto dagli americani
trasmissioni: Stella Bianca (satira), Programma per la donna italiana
3. I microfoni di Salò
Risolto, come abbiamo visto, il problema dei vertici organizzativi, nei primi mesi del 44 l'Eiar di obbedienza repubblichina (Salò) visse un periodo di intensa riorganizzazione dei programmi.
Innanzitutto vi erano dei problemi tecnici da risolvere: la qualità delle trasmissioni era molto peggiorata per disturbi e sovrapposizioni di frequenza, e perciò si punta subito ad una razionalizzazione degli impianti, ottenuta concentrando le emissioni nelle tre maggiori stazioni ancora a disposizione: Milano, Roma e Torino, che erano costantemente presidiate dalle forze dell'ordine e dalle guardie repubblichine.
I programmi furono concentrati in un'unica rete che trasmetteva dalle 07.30 alle 24.00: programmi rivolti a soldati, feriti e mutilati di guerra, commedie, concerti in diretta, corsi di lingua tedesca e conversazioni religiose.
Si riprende nell'agosto 44 anche la trasmissione del bollettino settimanale, dal titolo "Segnale Radio"
Si trattava di trasmissioni che mantenevano volutamente il carattere tradizionale della radio pre-bellica, mentre la funzione di propaganda era affidata ad alcune false emittenti, come Radio Falco (poi rinominata Radio Tevere), nata per risvegliare le torpide coscienze (visse poco meno di un anno) e Radio Patria, che trasmetteva soprattutto in Piemonte, invitando i partigiani ad arruolarsi nell'esercito della Repubblica Sociale.
In opposizione alla propaganda repubblichina nascono radio partigiane, come Radio Libertà di Torino, e Radio Baita che trasmetteva dal biellese col motto "Fuori i tedeschi, fuori i traditori fascisti!": queste radio non solo erano uno strumento di propaganda e di educazione civile, ma si rivolgevano anche al nemico per minarne il morale.
La radio ufficiale della Rsi cercava di ostacolare questo ascolto ricorrendo all'uso delle proprie centrali di disturbo, tanto che si ebbero momenti di forte tensione quando i partigiani fecero saltare in aria il centro di Torino (vennero poi catturati e giustiziati) (guerra delle onde). Un altro problema per l'Eiar della Rsi era l'ascolto clandestino di Radio Londra.
Palinsesto: oltre ai programmi dedicati ai militari, di cui sopra:
Col passare del tempo si accentua il tono polemico della radio, che fa oggetto di cieca invettiva tutti i settori della politica, della cultura, del giornalismo e del mondo dello spettacolo, anche a causa di un profondo senso di impotenza di fronte ad una realtà ormai incontrollabile: toni sempre più oltraggiosi e accesi per una pretesa superiorità morale, e si diffonde la coscienza di un accerchiamento progressivo e fatale.
4. La radio nei Lager
È un capitolo poco conosciuto della storia dell'ascolto radiofonico: quali furono il ruolo e le funzioni delle trasmissioni?
I primi prigionieri furono quelli catturati in Africa e condotti in Egitto e in India, nei campi alleati. Questi non avevano la radio, e non l'ebbero fino al 1942, per due motivi: perché furono spogliati dei beni personali, e perché credevano che la guerra sarebbe finita presto.
Solo dopo l'entrata in guerra Usa i prigionieri iniziano a capire che la guerra era destinata a continuare a lungo, e dal luglio '42 furono gli stessi inglesi a sistemare alcuni altoparlanti per trasmettere ai prigionieri le notizie di Radio Roma, nel campo di Yol, ai piedi dell'Himalaya: le trasmissioni venivano usate come armi di pressione psicologica nei confronti dei molti prigionieri che ancora si consideravano impegnati dal giuramento al fascismo.
La situazione nei lager nazisti era più complessa: dopo l'8 settembre molti soldati italiani, lasciati allo sbando dal governo, si erano arresi, ed erano stati trasportati ed internati in Germania. Qui i avevano messo a punto apparecchi radiofonici artigianali con pezzi di gavetta, pile, capelli, che presero il nome di Caterina. Attraverso di essa si ascoltavano i comunicati di Radio Londra, ma anche quelli nazisti.Non mancarono interventi repressivi da parte della Gestapo.
Quindi: la radio ebbe un ruolo centrale nel corso della guerra e non solo nell'applicare le diverse e modernissime teorie della cosiddetta "guerra delle onde", ma anche perché segno le ore più crude della storia del nostro paese, assieme al momento della riconquista della democrazia e della libertà.
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