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Antico

poesia




Antico


Antico, sono ubriacato dalla voce
ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane,
t'era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l'aria le za 848e45i nzare.
Come allora oggi in tua presenza impietro,
mare, ma non piú degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m'hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:
e svuotarmi cosí d'ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.

(Eugenio Montale,


Eugenio Montale ( Genova 1896 - Milano 1981 ). Senatore a vita dal 1967 - Premio Nobel per la letteratura nel 1975.


" La sua infanzia e giovinezza trascorsero tra Genova e Monterosso al Mare, dove la famiglia si recava d'estate, animate da avvenimenti e personaggi che rifiorirono nella sua poesia; la consuetudine con il mare e con la natura selvaggia delle Cinque Terre segnò profondamente il suo mondo interiore e divenne l'elemento portante della sua formazione". ( da letteratura Italiana Einaudi )




( di nonno, balbettii di risonanza al bellissimo commento verbale fatto telefonicamente da Elisa questo pomeriggio ).


Il mare è familiare a Montale e nella poesia ANTICO lo chiama Antico tanta è la confidenza che ha con lui e titola la raccolta OSSI DI SEPPIA.. Il P. apostrofa "Antico" il suo mare, tanta è la confidenza con lui derivante dalle annuali frequentazioni , e gli confida che si sente ancora una volta inebriato ( come un uomo che ha bevuto molto vino!) dalla sua "voce" ( le onde piene, i marosi, le spinte verso terra, i risucchi, il rotolio dell'acqua sulla sabbia, il frangere dell'onda rotta dal vento, il fragore dei marosi. lo schiocco sugli scogli, ecc sono la sua voce.) . Voce che sembra uscire dalla campane ( verdi per l'ossido che copre il metallo all'interno)quando , nel ritmo armonico dell'andare e venire sono rivolte alle persone, prima di ritornare indietro sciolte.

Come fa la voce ad uscire dalle tue bocche ( cioè dalle bocche del mare ? E che il mare è una persona che emette la voce dalla bocca quando si apre? ( quando si schiudono ).No.

Ma al poeta, osservando questo movimento del mare che si frange sulla riva, sembra di veder le campana a festa, ciòè suonate a distesa ( con tutta la forza che il campanaro può mettere attaccandosi alle corde). Le campane che vanno avanti e indietro appaiono ora " legate" dalla corda che il campanaro ha tirato giù verso terra attraverso la tromba della torre campanaria ( fase in cui la campana appare con la sua bocca aperta - DIN -, se ne vede cioè la parte interna ), ora " sciolte" ( fase n.2, che è quella in cui si trova la campana che torna indietro nel suo movimento di oscillazione - DON - e appare, sempre all'osservatore di prima, chiusa, mostrandosi infatti la punta conica . Il P. dice che si disciolgono. E così è, si aprono infatti le mani del campanaro strette alla corda nella fase DIN e la campana , legata al cippo , oscilla all'indietro - fase DON - libera di cadere con il suo peso su se stessa, ma - ancorata al cippo- compie un movinto rotatorio verla la parte opposta a quella della fase DIN e il batacchio, che aveva colpito la stessa in una parte interna, colpisce ora l'altra parte - fase DON.

La campana, nella fare DIN era come legata, perche per un'attimo - tirata dalla corda era ferma, cioè come prigioniera ( legata ). Nella fase DON invece è scolta dalla tensione della corda, libera tra le mani del campanaro, non più legata , disciolta.( fase DIN).

Nota del nonno: Quando eravamo piccoli il venerdi della Settimana Santa si diceva che venivano legate le campane, che infatti non suonavano più in segno di lutto per la morte di nostro Signore sino al Sabato successivo, giorno in cui, si diceva, venivano sciolte, e suovano a distesa per in segno di gioia per la Risurrezione.


Mi sono attardato con l'analisi linguistica, perché credo che la cosa più importante, quando si legge una poesia per capirla e quindi gustarla è quella di interpretare l'uso delle parole, delle costruzioni, delle similitudini ,ecc, usate dal poeta. Cioè scoprirne tutti i mezzi della lingua adoperati per scrivere.Guai a ripetere pappaghellascamente, agli esami ad esempio,una spiegazione fatta da altri e imparata a pappagallo.Cadresti alla prima domanda. Se invece entri nella testa di chi scrive e cerchi di capire , rileggendo,rileggendo e riflettendo il significato poetico di quanto viene scritto, allora stai a posto.

Ma andiamo avanti.

La casa delle mie estati lontane


Nella seconda strofa il P.entra ancor più in confidenza con il mare ricordandogli che abitava d'estate nella casa vicino a lui, in quel posto cotto dal sole ( siamo a occidente e il sole tramonta sui quelle terre "cuocendole" per le alte temperature che si formano a terra per le lunghe ore di canicola prima del tramonto) Il caldo porta anche nuvole di zanzare.

Dopo aver salutato il mare attraverso i ricordi il P.entra in se stesso e, attraverso l'introspezione, si esamina ,sempre dialogando con il mare. Dice che pur rimanendo impietrito come da fanciullo dinanzi alla presnza del mare che si manifesta con tutta la sua forza infrangendosi sulle scogliere , si dichiara non più degno della destinazione dei suoi insegnamenti espressi attraverso il suo respiro, cioè attraverso quel moto solenne delle onde, che dava autorità al mare stesso.

Il P.qui sottolinea il sentimento che da fanciullo lo pervadeva dinanzi al mare: il desiderio di abbandonarsi all'armonia naturale (il piccino fermento del mio cuore non era che un momento del tuo)

con limiti del frammento ( .non era che un momento del tuo).Il P. sente il contrasto tra il senso di infinito che gli suscita il mare e la pochezza della sua natura umana, le cui manchevolezze non riesce a eliminare così come fa il mare di ogni sua sporcizia ( lordura ).




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