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ortografia generale - Dittongo, Trittongo, Sillabe

grammatica





iato

 

trittongo

 

dittongo



 




Dittongo


Si ha un dittongo quando due vocali successive, di cui almeno una delle due vocali è una i o una u (dette in questo caso semiconsonanti perché hanno un suono che sta a metà tra vocale e consonante), si pronunciano con una so 757f54h la emissione di voce.

I dittonghi italiani sono: ài èi òi ùi àu èu

Non sono dittonghi

Nei gruppi cia (cie, cio, ciu), gia (gie, gio, giu), glia (glie, glio, gliu), scia (scie, scio, sciu), la i non forma, con le altre vocali, un dittongo. In tali gruppi, infatti, essa è puro segno grafico: la i serve a rendere dolce la g e la c.


Trittongo


Si ha un trittongo quando tre vocali accostate si pronunciano con una so 757f54h la emissione di voce.

I trittonghi italiani sono: iài ièi uài uòi iuò

Attenzione

Le vocali che formano un dittongo o un trittongo costituiscono una sillaba e non possono quindi essere separate nell'andare a capo.

Iato


Si ha uno iato quando due vocali successive si pronunciano separatamente.

Si ha iato:

quando s'incontrano due vocali diverse da i e u

quando i o u accentate sono accompagnate da a, e oppure o non accentate

dopo alcuni prefissi, come ri, bi, tri

in parole come in-no-cu-o, pro-fi-cu-o


Sillabe


La sillaba è un fonema o un gruppo di fonemi che può essere pronunciato con un'unica emissione di voce. Costituisce la più piccola combinazione di suoni autonoma e comprende sempre una vocale o un dittongo. Può infatti essere costituita da:


da una sola vocale

da dittonghi o trittonghi

dall'unione di una vocale, un dittongo o un trittongo con una o più consonanti


Quando su una sillaba cade l'accento si parla di sillaba tonica; se l'accento non vi cade, si parla di sillaba atona


In base al numero di sillabe che comprendono, le parole possono essere:

monosillabe (o monosillabiche), se sono formate da un'unica sillaba

bisillabe (o bisillabiche), se sono formate da due sillabe

trisillabe (o trisillabiche), se sono formate da tre sillabe

polisillabe (o polisillabiche), se sono formate da più di tre sillabe 


Regole per la divisione in sillabe


  1. una vocale (o dittongo) iniziale di parola forma sempre sillaba da sola quando è seguita da una sola consonante
  2. una consonante singola forma sillaba con la vocale (o dittongo) che segue
  3. i fonemi costituiti da più lettere(ch, gh, sc, gl, gn,ecc.) non si dividono e fanno sempre sillaba con la vocale che segue
  4. le consonanti doppie (e i gruppi cq/qq) si dividono sempre tra due sillabe
  5. i gruppi formati da due o più consonanti diverse non si dividono e fanno sillaba con la vocale che segue. In particolare non si dividono:

s + una o più consonanti

le consonanti b, c, f, g, p, t, v seguite da l o r

  1. i gruppi formati da due o più consonanti diverse si dividono se, con la vocale seguente, non costituiscono un gruppo che può trovarsi all'inizio di parola
  2. le vocali che formano dittongo o trittongo non si dividono mai
  3. si dividono invece le vocali che formano iato
  4. nelle parole composte, il gruppo formato da i + vocale non viene considerato dittongo e quindi si spezza se la i appartiene al primo elemento del composto: ri-a-pre, chi-un-que, tri-al-be-ro


Accento


Quando pronunciamo le parole, la voce si appoggia con più "forza" su una vocale. Questa particolare "forza" si chiama accento tonico. La vocale e la sillaba su cui appoggia l'accento si dicono toniche, mentre tutte le altre sono atone (= senza accento).

In base alla posizione dell'accento tonico, le parole si definiscono:


  • tronche, se sono accentate sull'ultima sillaba
  • piane, se sono accentate sulla penultima sillaba (sono le parole più comuni)
  • sdrucciole, se sono accentate sulla terzultima sillaba
  • bisdrucciole, se sono accentate sulla quartultima sillaba
  • semibisdrucciole, se l'accento cade oltre la quartultima sillaba (caso rarissimo) 



Quando viene scritto, l'accento tonico prende il nome di accento grafico, che può essere grave

, e indica il suono aperto di e e o toniche, o acuto ( ´ ), e indica il suono chiuso di queste ultime.

In italiano l'accento grafico è obbligatorio solo in alcuni casi:

sulle parole tronche

su alcuni monosillabi che contengono due vocali: ciò, già, giù, più, può

su alcuni monosillabi che potrebbero confondersi con altri scritti nello stesso modo, ma con significato diverso


Elisione


L'elisione consiste nella caduta della vocale finale atona di una parola davanti a un'altra parola che inizia per vocale. Nello scritto l'elisione viene segnalata da un segno grafico: l'apostrofo.

Si ha obbligatoriamente l'elisione:

con gli articoli determinativi singolari lo e la e le preposizioni articolate da essi composte

con gli aggettivi bello/bella, santo/santa, quello/quella

con l'avverbio ci davanti a è e a tutte le forme verbali che iniziano con la e

in varie locuzioni: d'ora in poi, d'altra parte, d'altronde, senz'altro, tutt'al più, mezz'ora, tutt'altro, senz'altro, quand'anche.

Si ha spesso l'elisione:

con l'articolo indeterminativo femminile una e i suoi composti ciascuna, nessuna, alcuna

con l'aggettivo questo

con i pronomi personali deboli mi, ti, si, ci, vi, ne, lo, la (purché sia chiaro se ci si riferisce al genere maschile o femminile)

con la preposizione di davanti a parola che inizia per i

con come e dove

Non si ha l'elisione:

con articoli, preposizioni, aggettivi davanti a i semiconsonantica (la Iugoslavia, di ieri, quella iena, ecc.)

con l'articolo e il pronome femminile plurale le

con la particella ci davanti alle vocali a, o, u

con la preposizione da





Troncamento


Il troncamento consiste nella caduta della vocale finale o dell'intera sillaba finale atona di una parola.

A differenza dell'elisione, il troncamento, si verifica anche davanti a una parola che inizia per consonante,escluse però quelle che iniziano con s "impura" (cioè s + consonante) e quelle che iniziano con gn, ps, x, y, z e, non richiede l'apostrofo.

Il troncamento è obbligatorio:

con l'articolo maschile uno e i suoi composti ciascuno, nessuno, alcuno

con l'aggettivo maschile buono

con gli aggettivi maschili quello, bello, santo, davanti a parole che iniziano per consonante (la forma gran si usa anche per il femminile)

con i nomi signore, dottore, ingegnere, ragioniere, professore, cavaliere, ecc., che si troncano anche davanti a s "impura"

con i nomi frate e suora

Il troncamento è invece facoltativo:

con l'aggettivo grande

con tale, quale

con alcune locuzioni verbali comprendenti un infinito o nei verbi che escono alla terza persona plurale in -nno ( es. aver sete, fan paura)

Esistono particolari tipi di troncamento segnalati dall'apostrofo:

poco, nella locuzione un po'

modo, nella locuzione mo'

bene, nella locuzione be'

i seguenti imperativi: to'(= prendi, togli), da'(=dai), di'(=dici), va'(=vai), sta'(=stai), fa'(=fai)

Attenzione!!!

Una sola parola vuole l'accento per segnalare un troncamento: piè (=piede, usato nelle espressioni a piè fermo, a ogni piè sospinto)
















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