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UGO FOSCOLO
Gli intellettuali, e soprattutto gli artisti, del Neoclassicismo non riconoscendosi più in tutto quello che aveva caratterizzato l'arte e la letteratura Barocca e della fase del Rococò, ritenuti ormai periodi 656i86g dal gusto "bizzarro", ritengono di doversi ispirare all'età classica poiché in essa e nei suoi tratti fondamentali, si rispecchiavano maggiormente.
Gli artisti ritengono di dover recuperare l'età classica.
Winckelmann, un critico e uno storico dell'arte tedesco, introduce nel neoclassicismo il concetto di «Bello ideale»; egli ritiene che l'arte non debba imitare la natura ma debba fare una sintesi delle bellezze che la compongono per poi assolutizzarle. Winckelmann sostiene che la bellezza sia sempre contaminata dal «difetto», ma che bloccandola in un determinato istante si possa vincere il difetto dando vita così al bello ideale, che non invecchia e che quindi risulta assoluto, cercando così di raggiungere l'armonia dell'arte classica.
Ugo Foscolo è considerato uno dei più grandi poeti preromantici del panorama culturale italiano. Tuttavia i concetti fondamentali delle sue opere e la sua inclinazione ideologica, fanno sì che già si possa collocarlo all'interno del filone romantico.
Alcuni degli episodi della vita del poeta sono significativi per comprendere a fondo la sua intensa attività culturale e l'essenza delle sue composizioni.
Nella produzione letteraria di Ugo Foscolo il richiamo alla classicità è molto forte. Foscolo infatti, poiché nato a Zante (un'isola della Grecia), sente la propria origine come una predestinazione alla letteratura e questo sentimento è molto presente nelle sue opere.
L'opera di Foscolo in cui traspare maggiormente la nostalgia verso l'età classica e verso i suoi ideali, è «Le Grazie», un'opera incompleta composta da tre inni: a Venere, Vesta e Pallade. Anche nel sonetto «A Zacinto» Foscolo riprende elementi della classicità, in primo luogo dato il luogo a cui è riferito il sonetto, ossia Zacinto, l'isola greca natia; poi perché riprende elementi della letteratura classica, poiché qui egli contrappone la propria esperienza a quella di Ulisse. Tutto il sonetto si muove nell'ambito del confronto tra l'esilio di Ulisse, a cui però il fato è amico perché gli permetterà di tornare ad Itaca, e quello di Foscolo, a cui il fato è ostile poiché egli "toccherà le sacre sponde" di Zacinto solo tramite la sua poesia. Foscolo non tornerà mai più nella sua isola e con questo sonetto egli dimostra quanto amasse la sua terra e, indirettamente, tutta la classicità a cui sente di appartenere profondamente.
i concetti fondamentali della poetica e della prosa foscoliana:
l'eternità della poesia che aiuta a superare la temporaneità della vita;
l'eroismo secondo il modello alfieriano, secondo il quale l'eroe è l'uomo che lotta contro il tiranno e che alla fine si uccide trovando nella morte la liberazione da un destino avverso;
il ricordo, legato al ruolo dei sepolcri;
l'amore per la patria e la ricerca di un'identità nazionale, e amore per l'arte;
libertà
Dunque nel Foscolo si fondono assieme aspetti illuministici, neoclassici e romantici: egli accetta la concezione materialistica della vita e della morte come semplici trasformazioni della materia; ma ciò si scontra con la parte più romantica ed individualistica. Tuttavia ideali umani come l'amore, la bellezza, la patria e l'eroismo rimangono semplici illusioni, che la vita poi distrugge; di questo il poeta ne è amaramente consapevole, ma avrà comunque la forza di continuare a vivere in un sistema che, dopo le illusioni non gli ha lasciato che delle delusioni.
LE OPERE MAGGIORI
I temi propri del Foscolo, che sono dunque l'amore, la politica e la morte, sono rintracciabili in misura differente non solo negli altri due sonetti ("Alla sera" ed "In morte al fratello Giovanni"), ma anche tutti in egual misura nelle due opere maggiori: il carme "Dei Sepolcri" e il romanzo epistolare "Le ultime lettere di Jacopo Ortis".
Nel primo Foscolo vuole mettere in evidenza l'importanza delle tombe,utili per chi ne lascia un valore di affetti , e in questa il morto vive di più e il vivo è in contatto con esso tramite quella. Solo colui che non merita l'affetto dei cari , non ha l'onore di avere una tomba. Il valore della sepoltura trova giustificazioni sia storiche, poiché il culto del seppellimento dei morti sancisce la nascita della civiltà; sia di tipo patriottico, dato che le tombe celebrano i grandi personaggi del passato tramandandone la gloria e la memoria ai posteri; sia infine per ragioni di poesia, nel senso che le tombe da sempre hanno ispirato grandi poeti come Omero.
"Le ultime lettere di Jacopo Ortis" è un romanzo epistolare, sostanzialmente autobiografico: dietro la maschera del protagonista si celano le riflessioni del poeta sulla propria condizione di vita e sui valori che agitano il suo tempo.
Nelle Lettere si intrecciano due tematiche fondamentali: la passione politica e quella amorosa. Nella prima, in seguito alla delusione per il Trattato di Campoformio ( con il quale Napoleone aveva venduto Venezia all'Austria), in Jacopo vengono meno gli ideali che lo spingono a lottare per la patria, per l'identità nazionale e per cambiare lo stato delle cose. Questi sono sentimenti che si scontrano inevitabilmente con la politica napoleonica, mettendo in evidenza le due personalità di Jacopo: l'una ribelle e combattiva, l'altra rassegnata ai limiti imposti dalla natura.
Il lato amoroso mette invece in evidenza la cosiddetta "dottrina delle illusioni": l'amore, la bellezza, la poesia, la natura sono valori necessari ad alleviare le sofferenze che la vita comporta. Qui si inserisce la figura di Teresa come "elemento di ammirazione": ella rappresenta la bellezza divina, l'amore e la dolcezza che rianimano Jacopo dalla delusione politica. Tuttavia, nonostante il reciproco amore, Teresa non può stare con lui perchè il padre della ragazza l'ha già destinata in sposa al ricco Odoardo
Il fallimento a questo punto è totale e conduce Jacopo ad una disperazione sempre più profonda fino a giungere al rifiuto della sua stessa esistenza. Trova qui compimento il tema della morte, presente come un leggero sottofondo nel corso di tutto il romanzo; una morte vista come annullamento definitivo della vita e liberazione dalle angosce umane.
Non c'è dubbio che il Foscolo preferì continuare a lottare per ciò che credeva, cioè i valori per cui vale la pena vivere, anche se all'interno di un condizione politica che lo aveva profondamente deluso; il suo alter-ego sceglie invece l'unica soluzione alternativa alla rassegnazione.
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