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I promessi sposi - Capitolo IV

letteratura



I promessi sposi

Capitolo IV


1) Individuate le espressioni che il Manzoni usa per delineare i caratteri somatici di Fra Cristoforo.

Il Manzoni ci descrive Fra Cristoforo con il suo solito stile: tocchi precisi che vanno a formare un insieme sommario. Così di Fra Cristoforo non si fa una descrizione dettagliatissima, ma se ne delineano i tratti più importanti e significativi. Nella letteratura romantica, come i paesaggi rispecchiano lo stato d'animo dei personaggi e anzi, ne penetrano la psiche (la tranquilla e quieta passeggiata di Don Abbondio nel capitolo I, oppure il tragitto 444e47e di Fra Cristoforo per la campagna dove già si sente la mestizia della carestia, nel capitolo IV), anche l'aspetto fisico di una persona serve a delinearne il pensiero, i valori, addirittura quasi la storia.

Questa tecnica risulta evidente nella breve (cap. IV righi 28-41) ma eloquente descrizione di Fra Cristoforo. L'Autore si sofferma innanzitutto sul suo capo raso e la sua corona di capelli da monaco, e subito questi due elementi ci trasmettono l'idea di un uomo votato alla penitenza (il capo raso) e all'umiltà, e ciò costituisce una sorta d'anticipazione della storia del personaggio che sarà per meglio chiarita in seguito. Tralasciando poi tutti gli altri elementi descrittivi superflui (il modo di vestire, la corporatura) l'Autore passa direttamente all'andatura del personaggio ("...s'alzava di tempo in tempo, con un movimento che lasciava trasparire un non so che d'altero e d'inquieto;...") e all'espressione del volto, con tutti i suoi elementi caratteristici: la barba lunga e bianca, l'espressione grave accentuata dai lunghi digiuni, e gli occhi. Particolarmente a questi è dedicata la descrizione di Fra Cristoforo. Attraverso la descrizione degli occhi, infatti, ("Due occhi incavati eran per lo più chinati a terra, ma talvolta sfolgoravano, con vivacità repentina; come due cavalli bizzarri, condotti a mano da un cocchiere, col quale sanno, per esperienza, che non si può vincerla, pure fanno, di tempo in tempo, qualche sgambetto, che scontan subito, con una buona tirata di morso.") il Manzoni compie una profonda analisi psicologica del personaggio, trasmettendocene la personalità in tutta la sua vivacità e preannunciandone il carattere.




7) Riassumi brevemente il capitolo IV.

Il capitolo si apre con la descrizione del cammino di Fra Cristoforo dal convento del paese di Pescarenico, un piccolo villaggio di pescatori nei pressi di Lecco, alla volta della casa di Lucia.  Sebbene il paesaggio autunnale sia splendido, il cammino del frate verso casa di Lucia è rattristato dalle immagini di miseria che si vedono ovunque: persone smunte, animali smagriti dalla fame, mendicanti laceri.

L'Autore, sulla scia della descrizione d'ambiente che ci lascia intravedere, materializzandolo, l'animo di Fra Cristoforo, ci fornisce anche una sua descrizione fisica. Fra Cristoforo è uomo vicino ai 60 anni, dalla lunga barba bianca, umile ma fiero al tempo stesso, con due occhi vivacissimi.

Il Manzoni s'inoltra dunque in una digressione sul passato del frate. Lodovico (questo è il nome di fra Cristoforo prima di prendere i voti), figlio di un ricco mercante con ambizioni da nobile, viene educato in maniera aristocratica. Non essendo però accettato nella cerchia dei nobili, il giovane inizia, quasi per vendetta, a difendere gli umili contro i signorotti prepotenti.

Un giorno per strada, scoppia una disputa per futili motivi tra Lodovico ed un nobile arrogante. Nel corso della disputa che ne segue, il giovane, vedendo gravemente ferito Cristoforo, il suo più fedele servitore, uccide il signorotto. Lodovico viene condotto dalla folla nel vicino convento dei frati cappuccini, affinché possa trovar riparo dalla vendetta dei parenti dell'ucciso. Questi intanto circondano il convento al fine di colpire l'uccisore alla sua uscita. Durante la sua permanenza in convento Lodovico matura la decisione di farsi frate. Dona tutti i suoi beni alla famiglia del servo Cristoforo che era morto per lui e assume il nome di fra Cristoforo. Intanto il padre guardiano del convento convince il fratello del nobile ucciso ad accettare come rivalsa la scelta monacale di Lodovico. Prima di partire per il luogo del suo noviziato, fra Cristoforo chiede ed ottiene di domandare scusa alla famiglia dell'ucciso.

In casa del nobile vengono convocati tutti i parenti per assaporare la vendetta, ma con il suo contegno umile, fra Cristoforo ottiene un sincero perdono da tutti e induce i presenti a mitigare la loro superbia. Quale segno di riconciliazione il fratello dell'ucciso dona un pane al frate; questi, mangiatane una metà, conserverà il resto quale ricordo dell'accaduto. Oltre a predicare e assistere i moribondi, fra Cristoforo opera per rimuovere le ingiustizie e per difendere gli oppressi.

Riprende intanto la narrazione, e il frate, giunto alla casa di Lucia e Agnese, viene accolto con gioia dalle due donne.






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