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Seneca - I DIALOGI, LA VITA

latino



Seneca


1.LA VITA

  • Nasce a  Cordova in Spagna, il padre è Seneca il Vecchio
  • Studia a Roma
  • Nel 41 l'esilio: Claudio istigato dalla moglie Messalina che odiava la sorelle di Caligola condannò all'esilio in Corsica Seneca per l'adulterio con Giulia Livilla
  • Nel 49 torna a roma e diventa precettore di Nerone
  • Nel 54 alla morte di Claudio diviene consigliere imperiale di Nerone
  • Nel 62 ritiro politico
  • Nel 65 muore f 838i88i ra i complici dei pisoni.



2. I DIALOGI

Gruppo di opere filosofiche: 10 opere in 12 libri

Titolo: non sappiamo se risalga all'autore. Probabilmente antico (Quintiliano).


Dialoghi: non sono dialoghi come quelli di Platone perchè la discussione nn si svolge tra 2 o più personaggi in una cornice drammatica e con un ambientazione storica. L'autore parla sempre in prima persona e l'unico interlocutore è il dedicatario dell'opera.


Impostazione diatribica: Seneca condivide cn la diatriba l'impostazione discorsiva, la tendenza a rivolgersi direttamente al destinatario e la frequente introduzione delle domande e delle obiezioni di un interlocutore fittizio.


Ordine: nè per argomenti nè cronologico


3 Consolationes


Ad Marciam = scritta prima dell'esilio per consolare Marcia (la figlia di Cremuzio Cordo) per la morte

del figlio. Seneca si impegna nella dimostrazione che la morte non è un male( fine di tutto

passaggio a miglior vita), e nell'elogio di Cremuzio ( riedizione opere C.)

Ad matrem = la destinatria è la madre dell'autore triste per il suo esilio, viene svolta una serie di

argometazioni razionali intese a dimostrare che l'esilio non è un male. Lo scopo

principale è quello di trasmettere di sè un immagine di un uomo nonostante tutto sereno.

Ad Polibium= in esilio si rivolge a Polibio in occasione della morte del fratello; non tanto per

consolare il capo della cancelliria imperiale quanto per ottenere il richiamo dall'esilio.

A questo scopo sn indirizzati numerosi elogi a Claudio. ( x alcuni nn è seneca)


7 Dialoghi


De ira = è diviso in 3 libri e si pone contro la dottrina peripatetica ( Aristotele) che sosteneva che l'ira

va giustificata ed è giusta in certe circostanze. Per S. L'ira nn è mai accettabile in quanto

offusca la ragione ed è tra le pasioni più funeste. Indica dei rimedi contro l'ira e porta cm

esempio il folle e sangunario Caligola preda di un ira furiosa. (prima dell'esilio)
De brevitate = risale probabilmente al 49 ed è dedicato all'amico Paolino che si lamenta della brevità

vitae    della vita. Per S. questa visione è dovuta al fatto che gli uomini non fanno buon uso della

vita occupando il loro tempo con cose inutili e non alla ricerca della verità e saggezza.

Occupati vs filosofo esortazione all'otium filosofico e all'autosufficienza= serenità.


De vita beata=   risale al periodo di consigliere imperiale. L'opera è divisa in 2 parti:

viene esposta la dottrina stoica e polemizza vs epicuei che sommo bene non è virtù ma piacere

vs le critiche che gli vengono masse da chi sostiene che non vive 2° precetti stoici perchè circondato dal lusso e ricco (stoici vita semplice e austera).


De tranquillitate= dedicato all'amico Sereno che è inquieto nel quale S. dà suggerimenti per raggiungere

Animi    la serenità e la tranquillità dell'anima; tra cui l'impegno politico ke è fonte di virtù

vs Atenodoro che sostiene che sia solo un ostacolo alla virtù. Giustifica la sua

permanenza accanto a Nerone.

De otio=    dedicato a Sereno Seneca si chiede se il sapiente debba o no partecipare alla vita

politica. Seneca sostiene la validità della scelta dello otium e che il filosofo in

nessuno stato può agire coerentemente ai suoi principi; giustificando così il suo ritiro

politico.

De providentia= dedicato all'amico Lucillio che gli chiede perchè nonostante la provvidenza gli uomini

buoni sono colpèiti dal male. Seneca spiega come quelli che noi chiamiamo mali siano

prove a cui gli dei ci sottopongono per temprare e per perferzionare il carattere.

De constantia=   dedicato a Sereno, Seneca dimostra la tesi stoica secondo cui il saggio è

Sapientis  imperturbabile di fronte a qualsiasi offesa per la sua forza e superiorità morale.

L'unico bene è la virtù.


3. I TRATTATI


De clementia

È un trattato di filosofia poolitica in cui Seneca teorizza ed esalta la monarchia illuminata. Elogia Nerone (18 anni) per la sua moderatezza e indulgenza e soprattutto per la clemenza la dote fondamentale di un buon sovrano. È un invito a Nerone a seguire questo modello.

La monarchia per gli stoici è la miglior forma di governo.


De beneficiis

Trattato in 7 libri dedicato all'amico Ebuzio Liberale; fu scritto dopo la morte di Claudio molto probabilmente risale agli anni del potere politico forse gli ulitmi 3 libri risalgono a periodo del ritito.

Seneca dà precetti su come fare e come ricevere i benefici ke stanno alla base della convivenza civile e della vita sociale. La tesi di fondo è che la disposizione d'animo di chi fa o di chi riceve il beneficio hanno un intrinseco valore morale. Punto di vista di chi accorda un beneficio.


Naturales quaestiones

Negli anni del ritiro fu scritto questo trattato di scienze naturali in 7 libri dedicato all'amico Lucilio.

Gli argomenti trattati nell'opera sono di carattere meteorologici: fuochi celesti; lampi, tuoni; pioggia, neve; venti; terremoti e comete.

Il trattato ha carattere dossografico: l'autore cioè svolge i singoli argomenti riportando le opinioni di vari filosofi e scienziati greci. Lo scopo di quest'opera è morale: Seneca si propone di liberare gli uomini dai timori ke nascono dall'ignoranza dei fenomeni naturali e a segnare il retto uso dei beni messi a disposizione dalla natura. Viene più volte esaltata la ricerca scientifica ed ha fiducia nel progresso scientifico.





4. LE EPISTULAE MORALES AD LUCILIUM


Si tratta dell'opera filosofica più importante di Seneca e anke della più matura. É una raccolta di lettere scritte dopo il ritiro dall'attività politica. Si sono conseravate in 20 libri 124 lettere indirizzate al procuratore delle Sicilia Lucilio Iuniore.

Seneca ke ora si dedica esclusivamente allo studio assume nei confronti dell'amico l'atteggiamento del consigliere e del maestra per aiutarlo a raggiungere la sapienza ( ancora neanke lui vi è giunto).

Lo scopo dell'opera è sempre morale e pedagogico: S. scrive con l'intento ke le sue lettere siano pubblicate e lette.

É un  epistolario letterario in quanto concepito per essere pubblicato ma nonostante ciò le lettere non sono fittizie.

Il modello a cui si rifà non è quello dell'epistolario di Platone nè di quello ciceroniano ma è Epicuro che aveva utilizzato la lettera agli amici per esporre le sue dottrine filosofiche.

Seneca vs Cicerone 1. S. tratta argomenti filosofici e morali; C. spesso argomenti futili e moralmente irrilevanti

2. C. non cura stilisticamente le lettere perchè non ha l'intento di pubblicarle

3. S. ha un solo interlocutore C. tanti

4. S. ordine delle lettere è cronologico in C. è per argomento

5. S. prende spunto dalla vita quotidiana da cui ricavare utili insegnamenti e in funzione dello sviluppo ti temi filosofici.

Il tono dell'esposizione è familiare e colloquiale e si rifà appunto al sermo e non vi è sistematicità perchè:

  1. il tono più semplice si addice all'epistola
  2. il tono e le parole devono essere subordinati allo scopo morale di correggere i mores.

Il filo conduttore dell'opera starebbe nei continui progressi di Lucilio: mentre le prime lettere lo esortano alla filosofia, dal 3° libro Seneca abbandona il tipo di ammaestramento adatto ai principianti per passare a metodi di insegnamento più impegnativi.

S. esorta ripetutamente Lucilio a lasciare le occupazioni politiche per dedicarsi solamente agli studi e alla pratica della sapienza(lotta passioni) ( let. 82) perchè solo in qsta risiede la vera gioia.

Ricerca del sommo bene= virtù.

Temi presenti: otium; tempo e della morte che è una cosa naturale ed è la liberazione dei mali dell'esistenza.


5.LO STILE DI SENECA


  • Fin dalle opere giovani lo stile di Seneca è uno stile asiano ricco di farsi ad effetto(sententiae) per raggiungere il massimo effetto persuasivo ed emozionale ( docere & delectare + movere oratore)
  • Abbandona il periodare ciceroniano in favore di frasi brevi e senza collegamenti (arena sine calce x caligola)
  • Abbondanza di figure retoriche e di neologismi che sono preferiti agli arcaismi
  • Nessi sono impliciti

Critiche a Seneca per il suo stile:

sempre più giovani delle scuole di retorica si avvicinavano allo stile frammentario di Seneca 2 maestri di retorica gli rivolgono critiche:

  1. Quntiliano critica la frantumazione del periodare ciceroniano Ma il periodo breve serve in S. per mantenere l'attenzione del lettore.
  2. Frontone critica la continua ripetizione degli stessi concetti ke serve però a S. per imprimerlo nell memoria del lettore anke più inesperto ( diatriba)




















Probabilmente risalgono al periodo in cui S. era accanto a Nerone ( amante delle tragedie).

Significato ideologico delle tragedie: sono tutte di carattere anti tirannico e sono state scritte non tanto per opporsi al potere; quanto per esortare Nerone e per ammonirlo a non abusare del potere e a usarlo con coscienza. Lo scopo dell'opera è dunque ancora morale didascalico.

Le tragedie non venivano recitate a teatro ma per le recitationes che venivano organizzate per gruppi più o meno ristretti addirittura alla corte imperiale.

Struttura tradizionale del genere tragico: prologo, scene, 4 canti corali; suddivisione in 5 atti.

Il tema dominate in tutte le tragedie è lo scatenarsi rovinoso di sfrenate passioni non dominate dalla ragione ke conducono a conseguenze catastrofiche. Vi è da un lato la ragione e dall'altro il furor la pazzia l'ira. Lo spazio dato alla psicologia delle passioni è preponderante.

S. dedica più cura all'uso della parola e allo stile magniloquente che alla concatenazione dei momenti successivi della vicenda.

Notevole è l'uso dei particolari macabri e orridi come si addiceva al gusto dell'epoca.

I personaggi sono elementi utili per illustrare la psicologia delle passioni e sn portatori di temi morali e politici.




7. L' APOKOLOKYNTOSIS

E' una satira menippea scritta in occasione della morte di Claudio; il titolo in latino è Ludus de morte Claudii dove ludus sta per ghioco letterario ( divi claudii apotheosis per saturam).

Si dice sia stata pubblicata dopo la morte di claudio e scritta in contemporanea all'elogio funebre.  

Secondo il titolo greco Claudio dopo la morte diventa un zucca ma o questa parte è andata persa o la freddura si limita al titolo.

Per alcuni non appartiene a Seneca perchè: ha scritto l'elogio funebre per Claudio ( testo ufficiale agrippina) e lo elogia nella consolatio ad polibium ( ma solo per ingraziarselo x ritornare dall'esilio).

Seneca sfoga in questa satira piena di verve il rancore per claudio che lo aveva condannato ingiustamente all'esilio.

Seneca ricostruisce una caricatura velenosa di Claudio che dimostra di conoscere bene il personaggio e i suoi difetti: zoppo, memoria labile, balbuziente e amante del gioco dei dadi.






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