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Le tre scuole di eloquenza maggiormente diffuse
all'epoca:
1. Scuola attica
modello: oratore greco Lisia
stile semplice e elegante; uso limitato di vocaboli, lingua asciutta che mira
al concetto
2. Scuola asiana
modello: oratore greco Demostene
stile aulico e esuberante; linguaggio ricco di verbi, neologismi
e artifici retorici.
3. Scuola rodiese
Modello: Molone da Rodi
stile intermedio tra fra quello attico e quello asiano,semplice e efficace o elegante e aulico in base agli argomenti e alle esigenze comunicative.
CICERONE NELLA SUA PROSA CERCò SEMPRE LA PUREZZA
LINGUISTICA, LA CHIAREZZA ESPRESSIVA E L'ELEGANZA, L'ARMONIOSITà SIMMETRICA DEL
PERIODARE (CONCINNITAS)
Struttura dell'orazione:
1. Exordium
parte introduttiva
scopo: creare la giusta atmosfera suscitando l'interesse dell'uditorio
2. Narratio o Expositio
vengono esposti i fatti in stile semplice e chiaro
Argumentatio:
è
composta da 2 parti:
- Refutatio: confutazione delle prove a sfavore
- Probatio: presentazione di quelle prove a favore della propria tesi
Peroratio
parte finale
scopo: avvalorare la propria tesi per cercare di convincere l'ascoltatore e
stimolare il pathos in lui.
Marco Tullio Cicerone nacque ad Arpino, nell'attuale provincia di Frosinone, nel 106 a.C..
Appartenente ad una agiata famiglia del rango equestre, si trasferì presto a Roma e studiò con i più celebri maestri di retorica, oratoria e filosofia, compiendo anche viaggi (Grecia, Asia minore) per perfezionare gli studi.
Tornato a Roma comincia e percorre l'intero cursus honorum: diventò
questore in Sicilia, senatore, edile, pretore e infine console nel 63,
divenendo il leader di una coalizione politica moderata e conservatrice, a cui
appartenevano i boni cives.
Durante questo periodo egli affrontò e smascherò la congiura di Catilina, i cui fautori vennero da lui condannati a morte, e viene proclamato pater patriae.
Ma cinque anni dopo il cesariano Clodio, appoggiato da Cesare, lo condanna all'esilio per avere condannato i Catilinari con un processo sommario senza l'appello del popolo (provocatio ad populum).
Trascorse i sedici mesi d'esilio in Grecia, poi, nel 57, venne richiamato a Roma grazie all'intervento di Pompeo, con cui si schierò politicamente.
Dopo che le truppe pompeiane furono sconfitte in una guerra civile, Cicerone, rientrato in Italia, ottenne comunque il perdono di Cesare, ma era ormai politicamente fuori gioco e si dedicò soprattutto all'attività filosofica e letteraria.
Quando Cesare morì nel 44 decise di ritornare in politica e di schierarsi contro i seguaci di cesare, in particolare contro Antonio,contro cui scrisse le philippiche.
Nel 43 venne ucciso nella sua villa a Formia dai sicari di Antonio.
Rifacendosi a Platone, anche Cicerone cerca in due opere, il De repubblica e il De legibus, di trattare da un punto di vista filosofico i problemi dello Stato e del diritto. A differenza di Platone però, Cicerone non cerca di teorizzare uno Stato ideale, privo di qualsiasi riferimento al concreto, non si stacca mai dalla storia e dalla realtà dello Stato romano.
Il De re publica (54-51 A.c.)
De legibus (52-51 a.C.)
Cicerone scrisse e pronunciò più di cento orazioni; a noi ce ne sono giunte 58. le più importanti:
LE CATILINARIAE (8-5 nov. 63 a.C.)
Quattro orazione pronunciate in senato per svelare la congiura di catilina.
I seguaci di catilina furono condannati a morte. Ma cicerone non aveva ancora prove sufficienti per mettere sotto accusa Catilina:questo fuggì e si alleò con l'esercito riunitosi a Fiesole per tentare un'azione militare contro Roma. Nella battaglia Catilina morì.
VERRINAE (70 a.C.)
Verre aveva commesso abusi e si era appropriato illegalmente di un'immensa ricchezza.
I siciliani chiamarono in aiuto C. che raccolse in soli 50 gg testimonianze e materiali tali da far partire in esilio volontario lo stesso Verre.
C. tenne 2 orazioni brevi e fulminanti, riassunse i capi d'imputazione per passare subito all'interrogatorio.
Le altre 5 le fece pubblicare.
PHILIPPICAE (44-43)
14 orazioni contro Antonio seguace di Cesare. Egli incita il popolo a ribellarsi contro antonio facendolo credere un tiranno, denunciando i suoi vizi, misfatti e illegalità.
Il nome prende spunto dalle invettive dell'oratore greco Demostene contro Filippo di Macedonia in difesa della libertà della Grecia.
PRO SEXTO ROSCIO AMERINO
Difesa in un processo penale di Roscio Ameria ingiustamente accusato di parricidio. C. dimostra che gli accusatori avevano compiuto il delitto per incamerare il patrimonio della vittima.
In difesa del poeta greco Archia, che chiedeva il diritto di cittadinanza romana, C. inserisce un excursus sul valore della poesia e sull'utilità degli studi letterari.
In difesa di Celio, un tempo amante poi nemico di Clodia (la Lesbia catulliana) accusato dell'assassinio di Dione, capo di un'ambasciata egiziana. C.delinea un ritratto della donna e dei degenerati costumi di vita dell'epoca.
PRO MILONE
Lungo la via Appia, in uno scontro tra le bande armate di Milone (filopompeiano) e Clodio (filocesariano) quest'ultimo rimase ucciso. C. difese Milone dall'accusa di omicidio ma, spaventato dalle intemperanze dei clodiani presenti in aula, pronunciò un'orazione poco efficace, subendo uno
dei pochissimi insuccessi giudiziari. M.venne condannato all'esilio.
PRO MARCELLO, PRO LIGARIO, PRO REGE DEIOTARO
Orazioni definite cesariane, testimonianza della crisi politica di C. che, da sempre sostenitore della repubblica aristocratica e di Pompeo, dopo la sconfitta di quest'ultimo a Farsalo, si avvicinò a Cesare.
Periodo: scritte tra il 45 - 44 a.C.(tranne il trattato Paradoxa Stoicum), anni di dolore pubblico e privato: morte della figlia Tullia e emarginazione dalla vita politica.
Fine: consolazione personale,attraverso un'attività degna per un uomo come lui; diffondere nella società romana la conoscenza delle principali dottrine filosofiche greche tale da creare una terminologia filosofica in lingua latina che potesse aiutare i suoi concittadini a discutere e scrivere su argomenti filosofici.
Genere letterario: C. vuole raggiungere un pubblico molto ampio che poteva non avere a disposizione strumenti culturali specialistici e tempo da dedicare alla filosofia. Quindi sceglie il genere del TRATTATO DIVULGATIVO, ma soprattutto del DIALOGO, seguendo il modello dei dialoghi platonici e il modello aristotelico, che era costituito da lunghi monologhi che portano a confronto tesi diverse. La forma espositiva risulta così elegante e scorrevole ma anche piacevole proprio per il pubblico di cicerone.
ARGOMENTI AFFRONTATI: la filosofia ciceroniana non è teoretico - speculativa, ma si
adatta alla concreta mentalità latina, quindi egli affronta argomenti pratici (soprattutto etici e teologici) non legandosi strettamente a una teoria precisa. Cicerone non inventa un nuovo pensiero, me procede attraverso l'esposizione e il confronto di diverse teorie espresse dalle principali correnti filosofiche ellenistiche.
La sua posizione filosofica è ECLETTICA, ispirata cioè a quelle correnti di pensiero che meglio gli sembrano suggerire una risposta adeguata ai problemi che si pone. In C.si evince una certa tolleranza di pensiero, anche se egli aderisce in modo particolare alla gnoseologia della nuova Accademia (Filone e Antioco) secondo la quale l'uomo si avvia alla ricerca della verità attraverso un procedimento probabilistico: in tal modo C. può indagare nei vari campi della conoscenza e accettare le teorie che gli sembrano più ragionevoli per la soluzione dei problemi dell'uomo. C. appare vicino anche allo stoicismo moderato, ma critica l'epicureismo, in quanto tale filosofia si scontra con le virtù e i principi presenti nel mos maiorum romano.
Ci sono giunti 10 trattati filosofici,anche se non tutti integralmente.
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