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La poesia nell'età dei Flavi - Silio Italico: la poesia epica

latino



La poesia nell'età dei Flavi


E' il periodo che va dalla morte di Nerone (68 d.c.) con la presa del potere di Vespasiano e successivamente i suoi figlio Tito e Domiziano. Tutti questi principi ebbero interessi culturali tali da applicare un politica di promozione delle lettere e delle arti, sempre tenendo sotto controllo la vita int 515j95f ellettuale e le opere degli scrittori principalmente. Istituirono cattedre finanziate pubblicamente, che ebbero anche la funzione di creare validi collaboratori dei principi. Nella poesia epica di questa età continua quel processo di rielaborazione e variazione dei modelli, quel tentativo di innovare basandosi sulla poetica dell'emulazione.


Silio Italico: la poesia epica


Punica: poema epico storico  di oltre 12000 esametri (il + lungo della letteratura latina) che narra le vicende della seconda guerra punica contro Cartagine, dalla presa di Sagunto alla battaglia di Zama. Silio ha preso si è rifatto all'Ab Urbe Condita di Livio, anche se ha applicato i moduli dell'epos tradizionali, staccandosi da Lucano che aveva eliminato completamente dalla sua opera. Silio prende come modello l'Eneide e si nota sin dai versi introduttivi che oltre ad utilizzare gli stessi vocaboli dell'Eneide, accentuano il carattere arcaico della vicenda e in modo da staccarsi maggiormente da Lucano che aveva narrato fatti recenti. Sul modello di Virgilio non mancano brani encomiastici e celebrativi; è un'imitazione costante. Nonostante ciò Silio ha contaminato, variato e integrato il suo modello principale anche con altri autori, soprattutto Lucano dal quale attinge la struttura compositiva del poema che vede al centro una battaglia ( Farsalo), nonostante sia una gravissima sconfitta per Roma, come la sconfitta di Canne dei Punica. Mentre Lucano in Farsalo vede la caduta della repubblica, oltre quella dei valori politici e morali, Silio presenta Canne come uno dei momenti + difficili, ma anche più gloriosi della storia di Roma. In entrambe le opere manca la figura di un eroe, mentre troviamo figure negative: Annibale (nei punica) e Cesare (pharsalia). Da ricordare sono la mancanza di pietas dei personaggi e la smania di guerra.




Stazio: la poesia epica


La Tebaide è un poema epico mitologico in 12 libri (come l'Eneide) dedicato a Domiziano e fu composto in 12 anni, dall'80 al 92. Vengono narrate le vicende della mortale inimicizia dei due fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo. Essi dovevano regnare ad anni alterni su Tebe ma una volta salito al trono, Eteocle non volle più cederlo ed Polinice gli muove guerra. Nella prima esade troviamo l'antefatto e i preparativi della spedizione, mentre nella seconda il conflitto e la morte di entrambe i fratelli. Notiamo la bipartizione come nel modello dell'Eneide in cui le vicende guerresche trovano spazio solo nella 2^ parte. Ne risente la struttura composita che risolve il racconto in una serie di scene staccate e concluse, una narrazione che procede a sbalzi e con pause intercalate. Nonostante tutto quanto detto, la Tebaide non è una pedissequa imitazione dell'Eneide. Essa infatti non ha intenti celebrativi della romanità. Il tema della guerra fratricida fa pensare piuttosto alla guerra civile tra Cesare e Pompeo del Bellum Civile di Lucano, anche se meno orribile. Inoltre troviamo anche la tematica della selvaggia brama di potere, un gusto per il pathos caricato e per l'orrido e il truce che si manifesta in entrambe in fratelli accecati dalla smania di potere. Questi elementi vengono amplificati attraverso un linguaggio magniloquente, enfatico e iperbolico, con effetti di contrasto sorprendenti.



L'Achilleide, che Stazio lasciò incompiuta morendo, avrebbe dovuto trattare per intero la vita di Achille, ma s'interrompe prima della sua partenza  per Troia. Vi è trattata solo la giovinezza. L'opera è assai diversa dalla Tebaide: prevalgono i toni idilliaci, patetici e sentimentali. La tecnica narrativa è impostata sulla successione di scene e di episodi staccati.

Le Silvae: si tratta di poesie d'occasione scritti sempre in prima persona. Stazio s'inserisci in una tradizione di poesia improvvisata (silvae=abbozzo). Troviamo carmi consolatori, epitalami, encomi, genetliaci. Nonostante la celeritas non cui l'autore dice di averli composti, si tratta di testi molto elaborati letteralmente, in cui trovano ampio spazio le descrizioni (come per la statua eretta x Domiziano nel foro). In questi componimenti Stazio, libero dall'obbligo della celebrazione, trova accenti personali, senza enfasi e senza sovraccaricare carmi tecnicamente impeccabili.








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