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"i fiumi' - ungaretti

italiano



"i fiumi" - ungaretti

Mi tengo a quest'albero spezzato,

isolato e abbandonato dal consorzio umano,

in questa dolina,



che è priva di vitalità

come un circo

nel momento precedente e successivo allo spettacolo,

e osservo

le nuvole che passano sulla luna.


Questa mattina mi sono disteso

sull'acqua, quasi fossi in un'urna,

e ho riposato come una reliquia.


Le acque dell'Isonzo

mi levigavano

come se fossi un sasso.


Mi sono alzato

e me ne sono andato

come un acrobata

che cammina sull'acqua.

Mi sono seduto

vicino alle mie vesti

sporche per la guerra,

e come un beduino

mi sono chinato a prendere

il sole.


Questo fiume è l'Isonzo,

e qui meglio

ho potuto vivere l'esperienza

di sentirmi in comunicazione con la natura,

come una docile fibra dell'universo.

La mia sofferenza

è causata dal

non sentirmi

in armonia con ciò che mi circonda.


Ma quelle mani nascoste nell'Isonzo

che mi stringono nell'acqua,

mi regalano una felicità

che è rara a trovarsi.


Ho ritrascorso

le età della mia vita. 959e48j

Questi sono i miei fiumi.


Questo è un Serchio,

al quale hanno attinto

forse per duemila anni

i miei antenati campagnoli

e i miei genitori.


Questo è il Nilo,

vicino al quale sono nato e cresciuto,

inconsapevole del mio destino, trascorrendo la mia fanciullezza nelle estese pianure.


Questa è la Senna,

e in quella sua acqua fangosa mi sono rimescolato acquisendo la consapevolezza di me stesso.


Questi sono i miei fiumi che confluiscono nell'Isonzo, ma che sono distinguibili gli uni dagli altri.


Questa è la mia nostalgia, che traspare dal ricordo di ognuno di loro, ora che è notte, e che la mia vita mi sembra un fiore (l'essenza del fiore) circondato dalle tenebre.


























" la pioggia nel pineto" - d'annunzio

Taci. Entrando nel bosco non odo

più suoni umani; ma odo

parole insolite

pronunciate dalle gocce e foglie che cadono

in lontananza.

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove sulle tamerici

impregnate di salsedine ed arse dal sole,

sui pini

dalle scorze ruvide e dalle foglie aghiformi,

sui mirti sacri a Venere,

sulle ginestre dai gialli fiori raccolti

sui ginepri che sono pieni di bacche profumatissime,

Piove sui nostri volti divenuti



tutt'uno con il bosco

piove sulle nostre mani nude,

sul nostro corpo,

sui nuovi pensieri

sbocciati dall'anima rinnovata

sull'illusoria favola dell'amore

che ieri t'illuse, che oggi m'illude

o Ermione.

Odi?

La pioggia che cade

sul fogliame della pineta deserta

producendo un crepitio che dura

e varia secondo quanto è folto il fogliame.

Ascolta. Alla pioggia risponde

il canto delle cicale

che non è fermato

né dalla pioggia né dal colore scuro del cielo.

E il pino 

ha un suono, e il mirto

altro suono, e il ginepro

altro ancora, e le gocce di pioggia sono come miriadi di dita che fanno suonare diversamente queste piante.

Noi siamo nel più intimo della foresta, non più esseri umani ma vivi d'una vita vegetale;

E il tuo volto bagnato ed inebriato dalla gioia e le tue chiome profumano come le ginestre, o creatura originata dalla terra che hai nome Ermione.



Ascolta, ascolta. Il canto delle cicale che stanno nell'aria va diminuendo sotto la pioggia che aumenta. Ma in crescendo si mescola un canto più rauco, che sale dall'ombra scura dello stagno in lontananza. Solo una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non arriva il suono delle onde sulla spiaggia. Non si sente sulle fronde degli alberi scrosciare la pioggia d'argento che purifica, lo scroscio che varia secondo i rami più folti, meno folti.

Ascolta.

La cicala è muta, ma la figlia del lontano fango, la rana, canta nell'ombra più profonda, chissà dove, chissà dove.

E piove sulle tue ciglia,

o Ermione.

Piove sulle tue ciglia nere

che sembra tu pianga ma di piacere;

non bianca ma quasi verde, sembri uscita dalla corteccia di un albero.

E tutta la vita è in noi fresca e odorosa,

il cuore nel petto è come una pesca non ancora toccata

gli occhi tra le palpebre

sono come fonti d'acqua in mezzo all'erba;

i denti nelle gengive sembrano mandorle acerbe.

E andiamo di cespuglio in cespuglio, ora tenendoci per mano ora separati

(la ruvida e forte stretta delle erbe aggrovigliate ci blocca le ginocchia)

chissà dove, chissà dove!

Piove sui nostri volti

divenuti tutt'uno con il bosco,

piove sulle nostre mani nude,

sul nostro corpo,

sui nuovi pensieri sbocciati dall'anima rinnovata,

sull'illusoria favola dell'amore

che ieri

mi illuse, che oggi ti illude,

o Ermione.



"X AGOSTO" -pascoli

San Lorenzo, io lo so perché un così gran numero
di stelle nell'aria serena ( della notte estiva )
s'incendia e cade, perché un così gran pianto 
risplende nella volta celeste.
Una rondine ritornava al suo nido: 
l'uccisero: cadde tra rovi spinosi:
ella aveva un insetto nel becco: 
la cena per i suoi rondinini.
Ora è là, morta, (con le ali aperte)come in croce, che tende 
quel verme verso un cielo lontano e indifferente (al suo dramma);
e i suoi rondinini sono nell'ombra, che attendono,
che pigolano sempre più piano (stanno per morire).
Anche un uomo (il padre) tornava alla sua casa:
lo uccisero: disse: Perdono; 
e nei suoi occhi sbarrati restò (inespresso) un grido di angoscia:
portava con sé due bambole in dono (alle figlie)...
Ora là, nella casa solitaria,
lo aspettano, aspettano invano:
egli, immobile, stupefatto, mostra 
le bambole al cielo lontano e insensibile (al suo dramma).
E tu cielo, dall'alto della tua impenetrabile 
serenità, (tu che sei) infinito, eterno
inondi con un pianto di stelle
questa terra dominata cupamente dal Male!








"gelsomino notturno" - pascoli

I fiori del gelsomino si schiudono

di notte,  

nell'ora in cui penso ai miei cari,

morti. 

Sono apparse tra gli arbusti

le farfalle che volano nelle ore

notturne. 


Già da tempo le voci rumorose del   

giorno tacciono: 

solo in una casa, là, qualcuno parla   

sottovoce.   

Gli uccellini dormono sotto le ali   

(della madre);   

come gli occhi al riparo delle

ciglia.


Dalle corolle dei fiori (di gelsomino)   

si diffonde  

un profumo come di fragole rosse.   

Splende una luce, là, nella sala  

(della casa).

L'erba nasce sopra le tombe.   


Un'ape ritardataria sussurra   

trovando le celle già tutte

occupate (dalle altre api).

La costellazione delle Pleiadi

procede per il cielo 

con il suo seguito di stelle. 


Per tutta la notte si diffonde   

il profumo trasportato dal vento.   

La luce si muove verso l'alto sulla   

scala;   

brilla al primo piano: si è

spenta...


E' l'alba: i petali del fiore

un po' stropicciati si chiudono;

dentro la corolla molle e nascosta,   

cova non so quale indescrivibile

felicità. 


"a me pare uguale agli dei" - saffo

Simile a un dio mi sembra quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino
ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza
e con incanto sorridi. E questo
fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, sùbito non posso
più parlare:
la lingua si spezza: un fuoco
leggero sotto la pelle mi corre:
nulla vedo con gli occhi e le orecchie
mi rombano:
un sudore freddo mi pervade: un tremore tutta mi scuote: sono più verde
dell'erba; e poco lontana mi sento
dall'essere morta.
Ma tutto si può sopportare... 







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