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Stephen Edwin King - La famiglia

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Stephen Edwin King, il re della letteratura horror, l'uomo che ha venduto tonnellate di libri in tutto il mondo, è nato il 26 settembre 1946 a Scarborough, nel Maine. Suo padre era un militare impegnato nella Seconda Guerra Mondiale come capitano nella Marina Mercantile mentre la madre era una donna di origini modeste. Pur avendo la coppia adottato anche un secondo figlio, 151g67b la famiglia di King subirà un brutto trauma quando Stephen è ancora piccolo. Il padre, uscito di casa per fare una passeggiata, si dileguerà nel nulla senza più fornire alcuna notizia di sè.


La famiglia inizia così un lungo girovagare negli Stati Uniti, in cerca di un lavoro per la madre, donna forte e di carattere. Accetta ogni lavoro che le capita, anche duro e malpagato. I figli non vengono lasciati però del tutto soli. La donna li guida all'ascolto della buona musica e alla lettura dei classici della letteratura. Il piccolo Stephen King già a quattro anni dimostra di essere affascinato dall'insolito e "dal lato oscuro dell'uomo". Disubbidendo a precisi ordini, una sera ascolta di nascosto alla radio l'adattamento del racconto "Marte è il paradiso" di Ray Bradbury. Ne riceve un'impressione tale da non riuscire più quasi a dormire al buio, a patto che vi sia la luce del bagno accesa che filtri sotto la sua porta.


Presto Stephen comincia a leggere da solo tutto ciò che trova. A sette anni scrive il suo primo racconto e scopre il terrore nel 1957, a dieci anni, durante la visione del film "La terra contro i dischi volanti", che lo traumatizza. Due anni dopo scopre nella soffitta della zia i libri del padre, appassionato di Edgar Allan Poe, Lovecraft e Matheson. Trova anche racconti della rivista Weird Tales, di Frank Belknap Long e di Zelia Bishop. Il giovane scopre così che il padre non era soltanto un girovago e un marinaio (come raccontato in famiglia) che si era ridotto a vendere elettrodomestici porta a porta, ma anche un aspirante scrittore, affascinato dalla fantascienza e dall'horror.




Nel 1962 inizia a frequentare la Lisbon High School, a Lisbon Falls, nei pressi di Durham. Qui nasce probabilmente il sogno di divenire uno scrittore. Inizia a spedire i suoi racconti a vari editori di riviste, senza però alcun successo concreto.


Conclusi gli studi superiori, entra all'Università del Maine ad Orono. Pur essendo molto timido e stentando a socializzare, il suo talento non tarda ad emergere. I prodromi del suo successo di scrittore sono infatti già visibili in quegli anni. Nel 1967 Stephen King termina il racconto breve "The Glass Floor", che gli frutta 35 dollari a cui fa seguito, qualche mese dopo, il romanzo "La lunga marcia", che viene sottoposto al giudizio di un agente letterario, il quale si esprime in termini lusinghieri.


Nel febbraio del 1969 inizia ad occuparsi di uno spazio regolare sulla rivista "The Maine Campus", con la rubrica chiamata "King's Garbage Truck". Di questo periodo è nota la sua straordinaria prolificità, tale che era capace di scrivere un racconto perfetto cinque minuti prima che il giornale andasse in stampa. Questo fra l'altro è il periodo in cui conosce Tabitha Jane Spruce, poetessa e laureanda in storia, sua futura moglie.


Nel 1970 si diploma all'università, ottenendo il Bachelor of Science in English e, date le difficoltà per trovare un posto di insegnante, inizia a lavorare presso un distributore di benzina. Nel 1971, dopo una serie di esperienze lavorative umili, inizia ad insegnare inglese alla Hampden Academy.


Nasce la primogenita della coppia: Naomi Rachel. La famiglia si trasferisce a Hermon, vicino a Bangor nel Maine. Lo scrittore inizia a lavorare a "L'uomo in fuga". Nel 1972 arriva il secondo figlio, Joseph Hillstrom (il terzo sarà Owen Phillip) ed il bilancio della famiglia comincia a farsi problematico. Stephen King pensa che il suo sogno di diventare scrittore sia un'utopia. Non può pagare tutte le bollette e decide di sacrificare prima il telefono, poi l'automobile. Inizia a bere e inevitabilmente la situazione precipita.


Nel 1973 le cose però migliorano improvvisamente. Preso il coraggio a due mani sottopone "Carrie" al giudizio di William Thompson della casa editrice Doubleday. A fine lettura, il risultato è che la Doubleday gli mette in mano un assegno di 2500 dollari come anticipo per la pubblicazione del romanzo. A maggio arriva la notizia che la Doubleday ha venduto i diritti dell'opera alla New American Library per 400.000 dollari, metà dei quali spettano di diritto al giovane autore. I problemi economici sono risolti e King, a ventisei anni, lascia l'insegnamento per dedicarsi alla professione di scrittore.


L'anno dopo la famiglia trasloca a Boulder, nel Colorado. Qui inizia la stesura di "Una splendida festa di morte", poi ripubblicato con il titolo definitivo di "Shining", un'opera con chiari riferimenti autobiografici. Inoltre vende i diritti di "Le notti di Salem", per 500.000 dollari. La famiglia ritorna nel Maine occidentale e qui l'autore finisce la stesura di "L'ombra dello scorpione".


Di lì a poco arriva anche il primo grande successo cinematografico, grazie a "Carrie, lo sguardo di Satana", diretto dal già famoso Brian De Palma. Poi è un susseguirsi ininterrotto di successi, bestsellers e incassi vertiginosi al botteghino quando le sue storie vengono trasposte in film.


Ormai ricco, nel 1980 si trasferisce con la famiglia a Bangor, dove acquista una villa vittoriana con 28 camere, ma continua ad usare la casa di Center Lovell come residenza estiva. Vengono pubblicati "L'incendiaria" e "Danse Macabre". Inizia la stesura di "It" mentre al cinema esce il film-capolavoro di Kubrick (con un ìo straordinario Jack Nicholson) basato sulla storia di "The Shining". In questo periodo Stephen King è il primo scrittore di sempre ad avere ben tre libri nella classifica dei best-seller nazionali. Un record che batterà lui stesso qualche anno dopo.


Nel 1994 esce "Insomnia", romanzo lanciato dallo scrittore con un'originale forma di promozione: si reca di persona nelle librerie del paese con la sua Harley Davidson. Inoltre inizia una tourneé musicale nella East Coast con la sua rock band, la "The Bottom Remainders" (Stephen King è un noto appassionato di rock, musica che ascolta anche quando scrive). Il racconto "The Man in the Black Suit" vince due premi ed esce il film "Le ali della libertà" diretto da Frank Darabont e tratto dal racconto "Rita Hayworth e la redenzione di Shank".




Vince un Bram Stoker Award per la Migliore Novella per "Colazione al Gotham Café". Escono nelle sale cinematografiche "L'ultima eclissi" tratto dal romanzo "Dolores Claiborne" e "Mangler: la macchina infernale". Nel 1996 escono "I vendicatori" e "Il Miglio Verde" (con Tom Hanks), un romanzo in sei puntate che diventerà, qualche anno dopo, un film di successo. Ogni puntata di "Il Miglio Verde" vende più di tre milioni di copie.


Nel 1997 un gradito ritorno per gli innumerevoli fan del "Re": esce dopo sei anni di attesa il quarto volume della saga La Torre Nera con "La sfera del buio". Di particolare rilievo anche la pubblicazione di "Six Stories", serie da collezionisti che viene tirata in sole 1100 copie.


Dopo venti anni King saluta l'editrice Viking Penguin e passa alla Simon Schuster. Alla firma del contratto percepisce "soltanto" 2 milioni di dollari come anticipo per soli tre libri, ma guadagna anche royalty sulle copie vendute che vanno dal 35 al 50%.


Nello stesso anno un fatto drammatico irrompe nella vita fortunata dello scrittore. Durante una passeggia nei pressi di casa, viene travolto da un furgone: è in fin di vita. Milioni di fan restano settimane con il fiato sospeso, ansiosi per la sorte dello scrittore. Viene operato ben tre volte in pochi giorni. Il 7 luglio lascia l'ospedale, ma per la sua completa guarigione occorreranno ben nove mesi.


Ripresosi dallo choc, il 14 marzo 2000 diffonde solo su Internet, con un'operazione innovativa e all'avanguardia, il racconto "Riding the Bullet". Nell'autunno dello stesso anno pubblicherà il saggio "On writing: autobiografia di un mestiere", un resoconto della sua vita di scrittore e una serie di riflessioni su come nasca la scrittura.


Stephen King ha venduto complessivamente nell'arco della sua lunga carriera oltre 500 milioni di copie. Dai suoi romanzi sono stati tratti circa quaranta tra film e miniserie televisive, di fortuna alterna e diretti da registi di varia abilità (se stesso compreso).


Afferma di scrivere 500 parole dalle 8.30 alle 11.30, ogni giorno, ad eccezione soltanto del giorno di Natale, del Giorno del Ringraziamento e del suo compleanno. Quasi tutti i suoi libri non hanno meno di cinquecento pagine. E' lo scrittore più pagato del mondo. Nel 1989, a titolo di esempio, ha incassato personalmente un anticipo di 40 milioni di dollari per quattro romanzi non ancora scritti. Si stima che il suo fatturato annuo sia di circa 75 milioni di euro.


Recensione


Solo un genio come Stephen King poteva costruire un intero romanzo sul nulla.

E' il caso de "la bambina che amava Tom Gordon": un libro dove per 250 pagine non succede (apparentemente) nulla.

Una bambina si perde nel bosco... e questo è tutto!

Non c'è una vera e propria trama, non ci sono grandi eventi da narrare, non ci sono personaggi di contorno.

Eppure, la piccola Tricia riesce a tener col fiato sospeso i lettori, che si scoprono incapaci di non soffrire insieme alla bambina nella sua agghiacciante lotta per la sopravvivenza.

"La bambina che amava Tom Gordon", insomma, è un piccolo gioiello, capace di far provare al lettore le emozioni più forti: sorpresa, paura, solitudine, fiducia, scoramento, dolore, angoscia, disperazione.

A poco a poco, la realtà si stempera in qualcosa di meno definito: un mondo vago e nebbioso dove eroi e mostro coesistono in questa appassionante rivisitazione moderna di favole classiche come Pollicino o Cappuccetto Rosso.




Recensione


Non me l'aspettavo.D'accordo che a furia di scrivere libri su libri poteva capitare di farne uno più mediocre della norma...Il problema è che qui King da una parte cerca di essere innovativo rispetto al suo genere,dall'altra vuole mettere ad ogni costo i suoi soliti motivi angoscianti.Vi spiego:il romanzo tratta della storia di una bambina che si perde nel bosco,quindi è lei il personaggio principale,non si sa nulla o quasi dal mondo esterno,è il suo "diario" mentale,alla maniera di King ne Il Gioco di Gerald,libro per me meraviglioso.Ma qui lui voleva fare il super scrittore e avventurarsi nei menandri di una psicologia bambina,tentativo riuscito davvero male considerando che la bambina ha solo nove anni e pensa come una quarantenne laureata in filosofia.D'altronde ricorrono i soliti,ormai noiosi,motivi "kingiani":la doppia voce incontrollata dell'inconscio che terrorizza la razionalità del personaggio,l'entità sconosciuta che le sta alle calcagna e non si capisce bene cos'è,ecc.Insomma,dopo tutto questo mi aspettavo un finale degno,come è stato per Tommyknocker,o per Il Miglio Verde;in realtà,miei cari,è un finale paragonabilissimo agli sceneggiati che trasmettono all'ora di punta su canale 5. Insomma,se un giorno vagherete per una libreria e il titolo e la trama vi attireranno,secondo me non dovreste comprarlo:sono soldi buttati.



Recensione

Al principio ci fu Jessie, la giovane donna protagonista del romanzo "Il gioco di Gerald". Poi è venuta Trisha, la protagonista de "La bambina che amava Tom Gordon". Cosa hanno in comune le due? Vi chiederete probabilmente voi. Beh, oltre all'ovvio fatto di essere entrambe di sesso femminile (particolare, questo, certo non trascurabile per chi conosce la vita e l'opera del Re del Maine), sia Jessie sia Trisha non sono soltanto le protagoniste, ma anche, a conti fatti, gli unici personaggi che agiscono nei due romanzi in questione. Le altre (poche) figure che compaiono (all'inizio o alla fine) non sono che comparse, strutturalmente utili per innescare o risolvere il meccanismo narrativo. Insomma siamo di fronte più che a una storia di fatti a una storia di percorsi mentali, di labirinti psichici, che sono sondati prima, illuminati poi, per essere infine riversati come un allagante e annegante stream of consciousness sull'improvvido lettore. Come Jessie si era trovata ammanettata per la durata di circa 300 pagine alla spalliera di un letto, è ora la piccola Trisha di soli nove anni a trovarsi persa in un bosco che si trasforma per lei in una enorme gabbia, in un'immensa dedalica prigione. "Fiaba" l'ha definita qualcuno, avvicinandola all'antica "Cappuccetto Rosso". E certo gli elementi di quella fiaba non mancano: c'è la bambina nel bosco, c'è il mostrolupoorso(?) del bosco ("il signore dei luoghi tenebrosi, l'imperatore del sottoscala, il peggior incubo di tutti i bambini del mondo") e c'è il cacciatore (un po' scorretto, però, perché bracconiere, ma non poteva essere altrimenti in un romanzo di King!). E così, cammina, cammina, cammina . che cosa arriva a scoprire la piccola Trisha di nove anni? "Il mondo aveva i denti e con quei denti poteva morsicarti in qualsiasi momento". È la "sentenza" che apre il libro, secondo l'antico adagio che recitava: "la favola insegna che.". Ebbene, il libro di King, come un'antica fiaba, insegna che il dolore esiste, che il pericolo esiste, ad ogni angolo, di strada o di bosco che sia. Ma insegna anche che il dolore fa crescere ("apprendimento con la sofferenza" dicevano gli antichi): un messaggio eterno, immortale, ma magistralmente narrato, magistralmente metaforizzato, reso icona da un King che sempre più mira a scrollarsi di dosso la reputazione di semplice scrittore horror. In trecento pagine di bosco, King tiene il lettore con gli occhi incollati a Trisha, facendosi onnisciente narratore, che semina sul cammino notizie tutt'altro che rassicuranti.in perfetto (e scorretto) stile kinghiano!

Fiaba antica dunque, si diceva, ma anche distillato d'America. Sì, perché Trisha è una bambina americana assolutamente doc, se riesce a trovare la forza di non mollare solo pensando al dito puntato verso il cielo di Tom Gordon, il lanciatore della squadra di baseball dei Red Sox di Boston, che lei ama alla follia. Così ai vecchi Pollicino, Hänsel, Gretel e Cappuccetto persi in spaventosi boschi si è unita oggi una compagna nuova di zecca, creata questa volta dalla mente di quello che è stato definito da qualcuno "il più grande raccontafiabe dell'Occidente".


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