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Nastagio degli Onesti - Riassunto della vicenda

italiano







Riassunto della vicenda

In breve: Nastagio, non corrisposto nel suo amore per una  de' Traversari, si ritira da Ravenna a Chiassi. Qui un giorno, quasi all'entrata di maggio, essendo uno bellissimo tempo, mentre immerso nei suoi pensieri si inoltra nella pineta, si imbatte, verso il mezzo dì, in una bellissima giovane ignuda, scapigliata e tutta graffiata dalle frasche, che corre piangendo e gridando, inseguita da due grandi e fieri mastini e da un cavalier bruno, forte nel viso crucciato, con uno stocco in mano. Nastagio vorrebbe aiutare la fanciulla, ma il cavaliere - che si presenta come Guido degli Anastagi, nobile ravennate, morto quando Nastagio era fanciullo - lo invita a non intromettersi e gli spiega che ciò che vede è voluto dalla giustizia di Dio: lui infatti, innamorato non corrisposto da quella fanciulla,disperato, si era ucciso; lei, tutt'altro che pentita della sua crudele ostinazione, era morta poco dopo; entrambi sono dannati all'inferno e la pena consiste appunto in questa caccia per cui lui la insegue, la raggiunge ogni venerdì a quell'ora in quel punto, la tr 424i84e afigge con lo stesso stocco con cui si era ucciso, la squarta, estrae il cuore e lo dà da mangiare ai cani; quindi lei si rialza come se niente fosse, ricomincia la fuga e ricomincia la caccia. Nastagio, dopo essere stato per un po' tra pietoso e pauroso, capisce di poter sfruttare l'informazione a proprio vantaggio. Per il venerdì successivo fa apparecchiare proprio in quel punto un grande banchetto, cui invita parenti, amici e tutta la famiglia Traversari. La bella da lui amata, quindi, assiste alla scena raccapricciante, ascolta la spiegazione del cavaliere e non può non riconoscere che la stessa sorte della fanciulla dannata sarà riservata a lei, se continuerà a rifiutare il suo amore a Nastagio. Pertanto nottetempo gli manda una sua cameriera per fargli sapere che ella era presta di far tutto ciò che fosse piacer di lui. Nastagio se ne rallegra, ma risponde che con onor di lei voleva il suo piacere, e questo era sposandola per moglie. Lei acconsente e la storia si conclude con il lieto fine del matrimonio cui fa seguito una lunga vita felice.




I PERSONAGGI

Nastagio: è il protagonista della vicenda;borghese, nobile d'animo vive nella città di Ravenna diventa ricchissimo grazie ad un ingente patrimonio ereditato in seguito alla morte del padre e dello zio. Non ancora sposato si innamora di una figlia di Messer Paolo Traversari per la quale spende gran parte delle sue ricchezze senza riuscire a conquistarla.

Da questo fatto emerge il suo lato di scialacquatore evidenziato anche durante il soggiorno a Chiassi in cui conduce una vita sfarzosa.

La condizione di innamoramento del giovane non corrisposto lo spinge al pensiero del suicidio, svelando nel suo carattere una nota di debolezza messa in seguito in secondo piano dalla sagacia e l'astuzia utilizzate per rovesciare la situazione da sfavorevole a vantaggiosa.

Secondo Boccaccio, infatti, per salvarsi nelle situazioni si deve possedere l'ingegno ed essere aiutati dalla fortuna e dalla forza dell'amore; caratteristiche presenti nella connotazione del protagonista.

La fortuna lo assiste guidandolo nel bosco proprio nel momento in cui accade la vicenda del cavaliere e la forza dell'amore interviene impedendogli di perdersi d'animo davanti ai rifiuti dell'amata e conducendolo così ad ottenere il risultato sperato.


Figlia di Paolo Traversaro : definita da Boccaccio cruda, dura e selvatica si presenta come l'antagonista di Nastagio in quanto fonte delle sue sofferenze. Forse per la sua singolare bellezza o per le sue origini aristocratiche è così altera e sdegnosa da respingere Nastagio e tutto quanto gli piacesse. Nonostante alla fine accetti di sposare Nastagio, rendendolo felice oltre misura e quindi uscendo apparentemente dal suo ruolo di antagonista, resta sempre un personaggio negativo poiché non lo sposa per amore ma per vigliaccheria dopo aver assistito alla scena nel bosco.


Guido degli Anastagi: cavaliere vissuto nella stessa terra di Nastagio, occupa un ruolo di aiutante del protagonista in quanto la sua comparsa si rivela decisiva per lo svolgimento della vicenda, perché, come lui, ha amato una donna crudele e insensibile che non badava ai suoi sentimenti spingendolo così al suicidio. È proprio quest'azione il simbolo della divergenza tra i due personaggi rafforzando la tragica esemplarità della "visione".


Donna amata dal cavaliere: questo personaggio secondario presenta analogie con la figlia dei Traversari, anch'ella infatti viene dipinta come una donna dura e crudele. Morta poco dopo il suicidio del cavaliere, è destinata all'inferno per il suo cinismo e per la felicità provata dinnanzi ai tormenti di Guido, di cui non si è mai pentita, essendo convinta di non aver peccato.


Comparse: gli amici di Nastagio che gli consigliano di trasferirsi da Ravenna ; i commensali del banchetto organizzato da Nastagio che piangono di fronte alla scena del cavaliere e della donna.




AMBIENTAZIONE
La storia ha inizio a Ravenna nel periodo medievale nell' ambiente nobile-cortese. Nella seconda parte della narrazione lo sfondo viene trasferito nella città di Classe; questo cambiamento ha il ruolo di distrarre Nastagio dalle sue sofferenze amorose. La parte culminante della novella ha luogo in una pineta. Boccaccio fornisce una descrizione precisa del luogo nel quale poi avverrà l'episodio chiave che aiuterà il protagonista a sciogliere il nodo della sua situazione sentimentale, indicando il giorno :venerdì;il mese: quasi ai primi di maggio;il clima ambientale: una giornata soleggiata;e l'ora: verso mezzogiorno; questi elementi rappresentano il topos del tipico locus amoenus, sfondo ideale per rivolgere dolci pensieri alla donna amata.


















LA CACCIA INFERNALE




Il tema della caccia infernale irrompe nella novella attraverso un' immagine di sensazioni uditive raccapriccianti,la cui negatività viene rappresentata dalle espressioni : "grandissimo pianto" e "guai altissimi".

A breve distanza di tempo, agli occhi del protagonista si presenta la scena: una donna inseguita da due cani ed un cavaliere a cavallo, con l'intenzione di straziarla senza pietà mentre implora mercé. Le azioni si susseguono in rapida successione interrompendosi soltanto nel momento in cui il cavaliere spiega il motivo dell' inseguimento;terminato poi il breve dialogo, riprende la caccia come se nulla fosse accaduto e per volontà Divina ogni venerdì a quell' ora e in quel luogo la scena si ripresenta tale e quale.

È doveroso dire che Boccaccio non è stato il primo scrittore ad usare questo tema,altri infatti,prima di lui vi sono ricorsi come per esempio Dante Alighieri nel XIII canto dell' inferno(scena in cui gli scialacquatori sono inseguiti dalle cagne infernali rappresentanti secondo alcuni i rimorsi e secondo altri i creditori) e Iacopo Passavanti (monaco domenicano fiorentino contemporaneo di Boccaccio) nel racconto del Carbonaio di Niversa.

Leggende di cacce infernali tra selve spettrali o avelli infuocati correvano da secoli l'Europa, anche su suggestioni orientali e mitologie nordiche. Erano attribuite a Odino, a Artù, oppure - in Italia - a Teodorico di Ravenna. Queste fantasie d'oltretomba assunsero l'aspetto di particolari forme di punizione per peccati e delitti soprattutto d'amore. Passavanti fu autore di narrazioni di questo genere;tuttavia nel predicatore domenicano si riflette la tradizionale concezione del cristianesimo medievale, che vedeva nel sesso un peccato mortale da condannare e fuggire, ed una fonte di altri terribili peccati. Boccaccio colorò l'allucinante scena della caccia infernale con elementi marcatamente crudeli su suggestioni e allusioni che potrebbero rimandare a Dante e, rispetto a Passavanti,riflette la concezione nuova,laica e naturalistica, per cui il desiderio amoroso è prodotto di natura e come tale è buono e innocente, e colpevole è semmai contrastarlo,mentre lo scrittore domenicano condanna la donna e l' amante al purgatorio per aver commesso il peccato di lussuria e di adulterio. Possiamo quindi affermare che le finalità dei due esempi sono opposte. Oltre al cavallo nella novella di Nastagio sono inseriti i cani, che movimentano in maniera selvaggia tutta la scena. Tra cani e cavallo sussiste una differenza di dignità;gli uni sarebbero demoni di basso rango mentre il cavallo rappresenta il diavolo in persona. Entrando nel dettaglio, non solo l' ora meridiana ma anche la stagione primaverile e il paesaggio ameno della pineta,che fanno da sfondo alla visione di Nastagio, contribuiscono a mitigare l' orrore della scena; al contrario l' atmosfera cupa e tenebrosa, propria del racconto di Passavanti, intendeva senz'altro accentuare quell' orrore. Quanto alla scena in se, è vero che il cacciatore è altrettanto spietato e violento in ambedue le visioni, di Nastagio e del carbonaio di Niversa: ma mentre in Passavanti la distanza dal quotidiano è volutamente marcata, con l' insistenza sul soprannaturale e sul sangue, in Boccaccio il soprannaturale è limitato, per così dire, allo stretto necessario; infatti nel racconto del monaco domenicano c'è una certa insistenza sui particolari sanguinari e demoniaci: il "fuoco ardente" che esce dalla bocca, dagli occhi e dal naso del cavallo e del cavaliere, l' abbondante spargimento di sangue, lo strazio insistito nella carne trafitta, la donna gettata nella fossa ardente, da cui esce avvolta dalle fiamme ardendo lo stesso cavaliere. In Boccaccio la pena della donna viene descritta come un elemento più rituale, privo dell' insistenza compiaciuta sullo strazio fisico e sul sangue, e sfuma di conseguenza in un' atmosfera irreale e fiabesca, che non mira a produrre orrore. L' insistenza di Passavanti sui particolari tanto crudeli e orribili segue la finalità dell' exemplum, che è quella di terrorizzare il lettore con la visione delle pene dell' aldilà e di indurlo a fuggire il peccato.

Nel racconto di Nastagio la caccia infernale non ha un senso esclusivamente punitivo, né ha valore di pena infernale per un peccato di violenza come nella Divina Commedia e negli exempla fino a Passavanti, ma diventa un episodio della società signorile ravennate, evocata con il linguaggio di amori appassionati e di generose cortesie, poiché il materiale medievale viene trattato con una sensibilità che non è più dell'epoca. L'immagine tremenda della caccia nella foresta di Chiassi assume una funzione redentrice: permette alla Traversari di redimersi, diventare da nemica ad ancella d'amore e convince le donne di Ravenna che è bene accondiscendere alle richieste dei corteggiatori. Su questa morale si inserisce il tema dell' amore cortese evidenziato dai modi di Nastagio, sia perché ama una donna di condizione sociale superiore alla sua,sia perché, per amore, conduce una vita generosa seguendo il precetto della liberalità, fondamentale per un amante cortese.

È proprio sulle basi di questa corrente letteraria che Boccaccio riprende indirettamente i precetti della scuola stilnovistica di Dante, condannando la donna nobile che non ricambia i sentimenti del suo amante e non rispetta le regole secondo quali amor ch' al cor gentil ratto s' apprende e amor ch'a nullo amato amar perdona; ovvero: l'amore trova rapido accesso in un cuore nobile e non tollera che una persona amata non riami.


















La pittura di Sandro Botticelli (1445-1510) trae ispirazione da numerosi riferimenti filosofici e letterari, sia classici che in volgare. A Boccaccio e alla sua opera Botticelli ha dedicato quattro tavole di piccole dimensioni, fedeli traduzioni visive della novella di Nastagio degli Onesti.

È interessante notare come il pittore abbia reso la narrazione di Boccaccio, combinando realismo ed elementi fantastici.

Nella prima, i pini marittimi, fitti e torniti come colonne, creano

un ' atmosfera cupa che fa da cornice al dolore di Nastagio e alla scena drammatica di cui egli è testimone: l' inseguimento della ragazza da parte di un cavaliere e dei suoi cani, che la raggiungono e la azzannano.

Gli alberi inquadrano e ritmano anche la duplice scena raffigurata dalla seconda tavola. In primo piano vediamo Nastagio che si ritrae inorridito alla vista del cavaliere che strappa il cuore alla ragazza per darlo in pasto ai suoi cani. Sullo sfondo, intanto, in simultanea, la ragazza è resuscitata e il cavaliere ha ripreso a inseguirla.

Nella terza tavola, Nastagio, rivolgendosi al gruppo delle dame, sembra illustrare quanto si sta svolgendo davanti ai loro occhi, mentre le stoviglie rovesciate testimoniano lo sconvolgente effetto, determinato dalla nuova apparizione del cavaliere e della ragazza. Anche in questo caso Botticelli elabora una sintesi narrativa, costruendo la scena principale in una sorta di cornice (si osservi la disposizione chiusa dei tavoli) allo scopo di rimarcare la concitazione.

Sia lo scrittore che il pittore caratterizzano la situazione per lusso, eleganza, gioia di vivere: Boccaccio dando voce alle aspirazioni dei ceti mercantili in ascesa al culmine della civiltà medievale; Botticelli esprimendo il clima che si respirava nella Firenze di Lorenzo de' Medici.

Anzi pare sia stato proprio Lorenzo il Magnifico ad affidare a Botticelli la commissione delle quattro tavole per una precisa occasione mondana: un matrimonio che chiamava a raccolta l ' aristocrazia fiorentina. In questa ottica molto terrena la punizione infernale che ha colpito il cavaliere e la donna, viene ridimensionata a favore della positività del bel vivere.

L 'eleganza del destriero bianco, la ricercatezza degli abiti, l ' armonia dell' insieme denotano la scelta del pittore di celebrare una società e uno stile di vita raffinati.

In questo senso i punti di contatto fra il contesto sociale descritto da Boccaccio e quello raffigurato da Botticelli sembrano affini, anche se i due operano a distanza di più di un secolo.

La quarta tavola raffigura lo sfarzo del banchetto nuziale, fornendo elementi per comprendere alcuni aspetti della mentalità e dei costumi

dell' epoca di Botticelli. Si noti, per esempio, la rigida separazione fra gli invitati di sesso maschile e femminile. La disposizione di uomini e donne su due lati contrapposti presenta due mondi che si fronteggiano, non si mescolano e rimangono separati anche in occasione di un banchetto.




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