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Mastro don Gesualdo

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Mastro don Gesualdo

Mastro-don Gesualdo, pubblicato nel 1889, è uno tra i più conosciuti romanzi di Giovanni Verga. Narra la vicenda del protagonista che dà il titolo al romanzo, ed è ambientato a Vizzini, in Sicilia, nella prima metà dell'Ottocento in periodo risorgimentale. È scritto in una lingua che rispecchia sapientemente la realtà che illustra.

Mastro-don Gesualdo uscì a puntate sulla Nuova Antologia dal 1° luglio al 16 dicembre , e poi in volume presso l'editore Treves, nel 1889.

Secondo romanzo del "ciclo dei Vinti", è questo il frutto di un lungo lavoro preparatorio proseguito incessantemente per sette anni. I primi abbozzi risalgono al - , subito dopo la pubblicazione de I Malavoglia.



La vicenda del romanzo segue tutte le tappe della vita del protagonista, dalla sua infanzia povera all'adolescenza avventurosa, dalla maturità, appagata dal successo economico, ma fallita sul piano degli affetti e dei rapporti umani, fino alla morte e alla solitudine.

Il romanzo descrive l'ascesa sociale di Gesualdo Motta, che da muratore diventa imprenditore, proprietario terriero, marito di una nobildonna, per poi vedere il suo patrimonio, accumulato con tanti sforzi, dissipato dalla figlia e dal genero.

Di origini modeste, Gesualdo riesce infatti ad arricchirsi grazie ad una tenacia che sconfina nella crudeltà verso sé stesso e verso gli altri.

Amareggiato dagli egoismi della sua famiglia che lo sfrutta e nello stesso tempo gli rimprovera la conquista della ricchezza, sposa Bianca Trao, una nobile decaduta costretta alle nozze per riparare una relazione colpevole con il cugino baronetto Ninì Rubiera.

Il matrimonio non riesce però a far dimenticare la sua modesta estrazione sociale e presto si rivelerà un "affare sbagliato".

La moglie è sempre malata e poco incline all'amore e alla confidenza. Isabella, la figlia nata dopo il matrimonio, che forse non è neanche figlia sua, ripaga il padre degli agi e delle premure scappando di casa con il cugino Corrado La Gurna del quale si è infatuata e si vergogna del padre per le sue umili origini.

Gesualdo fa sposare la figlia con il duca di Leyra, un nobile palermitano decaduto che vivrà alle spalle del suocero sperperando tutte le sue sostanze.

Rimane la nostalgia dell'umile e silenziosa serva Diodata, che con il suo amore sottomesso e disinteressato gli ha dato due figli e gli ha sacrificato con devozione la sua giovinezza.

Consumato dal cancro, Gesualdo muore solo, tra l'indifferenza dei servitori, in una stanza appartata del palazzo dei Leyra, lontano dalla sua casa e dalla sua terra.

Con questo capolavoro si chiude il periodo migliore di Verga che si ritira a Catania, dopo aver abbandonato la scrittura.

Il progettato "Ciclo dei vinti" - che prevedeva altri tre romanzi ambientati a un livello sociale progressivamente superiore (La duchessa di Leyra, L'onorevole Scipioni e L'uomo di lusso) - restò così incompiuto.





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