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" I VIZI CAPITALI E I NUOVI VIZI " - Umberto Galimberti

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" I VIZI CAPITALI E I NUOVI VIZI " - Umberto Galimberti


In questo libro, Umberto Galimberti, passa in rassegna i vizi dell'uomo.

Nella prima parte analizza i vizi capitali e, nella seconda parte, descrive quelli che sono i nuovi vizi caratteristici dell'odierna società occidentale.

L'autore distingue due "morali; una è la "morale economica" e l'altra è la "morale cristiana". La prima è quella del soddisfacimento dei bisogni e quindi dei vizi, perché per soddisfare l'esigenza del vizio l'individuo deve consumare, dando cosi impulso all'economia. La seconda è la morale della mortificazione di questi bisogni.    Per questo motivo non può esistere una "economia cristiana".



I vizi capitali hanno accompagnato da sempre l'uomo che ha cercato di spiegarne l'origine dandone diverse interpretazioni. Aristotele, per esempio, li definiva come "abiti del male" che l'educazione sconsigliava di "indossare", indirizzando, invece, gli individui verso le virtù, gli "abiti del bene". Durante il medioevo commettere un peccato capitale significava c 535f54f ontravvenire al volere divino, mentre per gli illuministi i vizi, cosi come le virtù, costituivano il motore dell'economia. Nel 1800, il filosofo Kant li definì come "malattie dello spirito"; parlando di malattia la sfera morale è quindi sostituita da quella patologica.

Queste "deviazioni morali" determinano la distinzione delle varie tipologie d'individui ( il goloso, il lussurioso, il superbo, l'avaro, etc), distinzione che è dettata dalla parte negativa dell'uomo, il vizio.

I vizi capitali sono individuali e comportano una devianza della personalità dell'individuo. Al contrario, i nuovi vizi riguardano l'intera società della quale dissolvono pian piano la personalità.


I VIZI CAPITALI: Ira, accidia, invidia, superbia, avarizia, gola, lussuria.


*Ira. L'ira è un sentimento emotivo difficilmente controllabile che spinge l'individuo ad "arrabbiarsi" con il mondo intero. Erroneamente si concepisce come una semplice reazione agli stimoli esterni, invece è un sentimento che si sviluppa nella nostra interiorità.

Il sentimento dell'ira si manifesta allo scopo di "riaffermare la propria personalità", quindi come stimolo positivo che però l'individuo esterna sotto forma di atti violenti, quindi reazione negativa.

*Accidia. L'accidia è causata dalla ripetizione delle azioni. La routine porta alla noia che, all'estremo, diventa accidia. Definita "male del tempo" perché dettata dalla troppa libertà di questa società. Se posso provare qualsiasi cosa, non sono più stimolato, perché ho già fatto tutto. E se questa mancanza di stimoli non si trasforma in creatività la società andrà incontro all'accidia totale.

*Invidia. L'individuo, per sentirsi realizzato, ha bisogno di veder riconosciuta la propria identità. Per essere riconosciuta, questa ultima deve essere giudicata e per fare ciò è necessario un confronto. Dal confronto potrebbe emergere l'inferiorità dell'individuo rispetto ad un altro. A questo punto subentra il sentimento dell'invidia che ci porta a gioire del male altrui e, viceversa, a non sopportare la condizione d'inferiorità. L'invidia è un vizio da tenere segreto, per non far trapelare la propria impotenza. E' una strategia negativa per difendere la nostra identità a confronto.

In una società che predica l'uguaglianza, il sentimento d'invidia è più sviluppato, perché in realtà non c'è vera uguaglianza; se ognuno fosse consapevole della propria diversità potrebbe più facilmente riconoscere i propri limiti. E' proprio quello che è incapace di fare l'invidioso; ammettere e sopportare i propri limiti.

*Superbia. Il sentimento della superbia, cosi come quello dell'invidia, per manifestarsi necessita di un confronto. Il superbo, per vedere riconosciuta la propria superiorità, ha bisogno di confrontarsi con gli altri. Al contrario dell'invidia, il sentimento della superbia è ostentato dal superbo, appunto. La società cristiana condanna i superbi, ma le società antiche esaltavano l'uomo che s'impegnava a difendere il proprio orgoglio.

*Avarizia. E' il vizio più inutile perché è fine a se stesso, perché garantisce una possibilità e non una certezza.

L'avaro accumula insaziabilmente denaro, ma non lo investe altrimenti non può più disporne.

Il denaro accumulato determina l'esistenza, "Io sono ciò che ho", e annulla tutte le qualità dell'individuo perché con il denaro si può "comprare" ogni cosa, anche una qualità. 

L'avaro ha paura del futuro e della morte perché morendo non disporrà più del denaro accumulato, perché non ha certezze riguardo al futuro.

*Gola. Anticamente mangiare lauti pasti era prerogativa di pochi; per questo motivo esisteva il peccato di gole. Il benessere d'oggi da tutta la possibilità di mangiare abbondantemente e il peccato di gola non è più considerato tale.

I sapori risvegliano le sensazioni più remote cosi come gli odori, ma questo sta per essere cancellato dalle regole della società che impone il modello d'uomini e donne dai corpi snelli e ben scolpiti.

Gli stereotipi di bellezza citati influenzano a tal punto l'individuo da innescare processi d'autodistruzione, quali l'anoressia e la bulimia, mali molti diffusi soprattutto tra le adolescenti.

*Lussuria. Essere lussurioso significa abbandonarsi alla sessualità e rinunciare alla propria vergogna ( vergogna dal latino vereor gogna = temere la gogna, l'umiliazione pubblica), non temere che gli altri sappiano ciò che si fa. Il lussurioso non apprezza il corpo nudo in se, ama l'artificio, le sue creazioni. L'autore prosegue analizzando l'attuale situazione delle donne.

Gli uomini sono stati da sempre più disponibili al sesso, anche perché non rischiano la gravidanza. Le donne, al contrario, hanno più inibizioni. Adesso però con l'introduzione dei metodi contraccettivi anche la donna può aprirsi al sesso più liberamente, annullando la sua pudicizia.


I NUOVI VIZI: Consumismo, spudoratezza, sessomania, sociopatia, diniego, culto del vuoto.


*Consumismo. Il consumismo è un vizio nuovo perché sconosciuto alle generazioni passate. E' solo grazie al benessere che adesso si può consumare maggiormente. La società odierna immette nei mercati prodotti sempre più nuovi e tecnologici e grazie alla pubblicità fa passare per obsoleti i prodotti immessi nel mercato pochi mesi prima. In questo modo il consumo aumenta sempre di più. Ciò che è materialmente utile non lo è socialmente perciò va cambiato.

Quanto più si consuma tanto più si esiste.

In una società in cui i prodotti hanno una "breve scadenza" l'uomo perde le proprie certezze, abbandonandosi ad un mondo "virtuale".

*Conformismo. Tanti lottano per garantire la propria libertà, una libertà che non esiste, non può esistere in una società piegata al conformismo. Ai giorni nostri non sono le catene a renderci schiavi, ma la moda. Chi crede d'essere se stesso in realtà si sbaglia. Il nostro mondo non lo permette, perché ha abolito il confronto con altri mondi. Il non confronto con altre realtà blocca la fantasia e nega l'esperienza. Tutto il mondo è ormai "conforme", uguale in ogni parte. Chi tenta di conservare la propria autenticità non è considerato e se lo è, è visto come un "diverso".

*Spudoratezza. Il pudore è chiamato a difesa della propria interiorità. Al contrario, la spudoratezza è la rottura delle pareti che separano l'interiorità dall'esteriorità. In una società in cui è più importante apparire che essere la rottura di quelle pareti diventa inevitabile. L'immagine è tutto; se non si mostra l'immagine non si esiste, e chi non ha l'immagine mostra l'anima. A questo punto la spudoratezza diventa addirittura una virtù, ed è confusa con la sincerità. La completa esposizione di sé al mondo intero, fa si che di privato non resti niente, solo il dolore, la sofferenza, la povertà, insomma, tutto ciò di cui la società non ha bisogno.

*Sessomania. L'ostentazione del corpo nudo nelle pubblicità è ormai abituale. Soprattutto del corpo femminile, considerato come un oggetto da mostrare sulla scena illudendosi di trasmettere sensualità. In realtà non si trasmette perché la sensualità è "oscena". Non volgare ma solo "o-scena" vale a dire "fuori della scena".

*Sociopatia. Chi è sociopatico è incapace di esprimere sentimenti positivi e di relazionare. Ciò è causato da un'immaturità affettiva e si manifesta con sentimenti d'aggressività verso il mondo. Spesso i sociopatici "cronici" sono autori d'atti violenti, ad esempio omicidi. Per frenare il diffondersi di questo vizio l'uomo deve imparare l'autocontrollo e la compassione.

*Diniego. La negazione o la rimozione di un evento è normale e permettono la difesa della propria identità, ma il diniego, il rifiutare qualcosa di cui si conosce l'esistenza, rasenta la pazzia. Il diniego è pericoloso soprattutto perché guida verso l'insensibilità e l'ancora più grave indifferenza.

*Vuoto. Il culto del vuoto è tipico della nuova generazione che crede che vivere alla giornata sia il modo migliore di spendere la propria vita. In realtà il vuoto non è un vizio, ma è solo la sensazione ormai troppo diffusa tra i giovani, scaturita da una mancanza di stimoli e soprattutto d'ideali.






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