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"I tre moschettieri" di Alexandre Dumas - L'Autore

italiano




"I tre moschettieri"

di Alexandre Dumas


1 - L'Autore


Alexandre Dumas-Davy de la Pailleterie nacque a Villers-Cotterets il 24 luglio del 1802. Venuto a Parigi, lavorò come copista nella cancelleria del duca d'Orléans, ma nel frattempo studiava e scriveva. Dopo alcuni tentativi di «vaudeville», brevi commedie in prosa, scritti in collaborazione con altri, egli compose quello che doveva essere il primo dramma storico in prosa e il suo primo grande successo: Henry III et sa cour (1829). Un po' per passione, un po' per esibizionismo, prese attivamente parte all'insurrezione del 1830, ma questo suo tentativo di inserirsi nella vita politica non ebbe seguito. Continuarono invece i suoi successi teatrali con Anthony (1831), La Tour de Nesle (1832), Catherine Howard (1834), Don Juan de Marana (1836), Kean ou le désordre de génie (1836), Madmoiselle de Belle-Isle (1839), Lorenzino (1842) e altri drammi, commedie e riduzioni sceniche di suoi romanzi. Infatti, all'attività di drammaturgo si era affiancata quella di romanziere e particolare successo avevano ottenuto Les trois mousquetaires (1844) e le sue continuazioni Vingt ans aprés (1845) e Le Vicomte de Bragelonne (1848-50); Le Comte de Monte-Christo (1845-46), La Reine Margot (1845), Le chevalier de Maison-Rouge (1846) e Les Mohicans de Paris (1854-58). Pubblicò anche note ed impressioni di viaggio. Dopo la rivoluzione del '48, fondò due giornali: «La liberté» e «Le mois», e più tardi «Le mousquetaire» (1854).



In questi anni di attività frenetica, in cui le sue opere, per la stesura delle quali si avvaleva spesso di collaboratori, si succedettero senza interruzioni, egli guadagnò e dissipò rapidamente somme di denaro favolose.

Nel maggio 1859, Dumas raggiunse Garibaldi in Sicilia e acquistò armi per la spedizione dei Mille con il desiderio di contribuirvi attivamente; dal 1860 al 1864 soggiornò a Napoli, dove ottenne la carica di direttore onorario delle Belle Arti. Trascorse gli ultimi anni con la figlia, Madàme Petel, e con il figlio e morì a Puys, presso Dieppe, il 5 dicembre del 1870.


2 - Sintesi


La trama della narrazione può essere suddivisa innanzitutto in due grandi parti, di lunghezza quasi esattamente uguale: il punto di rottura è nettamente segnato dall'apparizione di Milady in veste di protagonista. E' impossibile non notare la differenza di velocità tra le due parti. La prima metà, nonostante la fulmineità di 535f52f alcune avventure, si muove con una certa lentezza. Gli intrighi politici sono soltanto accennati, il lettore è portato a seguire con attenzione quasi esclusivamente le vicende personali dei nostri protagonisti, sacrificando a mero sfondo tutte le indicazioni storiche.

Non è presente un vero e proprio personaggio principale, la trama si concentra in ugual misura su cinque figure. D'Artagnan, giovane guascone un po' rozzo e diffidente, ma generoso, che si reca, da adolescente, a Parigi, con soltanto una lettera di raccomandazione del padre, anch'egli moschettiere, per entrare nel corpo di guardia del re e una grande forza di volontà, che lo porteranno alla fine delle sue avventure a diventare luogotenente nel corpo militare di sua maestà.

Athos, il più anziano e avveduto del gruppo di amici, cela sotto questo nome breve ma enigmatico la sua vera identità, che non può rivelare dopo una disgrazia capitatagli in gioventù. Alle volte triste e angosciato, alle volte allegro e pieno di vita, la sua caratteristica principale rimane la saggezza: in molti episodi riesce a dare a D'Artagnan quei consigli che nessun altro potrebbe insegnargli senza le sue esperienze.

Porthos, vanesio ed atletico, arrogante con tutti men che con gli amici, ostenta spesso il suo mentito stile, in particolare con la donna da lui amata. Forte nel fisico ma un po' meno nella mente, riesce quasi sempre ad approfittare delle situazioni e a volgerle a suo favore.

Aramis, dolce ed affascinante, coltiva il sogno di entrare in convento. Ripete in ogni occasione di essere moschettiere soltanto per necessità, e più di una volta nel corso della storia è stato sul punto di prendere l'orinazione al sacerdozio. In realtà egli è un amatore, mischiando il suo fascino da moschettiere con quello da giovane ecclesiastico acculturato, si riesce a procurare amanti tra le donne più altolocate della Francia del '600, come Madmoiselle de Chevreuse, amica personale della regina.

La coppia Bonacieaux, lei legata indissolubilmente a D'Artagnan, si serve dell'amante per proteggere alcuni tra i più importanti segreti di stato, dei quali arriva  a conoscenza essendo la cucitrice personale di sua maestà la regina Anna d'Austria. Lui, codardo e avaro, l'unica cosa a cui tiene davvero è la propria incolumità, alla quale è disposto a sacrificare persino la vita della moglie.


Premettendo che "I tre moschettieri" non si può esattamente definire un romanzo storico, dal momento che è gremito di dimenticanze, di anacronismi, di manomissioni della realtà, ne descriverò brevemente il contesto storico.

La storia si svolge in un arco temporale di quattro anni, tra il 1625 e il 1628. Questa è l'epoca in cui regna in Francia Luigi XIII, re storicamente poco importante, dal momento che, essendo salito al trono in età immatura, non riuscì a mantenere inalterato lo stato di equilibrio che suo padre, Enrico IV, era riuscito a creare. In particolare durante la sua permanenza al trono si verificò un riacutizzarsi della tensione tra il partito cattolico e la minoranza ugonotta, che portò ad un grande dispendio di forze militari, oltre che una situazione di instabilità politica causata da guerre intestine tra connazionali all'interno della Francia stessa.

Nell'opera di Dumas si ricorda in particolare l'assedio della piazzaforte ugonotta di La Rochelle, importante porto atlantico ribellatosi all'autorità di Parigi. In quest'occasione gli inglesi si allearono con gli ugonotti, perché il re Luigi XIII aveva dichiarato guerra contro di loro dopo aver saputo che la moglie, Anna d'Austria, nonché regina di Francia, lo tradiva con il duca di Buckingham, l'uomo più potente a quei tempi in Inghilterra, se si escludeva il re. Anche soltanto da questo episodio si può capire quanto la politica in quel periodo fosse legata agli affari privati dei regnanti e della nobiltà, e fa rabbrividire pensare che migliaia di persone morirono in guerre causate dal capriccio di re e regine egoisti.

L'altra figura politica fondamentale che spicca nel romanzo è quella del primo ministro cardinale Richelieu, l'uomo che investiva la carica ecclesiastica più elevata in Francia. Con un re debole come Luigi XIII, l'unica motivazione che protesse la Francia dalle mire di conquista degli altri stati Europei (infatti, sia l'Inghilterra sia la Spagna avrebbero volentieri colto l'occasione di instabilità francese per porre lo stato sotto il proprio dominio) fu l'assunzione delle redini del governo da parte di questo personaggio, dotato, oltre che delle qualità che fanno di un uomo un politico perfetto, (nobiltà di nascita, ambizione, intelligenza, ma anche severità) di un potere quasi incontrastato dal sovrano, che si trovava come un fantoccio manovrato dalle sue mani.


Ora, dopo aver delineato il profilo storico dell'epoca in cui è ambientato il libro di Dumas, scriverò un resoconto della trama de "I tre moschettieri", concentrandomi sulla trama.


D'Artagnan, diciottenne umile ma ambizioso, di origini guasconi, partì nel 1625 dal suo paese natale per dirigersi verso Parigi, con il sogno di diventare moschettiere, come suo padre. Come unico equipaggiamento aveva un ronzino spelacchiato e una lettera di raccomandazione del genitore da consegnare a Monsieur de Tréville, capo del corpo di guardia del re. Fermatosi a cenare in una locanda a Meung, attaccò subito briga con un misterioso gentiluomo che aveva riso del suo cavallo, ma sfortunatamente questi aveva molti servitori, che tutti insieme riuscirono a sconfiggere il giovane. Mentre D'Artagnan era svenuto, l'uomo misterioso, che in seguito si rivelerà uno dei più fedeli servitori del cardinale, se ne approfittò per rubargli la lettera di raccomandazione. Da quel momento egli sarebbe diventato il nemico più accanito del ragazzo.

Qualche giorno dopo, D'Artagnan, giunto a Parigi, mentre stava avendo un colloquio con Tréville, scorse tra la folla il suo ricercato, e tentò di raggiungerlo. Durante l'inseguimento colpì accidentalmente tre moschettieri, che lo sfidarono a duello. Per questo motivo smarrì il ladro, e trovò tre uomini pronti a sguainare la spada contro di lui. Quando, nel pomeriggio si recò a combattere contro i tre, giunse in quel momento un gruppo di guardie del cardinale a provocarli, e i quattro combatterono dalla stessa parte e li sconfissero. Da quel momento nacque la profonda amicizia che legherà par tutta la storia i protagonisti: D'Artagnan, Athos, Porthos e Aramis.

Convocati al cospetto del re, che gli donò come premio una cospicua somma di denaro, D'Artagnan si sentiva già più fortunato: Tréville gli aveva offerto un posto nella compagnia di guardie del re di Monsieiur des Essarts, aveva trovato tre fedeli compagni, e con i soldi ricevuti poté permettersi una casa ed un servitore, Planchet.

Nel periodo successivo le cose procedettero in modo tranquillo, tra qualche ardito combattimento contro le guardie di Richelieu. Intanto D'Artagnan ebbe l'occasione di fare conoscenza con i suoi padroni di casa: i signori Bonacieaux, coniugi gentili ed affabili. Nella coppia la donna era di molti anni più giovane del marito: aveva all'incirca l'età di D'Artagnan. Tra loro nacque subito un'amicizia piacevole e complice. Constance, questo era il nome della ragazza, lavorava come cucitrice personale della regina, per questo motivo era a conoscenza dei segreti più pericolosi della corte, che rivelava prontamente al marito, del quale aveva piena fiducia.

Quest'ultimo, un po' ingenuo, la prima volta che parlò con il suo inquilino, gli rivelò informazioni che non avrebbe nemmeno lui stesso dovuto sapere, e che invece troppe orecchie sentirono. Qualche giorno dopo perciò gli fu tesa un'imboscata e fu preso e rinchiuso nella Bastiglia, mentre la moglie fu rapita. La trappola era stata preparata dal cardinale, che avendo sentito notizie su una presunta relazione tra la regina Anna d'Austria e il duca di Buckingham, aveva subito sospettato dell'umile cucitrice. Qualche giorno dopo i due furono liberati, ma durante la sua permanenza in prigione Monsieur Bonacieaux, per paura di provare dolore, aveva giurato eterna fedeltà al cardinale, che l'aveva lusingato chiamandolo con l'appellativo di "amico", e gli aveva promesso di servirgli come spia per i segreti che Constance gli avrebbe rivelato, mettendo a repentaglio la vita della moglie stessa.

Intanto D'Artagnan si stava innamorando della giovane, che sulle prime non ricambiò il sentimento, ma gli promise che l'avrebbe ricompensato se avesse svolto un compito assai delicato in sua vece: portare una lettera molto importante da parte della regina a Londra, dal duca di Buckingham. Egli, accecato dal sentimento, accettò, senza calcolare gli enormi rischi che correva insieme ai suoi amici nel prendersi la responsabilità per quell'incarico. Infatti, dopo un avvertimento del cardinale, Luigi XIII aveva deciso di organizzare una festa in maschera durante la quale avrebbe invitato la moglie ad indossare i puntali di diamante che le aveva regalato poco tempo prima, e che lei aveva invece donato a Buckingham come pegno d'amore. D'Artagnan avrebbe dovuto riportare quei puntali in tempo per la festa.

Dopo aver ottenuto un congedo i quattro amici partirono alla volta dell'Inghilterra, con il pretesto di una visita alle terme per migliorare la salute di Athos, il più anziano del gruppo. Ma durante il tragitto essi incontrarono numerose difficoltà: Athos, Porthos e Aramis furono costretti a fermarsi, e soltanto D'Artagnan riuscì a raggiungere sano e salvo Londra. Recapitato il messaggio al duca, che lo ringraziò moltissimo e prese ogni precauzione per il viaggio di ritorno del suo messaggero, si accinse a tornare indietro, e dopo aver riconsegnato i puntali di diamante alla regina, essa lo gli mostrò la sua gratitudine con un dono preziosissimo: un anello con un enorme diamante. Intanto Constance Bonacieaux era stata di nuovo prelevata e portata al sicuro in un convento lontano da Parigi, per evitare le ire del cardinale. Ricevuti anche i doni di Buckingham, magnifici cavalli per sé e per i suoi amici, ripartì e fece lo stesso tragitto, per cercarli.

Per primo ritrovò Porthos, che ferito in seguito ad un combattimento, si trovava ancora presso la stessa locanda, aspettando rinforzi finanziari dalla sua amante, la moglie del procuratore Coquenard. Intanto era sopravvissuto grazie alla scaltrezza del servitore, Mosqueton, che gli aveva procurato il cibo necessario per sopravvivere.

Aramis invece, dopo un duello, aveva deciso di rientrare in convento: D'Artagnan lo trovò circondato da un gesuita e da un curato, mentre discutevano quale sarebbe stato l'argomento della sua tesi. Il guascone, che gli doveva consegnare una lettera della sua amante, Madmoiselle de Chevreuse, attese che gli ecclesiastici se ne andassero, e poi, grazie all'epistola lo convinse ad abbandonare la tonaca.

Più avanti giunse ad un'osteria dove era in corso un gran subbuglio: a detta dell'oste due pazzi si erano rinchiusi nella cantina, consumando tutte le scorte di prosciutto e vino, e nessuno era riuscito a stanarli. Il nostro aspirante moschettiere capì immediatamente che si trattava di Athos e del suo servitore Grimaud, quando anch'essi lo riconobbero uscirono e festeggiarono insieme l'arrivo dell'amico, ubriacandosi con il vino migliore della locanda.

Da ebbro, Athos si lasciò sfuggire dettagli sulla sua vera identità, infatti, quello che usava non era altro che un falso nome per nascondere quello vero, ben più importante e sconvolgente. In realtà, egli era niente di meno che il conte di La Fère, che anni prima aveva sposato una dolce ragazza giunta nel paese dove abitava, ma poco dopo il matrimonio aveva scoperto che ella aveva tatuato sulla spalla il giglio, il marchio dell'infamia, e così l'aveva fatta impiccare per non averglielo detto, e in seguito era sparito anch'egli. Dopo questa spiacevole vicenda che gli aveva segnato la vita aveva deciso di inventarsi un nome fasullo e condurre la vita del moschettiere. D'Artagnan rimase molto turbato dal racconto dell'amico, ma gli promise di non farne parola con nessuno.

Al ritorno della compagnia scoprirono che la Francia stava per dichiarare guerra all'Inghilterra, ovviamente la causa principale era la relazione tra la regina e il duca di Buckingham. I moschettieri e tutte le guardie del re furono richieste a La Rochelle, piazzaforte ugonotta sulle rive dell'Atlantico. Perciò la cosa più impellente in quel momento era trovare l'equipaggiamento per la guerra imminente.

Nell'attesa D'Artagnan aveva iniziato a cercare notizie su Milady, una misteriosa e bellissima donna inglese che aveva visto parlare con il suo uomo di Meung. Scoprì che si era trasferita a Parigi, e un giorno, per caso, riuscì ad intercettare una lettera destinata al conte de Wardes, un uomo che egli aveva ferito quasi mortalmente durante il suo viaggio verso Londra, e che evidentemente era amato da Milady. Da allora iniziò a corrispondere con la donna al posto del nobile, spacciandosi per lui, ma contemporaneamente la frequentava nei propri panni. Poco tempo dopo, ingannando la bionda inglese, si recò di notte in camera sua e consumò l'atto d'amore in luogo del conte. Convinta che fosse davvero il suo amato, Milady gli fece anche un dono: un magnifico anello di zaffiro.

Intanto sia Porthos che Aramis avevano trovato il modo di acquistare i loro equipaggiamenti militari, entrambi grazie ai favori delle loro amanti. D'Artagnan frequentava sempre più spesso la casa di Milady Clarick, e aveva conosciuto anche il cognato di lei, Lord de Winter, un distinto gentiluomo inglese. Per insabbiare l'inganno nei confronti della dama, il giovane aveva finto che al conte de Wardes non interessasse più la compagnia della donna, motivo per il quale lei s'interessò sempre di più al guascone. Trovandosi in intimità, egli decise di raccontarle della burla alla quale l'aveva sottoposta; sentendo il racconto lei si infuriò a tal punto da strapparsi i vestiti di dosso, permettendo a D'Artagnan di notare un particolare sconvolgente: anche lei aveva tatuato il marchio! Insospettito, il giovane raccontò tutto ad Athos, mostrandogli l'anello che gli aveva regalato. Altro colpo di scena: Milady era proprio la stessa donna che un tempo era stata la consorte del moschettiere!

Ma a questo punto la guerra incombeva, era troppo tardi per indagare oltre, e l'affare più urgente era trovare l'equipaggiamento per Athos e D'Artagnan. Per questo scopo vendettero l'anello di zaffiro di Milady, e poco dopo partirono. Milady li seguì, impaziente di compiere la sua vendetta sull'uomo che aveva infangato il suo onore.

I primi giorni a La Rochelle si susseguirono in maniera abbastanza tranquilla, i combattimenti erano assai poco frequenti, D'Artagnan era separato dagli amici, che, appartenendo ad un altro gruppo di guardie, erano in un altro punto del campo di battaglia. Ma un giorno ricevette alcune bottiglie di un pregiato vino, che secondo la lettera che le accompagnava, gli venivano recapitate dai suoi tre amici moschettieri. Per puro caso un altro uomo bevve per primo il vino al posto suo: morì in pochi minuti. Questo fu il primo di una lunga serie di tentativi di omicidio da parte di Milady.

La donna, infatti, alloggiava proprio vicino al campo di battaglia dove era accampato il giovane. Quando, una sera, ella ebbe un colloquio con Richelieu, i moschettieri riuscirono a sentirne ogni parola attraverso i tubi della stufa, e quando il cardinale se ne fu andato, Athos salì dalla donna e le mostrò il proprio viso, rivelandosi il suo ex marito: riuscì a strapparle il permesso firmato dal cardinale che le permetteva di uccidere liberamente D'Artagnan senza essere giudicata dalla legge e la spaventò moltissimo, tanto che il giorno successivo partì per l'Inghilterra, stavolta decisa ad assassinare il duca di Buckingham.

La guerra intanto volgeva al termine: gli ugonotti erano stati quasi completamente sconfitti, e l'assedio quasi terminato. Il gruppo di moschettieri, per parlare in privato, fu costretto ad andare su un bastione della roccaforte nemica, e fare un pic nic, vincendo così anche una scommessa fatta con altri soldati. Le decisioni prese furono di vendere il diamante della regina e con il ricavato spedire Planchet a Londra per avvertire il cognato di Milady del pericolo in cui versava, poiché la donna voleva ucciderlo per guadagnarne tutta l'eredità, e del marchio che lei aveva sulla spalla; e Bazin (il servitore di Aramis) a Parigi per far sapere alla regina che il suo amante rischiava la vita. In seguito a questo episodio di grandissimo coraggio anche d'Artagnan fu nominato moschettiere, e da quel momento in poi poté condividere con gli amici una quantità di tempo ancora maggiore.

Le lettere vennero recapitate ai giusti destinatari, ragion per la quale, quando Milady giunse a Londra trovò ad accoglierla uno degli uomini di fiducia di Lord de Winter, suo cognato, che la portò in un palazzo in cui la tenne prigioniera. Sarebbe dovuto rimanere lì soltanto pochi giorni, poi l'avrebbe spedita in una colonia inglese molto lontana, per evitare le sciagure che la donna portava sempre con sé. Ma Milady riuscì a sedurre anche Felton, l'integerrimo ufficiale alla guardia del quale era stata affidata. Riuscì nel suo intento raccontandogli una storia inventata sul duca di Buckingham; le sue capacità erano tali che non solo egli la liberò e le assicurò una nave verso a Francia, ma uccise lui stesso l'amante della regina, ponendo fine alla guerra in corso tra i due stati.

In Francia la donna decise di rifugiarsi in un convento: solo così nessuno l'avrebbe trovata. Ma sfortunatamente capitò proprio nello stesso convento in cui era alloggiata Constance Bonacieaux. Le due ragazze diventarono amiche, anche se la vera intenzione di Milady era di portare Constance con sé quando sarebbe fuggita e consegnarla nelle mani del cardinale per usarla come riscatto contro D'Artagnan. Nel frattempo i moschettieri stavano andando a prendere la giovane amante del guascone, per riportarla a Parigi. Ma nella stessa serata anche Rochefort, l'uomo di Meung, fedelissimo servitore del cardinale e alleato di Milady, stava giungendo a prelevare la sua compagna per aiutarla nella fuga, Milady, non riuscendo a convincere Constance a seguirla, preferì ucciderla con una dose di veleno, compiendo così la sua vendetta nei confronti dell'uomo che aveva macchiato il suo orgoglio.

I quattro amici, con i loro servitori, Lord de Winter e un misterioso uomo ammantato, un boia, seguirono Rochefort e Milady, che alla fine fu giustiziata con la decapitazione per tutti i delitti che aveva commesso.

Finalmente liberi dal loro diavolo, non solo il gruppo di amici, ma anche il cardinale stesso, si sentirono sollevati. Richelieu convocò D'Artagnan e gli offrì una carica come luogotenente nel corpo dei moschettieri. Egli tentò di donarla ai suoi amici, ma alla fine decise di assumerla lui, coronando, anzi persino superando il sogno con cui era partito all'inizio della sua avventura.


3 - Tesi principale dell'opera


Credo che questo libro sia stato scritto da Dumas sopratutto per scopo edonistico, e che il carattere storico gli sia stato dato soltanto per un fattore di ambientazione delle vicende e più in generale per la moda del tempo, in cui i romanzi storici andavano per la maggiore. Infatti, nonostante ricalchi molto verosimilmente la situazione politica della prima metà del '600, vi sono presenti anche molti errori ed inesattezze cronologiche, arrivando persino a fare uscire dalla bocca dei personaggi della storia nomi di poeti o di autori vissuti anche un secolo dopo.


4 - Osservazioni personali


Il libro di Dumas mi è piaciuto molto, le vicende narrate nella forma di romanzo sono molto appassionanti ed interessanti. Traspare chiaramente lo stile quasi romantico del modo di raccontare, che forse si addice molto ad un pubblico di metà '800, ma pochissimo ai veri moschettieri del '600, soldati probabilmente rozzi ed incapaci di provare sentimenti così nobili come quelli narrati nelle vicende di Dumas. Ma questa è certamente l'unica critica che personalmente potrei fare al libro, che in certi momenti mi ha tenuto col fiato sospeso, come nel folle viaggio dei quattro amici verso Londra; in altri mi ha fatto sorridere, come nei ritratti di alcuni personaggi come Monsieur Bonacieaux o dello stesso Porthos; infine mi ha fatto commuovere, come nella tragica scena della morte di Constance Bonacieaux. Un romanzo pienamente degno di tale nome, che consiglierei a tutti coloro che vogliono intraprendere una lettura classica ma sempre molto affascinante.




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