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Griglia di relazione narrativa "Se questo è un uomo" Primo Levi

italiano



Griglia di relazione narrativa

"Se questo è un uomo"

Primo Levi


Il tempo di composizione del libro è tra il 1944 e il 1947, anno della prima edizione. Il nesso di collegamento tra il tempo di composizione e gli argomenti trattati è il suo autore, che vivendoli in prima persona, sente il bisogno impellente di raccontare, come si legge alla p. 126 dell'edizione Einaudi Tascabili.

Il narratore è interno di I° grado.

Ambientazione storico-geografica: il racconto parte dal 13 dicembre 1943 (come si legge alla pagina 11) e termina il 27 gennaio 1945 (come si può desumere dalle indicazioni di pagina 134 e 153). I luoghi in cui si svolge sono due: il campo di Fossoli per il primo capitolo e il campo di concentramento di Buna-Monowitz per il resto dell'opera.

La fabula: la situazione iniziale ci è presentata nel capitolo "Il viaggio", nel secondo capoverso, quando Levi decide di fare il partigiano. L'incidente invece avviene subito dopo, nel terzo capoverso del capitolo sopra citato, quando Levi viene catturato. La spannung si raggiunge invece con l'impiccagione di un ebreo ribelle (si può rivedere a pagina 133), anche se la spannung centrale si raggiunge quando Levi, abbandonato dai tedeschi, rimane dieci giorni solo, con l'angoscia del futuro. Lo scioglimento invece si trova nell'ultimo capoverso (a pagina 153), quando sopraggiungono i russi. I temi sono quelli dell'annientamento dell'uomo da parte delle leggi del Lager (cioè di sé stesso, dell'uomo inteso come specie: l'uomo che annienta l'uomo) e della volontà di resistere a questa insensata furia annientatrice.



Sì, vi è discordanza tra fabula ed intreccio; difatti a pagina 11 (ero stato catturato.) e a pagina 126 (. allora prendo la matita ed il quaderno, e scrivo quello che non saprei dire a nessuno. .) sono presenti due indizi che chiariscono che il libro è scritto in analessi; ciò ha principalmente due funzioni: quella di testimonianza vera e diretta, e quella non di esprimere un giudizio, ma di aiutare il lettore a formarsi un'idea degli argomenti trattati.

L'aspetto fisico del protagonista non viene descritto, se non in sommi capi correlati alla vita del lager (a pagina 30 troviamo i piedi gonfi, a pagina 32 le membra stecchite, il viso tumido, la pelle non più rosa, il ventre gonfio); molto interessante il carattere psicologico, che di fronte alla morte nel lager ha ancora speranza e reattività, mentre gli altri ebrei si lasciano sommergere, lui si salva: incarna una figura nuova, quella dell'ebreo volitivo; oltre alla fortuna, a salvarlo è la volontà di non farsi sommergere, ma di cercare di comprendere la logicità nell'illogicità. Il suo ruolo è come quello degli altri ebrei: quello di internato nel lager.

Tra i personaggi minori di particolare rilevanza è il ragazzo che a pagina 26 accoglie Levi "sulla soglia dell'inferno"; anonimo, è di toccante rilevanza il fatto che lo abbracci. Tra i personaggi minori "furbi", vi è Piero Sonnino a pagina 48, ad esempio, che truffa l'infermeria. Importantissimo invece è Alberto che a pagina 51, italiano come Primo, anche lui un "salvato", fatto raro in lager, senza perdere la sua umanità e civiltà. Rimarrà costantemente presente nel racconto fino alla liberazione, quando sarà ucciso dai tedeschi in ritirata. Altro personaggio è Lorenzo (è citato a pagina 109, 130), con cui l'autore divide la zuppa dei lavoratori civili italiani. Importanti sono anche i personaggi del capitolo "I sommersi e i salvati"; per essere sommersi la soluzione era semplice; eseguire tutti gli ordini e lasciare che il campo di annientamento facesse ciò per cui era stato creato. I sommersi sono i "musulmani" (vedi pagina 80); con questo termine si volevano indicare i deboli, gli inetti, i votati alla selezione. I salvati erano i reattivi, gli ingegnosi, ma anche i più ripugnanti traditori che accettavano il pane nemico: questi ultimi, descritti ed analizzati a pagina 82, erano la più parte. Dei salvati che invece non sceglievano la via più semplice, ma lottavano per risalire la corrente con i loro mezzi, Levi ci pone quattro esempi; il primo (pagina 84) è Schepschel, che non affina l'arte, e gli basta riuscire a riempire sé stesso; l'ingegnere Alfred L. (pagina 84), al contrario, concepisce straordinariamente un piano di largo respiro, prendendo l'aspetto di un prominente ancora prima di diventarlo, assumendo così una posizione di superiorità che gli garantisse la salvezza; Elias, descritto a pagina 86, è un nano affetto da demenza che non si salva per suo merito, ma per la sua forza fisica e per l'illogicità del lager, le cui autorità trovano in questo personaggio una curiosità ed un gradevole diversivo alla vita quotidiana; Henri (pagina 89), è invece un freddo calcolatore, che circuisce la gente, utilizzando l'organizzazione, la pietà, il furto. La cosa che stupisce è che non si faccia scrupoli di vantarsi delle sue imprese, sensibilmente felice di ciò che fa.

Il paesaggio è analogico al personaggio: desolato, vuoto, distrutto. Ma si pone anche in antitesi al personaggio, difatti non è clemente, ma duro e determinato a distruggere come chi lo ha plasmato. Di particolare interesse la torre della Buna, chiamata dallo stesso autore torre di Babele, cementata dall'odio e come estremo atto di disprezzo dei tedeschi. Ma i prigionieri erano anche operosi, ed ecco che le cuccette diventano le celle di un alveare. A simboleggiare la morte che regna in lager il terreno della Buna avvelenato, a simboleggiare l'uomo che tenta di resistere la zona del mercato (illegale), nell'angolo nord-est del lager.

Il racconto procede secondo l'urgenza di raccontare dell'autore, perciò è una successione temporale soggettiva. La parte di tempo cui è concesso più spazio sono gli ultimi dieci giorni; l'artificio rallenta il ritmo, simboleggiando forse l'incessante attesa del domani, l'avvizzire della speranza appena rifiorita, spiegando così la mancanza di risposte certe nel domani. Inoltre sono i momenti della liberazione, i più importanti, sospirati ed insieme temuti dall'autore che, come spiegherà ne "La Tregua", aveva remore di non riuscire più ad inserirsi nella società. Gli avvenimenti più citati sono la fantasia del cibo ed il bisogno incessante di procurarselo, e il ricorrente sogno di essere a casa, tra persone amiche, di raccontare e di non essere creduto.

Il punto di vista è quello dell'autore, prima persona singolare. Non coesistono diversi punti di vista.

Non si esprimono giudizi espliciti su qualsivoglia avvenimento.

Il racconto procede attraverso il discorso indiretto libero di prima persona (monologo), ma vi sono anche diverse esclamazioni o frasi in lingua straniera, per lo più ostili, che sottolineano l'ostilità e la discordia nel lager. L'intero libro è come un monologo, in cui l'autore racconta la sua esperienza di internato.

Lo stile è semplice per rendere il libro fruibile a tutti, con una successione paratattica ed una prosa referenziale. Figure retoriche ve ne sono diverse; quella che più mi ha colpito, nel capitolo "Il viaggio", è l'allitterazione "povera polvere (umana) ", in cui è racchiusa la disperazione di un popolo in esilio (la polvere del viaggio), e nel contempo è come premonizione della fine predestinata (la polvere come ceneri dei forni crematori). La parola chiave per comprendere questo libro è "annientamento"; inizia all'arrivo, con le rasature e la perdita degli ultimi oggetti personali, e termina con la cremazione. Essa non abbandona mai il libro, ma ne pervade ogni aspetto e scena, costantemente presente. La prosa, semplice ed oggettiva, ha una funzione razionalizzante ed organizzatrice dei fatti descritti: difatti, analizzando gli accadimenti in modo freddo e distaccato, pare che Levi voglia sottolineare l'inconcepibile accanimento nazista. Inoltre il libro è presentato come una "descensio ad inferim", con chiare allusività dantesche (di maggior spicco il fatto che denomini "Caronte" il soldato che li trasporta al campo, ed una chiara allusività al canto di Ciacco quando descrive il terreno in Buna.

Il racconto punta l'interesse sulla vicenda; l'evoluzione degli esseri umani quivi descritti è in funzione alla migliore comprensione della vicenda.

Si può inserire il romanzo nella corrente neo-realistica.

L'autore scrive questo libro, e lo esplicita nell'appendice, come testimonianza per non dimenticare.

Bibliografia: "Se questo è un uomo"; Primo Levi; edizioni Einaudi tascabili 2004




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