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Ho scelto di analizzare una scena del capitolo XVIII: Notte d'estate
È notte fonda e la badessa Odilia è chiusa nella sua cella a fissare l'arazzo. L' aveva cucito la sera prima dell'arrivo del cavaliere, e raffigurava al centro una dama sotto un padi 959g67j glione, tutto intorno vi erano fiori, alberi e un fiumiciattolo, di fronte alla dama un liocorno bianco. Il volto della dama e gli occhi del liocorno erano stati cuciti dalla stessa Odilia, la quale aveva rammendato il suo volto in quello della dama, e gli occhi del cavaliere conosciuto prima di entrare in convento nel volto del liocorno.
La badessa sta riflettendo sul significato dell'arazzo che inizia a comprendere solo in quel momento. Gli occhi del liocorno, sono gli occhi di quel cavaliere che era partito per le crociate, la stessa persona che si è presentata alla porta del convento come pellegrino, proprio il giorno seguente al completamento dell'arazzo. Odilia è incuriosita da quella coincidenza e non sa come interpretare il significato di quell'evento fortuito: a distanza di anni, gli erano rimasti impressi gli occhi azzurri di quel cavaliere, perché? La badessa è confusa e inizia a porsi vari quesiti: aveva forse disegnato il suo destino? O il suo desiderio?
Odilia era stata costretta a diventare monaca, e quel cavaliere era stato il primo e unico ragazzo che le aveva fatto provare delle "emozioni", e il fatto che lo stesso giovane era tornato da lei a distanza di molti anni, fa pensare che tra i due, nonostante ci sia stato solo uno sguardo, si era creato un sentimento nascosto molto forte, da far durare il ricordo di quell'incontro per tutta la loro vita. I due sarebbero stati destinati a stare insieme perché entrambi si amavano, ma Odilia non poteva ricambiare quel sentimento perché il suo futuro era già stato deciso dalla famiglia e non prevedeva il matrimonio.
Il desiderio di legarsi a quel ragazzo era rimasto vivo nel cuore di lei, perché era stata l'unica esperienza di una vita che avrebbe avuto piena di gioie che gli erano state tolte. Senza rendersene conto, il suo subconscio, che potremo identificare come la ragazza libera e spensierata a cui era stata negata la giovinezza, aveva continuato a coltivare quell'amore che mai Odilia aveva avuto modo di vivere.
Nel momento in cui la badessa terminò l'arazzo dando volto ai due personaggi, aveva allo stesso tempo fissato per sempre un incontro, mai accaduto, tra lei nelle vesti di dama e non di monaca, e il cavaliere nel liocorno.
Penso che quell'arazzo rappresenti il desiderio di quella giovane che non aveva mai conosciuto l'amore. Odilia stava affrontando la vita da monaca, che nonostante le desse molti impegni, la faceva sentire sola, viveva in una solitudine da cui voleva uscire, perché quella vita non era fatta per lei. Nel ripensare allo sguardo dell'unicorno, la badessa, vede un appello ad abbandonare quella vita piena di vuoto e lasciarsi andare ad un'altra completamente diversa e soprattutto felice e viva.
Questa scena di riflessione mi è piaciuta perché è uno dei pochi momenti, se non l'unico, in cui l'autrice ci fa entrare nella mente di questa misteriosa donna, e, pur non esplicitamente, conosciamo i suoi dubbi e le sue ansie. In tutto il racconto Odilia non parla mai di ciò che la lega al cavaliere: vi è solo questo momento di tutto il racconto, in cui possiamo cogliere qualche cosa e provare a definire cos'è veramente per lei il pellegrino. Questi casi di amori impossibili mi affascinano, perché io sono la prima e non credere in questo genere di amore. Secondo me Odilia capisce di essere molto innamorata e sa di essere corrisposta, ma tiene fede all'abito monacale; lo stesso cavaliere è consapevole del fatto che Odilia non lascerà mai quella vita per una passione, e quindi l'uomo preferisce vivere al fianco di lei come "amico". I due continuano ad amarsi ma senza mai arrivare a darne una confessione a cuore aperto l'uno all'altro, consapevoli dei limiti a cui devono sottostare, preferiscono convivere con questo segreto nel loro cuore, manifestando il loro amore con grandi gesti di fiducia e stima reciproca.
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