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MOLISE
Popolazione: 329.894
Numero Province:
2
Numero Comuni: 136
Capoluogo: Campobasso
Campobasso (ab.
51.734 ) - sigla provincia: CB
- popolazione: 237.878
- numero comuni: 84
Isernia (ab.
21.007 ) - sigla provincia: IS
- popolazione: 92.016
- numero comuni: 52
STORIA
Paleolitico
In località La Pineta, presso Isernia, durante gli scavi del 1979 è stato
ritrovato un sito archeologico risalente a circa 730.000 anni fa.
La ricostruzione archeologica evidenzia un habitat tipico della savana con un
clima a due stagioni - una arida e l'altra con abbondanti precipitazioni -,
dove elefanti, ippopotami e rinoceronti coesistevano con orsi delle caverne,
cinghiali, cervidi e bovini.
Nonostante i numerosi ritrovamenti archeologici, nessun elemento dell'uomo
preistorico é tornato alla luce ma, da alcuni particolari dell'accampamento, è
possibile tracciarne un profilo attendibile.
Il ritrovamento di utensili come selci lavorate e Choppers (strumenti ricavati
scheggiando le estremità di ciottoli), di ocra e di bruciature su resti ossei,
così come di crani e di ossa piatte usate per la pavimentazione delle capanne,
indicano un certo grado di intelligenza dell'homo Aeserniensis: si suppone la
sua discendenza dall'Homo Erectus originario dell'Africa centrale. E' possibile
che quest'ultimo, nelle sue migrazioni in Europa e in Asia, abbia stabilito un
insediamento nella nostra regione diventando così il progenitore del popolo
molisano.
Sanniti
Il popolo sannita trae origine dalla frammentazione delle stirpi italiche.
Le popolazioni italiche ricorrevano all'emigrazione per realizzare un
alleggerimento demografico, fenomeno che prendeva il nome di "Primavera
Sacra" (Ver Sacrum): i giovani, consacrati al dio Marte e guidati da un
animale sacro, andavano a colonizzare altre terre.
Varie sono le tesi sull'origine del nome del popolo sannita, la più attendibile
pare essere quella che lo fa derivare dal termine "Samnu", cioé
consacrato.
Le principali tribù sannite erano i Caraceni, i Pentri, i Caudini, gli Irpini
ed i Frentani.
Uno dei documenti di maggiore importanza sulla lingua sannita è la Tavola Osca,
ritrovata nel territorio di Capracotta; scritta e letta da sinistra verso
destra, descrive le regole e le cerimonie di un Santuario dedicato a Cerere.
I Sanniti, che basavano la loro economia principalmente sulla pastorizia,
sull'agricoltura e - in misura minore - sui commerci, erano temibili soldati ed
esperti cavalieri come poterono constatare, a loro spese, i Romani, durante le
tre guerre sannite e, in particolare, in occasione dell'umiliante disfatta
delle Forche Caudine (321 a.C.).
Periodo romano
La prima azione dei Romani, in Molise, fu quella di smantellare gran parte
delle fortificazioni sannite e di imporre un'organizzazione del territorio più
accentrata che si basava sui Municipi e sulle Colonie.
Lo sviluppo dei latifondi provocò lo spopolamento delle campagne e il fenomeno
dell'urbanizzazione. A seguito della guerra sociale del 90-88 a.C., i Sanniti
acquistarono la cittadinanza romana, ma la repressione di Silla causò un
generale impoverimento. Fu sotto l'impero di Augusto che il territorio visse
nuovamente un periodo di pace e prosperità.
Le città che ebbero maggiore importanza furono Venafrum (Venafro), Aesernia
(Isernia), Bovianum (Bojano), Saepinum (Altilia presso Sepino), Tevertum
(Trivento) e Larinium (Larino).
Periodo medievale
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) e con le invasioni
barbariche, si svilupparono nuovi borghi attorno ai castelli degli
aristrocatici o dei nuovi signori barbari, costruiti sulle vecchie
fortificazioni sannite o romane. La posizione dei signori e dei vescovi si
rafforzò, i commerci e la produzione arretrarono a livelli di sussistenza.
I Longobardi, convertiti al Cattolicesimo, fecero sorgere nella regione
numerosi monasteri benedettini; fu fondata, nell'ottavo secolo, la potentissima
Abbazia di San Vincenzo al Volturno.
Nel Medioevo, nella città di Agnone, con il trasferimento di una comunità
artigiana proveniente da Venezia, si favorì la costituzione di un settore di
produzione terziaria e la riapertura dei canali commerciali adriatici.
In seguito si succedettero, spesso intervallate da guerre per le successioni
dinastiche, le dominazioni dei Normanni - che costituirono la contea di Molise
-; degli Svevi - il cui re, Federico II, alleggerì la pressione feudale sui
sudditi -; degli Angioini - che introdussero opifici per la lavorazione della
lana, della seta e dell'oreficeria -; dei Borboni - che tentarono di dare
un'or 333i89d ganizzazione più accentrata allo Stato - degli Asburgo; e nuovamente dei
Borboni.
Personaggio di spicco del Basso Medioevo fu Pietro Angelerio da Morrone che
divenne Papa nel 1294 col nome di Celestino V, citato da Dante nel III canto
dell'Inferno.
L'Ottocento
Alla fine del XVIII secolo i Borboni favorirono una timida ripresa economica
nel regno. Ferdinando IV iniziò i lavori della prima "strada postale"
che collegava Napoli a Campobasso. In questi anni si sviluppò anche un certo
fermento culturale; grazie a uomini come Vincenzo Cuoco, Giuseppe Maria Galanti
e Francesco Maria Pepe fu aperta la prima scuola molisana a Civitacampomarano,
fu realizzata un' attenta descrizione del Molise e una coraggiosa critica del
sistema feudale e delle distorsioni amministrative.
L'economia del Molise continuò ad avere un carattere agricolo-pastorale. Con la
caduta del Regno borbonico e la costituzione delle monarchie napoleoniche si
realizzarono l'eversione della feudalità e il riordinamento della caotica
amministrazione e del sistema giudiziario; in questo contesto fu costituita,
nel 1806, la provincia di Molise.
A Campobasso, nel 1810, fu fondata da Vincenzo Cuoco "l'Accademia
agricola" con l'obbiettivo di favorire lo sviluppo della piccola proprietà
contadina e lo sfruttamento, su basi scientifiche, dell'agricoltura. Ma le
riforme, di natura politico-sociale, furono piuttosto prudenti e favorirono i
ceti borghesi che, in molti casi, si sostituirono ai feudatari nella proprietà
terriera, lasciando esclusi i ceti contadini.
Dopo la restaurazione (1815), i Borboni sostanzialmente non modificarono la
struttura statale realizzata dai monarchi napoleonidi.
Popolazione e storia
Il nome Molise compare solo nell'alto Medioevo come quello di una contea normanna, derivando da quello di un castello di Molise, oggi piccola borgata fra Torella e Duronia. Nel momento di massima espansione la contea si estese fino al Volturno, al Trigno, al Fortore, ai monti del Matese e all'Adriatico. Il territorio durante il X secolo fu conteso tra Bizantini e Longobardi, trovandosi poi nel secolo successivo le contee che lo costituivano a dover fronteggiare gli invasori normanni.
Verso la metà del secolo si trova costituita un'unica contea normanna del Molise, il cui primo nucleo fu Boiano, che assorbì le contee di Isernia e Venafro e gran parte del territorio dei Borrelli sotto la signoria del normanno conte Rodolfo. Da Ugo I, conte nel 1095, le frontiere della contea furono estese verso l'alta valle del Volturno. Alla metà del XII secolo il Molise era il più forte ed esteso stato continentale della monarchia. Alla morte di Ugo II (1168) la contea fu conferita dalla corona a Riccardo di Mandra; al principio del XIII secolo il Molise è sotto la signoria dei conti di Celano. Ma presto la contea di Molise si estinse come unità feudale, venendo il territorio aggregato prima alla Terra di Lavoro, poi alla Capitanata fino al 1807, quando venne eretto in provincia autonoma con capoluogo Campobasso e successivamente annesso al Regno d'Italia.
La storia di questa terra non conosce lo splendore delle corti; il Molise ha dunque tradizioni legate al suo popolo e questo fatto si può riscontrare anche nell'ambito dell'arte culinaria.
TRADIZIONI
BASSO MOLISE
19 MARZO, SAN GIUSEPPE TERMOLI, ALTARE DI SAN GIUSEPPE. La tradizione risale alla metà dell'800. Il primo altare fu elevato in casa di Giovanni Barone: Il pomeriggio del 18 Marzo l'altare e la tavola venivano benedetti da un prete ed iniziava l'adorazione, che si protraeva fino al mezzogiorno del giorno seguente. Il pranzo del 19 Marzo, composto da tredici portate, veniva servito a tavola ad una famiglia povera, ma tra le più degne, che rappresentava la Sacra Famiglia. Il numero tredici rappresenta forse gli apostoli o i primi pastori che adoravano Gesù nascituro. |
30 APRILE SAN MARTINO IN PENSILIS, LA CARRESE, CORSA DEI CARRI TRAINATI DAI BUOI. Secondo la tradizione, i resti di San Leo, giunti in Molise verso la fine del XIII secolo in maniera miracolosa, erano contesi da diverse comunità. Per risolvere la controversia si affidarono le reliquie ad un carro trainato da buoi, perché fosse il Santo stesso a decidere dove fermarsi. |
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Dopo una lunga corsa, i carri giunsero a San Martino e si fermarono dinanzi alla chiesa di Santa Maria.L'evento è ricordato ogni anno con il rito della corsa dei carri trainati dai buoi, cui partecipano le fazioni dei giovani e dei giovanotti. Il percorso inizia dal tratturo e continua per le strade interne al paese in una spettacolare gara festeggiata dal clamore della folla. Al carro dei vincitori spetta l'onore di portare in processione le reliquie del santo. |
25,26,27 MAGGIO LARINO, FESTA DI SAN PARDO.La manifestazione risale al 842, quando il popolo larinese riuscì ad impossessarsi delle reliquie di San Pardo, morto e sepolto a Lucera. Corteo di centoventisette carri allestiti a festa con fiori di carta realizzati a mano, e trainati da buoi. Il corteo sale verso il monte vicino per rilevare la statua del Santo e torna indietro di sera, alla luce delle torce, intonando un canto chiamato carrese. |
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3 AGOSTO TERMOLI, REGATA DI SAN BASSO. San Basso fu vescovo martire a Nizza sotto Decio. Probabilmente il corpo del Santo fu portato a Termoli dai primi soldati che presero parte alla spedizione contro la Borgogna alla fine del secolo VI. Nel luglio del 1929 vennero trovati dal vescovo Giannelli nella cripta della cattedrale e deposti in un prezioso sarcofago per la venerazione dei fedeli. La ricorrenza è celebrata con la processione a mare della statua di San Basso, che ricorda il miracoloso ritrovamento, da parte di alcuni pescatori, delle reliquie del Santo, oggi custodite nella cattedrale di Termoli. |
Le celebrazioni riprendono nel pomeriggio, con la processione tra le vie del Borgo Vecchio. Al termine la statua viene portata al Mercato Ittico, dove i fedeli continuano l'adorazione. |
GUARDIALFIERA, PRESEPE VIVENTE. Alla manifestazione partecipa tutto il paese. La parte più antica, Piedicastello, allestita a Presepe vivente ospita trecento personaggi impegnati in circa trenta scene, che raffigurano gli artigiani, i locandieri, i pastori mentre assolvono alle loro occupazioni quotidiane, come se si tornasse indietro nel tempo. |
ALTO MOLISE
24 DICEMBRE AGNONE, 'NDOCCE Ogni anno alla vigilia di
Natale i gruppi delle contrade (Capammonde, Capaballe, Colle sente, Guastra,
S.Quirico, S.Onofrio), accompagnati dal suono delle 100 campane del paese,
accendono le 'Ndocce. e si incamminano verso il corso che diventa un fiume di
fuoco. Le 'Ndocce sono torce di abete bianco e ginestre alte anche 4 metri,
usate per il rituale antico quanto le prime civiltà umane, esse danno vita
alla più grande manifestazione natalizia legata al fuoco che si conosca al
mondo. Nell'anno 2000, in particolare, nei festeggiamenti Giubilari, la
comunità ha deciso di realizzare no spettacolo anche il giorno 8 Dicembre,
anche in onore della ricorrenza quarto anniversario della 'Ndocciata offerta
al Pontefice in piazza S.Pietro nel 1996. |
TERZA DECADE DI LUGLIO SCAPOLI, SAGRA DELLA ZAMPOGNA.Gruppi di zampognari accompagnano i visitatori con il loro suono, ricreando scene di vita medioevale. Gli zampognari si riuniscono a Scapoli, l'unico paese dove ancora si costruiscono le zampogne. La mostra presenta una rassegna di strumenti a fiato nazionali e internazionali: le launeddas sarde, l'ocarina, le cornamuse inglesi e la gayda ungherese. |
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PRIMA DOMENICA DI AGOSTO CAPRACOTTA, LA PEZZATA. A Capracotta si gusta il tradizionale piatto della pezzata, carne di pecora cucinata secondo una semplice ricetta di pastori, insieme all'agnello alla brace e latticini locali. |
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ULTIMA DOMENICA DI AGOSTO MONTENERO VALCOCCHIARA, RODEO PENTRO. Il torneo si svolge in una splendida radura a mille metri d'altitudine. Vi partecipano i cavalli più focosi della zona, scelti tra quelli che vivono allo stato brado, che sono sospinti senza sellame. Nel perimetro di gara i giovani butteri locali hanno dieci minuti di tempo per domarli. |
MEDIO MOLISE
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CARNEVALE TUFARA, CORTEO DEL DIAVOLO. Celebrato fin dal medioevo come rito propiziatorio per l'arrivo della primavera, il rituale inizia nel primo pomeriggio del martedì grasso di carnevale, con la scorribanda di allegri musicanti mascherati che girano per le vie del paese. I diavoli, che hanno il viso dipinto di nero, corna sul capo e indossano una pesante casacca formata da pelli di capra , attraversano il paese tra grida e burla fino a tarda sera, quando si celebra il processo al Carnevale. |
19 MARZO CAMPOLIETO, CASACALENDA, RICCIA, PRANZI DA TREDICI PORTATE. La mattina del 19 Marzo le donne offrono davanti alla porta delle loro case del pane benedetto, poi imbandiscono la tavola per tre ospiti che rappresentano la Sacra Famiglia. Antica tradizione, diffusa in molti paesi dell'Italia meridionale che celebra San Giuseppe, affinché allontani la cattiva stagione, permetta buoni raccolti e dia l'abbondanza a tutte le famiglie. Le portate sono tutte a base di magro: legumi, baccalà, lumache, maccheroni, carciofi, ceci, patate, riso, peperoni alla brace, scamorze, caciocavallo. |
CORPUS DOMINI CAMPOBASSO, I MISTERI. Ogni quadro rappresenta un momento della vita dei Santi. Originariamente i Misteri erano diciotto, cinque rimasero distrutti dal terremoto del 1805 e non Furono più ricostruiti.I Misteri sono montati su antiche macchine, gli ingegni, di una lega particolarmente resistente e flessibile e poggiano su basi di legno trasportate a braccia. La tradizione ebbe inizio nel 1500, col semplice basamento a barella. Nel 1748 furono create delle strutture fisse, utilizzate ancora oggi, ad opera dell'artigiano-scultore locale Paolo Saverio Di Zinno, di scuola napoletana. |
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26 LUGLIO JELSI, SAGRA DEL GRANO. Nel 1805 un catastrofico terremoto distrusse tutti i paesi dell'interno, ad eccezione di Jelsi. In onore della patrona, Sant' Anna, viene organizzata una spettacolare sfilata di carri allegorici, le traglie. I carri trainati da buoi sono allestiti con l'arte dell'intreccio del grano, quindi coperti da sculture favolose create dall'intreccio delle spighe migliori. LA FLORA A proposito della flora molisana, le maggiori distese boschive sono le abetine di Pescopennataro, di Monte Campo, di Agnone e le faggete di Montedimezzo (Vastogirardi), di Prato Gentile (Capracotta) e della Montagnola (Frosolone). Se verso l'alto la vegetazione arborea comincia a cedere il posto a quella erbacea, verso i 1000 m. si trovano ampi e fitti boschi di cerro e di castagno. Qua e là, attecchisce una vegetazione fatta di cespugli e di piante molto resistenti alla siccità come: ginestre e piante aromatiche (rosmarino, origano, salvia, timo, lavanda), che caratterizzano la cucina tipica del luogo. LA FAUNA
CAPRACOTTA Dove il suolo permette alla vegetazione di attecchire essa è fatta di cespugli e di piante molto resistenti alla siccità come: ginestre e piante aromatiche (salvia, timo, lavanda), che caratterizzano la cucina tipica del luogo. È da vedere il giardino della flora appenninica: accoglie vari tipi di piante, arbusti e fiori tipici della vegetazione appenninica. MATESE
RISERVA MAB
I TRATTURI Campitello-Boiano; Tra i più suggestivi itinerari naturalistici del Molise, ce ne sono alcuni che si posso fare sia in automobile che a piedi gustando a pieno i misteri di una natura ancora intatta. Gli itinerari indicati possono essere fatti in qualsiasi stagione. Escursioni: Monte Miletto, Campitello Matese, Mainarde, Scapoli, Castel S.Vincenzo, Rocchetta al Volturno. CAMPOBASSO
LARINO
BOJANO
ISERNIA
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PIETRABBONDANTE
Il complesso archeologico si trova alla periferia di Pietrabbondante, a 966 mt. Slm., affianco ad un altro tempietto con botteghe porticate di epoca precedente. Per costruirlo i Sanniti ricavarono due terrazzi lungo il fianco del monte, a livelli diversi ma su unico asse. Dimensioni complessive dell'area: m.55x90. Al complesso si accedeva non dall'attuale strada provinciale, ma dalla via a valle che non vedeva il prospetto allineato sulla strada ma sul corso del sole. L'orientamento a sud-est permette di osservare ogni giorno la nascita del sole. Il teatro si compone di due elementi: la cavea e l'edificio scenico, legati tra loro da due archi di pietra posti alle estremità dell'iposcenio. La cavea contiene 2500 spettatori. Dalla strada principale si trovava l'alta facciata dell'edificio scenico lungo m.37,30 e alto circa sette. |
Gli spettatori, una volta seduti, avevano di fronte il prospetto dell'edificio scenico con tre porte che immettevano nei camerini degli attori. La parte sottostante era adibita probabilmente a magazzino. Il muro frontale del palcoscenico era munito di cinque porte e il piano di calpestio era di tavole munite di fori sul lato posteriore per l'uso di scenari mobili dipinti. Gli ingressi: due sul fronte; uno laterale, verso nord, per l'accesso della gente comune nella parte alta della cavea; l'altro sulla curva posteriore direttamente collegato con il tempio. Il teatro insiste in un luogo dove nel III sec a.C. si trovava un tempio ionico distrutto da Annibale nel217 a.C. Il tempio, di m. 25x35, sorge alle spalle del teatro. Ciò che oggi è visibile costituiva il podio (basamento), sul quale si alzavano anteriormente otto colonne con capitelli corinzi e, nella parte posteriore, tre celle pavimentate con mosaico bianco, dedicate a divinità diverse. Celle e colonne avevano fondazioni proprie, quindi il possente muro perimetrale del podio fungeva da rivestimento decorativo.
Le tre are allineate tra teatro e tempio erano dedicate a divinità, una delle quali doveva essere Vittoria (come da lastrina in bronzo ritrovata durante gli scavi). Ai lati del podio, i due porticati con resti di edifici adibiti a botteghe, completano l'intero complesso. Il monumento nel II sec. d.C. risultava coperto dai detriti alluvionali.Gli scavi furono condotti in diverse fasi: nel 1857 e 1858, ad opera dei Borboni; nel 1871-72, per interesse della Provincia; nel 1959 e negli anni successivi per intervento della Soprintendenza Archeologica del Molise. Si tratta di un originale organismo in cui confluiscono elementi italici, ellenistico-campani e latini.
ISOLE TREMITI
L'ARCIPELAGO DELLE ISOLE TREMITI COMPRENDE : SAN NICOLA, SAN
DOMINO, CAPRARA, GLI SCOGLI DEL CRETACCIO E PIANOSA. SU QUESTE ISOLE, NOTE
ANCHE COME DIOMEDEE, LA LEGGENDA RACCONTA CHE DOPO UNA LUNGA TRAVERSATA VI SIA
APPRODATO DIOMEDE, REDUCE DALLA GUERRA DI TRIOA.
DAL 1989 LA COSTA, FINO A UNA PROFONDITA' DI 70 METRI, FA PARTE DEL PARCO
MARINO,COSTITUITO PER PROTEGGERE IL PATRIMONIO ITTICO, LE BELLEZZE DEI FONDALI
E DELLA TERRA FERMA, TRA LE QUALI SPECIE ENDEMICHE COME LA CENTAUREA DIOMEDEA.
ARTIGIANATO
Il Molise è una delle regioni italiane dove si trova un
artigianato tipico e rurale che dà valore alla semplicità dei prodotti.
L'artigianato artistico, realizzato a mano, trova ancora nel territorio
molisano degli autentici artisti che, con amore e passione, continuano ad
essere custodi degli antichi metodi di creazione di piccoli e grandi oggetti.
La lavorazione dell'acciaio per la produzione di ferri taglienti ha avuto le sue origini tra il XIV e XV secolo. Nelle città di Campobasso e Frosolone vengono ancora creati strumenti da taglio con lavorazione a traforo, una tecnica con trapano e particolari limette che permette di realizzare motivi ornamentali, completati da incisioni e lucidati a mano. In Agnone l'arte della fusione del bronzo è una tradizione millenaria. Una colonia di profughi veneti si stabilì nella città portando con sé i segreti della lavorazione del metallo. Attualmente il laboratorio della Fonderia Pontificia Marinelli produce, nella sua fornace millenaria, campane perfettamente decorate che trovano posto nei campanili d'ogni parte del mondo. Si affianca a quest'arte, la lavorazione del rame, del peltro, dell'oreficeria e del ferro battuto. Le donne di Isernia si tramandano un'arte che risale al 1400, quando alcune suore spagnole introdussero la lavorazione del merletto a tombolo. Sul tradizionale "pallone" (cuscino a forma di rullo) agili dita fanno guizzare i "tummarelli" nell'intento di creare sempre nuove applicazioni per lenzuola, copriletti, centrotavola, scialli, tende. I vicoli di Scapoli ospitano piccole botteghe artigiane dove vengono costruite le zampogne, i tipici strumenti pastorali che caratterizzano il Natale del mondo occidentale. L'artigiano modella il legno con vari attrezzi; il gran serbatoio d'aria è una grossa sacca di pelle di pecora, conciata in modo da permettere di modulare una nota continua di sottofondo. La zampogna è lo strumento che identifica il territorio del Molise; usata per accompagnare la musica popolare e le ballate folcloristiche in molti paesi della regione, è arrivata anche in Austria, Svizzera, Francia, Belgio, Inghilterra e Spagna.
CULTURA
Viaggiando tra le tradizioni del popolo molisano si possono
avere piacevoli sorprese.
Le rappresentazioni sia sacre sia profane hanno radici antiche, alcune
risalgono a riti europei o orientali, altre a feste e riti latini, altre ancora
al medioevo come le feste dedicate al Carnevale.
Il processo e la morte del fantoccio Carnevale è una rappresentazione che si
rinnova ogni anno come "la Maschera del diavolo" a Tufara.
Spesso in alcune rappresentazioni si vuole celebrare
l'eterna lotta tra il bene e il male come il rito del Cervo (Castelnuovo di
Rocchetta al Volturno), simbolo della forza animalesca dell'uomo, e la sfilata
dei Mesi (Bagnoli del Trigno, Cercepiccola) con immagini propiziatorie.
La "N'docciata" di Agnone - grandi torce accese portate a spalla per le vie del
paese la sera della Vigilia di Natale - deriva dalle antiche usanze pagane che
celebravano il solstizio invernale in onore del Sole, fonte di vita sulla
terra. Con l'avvento della Chiesa Cattolica, il rito è diventato un'occasione
religiosa per la rappresentazione della luce di Cristo.
La "Sagra dei Misteri" a Campobasso, che si tiene in
occasione del Corpus Domini, è una rappresentazione molto antica che si rifà
alle laudi medievali: le 13 "macchine" create nel 1748 da Paolo Di Zinno sono
quadri viventi di alcuni episodi biblici e miracoli di Santi.
Legate alle tradizioni del culto delle reliquie dei Santi sono le Carresi -
corse dei carri trainati dai buoi - dei paesi di Ururi, Portocannone, San
Martino in Pensilis e Larino: il carro vincitore ha l'onore di portare le
reliquie del Santo Patrono in processione.
Fra le processioni dedicate ai Santi, particolare è anche la Regata di San
Basso a Termoli, quando la statua del Santo è portata "a mare" su di un
motopeschereccio per ricordare l'antica leggenda del ritrovamento, in mare, del
sarcofago contenente i resti del Santo da parte di alcuni pescatori.
GASTRONOMIA
Il Molise è da sempre regione agricola; questo fattore ha
favorito la conservazione di quelle tradizioni che permettono di conoscere
antichi sapori, colori naturali e odori inconfondibili.
La semplicità è alla base delle ricette gastronomiche utili alla preparazione
dei piatti che trovano la loro origine nell'antichità.
Tutto questo è l'essenza di vita e di tradizioni che
trovano le loro radici nel fiero popolo dei Sanniti che, oltre alle armi,
conoscevano il mestiere dell'allevamento del bestiame e la coltivazione dei
campi.
L'alimentazione povera a base di verdure, legumi e farinacei si lega alla base
proteica della carne di maiale che i molisani hanno imparato a utilizzare in
modi diversi, creando anche particolari insaccati.
Non pochi sono i caseifici nella regione, ma altrettanti
gli allevatori che nelle loro aziende agricole creano prodotti tipici locali.
Anche i dolci hanno le loro particolarità, dai dolci a base di miele e di
mostocotto a quelli a base di pasta cresciuta fritta e inzuccherata, ma non
mancano quelli più universali come biscotti e pasticcini.
La costa adriatica conserva, naturalmente, le tradizioni gastronomiche legate
alla pesca. La cucina che era, all'origine, sostanzialmente povera per la
maggior parte delle ricette, ha sposato i prodotti dell'agricoltura creando
piatti semplici ma originali.
NATURA
Il paesaggio del Molise offre tratti di suggestiva
bellezza; la flora e la fauna trovano un habitat favorevole sia in montagna sia
lungo la costa. Dai monti delle Mainarde a quelli calcarei del Matese si scende
verso altipiani ricchi di sorgenti d'acqua e poi verso il mare. Mentre la
fascia costiera è caratterizzata da vegetazione tipica dell'Adriatico (erba
medica, graminacee, amnofila, ombrellifare spinose, tamerici), l'immediato
entroterra presenta boschi di pini marittimi e pini d'Aleppo. Le rive dei fiumi
Volturno, Sangro, Trigno, Biferno - le cui acque ospitano uccelli palustri,
trote fario, cavedani, tinche, carpe, scardole, alborelle - offrono boschetti
di tamerici, fitti canneti, salici, ontani, pioppi, ulivi e mandorli. Le acque
dei laghi di Occhito e di Castel San Vincenzo sono ricche di salmonidi.
Al di sopra dei 1200 m. s.l.m. boschi di castagni, faggi e abeti aprono la via
al "Molise Altissimo", inframmezzati, sul Matese, da tigli, aceri, sorbi,
ornelli, con un sottobosco di anemoni, felci, ranuncoli ed asperule.
L'abete bianco, diffusosi durante l'era quaternaria, trova
ancora il suo posto nelle abetaie delle riserve naturali di Pescopennataro,
Capracotta, Collemeluccio, Rosello, Monte di Mezzo, Pesche; il pino nero sui
monti della Meta.
La vegetazione del territorio roccioso di Campitello Matese è caratterizzata da
trifoglio, ortica, cardo, verbasco, che formano i pascoli della regione.
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