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L'Egitto, dono del Nilo
Al di fuori dell'area del vicino oriente il principale polo di sviluppo della civiltà urbana fu rappresentato dall'Egitto. L'Egitto è un dono del Nilo: questa famosa definizione, formata dal grande storico greco Erodoto coglie senza dubbio l'aspetto fondamentale della storia egizia. Si ripeteva, infatti, in questa regione, una situazione analoga a quella del Tigri e dell 424g68e 'Eufrate.
I prodotti dell'agricoltura erano vari (anche il papiro da cui si ricavava la carta).
La lunghissima striscia di territorio abitato,
sulle due rive del Nilo aveva un carattere di notevole compattezza. A sud il
paese era protetto dalle cateratte: a Nord dal mar Mediterraneo; a Est e a
Ovest da ampie distese desertiche, queste caratteristiche sprecano l'eccezionale
continuità della storia dell'Egitto. La storia dell'Egitto antico viene
solitamente inquadrata in un alternarsi di regni e di periodi intermedi.
Durante l'antico regno il potere del faraone appare consolidato in forme
assolute. La sua persona è oggetto di un'autentica venerazione. Non è un caso
che proprio questa sia l'epoca delle piramidi. Viene creato un sistema ben
organizzato di governatori locali, che il potere centrale riesce a controllare
e a dirigere bene e con grande autorità. Questa posizione di forza del potere
centrale viene meno con il primo periodo intermedio, 2200-
MEDIO REGNO La crisi del potere centrale fu interrotta da un periodo di rinascita
che coincide con il cosiddetto Medio Regno (2040-
NUOVO REGNO La riscossa egizia coincisa con l'avvento del cosiddetto Nuovo Regno
(1570 -
Durante il regno di Amenofi IV l'Egitto conobbe un periodo di instabilità politica. Il tentativo di riforma religiosa attuato dal faraone lo portò a trascurare la politica estera, a tutto vantaggio della nascente potenza ittita. Lo scontro con gli Ittiti ebbe il suo momento decisivo sotto Ramses II che li affrontò a Qadesh in una battaglia dall'esito incerto.
ORGANIZZAZIONE SOCIALE Il gradino successivo della gerarchia egizia era occupato dal primo ministro, il visir, che aveva il compito di gestire, per ordine del faraone, gli affari ordinari del regno. Questi ultimi, così come in ambiente mesopotamico, innanzitutto incentrati sulla organizzazione centralizzata del lavoro, finalizzata a sfruttare le piene del Nilo e a far affluire nei magazzini del faraone e dei templi i prodotti agricoli.
Il visir era assistito dagli scribi che erano anch'essi nominati dal faraone, quindi da lui dipendenti. Al disotto dei 2 potenti gruppi si trovavano i soldati che non godevano di particolare prestigio sociale. Qualche importanza l'avevano invece gli artigiani. Alla base della scala sociale, infine, stava la sterminata massa dei contadini e, in condizioni ancora più dure, gli schiavi.
Il mondo egizio, pur presentandosi compatto e omogeneo, non era chiuso alle relazioni con altri grandi paesi.
Le più consistenti e più numerose testimonianze delle civiltà egizie giunte fino a noi riguardano soprattutto un suo aspetto particolare: il rapporto con la morte.
Tombe monumentali, mummie, templi funerari sono l'evidenza tangibile del complesso e delicato rapporto che gli Egizi immaginavano esistesse tra il mondo dei vivi e l'aldilà.
Era diffusa la convinzione che la morte non rappresentasse un punto terminale nell'esistenza di un individuo. Era quindi necessario, anzitutto, che lo spirito si ricongiungesse al corpo, a questo scopo, gli Egizi utilizzarono la tecnica della mummificazione. Questo particolare rapporto tra la vita e la morte spiega anche la cura con cui i faraoni fecero erigere le piramidi.
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