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Iraq - TERRITORIO, CLIMA

geografia



Iraq


TERRITORIO




Il territorio del paese può essere diviso in tre regioni fisiche. La sezione settentrionale e nordorientale, propaggine della catena dei monti Zagros, è montuosa e ospita il Keli Haji Ibrahim (3.607 m), il picco più elevato dell'Iraq; la zona nordoccidentale è occupata dalla cosiddetta Al-Jazira ("l'isola"), una vasta pianura di origine sedimentaria che, più a sud, lascia il posto al bassopiano alluvionale formato dalle valli dei fiumi Tigri ed Eufrate, con terreni ricchi di humus e argilla; l'estrema porzione sudorientale, bagnata dal golfo Persico, presso il confine iraniano, è piatta e paludosa, mentre a ovest dell'Eufrate i rilievi si innalzano gradualmente fino al livello del deserto siriano.

L'odierno Iraq occupa gran parte del territorio dell'antica Mesopotamia, la pianura che si estende tra i fiumi Tigri ed Eufrate, un tempo collegati tra loro da una rete di canali di irrigazione. L'idrografia del paese è del tutto dominata dai bacini di questi due fiumi che, attraversandolo da nord-ovest a sud-est, si uniscono circa 160 km a nord del golfo Persico formando lo Shatt al-Arab, che sfocia nel golfo stesso. I principali tributari del Tigri sono il Piccolo e il Grande Zab e il Diala.


CLIMA

clima



La maggior parte del paese ha un clima continentale caratterizzato da inverni miti ed estati calde e da marcate escursioni termiche. La temperatura media in gennaio a Baghdad è di 9,4 °C, mentre nei mesi di luglio e agosto si attesta intorno ai 33 °C. A sud, nell'area presso il golfo Persico, sono state registrate alcune delle temperature più elevate del mondo, unite a un alto tasso di umidità. Le regioni maggiormente piovose si trovano nelle alteterre nordorientali, mentre più a sud raggiungono una media di 150 mm all'anno. Nelle aree desertiche prevalgono condizioni di estrema aridità.



ECONOMIA: AGRICOLTURA, ALLEVAMENTO, PESCA


L'agricoltura partecipa in misura del tutto secondaria alla formazione del reddito nazionale; benché non manchino aziende di Stato e cooperative agricole (per lo più su terreni di antichi latifondi espropriati e ridistribuiti ai contadini), prevalgono le piccole proprietà a conduzione, in genere, familiare, tuttora scarsamente meccanizzate e condotte con metodi poco produttivi, spesso a livello di pura sussistenza. Le colture più diffuse sono il frumento e l'orzo, presenti nell'Iraq settentrionale, seguite dal riso, che richiede i più umidi terreni meridionali, e dal mais; si consumano inoltre localmente vari prodotti orticoli come pomodori, fagioli, fave, cipolle, ecc. e frutticoli come uva, mele, agrumi, ecc; particolarmente importanti sono i datteri, che crescono soprattutto nella cosiddetta «bassa Mesopotamia». Infine tra le colture industriali si annoverano alcune piante oleaginose (sesamo, lino), la canna e la barbabietola da zucchero, il tabacco e il cotone. Non molto redditizio è l'allevamento, un tempo praticato per lo più da pastori seminomadi. Prevalgono gli ovini, i caprini, i bovini e i volatili da cortile; si hanno inoltre asini, bufali, cammelli, ecc. Scarsa importanza ha la pesca: destinata unicamente all'autoconsumo


ECONOMIA: RISORSE MINERARIE E INDUSTRIA


La grande ricchezza dell'Iraq è, come si è visto, il petrolio, di cui era divenuto, con il grande aumento della capacità estrattiva fra il 1970 e il 1980, uno dei principali produttori su scala mondiale, con riserve pari al 10% ca. di quelle mondiali: dalla sola attività mineraria proviene il 98% delle esportazioni. Il greggio è in parte lavorato localmente nelle ormai numerose raffinerie irachene. Di origine termica è gran parte della produzione d'energia elettrica. Nel settore industriale, in parte nazionalizzato, prevale l'efficiente industria petrolifera; un discreto livello raggiungono ormai l'industria tessile, quella chimica e quella alimentare; si hanno poi manifatture di tabacchi, cementifici, concerie, calzaturifici. Da ricordare sono inoltre talune lavorazioni artistiche: dell'argento, del rame, del cuoio.


STORIA DAL 1921


Nel 1921 fu proclamato re dell'Iraq l'hascemita Faysal I.

Nel 1932 l'Iraq divenne uno Stato indipendente, anche se con uno status che lo poneva all'interno delle linee imperiali britanniche. Dopo la morte di Faysal I ( ) la situazione politica interna degenerò rapidamente. Il 14 luglio , con un colpo di stato i militari proclamarono la Repubblica. Abd al-Karim Qasim (1958-63) ritirò l'Iraq dal Patto di Baghdad,

denunciò i precedenti accordi petroliferi e limitò le concessioni delle compagnie, si accostò all'URSS e ai comunisti iracheni. La politica filosovietica perseguita negli anni succesivi dal governo portò, tra il 1972 e 1975, alla nazionalizzazione di tutte le compagnie petrolifere straniere operanti nel Paese. Per quanto riguarda invece la questione curda, nel marzo 1974, il governo concesse l'autonomia ai Curdi, pretendendo tuttavia di continuare a detenere il totale controllo delle cospicue risorse petrolifere del Kurdistan.  Nel 1979 salì al potere Saddam Hussein il quale instaurò un regime dittatoriale. Le relazioni con la Siria andarono via via deteriorandosi fino all'espulsione dal Paese del personale diplomatico, per il sospetto di un complotto siriano contro il nuovo presidente, ma il problema della delimitazione delle frontiere fra Iraq e Iran ben presto prese drammaticamente il sopravvento. Nel settembre del 1980 l'Iraq dichiarò decaduto l'accordo di Algeri del 1975 sul controllo dell'estuario dello Shatt al Arab e gli scontri di frontiera fra i due Paesi si trasformarono in un conflitto aperto, che s'inasprì sempre più con perdite ingenti da ambo le parti. Appoggiato dagli Stati Uniti il presidente iracheno non ebbe remore a bombardare le città iraniane, gli insediamenti petroliferi e le navi cisterna nel Golfo Persico e, inoltre, mise in atto una dura repressione contro i Curdi. Nel , grazie alle pressioni internazionali, si giunse finalmente alla conclusione della guerra, che ristabilì i confini. Fortemente indebitato sia a causa del lungo conflitto sia per la volontà di far acquisire all'Iraq un ruolo egemone di potenza regionale, il regime di Saddam, nel tentativo di risollevarsi incrementando le risorse petrolifere nazionali, il 2 agosto diede il via all'occupazione del vicino Kuwait, utilizzando come pretesto sia le antiche rivendicazioni territoriali sia i dissidi di natura economica. L'occupazione scatenò una reazione internazionale che sfociò nella cosiddetta Guerra del Golfo. Nel gennaio , una coalizione guidata dagli Stati Uniti, con truppe dell' Arabia Saudita, Egitto, Siria, Gran Bretagna, Francia e Italia, attaccò l'Iraq, costringendo in breve tempo Saddam ad abbandonare il Kuwait (28 febbraio ). La tensione tra Iraq e Kuwait, in ogni modo, continuava a mantenersi ai massimi livelli, tanto da giustificare, nel gennaio 1993, una nuova incursione aerea statunitense. Nel , a seguito di nuove manovre militari irachene sul confine del Kuwait, le Nazioni Unite riconfermavano l'embargo economico e Saddam, come risposta, sembrava finalmente riconoscere le frontiere del Kuwait e promettere di allentare la repressione nei confronti dei Curdi e degli Sciiti. Il governo di Baghdad continuava a rifiutare ogni ispezione sui propri armamenti e una nuova crisi si apriva con gli Stati Uniti che, nel gennaio 1999, davano il via all'operazione "Desert Fox", durante la quale venivano attaccati con missili la città di Bassora e un centinaio di obiettivi militari iracheni. Nonostante ciò, alla fine del 1999, le autorità di Baghdad continuavano a rifiutare l'ispezione degli armamenti agli ispettori dell'ONU. Nel settembre 2002, il presidente degli Stati Uniti, G. W. Bush, e il primo ministro inglese, Tony Blair, accusavano l'Iraq e Saddam di avere in costruzione armi di distruzione di massa, minacciando il regime con nuovi bombardamenti nel Sud del Paese e con la prospettiva di un nuovo attacco militare. Nell'ottobre del 2002 riprendevano le ispezioni degli ispettori dell'ONU, ma Bush aveva comunque ottenuto il consenso dei leader democratico e repubblicano alla camera dei rappresentanti, per un attacco all'Iraq anche senza una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Il premier inglese Blair appoggiò le posizioni USA. La situazione precipitò mentre si formavano due schieramenti, l'uno a favore di una soluzione diplomatica, l'altro interventista; decisamente contrarie alla guerra erano Germania, Francia, Russia, Cina e Turchia. Alla metà di marzo, molte rappresentanze diplomatiche in Iraq lasciarono il Paese. Il 18 marzo 2003, un ultimatum statunitense a Saddam impone al dittatore di lasciare l'Iraq entro 48 ore. Il 19 marzo, poco prima della scadenza dell'ultimatum, Saddam lancia un appello alla nazione. Il 20 marzo parte il primo attacco americano e Bush annuncia l'inizio della guerra, Saddam replica tre ore dopo. Missili scud iracheni cadono al confine con il Kuwait. Il 21 marzo, da nord e da sud le truppe muovono verso Baghdad, gli oleodotti della zona sono dati alle fiamme. Cominciano i bombardamenti su Baghdad. Mentre in tutto l'Iraq divampano gli scontri, ad Ankara Americani, Turchi e Curdi si accordano per istituire una base di aiuti umanitari nel nord dell'Iraq (Kurdistan). Il 3 aprile inizia l'assedio di Baghdad. Il 9 aprile Baghdad è occupata dagli americani, il regime è abbattuto, la popolazione distrugge le onnipresenti statue del dittatore, ma di Saddam non c'è traccia, mentre continua la caccia al rais, ai suoi figli e agli altri esponenti del regime, alcuni dei quali si consegnano, altri sono arrestati. La cattura di Saddam è avvenuta, dopo circa nove mesi di fuga, probabilmente intorno al 14 dicembre mentre l'ex dittatore era nascosto in un cunicolo a Tikrit, la sua città natale. Nonostante la cattura del dittatore, per tutto il 2004, in Iraq, la guerriglia contro le forze di occupazione statunitensi ed i loro alleati continuò. L'8 Aprile 2005 il governo provvisorio fu sostituito da una repubblica democratica con a capo il nuovo presidente Jalal Talabani, capo di uno dei principali clan curdi.





BIBLIOGRAFIA


Enciclopedia Omnia

www.encarta.it

www.sapere.it

it.wikipedia.org

www.lettera22.it articolo di. Mattia  Salvatore




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