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GEOGRAFIA ATTIVA

geografia



GEOGRAFIA ATTIVA.

Perché E Come


CAP.IV

QUALE GEOGRAFIA E QUALE OGGETTO.


UNA DISCIPLINA POCO CONOSCIUTA?

Un'indagine compiuta tra il 76-77 in tre scuole medie di Bari ha evidenziato che gli alunni vedevano la geografia come un inventario di fenomeni fisici da memorizzare, inutile e noioso.

L'unico spunto interessante era la descrizione di paesaggi e popoli, mentre sarebbe stato utile solo per i futuri viaggi.

Anche il Nice rileva che , secondo una diffusa opinione la geografia è una materia puramente fisica e descrittiva, prevalentemente mnemonica, e quindi non meritevole di uno studio sistematico, in quanto le sue nozioni possono essere apprese da chiunque, in ogni momento e senza bisogno di una preparazione teorica specifica.




Spesso si terminano le scuole senza sapere l'importanza di questa disciplina e il suo valore, sia in ambito della scuola dell'obbligo che in ambito universitario, dove la teoria non si accompagna mai con la pratica.

Quindi la scuola è direttamente responsabile di quest'immagine superata della geografia.


LIVELLI DI INSEGNAMENTO- APPRENDIMENTO.

La geografia è una disciplina che dovrebbe educare ad essere cittadini del mondo, formando il buon senso degli uomini. Allora perché è ridotta nella prassi scolastica, a un semplice elenco di nomi, altezze, lunghezze ecc?

Nel momento in cui si parla di insegnamento della geografia, occorre considerare tre livelli:

v    DESCRITTIVO. In cui si prendono in considerazione le caratteristiche di rilievo geografico (cosa, dove, come?).

Conoscere le caratteristiche di un territorio è indispensabile se vogliamo adeguarci ad esso e vivere con esso, adeguandolo poi a noi. Fermandoci a questo livello però la geografia diviene nozionistica, mnemonica e spesso inutile per la crescita culturale degli alunni.

Spesso invece la scuola si ferma a questo livello.

v ESPLICATIVO- SCIENTIFICO. È il livello in cui ci si pongono interrogativi, cercando le cause dei vari fenomeni o del perché i territori siano organizzati in un determinato modo.

Non sempre tali interrogativi trovano risposte sicure, ma almeno nasce il desiderio di conoscere.

v CRITICO- APPLICATIVO. Con la descrizione di un territorio e con i tentativi di spiegazione sul perché esso sia organizzato in un determinato modo, si cerca di dare giudizi di valore alle sue modalità organizzative, ipotizzando anche gli aspetti organizzativi che possano rendere migliore l'assetto spaziale in cui si vive.



GEOGRAFIA: "CIANFRUSAGLIA CULTURALE"?

L'oggetto dell'insegnamento - apprendimento della geografia riguarda tutti gli elementi del territorio (strade, attività economiche, monti, laghi fiumi ecc) legati da un rapporto di interdipendenza e connessione.

Considerando tali elementi isolatamente, la geografia perderebbe la sua valenza educativa.

Imparare la geografia significa anche aumentare la facoltà di percepire le connessioni spaziali



IMPOSSESSARSI DI UNO SPAZIO.

Per comprendere questo concetto paragoniamo le popolazioni a una famiglia.

Essa riceve un appartamento nuovo, uguale a quello di molte altre famiglie. Ogni famiglia prende possesso di questa casa, la sente sua, in quanto l'ha conquistato questo spazio a prezzo di molti sacrifici.

Questa famiglia attribuirà così alla sua casa un valore, consapevole che potrà dargli molte cose. Tale spazio diverrà allora rappresentativo.


Gli elementi che ogni famiglia trova nella casa ( pavimenti, mura, condutture) sono paragonabili agli elementi fisici che in passato i nostri antenati trovarono sulla Terra.

Ogni famiglia ha bisogni diversi da quelli delle altre famiglie. In base a questi bisogni modificherà più o meno profondamente lo spazio iniziale, adattandolo alle sue esigenze.


PROIETTARVI LA PROPRIA CULTURA.

In questo lavoro di organizzazione dei suoi spazi in base ai suoi bisogni, non proietterà solo i suoi bisogni, ma anche la sua cultura.

Utilizzando come base un substrato, cioè lo spazio che inizialmente ha ricevuto, quella famiglia si costruirà uno spazio personale. Il risultato diviene così un'opera di costruzione sociale, nel quale possiamo leggere la personalità e le motivazioni di quel gruppo familiare, che ha territorializzato quello spazio per viverci meglio. Tale risultato quindi non dipenderà tanto dagli elementi fisici, ma dall'aspetto umano, cioè dalle capacità economiche, culturali, dal coordinamento che quella famiglia ha saputo mettere in atto.


Per poter adattare questo spazio ai suoi bisogni è però necessario conoscerlo sia nei suoi aspetti visibili che sugli aspetti non visibili.

Inoltre al fine di organizzare il proprio spazio sarà necessario che la famiglia abbia un progetto di organizzazione del proprio spazio, al fine di dominare meglio ogni elemento.

Per ogni famiglia i risultati saranno poi estremamente diversi, nonostante lo spazio iniziale fosse perfettamente uguale.


PER SENTIRSI A PROPRIO AGIO.

Questo lavoro di organizzazione è effettuato da ogni famiglia perché sente suo quello spazio, lo carica di valori e lo personalizza, al fine di farlo divenire uno spazio carico di significato.

Uno spazio che sarà continuamente modificato in base ai bisogni emergenti.

Tale spazio sarà poi ereditato dai figli che continueranno a modificarlo in base ai loro bisogni e così via.


La medesima cosa avviene per la costruzione del territorio. Dall'iniziale spazio esclusivamente fisico avuto in possesso dai primi esseri umani, si è passato alla costruzione di nuovi 727e46h territori, estremamente diversi a seconda del tempo, dei bisogni, delle conoscenze tecnologiche...


Gli spazio inizialmente naturali sono così stati antropizzati . inizialmente i cambiamenti sono stati lievi, in quanto la tendenza umana è stata quella di adattarsi al territorio.

Successivamente è stato il territorio ad essere adattato all'uomo e ai suoi bisogni, attraverso un'azione sempre più incisiva, modificandolo spesso in una maniera poderosa.


Un territorio costruito, ereditato, rimodellato.

Noi ereditiamo dalle generazioni passate uno spazio che è stato modificato e organizzato. Tale spazio noi lo continueremo a organizzare e modificare in base alle nostre esigenze.

Gli elementi fisici vendono integrati con quelli umani, creando rapporti di connessione e interdipendenza.

Si viene a creare così un sistema antropofisico, in cui gli elementi fisici e umani sono in rapporti di interdipendenza.


Scopo della geografia è di fornire quella metodologia che consenta agli uomini di leggere e interpretare la realtà territoriale, al fine di appropriarsene e darle un senso.

La geografia si configura così,non come una disciplina nozionistica, ma come una scienza che studia l'organizzazione umana del territorio, volta a farci vivere meglio.

Questo territorio però è unno spazio vivo, in cui la popolazione vi iscrive, nel corso della storia i suoi segni.









































CAP III

UNA GEOGRAFIA PER GRANDI FINALITA' EDUCATIVE.


RAGIONI EDUCATIVE

La geografia moderna che appare nei programmi per scuola elementare e media e nei programmi Brocca, è una geografia vista come studio dell'organizzazione umana nel nostro territorio.

Essa ha uno scopo sociale: fornire quella metodologia che consenta agli uomini di leggere e interpretare la realtà territoriale, al fine di appropriarsene e darle un senso.

La geografia deve quindi proporsi di formare cittadini del mondo consapevoli, autonomi, responsabili, che sappiano convivere con il loro ambiente, modificandolo in modo creativo guardando al futuro.

È un percorso che accompagna tutta la vita, ma nella scuola se ne devono porre le basi.


SENSO DELLO SPAZIO E CARTE MENTALI.

Per vivere nel mondo abbiamo bisogno di 2 categorie: spazio e tempo.

In questo modo potremmo creare carte mentali, dette mappe cognitive, di tutto il nostro mondo. In questo modo potremmo organizzare sia noi sia tutto quello che ci circonda, attraverso coordinate spazio temporali.


Tutto questo rientra nel linguaggio della graficità, che può essere definita come:

  • la parte educata degli aspetti visivo spaziali dell'intelligenza e della comunicazione umana;
  • il sistema formale di comunicazione umana di informazioni spaziali che non possono essere trasmesse in  modo tanto efficace e immediato, con linguaggio verbali o numerici.

La geografia collabora quindi sia con educazione linguistica e matematica, per l'acquisizione di letteralità e numericità, ma anche e soprattutto deve far acquisire abilità grafiche.

Geograficita significa quindi acquisizione di lateralizzazione, organizzazione spaziale, orienta-mento, ma soprattutto rappresentare mentalmente lo spazio.



SOLIDARIETÀ MONDIALE E RISPETTO DELLE DIVERSITÀ.

La geografia consente di discernere sia elementi territoriali che antropici, facendoci comprendere la diversità. Una diversità che affascina e conseguentemente in noi nasce il rispetto per questa diversità. Rispetto che provoca una solidarietà mondiale necessaria in un mondo reso sempre più piccolo interdipendente.


Inoltre ci fa comprendere la territorialità personale, cioè l'insieme delle relazioni che l'individuo ha con il proprio ambiente.

Esso quindi che il territorio diviene bene ambientale.


CONSAPEVOLEZZA ED EDUCAZIONE AMBIENTALE.

La geografia ha anche il compito di far comprendere che il territorio in cui viviamo è un geosistema, cioè un insieme di elementi legati tra loro da rapporti di interazione.

Poiche tutti gli elementi sono collegati tra loro, vi sono leggi tipiche di ogni sistema:

  1. tra elementi umani e fisici vi è interdipendenza e non dicotomia, in quanto l'ambiente fisico agisce su quello umano e viceversa.
  2. ogni azione su qualunque elemento si ripercuote su tutti gli altri elementi del sistema.
  3. Ogni elemento, nel suo piccolo è parte del sistema e responsabile del suo funzionamento.



RELATIVITÀ DI GIUDIZIO.

Considerare il territorio come sistema, porta a considerare tale territorio il risultato delle influenze di ogni elemento. Non possiamo quindi analizzare un singolo elemento separandolo dall'insieme di cui fa parte.

Occorre quindi collegare ogni elemento che vogliamo comprendere col contesto in cui si trova. Infatti accade che uno stesso fenomeno in ambienti diversi, si manifesti diversamente.


AVVIAMENTO AL METODO SCIENTIFICO.

Sia l'insegnamento che l'apprendimento deve essere programmato e attuato con metodo scientifico.

Nei programmi delle scuole elementari, infatti, relativamente alle indicazioni didattiche per la geografia si legge: "le attività volte ad esplorare e conoscere gli spazi e gli ambienti devono essere intenzionali e ogni volta guidate da problemi e da proposte di ipotesi".


In questo modo gli alunni non solo acquisiranno nozioni, ma si abitueranno a verificare quanto apprendono, impareranno ad essere autocritici. Si renderanno anche conto che la ricerca delle cause, non porta sempre a una risposta certa, ma che l'assetto di un territorio può essere determinato da una molteplicità di fattori.


ACQUISIRE RIFLESSI GEOGRAFICI.

Secondo Pinchemel  è necessario che i soggetti in formazione acquisiscano i riflessi geografici, percependo il loro ambiente nella molteplicità e complessità dei suoi componenti. Imparino a guardare e non solo vedere il proprio territorio, comprendendolo.

È necessario che comprendano che l'intera organizzazione dello spazio geografico, sia controllata che spontanea, è manifestazione di valori sociali, economici, culturali o ecologici.



























CAP IV

APPROCCI DIDATTICI DIVERSI SIGNIFICANO RISULTATI DIDATTICI DIVERSI.


METODI D'INSEGNAMENTO- APPRENDIMENTO

I metodi d'insegnamento- apprendimento possono essere suddivisi in due grandi gruppi:

  1. METODI ESPOSITIVI, essenzialmente deduttivi, in cui i concetti, le relazioni e le generalizzazioni, sono presentati dal docente o dal testo, affinché l'alunno gli comprenda e gli assimili.

Sono metodi espositivi per esempio la lezione frontale, lo studio col libro di testo, l'insegnamento programmato.

  1. METODI D'INDAGINE o SCOPERTA, essenzialmente deduttivi. Si passa dal caso singlolo alla generalizzazione, dall'ipotesi al principio. L'alunno deve scoprire quanto apprende, osservando indirettamente la realtà con la lettura di dati statistici o con la lettura di carte tematiche.

In Italia si deve quindi passare da un uso prevalete del primo ( come avviene attualmente), i quali comportano una forte dose di passività, a una più ampia utilizzazione dei secondi, che consentono una didattica attiva, valorizzando il lavoro produttivo, di ricerca- scoperta dei discenti.


DIVERSITÀ DI APPROCCI DIDATTICI.

I cambiamenti devono riguardare anche i contenuti e il loro modo di organizzarli.

A seconda dell'organizzazione dei contenuti geografici, si possono avere vari approcci didattici. Fino a qualche anno fa però, l'insegnamento della geografia si basava essenzialmente su 2 approcci:

APPROCCIO REGIONALE, il quale vede i contenuti geografici (popolazione, attività, mari, monti, fiumi) ripartiti per ambiti regionali o statali.

Si studia così la geografia del proprio comune, provincia, regione, stato.

APPROCCIO GENERALE, che studia fatti e fenomeni nella loro distribuzione in tutto lo spazio terrestre e non solo nei limiti di uno spazio circoscritto.

Si affronta allora la geografia fisica, in particolare laghi, fiumi ecc, e quella antropica (economica, politica ecc).


In realtà occorre combinare entrambi gli approcci.

Quando l'età e i prerequisiti degli alunni lo consentano , è opportuno effettuare continui riferimenti alla geografia generale, se si fa geografia regionale, al fine di non avere semplice descrizione del territorio, ma anche una spiegazione critica del suo assetto organizzativo.

Se invece ci occupiamo di geografia generale, occorre riferirci alle realtà regionali, al fine di rendere più concrete le nozioni.


v Approccio problematico.

Occorre però utilizzare anche approcci più moderni.

Nell'APPROCCIO PROBLEMATICO i contenuti tradizionali possono essere inglobati intorno a problemi reali do organizzazione del territorio, da risolvere.


Per esempio si può problematizzare il fenomeno dell'emigrazione in Italia, cercandone le cause, confrontandolo con quello degli altri Paesi, cercandone differenze e similitudini.


v Approccio concettuale

Nell'APPROCCIO CONCETTUALE ci si propone di far acquisire agli alunni le strutture concettuali della disciplina ( localizzazione, interazione spaziale ecc), in modo che gli alunni possano cominciare a leggere e interpretare anche autonomamente lo spazio geografico.

Lavorando sul vicino, che possono esperire personalmente, gli alunni riescono ad acquisire facilmente concetti anche difficili: posizione, localizzazione funzionale, distanza, divera distribuzione...

In seguito, gia nella scuola elementare e poi nella media, si potranno applicare questi concetti posseduti a fenomeni lontani.


v Approccio paradigmatico.

L'APPROCCIO PARADIGMATICO si propone di far acquisire paradigmi di ricerca,  strutture logiche e chiavi di interpretazione dello spazio geografico e dei contenuti.

Guardare in chiave sistemica il territorio significa trattare gli elementi territoriali vedendoli nei loro legami di interdipendenza e connessione.

A questo modo di vedere la realtà gli alunni possono essere abituati sin dai primi anni della scuola elementare, grazie all'osservazione degli spazi vicini e vissuti ( aula, scuola, casa). Si potrà poi passare agli elementi territoriali veri e propri.


COMBINAZIONE DI APPROCCI.

Questi approcci possono essere variamente combinati.

Il programma per la scuola elementare propone un approccio problematico- concettuale e paradigmatico, sancendo la sostanziale scomparsa dell'approccio regionale.

Anche la proposta Brocca per la scuola superiore, sostiene che la finalizzazione della geografia presuppone il superamento dell'approccio regionale e generale, richiedendo un approccio problematico, concettuale e pragmatico.

Ciò valorizza il continuo riferimento alla collocazione spaziale e al valore dei luoghi e alla spiegazione di fatti di interesse geografico, che contribuiscono alla formazione della carta mentale dell'alunno.



TECNICHE DIDATTICHE EFFICACI.

Le tecniche didattiche oggigiorno attuabili sono molte ed è necessario che il docente le conosca tutte al fine di utilizzare quelle più efficaci in relazione ai contenuti da trasmettere agli allievi.

Accanto alle tecniche dovrà essere in grado di utilizzare alcuni strumenti, come bussola, goniometro, lavagna luminosa ecc.


Anche nel momento della verifica non possiamo richiedere esclusivamente un elenco nozionistico.. dobbiamo preoccuparci di verificare che gli alunni siano in grado non solo di descrivere ma anche spiegare le possibili cause di una particolare organizzazione territoriale, dimostrando anche di saper compiere una critica di questa organizzazione.

Anche le tecniche valutative possono essere varie: da prove oggettive, come risposte fisse, a non oggettive, come relazioni, progetti, fotografie... l'interrogazione può essere data dalla lettura di una carta tematica.

Inoltre dobbiamo essere anche autocritici, valutando anche la strategia didattica da noi messa in atto, e quindi il nostro operato.










CAP V

LO SPAZIO GEOGRAFICO: CONCRETO O ASTRATTO?


UN CONCETTO FONDAMENTALE IN GEOGRAFIA.

Il concetto di spazio  è considerato specifico della geografia, tant'è che Gottmann ha descritto la geografia, come scienza delle relazioni nello spazio.

Questo è un concetto molto complesso, che ha avuto una grande evoluzione.

Per lungo tempo però non vi sono state molte discussioni intorno a questo concetto.

Probabilmente questo si deve al fatto che per molto tempo oggetto principale di studio della geografia sia stato il paesaggio.


Il PAESAGGIO rappresenta l'aspetto visibile dello spazio, direttamente percepibile, che il geografo trova nel suo primo approccio con la realtà territoriale.

Solo in seguito si è iniziato a privilegiare lo studio di uno spazio più  astratto.


Il linguaggio dello spazio infatti consente costruzioni che non sarebbero ottenibili utilizzando il linguaggio del paesaggio. Per questo non è possibile uguagliare il paesaggio con lo spazio.


La geografia ha nella spazializzazione la sua origine.

Per SPAZIALIZZAZIONE si intende il rappresentarsi oggetti del pensiero collocati nello spazio. La nostra mente si perde se non può avere riferimenti spaziali.

È necessario quindi indovarsi, cioè sentirsi collocati spazialmente. Termine deriva proprio da dove? Tipica domanda della geografia.


SPAZIO SUOLO E TERRITORIO.

Nelle scienze sociali e umane nello SPAZIO GEOGRAFICO vi siano non solo i fatti di geografia fisica, ma anche elementi dovuti all'azione degli uomini, come strade, estensione urbana ecc.


In realtà lo spazio non è unico: va da quello direttamente esperibile, a quello astratto proprio della matematica e geometria.

Tali tipologie spaziali possono essere collocate in un continum che a un vertice ha l'esperienza diretta e dall'altro il pensiero astratto.


Questo concetto può essere quindi molto flessibile, ma passando dalla considerazione di suolo a quella di territorio e poi di spazio, tale concetto diviene sempre più indiretto e incorporeo.

SUOLO

Il suolo è un fenomeno materiale, da conoscere nei suoi caratteri fisici, con elementi tra loro combinati al fine di formare il paesaggio. Il paesaggio rappresenta la parte visibile del suolo inteso come superficie terrestre.

TERRITORIO.

Rappresenta l'oggetto principale della geografia. Questo concetto comprende sempre le caratteristiche fisiche del territorio , ma si estende anche alle modificazioni antropiche dell'uomo sul suolo con l sue attività, bisogni, cultura.

Il territorio diviene quindi sia suolo che società: è una società territoriale.


Per quanto riguarda il concetto di spazio, questo ha avuto una grande evoluzione in geografia. L'evoluzione di questo concetto ricadono poi sulla didattica.


SPAZIO ASSOLUTO. Geografia classica

Questo concetto vede lo spazio come un contenitore senza sostanza. Lo spazio viene considerato in se, prescindendo quindi dal suo contenuto.

Questo spazio cartografabile è molto utile per il geografo, costituisce un quadro di riferimento che consente di individuare con precisione, attraverso le coordinate geografiche ( latitudine e longitudine) la posizione degli oggetti in questione.

Questo spazio fatto di punti e distanze è ottimale per rispondere alla domanda geografica dov'è?


La geografia si interessa anche del LUOGO inteso come una porzione dello spazio geografico. Esso è una porzione dello spazio geografico identificato da un nome.

Il luogo dello spazio assoluto è un luogo senza un proprio spessore, visto come un punto della superficie terrestre, definito da latitudine e longitudine.

Applicandone anche l'altitudine si avrà poi una visione tridimensionale. Aggiungendo il tempo, si avrà infine una 4 dimensione.


SPAZIO RELATIVO. Geografia neopositivista

Questa concezione di spazio terrestre come spazio relativo, amplia la concezione di spazio assoluto.

In questa concezione si tengono presenti i fenomeni analizzati dal geografo, necessari per la caratterizzazione dello spazio.

Lo spazio diviene così contemporaneamente il contenitore e il contenuto.

La carta diviene il materiale ottimale per rappresentarlo, in cui si possono inserire non solo le distanze, ma anche monti, mari, strade, foreste ecc.

Lo spazio relativo consente di valutare elementi propri dello spazio assoluto, come la distanza in termini diversi: non più distanza da un punto all'altro della superficie terrestre, ma per esempio in termini di tempi o di costi.

Questo fa notare che mentre lo spazio assoluto è immutabile, gli spazi relativi sono in continuo cambiamento.


SPAZIO PERCEPITO.

Lo spazio percepito è l'immagine che ogni uomo si fa dello spazio. Ogni uomo infatti percepisce lo spazio in cui vive. Tra lo spazio e l'uomo si interpongono così il filtro della sua personalità e il filtro ambientale.

Questa concezione di spazio privilegia così le relazioni tra uomini- società - luoghi. Quindi vi è particolare interesse al vissuto e alle relazioni che organizzano lo spazio.


SPAZIO TERRESTRE.

Il concetto geografico di spazio deve poter tener conto anche del punto di vista storico.

Mentre infatti lo spazio naturale esiste senza l'uomo ed è uno spazio oggettivo, un sistema ecologico, con l'arrivo dell'uomo lo spazio naturale arretra in favore dello spazio geografico.

L'uomo si libera dei condizionamenti naturali, organizzandolo, con la sua cultura in spazio geografico.

Considerando lo spazio geografico come qualcosa di concreto, si parla di spazio terrestre o territorio.



SPAZIO COME PODOTTO SOCIALE.

Lo spazio geografico riceve la sua materia prima dallo spazio naturale, ma è la società che lo organizza secondo i suoi fini.

Quindi esso deriva meno dallo spazio naturale che dall'azione umana.

L'uomo infatti utilizza tutti i mezzi in suo possesso per organizzare lo spazio che la natura ha prodotto, per trasformarlo in un altro spazio che gli consenta di soddisfare tutti i bisogni della società.


Lo spazio geografico così diviene un prodotto sociale. La società cioè plasma il territorio a sua immagine, identificandosi con esso.

E sul territorio la società si proietta, nei suoi aspetti sia positivi che negativi. È questo spazio che consente non solo l'esistenza della società, ma anche la sua continuità nel tempo.

In questo spazio si integrano elementi fisici e antropici, costituendo un sistema aperto, che si apre cioè all'interazione con altri spazio.


Lo si potrebbe vedere come un geosistema gerarchizzato, in cui ogni elemento del geosistema è in stretta correlazione con gli altri.

Oppure si può definire come un sistema di subsistemi speciali, in cui lo spazio geografico si analizza in tanti spazio speciali (urbano, sociale, rurale).


Lo spazio geografico è inoltre una semantide, cioè ha una valenza simbolica: esso traduce in segni visibili sia il progetto vitale di esistenza e sopravvivenza della società che le sue aspirazioni e la parte più intima della sua cultura. (SPAZIO CREATO)


SPAZIO GEOGRAFICO COME ASTRAZIONE

L'ambiente non nasce geografico, ma lo diventa, spesso in senso soggettivo.

Lo spazio infatti è un operatore di per se soggettivo. Ciò che chiamiamo spazio geografico è un insieme di operazioni logiche che la nostra mente compie per dare un ordine agli oggetti che percepiamo sulla superficie terrestre e su cui operiamo.


Lo spazio geografico non è un contenitore di oggetti, ma un mezzo con cui noi riusciamo a rappresentarci i nostri rapporti col resto della società e del mondo, e a dar loro un significato.


Lo spazio geografico diviene così un riflesso della consapevolezza che l'uomo ha del mondo, delle sue esperienze e dei legami intenzionali col suo ambiente.

Tutti i suoi elementi devono essere considerati segni che possono avere più significati. Il rapporto tra segni e significati dipenderà dall'osservatore.



IMMAGINAZIONE DELLO SPAZIO.

Harvey ha definito senso dello spazio o immaginazione geografica quella qualità che permette di :

riconoscere il ruolo dello spazio e del luogo nella sua biografia personale;

di determinare i punti di contatto con gli spazi che vede intorno a se;

di riconoscere il grado in cui le relazioni tra individuo e organizzazioni sono influenzate dallo spazio che le separa.


Questa capacità è presente in molte discipline, ma in particolare nella geo-graficità.

È posseduta da tutti, ma spesso non è affinata, educata ed applicata in modo consapevole.

La visione dello spazio è infatti qualcosa che noi acquisiamo inconsciamente nel momento in cui siamo costretti, sin da bambini a localizzare le cose, risolvendo problemi legati al dove: questo avviene quotidianamente.

Noi acquisiamo i concetti base della geografia quindi attraverso l'esperienza. Noi quindi siamo portatori di una geografia implicita, che attraverso lo strumento disciplinare, dobbiamo rendere esplicita e consapevole.


Radiografare il territorio.

Radiografare il territorio vuol dire vedere e interpretare la trama di relazioni spaziali che ognuno di noi intesse nel territorio per interpretarlo, acquisendo una percezione istruita dello spazio terrestre.

Inteso in questo senso lo spazio geografico assume una forte valenza educativa.

La geografia quindi gia dalla scuola elementare deve far acquisire una terminologia specifica e uno specifico metodo osservativo, facendo acquisire operativamente anche la capacità di rappresen-tazione mentale dello spazio.








































CAP VI

IL MONDO NELLA NOSTRA MENTE.


COM-PRENDERE IL MONDO.

Lo scopo sociale  della geografia è quello di fornire strumenti materiali e concettuali che consentano a ognuno di non sentirsi estranei nel mondo, stranieri nel proprio territorio.

Si tratta cioè di formare cittadini del mondo autonomi, consapevoli, responsabili e critici.


Da adulti noi crediamo di avere la capacità di leggere e interpretare il mondo, almeno in una certa misura...ma come si è sviluppata questa capacità? Gradatamente.

È necessario iniziare gia dai primi giorni di vita del bambino a darli una visione del mondo nel quale è chiamato a vivere, perché possa orientarsi in funzione del futuro.


NECESSITÀ DI ESPLORARE.

Nel momento in cui arriviamo al mondo , la nostra mente è sprovvista di strumenti, o almeno quasi sprovvista.

Neisser sostiene che non nasciamo mai privi di schemi, cioè di programmi per compiere scoperte su oggetti e eventi, per ottenere maggiori informazioni.

In ogni organismo vi sono tipi definiti di strutture che consentono di discriminare i vari aspetti dell'ambiente. Ogni organismo coglie così solo quelli aspetti ambientali per cui posseggono degli schemi ignorando il resto.


La percezione è facilitata dal sapere. Da qui la necessità di esplorare.

Con l'arrivo al mondo del bambino, egli inizia da subito a fare geografia. Il bambino è infatti mosso dal desiderio di esplorare il mondo, rendendo indispensabile il rapporto con l'ambiente.

Piaget sosteneva che il bambino organizza il suo mondo a seconda di come è organizzato l'ambiente in cui vive.

Quindi il desiderio di esplorare e conoscere, se opportunamente stimolato ed educato, è la forza più potente dell'educazione.


IL BAMBINO ALIENO.

Possiamo paragonare un bambino a uno straniero: nel momento in cui ci troviamo in un luogo sconosciuto, inizialmente ci sentiamo a disagio. Pian piano ci impadroniremo dello spazio.

La geografia ci deve fornire una socializzazione territoriale anticipatoria, fornendoci gli strumenti materiali e concettuali per impadronirci di uno spazio nuovo, per entrare mentalmente in uno spazio prima di arrivarci, per anticiparlo..


Il bambino quindi deve agire lo spazio in cui vive, lo deve agire per conoscerlo. Vi è infatti una correlazione tra azione e conoscenza. Piaget sosteneva che l'azione mentale è la rappresentazione dell'azione motoria, così come sono estremamente interdipendenti lo schema corporeo con quello percettivo.


In realtà poco si conosce sullo sviluppo dei processi mentali nel bambino, quindi poco anche si conosce sulla formazione del pensiero spaziale.

Si incorre però in un errore sistematico: spesso si considera che il pensiero del bambino sia uguale al pensiero di un adulto, probabilmente perché entrambi convivono nello stesso ambiente fisico.


Il bambino inizialmente non ha nessuna concezione di spazio e tempo, il che non gli consente di collocare, ordinare oggetto ed eventi. Egli deve acquisire queste variabili, essenziali per il suo sviluppo cognitivo.

Pag. 48. premettendo la mancanza di capacità grafiche nella bambina che ha effettuato questo disegno, dopo averle chiesto di rappresentare il percorso casa- supermercato, si può notare che vi è una abbozzata percezione di spazio, ma molto isolata e scoordinata. La bambino comprendeva che doveva tracciare una riga per il percorso.


Spazio e tempo hanno un ruolo fondamentale per l'articolazione delle conoscenze e delle esperienze del bambino, anche in funzione delle interazioni culturali offerte poi da scuola e vita.


CONVINZIONI INFANTILI.

Il bambino come l'adulto cerca di dare un senso al suo mondo , si forma convinzioni sull'origine delle cose. La sua tendenza è però quella dell'animismo e realismo. Una tendenza questa tipica dei popoli antichi. Si può quindi supporre che il superamento di queste convinzioni sia soprattutto un fatto culturale.

Il bambino ha convinzioni, considerate assurde per gli adulti ( le nuvole camminano perché ci inseguono, in inverno fa freddo perché cade la neve ecc), ma servono ai bambini per dare senso a una realtà altrimenti inspiegabile, proprio come facevano gli antichi attribuendo alle divinità i fenomeni che non comprendevano.


LA CONQUISTA DEL MONDO.

All'ingresso  della scuola materna il bambino ha bisogno di guide esperte per la sua esplorazione materiale e intellettuale del mondo. L'intervento della scuola è di estrema importanza nella rappresentazione dell'ambiente circostante e nell'acquisizione delle abilità spaziali. Essa deve quindi attentamente curare le abilità di comprensione e produzione di immagini spaziali.

Questo per esempio richiedendo la riproduzione locomotoria di un percorso tracciato su una foto, la riproduzione grafica di un percorso effettuato praticamente ecc.


Il bambino crescendo, progredisce. La sua mente passa

da conoscenza frammentata e organizzata intorno a oggetti

a una conoscenza aggregata intorno a luoghi cognitivamente separati uno dall'altro.

L'egocentrismo così tende a sfumare e il bambino non assume più il suo corpo come riferimento e unità di misura.

V. DISEGNI.


CONCETTUALIZZAZIONE GEOGRAFICA.

Il bambino continua a progredire nella sua concettualizzazione , nella sua modellizzazione della realtà.

CONCETTUALIZZARE vuol dire classificare e ordinare un oggetto o un evento dopo averlo identificato. I concetti consentono così di dominare la complessità del mondo fisico e sociale attraverso i processi cognitivi, svolgendo un ruolo essenziale di organizzazione delle conoscenze e delle esperienze.

Il possesso di concetti consente così all'individuo di adattarsi meglio all'ambiente che lo circonda. Inoltre attraverso la concettualizzazione l'uomo si può meglio adeguare alle situazioni nuove.

Tale concettualizzazione può essere favorita nel bambino con un'iniziazione ai procedimenti scientifici.


CARTE MENTALI

Lo spazio vissuto del bambino si amplia, le sue capacità spaziali aumentano, passando da uno spazio topologico ( in cui il bambino tiene conto solo del suo corpo), a uno percettivo (in cui il bambino relaziona se stesso con gli oggetti) a uno euclideo ( in cui il bambino mette fra loro in relazione gli oggetti)


Le sue carte mentali divengono così meno imprecise: i suoi schemi di orientamento tengono conto ora anche delle informazioni spaziali relative agli oggetti e alle loro posizioni nell'ambiente.


Lo schema d'orientamento o CARTA MENTALE, è una struttura attiva alla ricerca di informazioni. Esse sono onnipresenti: tutti noi sappiamo cosa aspettarci dietro un angolo di strada, come tutti possiamo prendere scorciatoie facendoci un'idea su dove esse conducano.

Il bambino inizia prima col farsi carte mentali, mentre la capacità di descrizione verbale e grafica arriverà dopo ( la bambino si sa orientare per andare al supermercato, ma non lo sa disegnare).


Il COGNITIVE MAPPING, cioè la capacità di saper costruire carte mentali, è un processo costituito da una serie di trasformazioni psicologiche per mezzo delle quali un individuo acquisisce, codifica, memorizza e decodifica, onformazioni sulla posizione relativa e sugli attributi dei fenomeni nel suo ambiente spaziale quotidiano.

Vi sono 2 tipi di informazioni basilari per il comportamento spaziale quotidiano, che costituiscono entrambe le carte mentali:

posizione, cioè il luogo in cui un oggetto si trova;

attributo, cioè le caratteristiche dell'oggetto o del fenomeno ( sicuro, buoo, cattivo ecc).


vi è poi una stretta correlazione tra le carte mentali e le immagini mentali: in ogni momento io posso mentalmente rappresentarmi la stanza in cui lavoro.

La ricchezza delle immagini mentali dipenderà dalla numerosità dei fenomeni spazializzati e dei loro attributi.


ABILITÀ E INTELLIGENZA SPAZIALE.

In questo processo di costruzione del mondo l'esplorazione dello spazio è fondamentale. Vediamo che nei bambini eschimesi si sviluppa un'abilità spaziale rispetto ai bambini europei. Questo perché esperiscono di più il mondo, dovendo affrontare le difficoltà di orientamento nel loro ambiente.

Essi sono cioè individui addestrati in pratica all'orientamento e a formarsi carte mentali complesse e precise.


Tornando ai bambini, vi sarà una espansione della loro conoscenza dell'ambiente. Si è passati così dalle attività scolastiche di esplorazione dell'ambiente che hanno fornito un essenziale supporto di esperienza per la formazione della conoscenza dell'ambiente a vere e proprie attività di ricerca nell'ambiente.

Le loro carte mentali diventano sempre più ampie e ricche di posizioni e attributi di fenomeni diversi.

Vi è negli alunni una crescente astrazione. Dalla continua esplorazione del nostro mondo noi ricaviamo conoscenze utili per costruire modelli sempre più astratti che poi ci servono per meglio interpretare e anticipare la realtà.


COSTRUZIONE DI SAPERE GEOGRAFICO.

I primi spazi che il bambino deve scoprire sono:

quello occupato dal suo corpo

quelli più vicini ai suoi vissuti: aula, scuola, cameretta.

Non perché gli spazi vicini e vissuti siano necessariamente più motivanti, ma perché gli elementi in essi contenuti possono essere da lui toccati, maneggiati, osservati direttamente.


Il bambino scopre che per spostarsi da un punto all'altro dello spazio, compie un percorso che lascia una traccia.

Lo spazio così può essere rappresentato graficamente, con linee, punti ecc., che comprenda sia elementi mobili che fissi, sia fisici che antropici (elementi antropici = elementi che hanno una funzione, collegata alla posizione dell'elemento stesso. Interruttore.)

Gli elementi antropici sono elementi mobili, che cambiano posizione a seconda delle necessità, con un progetto (banchi in aula), che può essere effettuato anche per mezzo di grafici, plastici, foto ecc.

Tale organizzazione spaziale, farà si che tale spazio acquisti per noi un valore, che noi difenderemo.


In questo modo il bambino acquisterà concetti complessi: posizione, localizzazione, spazio antropico, fisico, rappresentativo ecc.


CHE COSA DEVE FARE LA SCUOLA.

  • Nella scuola elementare si devono far acquisire i concetti di:

elemento fisso- mobile

localizzazione

punto cardinale

posizioni e funzioni degli oggetti

rappresentare graficamente spazio

formarsi carte mentali sul proprio territorio...


  • Nella scuola media si devono far acquisire i concetti di:

distanza in linea d'aria e itineraria

componente e fattore fisico e antropico

coordinate geografiche

clima e suoi elementi

bisogni, risorse, beni, servizi

modelli relativi all'organizzazione del territorio

sapere consultare un libro di testo

leggere cartine

individuare rapporti di connessione e interdipendenza.


  • Nella scuola superiore si devono far acquisire i concetti di:

ordinare e sistematizzare quanto appreso in precedenza

interpretare grandi temi e problemi del mondo attuale

specializzazione della geografia in base all'indirizzo scolastico preso (geografia economica, urbana ecc)


uscendo da scuola è quindi necessario che gli alunni percepiscano il proprio ambiente nella molteplicità, complessità e dinamicità sistemica delle sue parti componenti.


DARE UN SENSO AL MONDO.

Noi abbiamo a disposizione un mondo, il mondo che creiamo con gli altri. E ogni nostra azione contribuisce a formare il mondo in cui esistiamo a cui diamo valore tramite esse. Così facendo noi cerchiamo di dare un senso al mondo e alla nostra presenza nel mondo.

Questo è un processo che riprende e continua l'iniziale processo di esplorazione del mondo, e sarà tanto più efficace quanto più potremmo contare su una guida.







CAP VII

INSEGNARE E APPRENDERE CON METODO SCIENTIFICO.


RICERCA GEOGRAFICA CON METODO SCIENTIFICO.

Nei programmi della scuola media si sottolinea che la geografia deve promuovere l'elaborazione di concetti e l'organizzazione di ipotesi, secondo un metodo scientifico.

Nella premessa generale si sostiene che l'educazione al metodo scientifico è uno degli obiettivi principali della scuola media.

Quindi non solo l'insegnamento, ma anche l'apprendimento deve essere programmato e attuato con metodo scientifico.


Nella proposta della Commissione Brocca per il biennio superiore, l'intero programma di geografia indica un metodo scientifico di studio del territorio, con un itinerario fortemente operativo.

L'insegnamento della geografia parte dall'osservazione diretta o indiretta dei casi particolari, per giungere poi a una generalizzazione.


Anche nei nuovi programmi della scuola elementare si sostiene che bambini devono effettuare una ricerca scientifica, che vada dall'osservazione dei fatti alla formulazione di problemi e ipotesi e alla raccolta di nuovi dati per il controllo di queste ultime.

Per la geografia le attività volte ad esplorare e conoscere gli spazi e gli ambienti devono essere intenzionali e ogni volta guidate da problemi e da proposte di ipotesi.


Nella premessa generale ai programmi della scuola media, l'educazione al metodo scientifico viene favorita dal procedimento che muova alla curiosità, da esperienze facilmente comprensibili e per quanto possibile realizzabili dallo stesso alunno.


In ogni caso si parte con un'osservazione dell'aula, spazio vissuto e motivante, adatto per far acquisire un'osservazione diretta e indiretta dello spazio geografico.

Per abituare a un pensiero ipotetico, si può utilizzare il gioco delle ipotesi. Posto cioè un problema gli alunni dovranno formulare a priori delle soluzioni. Tutte , anche le più assurde dovranno essere verificate, accertando non solo l'esattezza delle ipotesi vere, ma soprattutto la falsità di quelle non vere.



L'UBICAZIONE DEI CAPOLUOGHI DI PROVINCIA.

Facciamo un esempio relativo ai capoluoghi di provincia.

Quando in passato l'insegnante era solo nozionistico, ci si proponeva di far memorizzare nomi e posizione geografica di ogni provincia, con il risultato che, spesso, di questo elenco di nomi, poco o nulla restava nei ragazzi.


Oggi il docente professionista può attrarre l'attenzione degli alunni e ad attivare la motivazione avviando un discorso sul capoluogo della provincia in cui si trova la scuola.

Si pone una situazione problematica ( per esempio l'ubicazione di un capoluogo è utile per lo svolgimento delle sue funzioni?)

Gli alunni formuleranno le loro ipotesi , che verranno tutte elencate e successivamente dimostrate dagli alunni.


COME EFFETTUARE LA VERIFICA.

Il docente, al momento della verifica delle ipotesi, deve avere la funzione di indirizzare e coordinare le risposte. Il ruolo del docente non deve essere di dispensatore del sapere, ma quello di guide, provocatori, stimolatori, coordinatori.


Per dimostrare o meno la validità delle loro ipotesi i ragazzi dovranno organizzare il lavoro di raccolta, elaborazione ecc.

L'osservazione diretta o indiretta, tramite foto, carte, lettura, dello spazio terrestre fa sorgere un problema.

Il passo successivo sarà la formulazione di ipotesi, in risposta al problema emerso.

Si dovrà vedere quali dati sono necessari per verificare l'esattezza o meno delle ipotesi

Raccogliere questi dati, elaborarli, rappresentarli. Si potranno intabellare le informazioni e rappresentarle graficamente.

I risultati di questo lavoro saranno analizzati, al fine di provare l'ipotesi.

Se la risposta sarà positiva si potrà effettuare una generalizzazione

Se la risposta è negativa si dovrà modificare l'ipotesi o utilizzare altri dati e ripetere le ultime fasi del procedimento di verifica.


Per fare tutto questo i ragazzi dovranno utilizzare libri e atlanti, imparare a leggere grafici e cartine e i relativi simboli utilizzati... non sono però stati costretti dall'insegnante, ma sono stati motivati all'utilizzo di tali strumenti per raggiungere un loro fine.

Impareranno così nozioni ma anche metodi di indagine scientifica.

Gradualmente, gli alunni dovranno rendersi conto che si possono individuare comportamenti spaziali dei fenomeni, ma che spesso si tratta di comportamenti non assoluti, su cui agiscono una pluralità di variabili.


È evidente che per fare tutto questo l'alunno dovrà avere dei prerequisiti e dovrà acquisire abilità. Ma non si sentirà costretto dalla scuola ma motivato.

In questo modo i ragazzi impareranno a usare il procedimento di verifica delle ipotesi, diventando critici, dubitando scientificamente, non dando tutto per scontato e verificare quanto affermato: diventeranno così non solo critici, ma anche autocritici.

La geografia diverrà così una geografia attiva, agita e non subita.























CAP VIII

LINGUAGGIO DELLA GEOGRAFICITA' PER NON ESSERE ANALFABETI.


PLURALITA' DI LINGUAGGI.

Tradizionalmente la scuola ha dato importanza alla comunicazione scritta e orale, seguita da quella numerica.

La comunicazione grafica spesso non è mai stata considerata. È significativo infatti che in italiano non esista un termine per indicare l'assenza di abilità sulla scrittura di rafici, cartine ecc.

Si nota così l'esistenza, nella tradizione scolastica di una gerarchia di linguaggi: scritto; orale; matematico. Gli altri sistemi di comunicazione non sono stati mai considerati.


Oggi comunque la situazione sta cambiando, in quanto si è compresa l'importanza di tutti i linguaggi, tutti differenti e quindi non gerarchizzabili, il cui possesso integrale è indispensabile per la formazione della personalità umana.

Lo dimostra l'attuale attenzione dei programmi scolastici alla pluralità di linguaggi.

L'importanza di una pluralità dei linguaggi è sottolineata dai programmi della scuola elementare, sostenendo che la scuola elementare promuove l'acquisizione di tutti i fondamentali tipi di linguaggio.



OGNI DISCIPLINA PARLA.

Ogni disciplina osserva dal proprio punto di vista il nostro mondo, con un proprio linguaggio. Per poterlo fare costruisce dei codici.

L'insegnamento della geografia, nella scuola elementare, si propone di rendere l'alunno capace di orientarsi e collocarsi nello spazio vissuto dagli uomini, utilizzando le conoscenze e gli strumenti concettuali e metodologici necessari per la comprensione dell'interazione uomo- ambiente.

Occorre poi far acquisire uno specifico modo di osservare e un linguaggio appropriato per descrivere e per rappresentare.


Anche i programmi della scuola media forniscono indicazioni analoghe, sostenendo che i vari linguaggi specifici di ogni disciplina concorrono all'acquisizione di un sapere unitario.


GEOGRAFIA: QUALE LINGUAGGIO?

Quale linguaggio parla la geografia?

Per poter agire il territorio è necessario saperlo leggere e scrivere. Il che ci porta a considerare il linguaggio della geografia.

Tradizionalmente si è sempre affermato che la geografia parli e scriva col linguaggio delle carte geografiche, cioè attraverso informazioni codificate e specializzate.


È da una 20 d'anni che si è iniziato a riflettere sul linguaggio della geografia. Di graficità si iniziò a parlare da un articolo del Times, intitolato Graghicacy nel 65.

Termine che è stato recepito anche nella proposta Brocca, dove si sostiene che la geografia mira a sviluppare il senso dello spazio, ad ampliare e arricchire le carte mentali. A tal fine la geografia fa parlare il linguaggio della geo-graficità.


COMUNICAZIONE DI INFORMAZIONI SPAZIALI.

Balchin in un convegno del 72, ricordò che gli aspetti dell'intelligenza possono essere raggruppati in 4 modi principali di comunicazione:

  • Graphicacy, cioè la comunicazione visivo- spaziale;
  • Articulacy, cioè la comunicazione sociale
  • Literacy,cioè la comunicazione verbale
  • Numeraci, cioè la comunicazione numerica.

La graficità  va quindi considerata come:

  • la parte educata degli aspetti visivo spaziali dell'intelligenza e della comunicazione umana;
  • il sistema formale di comunicazione umana di informazioni spaziali che non possono essere trasmesse in  modo tanto efficace e immediato, con linguaggio verbali o numerici.

Nel momento in cui noi ci troviamo di fronte a un testo scritto, dobbiamo leggere le parole una dopo l'altra, e solo alla fine ne comprenderemo il significato.

Possiamo invece leggere immediatamente una carta geografica nella sua interezza e poi analizzarne alcune parti. La carta geografica risulta così essere:

sintetica

immediata

efficace.



GEO-GRAFICITA' COME EDUCAZIONE SPAZIALE.

La geograficità non si estende solo nella geografia , ma interessa varie discipline. La geografia però fornisce una ampia preparazione alla geograficità. Nell'ambito scolastico la geografia è il principale strumento disciplinare per l'educazione spaziale e lo sviluppo della graficità. E con geograficità è stata indicata quella parte di questo linguaggio che rientra per intero nella geografia.

Solo in geografia viene sistematicamente insegnato agli alunni a leggere e usare carte.


Questa graficità pone in essere la comprensione in termini di riflessi geografici, come ubicazione, distribuzioni, ma anche il saper operare nello spazio, individuando la propria posizione, e il sapersi orientare.


Il Graves osserva che la geografia ha una particolare responsabilità nello sviluppo delle carte mentali o della concettualizzazione spaziale.

Operando in un ambiente tridimensionale, noi abbiamo bisogno di un immagine mentale. Questa abilità di sviluppare carte mentali è strettamente connessa con la geograficità.

Quando poi una carta mentale viene rappresentata concretamente, l'abilità di usare il documento risultante è abilità graficata.


GEOGRAFICITA' E CARTE MENTALI

Alcune ricerche sembrano rilevare una notevole incapacità nell'uomo medio a operare con competenza spaziale.

Si è infatti abbastanza consapevoli di realtà sociali, economiche e politiche, come i rapporti con la propria azienda, il governo ecc, ma si è solo vagamente consapevoli dei rapporti con il proprio ambiente, ossia delle relazioni spaziali con tutto quanto ci sta intorno.


Il campo della graficità, e in particolare della geo- graficità, della competenza spaziale, è non molto esplorato.

Vi è da chiedersi in che misura la graficità comprenda e possa sviluppare l'immaginazione eidetica, cioè quella forma di immaginazione visiva che più si avvicina alla memoria fotografica.


Gli studi di REY hanno mostrato come pag. 75:

nel bambino i comportamenti spaziali siano disordinati, non sistematici, casuali ;

nell'adulto i comportamenti spaziali sono invece ordinati, con un condotta che presuppone la rappresentazione di un piano e la possibilità di riferirsi a questo piano dopo ogni insuccesso.

La graficità può stimolare e accelerare la razionalizzazione dei comportamenti spaziali.


SAPER VEDERE CON OTTICA SPAZIALE.

Il linguaggio della graficità e in particolare della geograficità è competenza spaziale.

Si diceva che geograficità è anche saper vedere con gli occhi di una mente geograficamente educata.

Questo ci riporta al problema della spazializzazione e delle carte mentali.

Oltre che al tempo, noi viviamo nello spazio e abbiamo bisogno di costruirci queste due categorie per dare ordine al nostro mondo.

Senza coordinate spaziali ci smarriremmo, senza punti di riferimento ci sentiremmo persi. Abbiamo bisogno delle carte mentali.


NECESSITA' DI EFFICACI SEQUENZE CURRICOLARI.

Gia nella scuola materna, le attività ludiche informalmente strutturate dovrebbero consentire ai bambini di esperire nello spazio, che può essere fondamentale per la successiva educazione geografica.

I bambini che osservano la traccia lasciata da un verme sulla farina e poi la disegnano, può iniziare a dare una concezione di spazio.

Bambini che osservano che i banchi dell'aula sono disposti in modo diverso a seconda che debbano assistere a una proiezione o lavorare in gruppi, si rendono conto del rapporto fra diversa distribuzione di oggetti in uno spazio in funzione dello spazio stesso.

Così più facilmente comprenderanno i motivi dell'organizzazione spaziale interna di una scuola.



























CAP IX

COME GIUNGERE DAL PAESAGGIO AL SISTEMA TERRITORIALE.


DUE CONCETTI BASILARI.

I programmi del 79 indicano come basilari nella geografia due concetti:

  • sistema antropofisico
  • paesaggio

La geografia ha il compito di indagare i fenomeni del sistema antropofisico in una visione dinamica di tutti gli elementi che concorrono alla configurazione dell'assetto del territorio.

La geografia deve far comprendere come funzionano i sistemi antropofisici: quello mondiale e i subsistemi minori, nei quali il primo si articola anche spazialmente. Come metodologia didattica si suggerisce l'analisi del paesaggio. Il paesaggio quindi è visto come contenuto e strumento concettuale per giungere al sistema antropofisico.

Si suggerisce inoltre di analizzare prima i paesaggi vicini, per poi passare a quelli lontani.



NON "CIANFRUSAGLIA CULTURALE" MA SISTEMA TERRITORIALE.

Potremmo sinteticamente dire che spazio naturale + organizzazione umana = spazio geografico.

Immaginiamo una porzione di superficie terrestre, con pianure, mari, monti fiumi... questi elementi fisici pongono in essere uno spazio naturale, caratterizzato da:

una maggiore o minore diversità distributiva ( non ovunque vi sono per esempio fiumi)

una rete di rapporti che collegano in modo diretto o indiretto i vari fenomeni fisici ( esempio. Il clima) e danno luogo a un sistema naturale.


Aggiungendo a questo spazio naturale gli uomini, questi si insidieranno nel territorio, si adatteranno ad esso e lo adatteranno ai loro bisogni.

Nasce così lo spazio geografico, un'organizzazione di elementi tutti legati da complessi rapporti di connessione e interdipendenza.

Imparare geografia significa quindi anche imparare a percepire le connessioni spaziali.

Dobbiamo quindi abituare i ragazzi a comprendere che lo spazio geografico è costituito da tanti elementi, antropici e fisici, tutti legati fra di loro e interagenti.



PAESAGGIO: UN CONCETTO DISCUSSO.

Per paesaggio  si intende una combinazione di tratti fisici e antropici che conferisce a un territorio una fisionomia propria, che ne fa un insieme se non uniforme, almeno caratterizzato dalla ripetizione abituale di certi tratti.


I geografi furono i primi a riconoscerlo come oggetto di indagine scientifica.

Nel suo approccio con la realtà territoriale, il geografo si trova subito di fronte al paesaggio, che è l'aspetto visibile, direttamente percepibile dello spazio.

Il paesaggio però deve essere analizzato dai geografi non solo nei suoi aspetti visibili, risultato delle forze passate e attuali, ma anche considerando tutti gli elementi invisibili dai quali prende il suo significato.


Il paesaggio viene così visto come l'espressione completa dei fenomeni naturali e culturali: una geostruttura.

Questo concetto ebbe tanta fortuna che per molto tempo la geografia fu considerata come scienza che studia il paesaggio. In realtà lo studio della geografia comprende lo studio di tutto il paesaggio, ma non è vero che lo studio del paesaggio completa la geografia.


NON SOLO VISIBILE.

Non ci si può basare solo sul paesaggio visibile, altrimenti avremmo una visione limitata della realtà geografica.

Il paesaggio infatti è una proiezione spaziale della società presente e di quelle passate, e che in esso l'uomo può leggervi il suo successo o il suo fallimento.

Gli elementi del paesaggio , siano essi risultato di fattoti fisici o antropici, devono essere considerati come segni, che rimandano:

a significanti, cioè il visibile

a significati, cioè cio a cui rinvia ogni significante.

In effetti, il paesaggio può essere oggetto di 3 approcci diversi, a seconda di come considerano gli elementi:

  1. un segno per il ricercatore
  2. un agente o fattore del più ampio sistema di cui il paesaggio è parte
  3. un segno per l'utente, un messaggio per il fruitore.


ALCUNI OBIETTIVI.

L'art. 9 della Costituzione dice che la Repubblica tutela il paesaggio.

Ma perché tutelare il paesaggio. Esso non è solo una risorsa, ma anche un bene culturale e ambientale, che si deve imparare a conoscere e gestire. Esso è una testimonianza storica di un equilibrato rapporto fra esseri umani e ambiente.


È quindi necessario indurre i ragazzi a riflettere su quanto dice la costituzione, comprendendo che tutela non si limita alla conservazione e salvaguardia, ma deve puntare alla valorizzazione anche di ogni intervento umano che operi nel divenire del paesaggio.


È evidente che solo attribuendo valore a qualcosa ci si pone il problema di tutelarlo. Questo fa si che il problema della tutela del paesaggio, non sia solo un problema ambientale, ma soprattutto un problema culturale. Non si può infatti imporre alla popolazione la conservazione di qualcosa, se essa non consideri un bene questo qualcosa.

Inoltre va sempre ricordato che tra elementi antropici e naturali non vi è dicotomia, ma connessione e interdipendenza, nel senso che l'ambiente fisico agisce sull'ambiente umano e viceversa.


È necessario far comprendere che il paesaggio è un bene e che esso è una costruzione umana, documento della storia umana.

È necessario che i ragazzi scoprano la diversità distributiva dei paesaggi, nella loro regione, in Italia, e nel mondo.

È necessario far acquisire una metodologia di osservazione del paesaggio, visto come sistema antropofisico, individuandone i singoli elementi, ma anche i rapporti che intercorrono fra di essi.


STRUMENTI CONCETTUALI PER UN ITINERARIO DIDATTICO.

Gli strumenti concettuali del paesaggio possono essere utilizzati per abbozzare un itinerario didattico.

Occorre partire dallo spazio locale, con le lezioni sul territorio, attraverso le quali si individueranno i vari tipi di paesaggio.

Attraverso le foto fatte dai ragazzi, si correleranno gli oggetti osservati visivamente con quelli riportati simbolicamente su piante, mappe catastali e carte topografiche.

Li solleciteremo a fare una prima analisi del paesaggio, una sorta di sezionamento, che porti a individuare ciò che compone l'insieme. Osserveranno così i componenti o significanti, cioè tutto quello che è possibile vedere o sentire:

  • componente plastico o morfologico , costituito da tutte le forme del suolo;
  • componente idrografico, rappresentato dall'acqua in forma sia liquida che solida;
  • componente vegetale, costituito dalla vegetazione di qualunque tipo: spontanea, agraria, erbacea, arbustiva, arborea;
  • componente edilizio, dovuto all'opera dell'uomo
  • componenti in movimento, rappresentati dagli animali, dagli uomini e dai mezzi di trasporto che questi usano.
  • Altri componenti, come l'aspetto del cielo, la pioggia, la polvere, gli odori, i rumori.

Dai significanti possiamo poi risalire ai significati.

Si potranno cercare i rapporti di connessione e interdipendenza fra i vari componenti: la vegetazione per esempio influisce sul componente plastico e questo sull'edilizia.


CATENE DI RAPPORTI

Non si può proporre però il paesaggio nella sua intera complessità sistemica.

Si può inizialmente far notare che si creano rapporti a catena fra i componenti: l'idrografia per esempio influisce sul clima, e ne è influenzata.

Il clima influisce però anche sulla vegetazione e attraverso questa sull'allevamento. Queste ultime influiranno poi sull'insediamento umano.


L'insediamento umano agisce sulle attività industriali, che a loro volta agiscono sull'insediamento e sull'aumento del reddito. Questo incide sul livello di istruzione e un progresso tecnologico, che influisce sullo sfruttamento delle risorse del sottosuolo e quindi a una crescita dell'industrializ-zazione.


Su un tabellone i ragazzi indicheranno i vari elementi osservati e le correlazioni individuate.

Faremmo notare che si tratta di un diagramma a blocchi, o a flusso,  al quale ci riferiremo anche successivamente nel momento in cui si individueranno nuove correlazioni.


Si paragoneranno questi componenti allo spazio esperito e conosciuto, come quello provinciale e poi, con l'ausilio della tecnica della correlazione cartografica, verificheremo se i rapporti fra gli elementi individuati nello spazio vicino, sussistono anche in quello medio e lontano. Si scopriranno allora nuovi legami. Si scoprirà anche che gli elementi del paesaggio sono diversi da luogo a luogo.


I ragazzi acquisiranno così una metodologia di lettura diretta e indiretta del territorio, non solo descritto ma anche interpretato.













CAP Per

SAPER LEGGERE IL PAESAGGIO TRAMITE LE FOTOGRAFIE.


IL PROBLEMA DEL LONTANO.

L'osservazione diretta del paesaggio è molto motivante e proficua, ma può essere utilizzata solo per il vicino.

Per il lontano dobbiamo utilizzare l'osservazione indiretta: gli alunni utilizzeranno sotto la guida del docente la vasta gamma di tecniche didattiche e strumenti che oggi sono a disposizione dell'insegnante: dati statistici, rappresentazioni grafiche, carte geografiche, mappe, fotografie.


L'UTILITA' DELLE IMMAGINI.

La scelta delle varie tecniche sarà effettuata a seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Quella che però più si avvicina all'osservazione diretta è la  lettura delle immagini.

Molti autori sono uniti nel concordare la valenza didattica di attrezzature e strumenti tecnici per l'insegnamento mediante immagini e suoni.

Nel caso di diapositive e film, teoricamente molto utili e motivanti, in realtà incontra difficoltà varie, dovute alle modalità di utilizzazione, che non sono facilmente integrabili con il lavoro didattico.


Un discorso diverso si ha per le fotografie, che sono si leggermente meno motivanti, ma al contrario di film e diapositive, non richiedono preparativi particolari, sono reperibili con facilità e, se presenti sul libro di testo, sono consultabili contemporaneamente dagli studenti, tanto che rientrano nella cosiddetta didattica povera.


Eppure nonostante questo, si rileva la scarsa utilizzazione di questa tecnica. Occorre comprendere che la fotografia geografica ha una funzione esplicativa più diretta rispetto alla percezione delle carte geografiche.


PERCHÉ E COME USARLE.

Far acquisire capacità di lettura delle immagini fotografiche, e in generale del linguaggio iconico, è una finalità educativa al cui raggiungimento la geografia deve collaborare con le altre discipline, ma è anche un obiettivo disciplinare che porta a prerequisiti essenziali per un proficuo lavoro geografico sul lontano. Si tratta di saper osservare un paesaggio, saperlo descrivere, analizzarlo e interpretarlo.


Per far acquisire agli alunni queste abilità intellettuali, occorre far comprendere cosa è il paesaggio, dando loro anche qualcosa che li guidi a osservarlo, se scriverlo ecc, come per esempio un questionario.

Il questionario si deve inizialmente basare sulla localizzazione del paesaggio, magari accompagnando le risposte con degli schizzi che fissino meglio queste immagini.

Occorre poi far analizzare i diversi elementi che compongono tale paesaggio, sia fisici che antropici.

Si chiede poi agli alunni di vedere anche elementi non presenti ( modificazioni, rapporti spaziali, ipotesi sulla natura morfologica)

Infine il ragazzo dovrà riassumere brevemente quanto scritto, selezionando così gli elementi essenziali.


È opportuno poi che i ragazzi fotografino direttamente il paesaggio che osservano e confrontino poi tale paesaggio con le foto appena scattate, rendendosi così conto anche dei limiti delle immagini fotografiche.


CARATTERISTICHE DELLE FOTOGRAFIE E CONDIZIONI DELL'OSSERVAZIONE.

La scelta delle foto è importante: le immagini devono essere significative, e rappresentare spazi ampi.

Inoltre tutti gli alunni devono avere la possibilità di osservare comodamente le foto. Se le immagini sono poche, si possono dividere gli alunni in gruppi. Le condizioni migliori si hanno però con l'osservazione contemporanea delle immagini contenute nel testo di geografia.

Ma si possono osservare anche cartoline, enciclopedie, riviste, depliant turistici, anche se in questo caso tali foto sono molto attrattive, ma poco significative.

Inoltre si possono effettuare scambi con altre scuole.


Le strategie di lettura sono 4:

prima lo studio

durante lo studio

dopo lo studio

più volte.

Quest'ultima appare la più efficace, e può comprendere:

lettura preliminare del paesaggio

discussione generale, ricerca, studio

ulteriore osservazione per completare la descrizione

discussione generale

preparazione di un tabellone con i risultati del lavoro compiuto.


GLI SHERLOCK HOLMES DELLA GEOGRAFIA.

Si deve portare i ragazzi a valutare il loro operato, stimolando anche una sana competizione, individuando per esempio i risultati migliori di ricerca per completezza, capacità deduttive e interpretative ecc.

Inoltre occorre abituare all'utilizzo di un lessico specifico.


Nel momento in cui i ragazzi hanno acquisito una buona capacità di lettura delle foto, sotto la guida del docente, si potrà proporre loro un gioco:

la classe si suddividerà in gruppi di 4-5 persone, dando loro un certo numero di foto, uguali per tutti, assicurandosi però che vi siano elementi di riconoscimento.

Si chiederà in quali zone d'Italia, europa, mondo, vi siano paesaggi simili e su quali elementi si è basata la loro risposta.

Il lavoro sarà effettuato a casa, la verifica in classe. Ai vincitori sarà attribuito il titolo di Sherlock Holmes della geografia.
















CAP XI

GEOGRAFIA SUL TERRENO. SAPER LEGGERE E INTERPRETARE IL PAESAGGIO URBANO.


SAPER OSSERVARE

Nei programmi scolastici sia della scuola elementare, che media e superiore, viene attribuita particolare importanza alle capacità di osservazione: chi non sa osservare, non può comprendere e interpretare.


In geografia è indispensabile acquisire una corretta metodologia di osservazione diretta, senza la quale non si potrà applicare proficuamente una metodologia di osservazione indiretta.

Questo spiega la particolare attenzione della geografia sulla ricerca e osservazione sul campo.


ALCUNI OBIETTIVI

Per effettuare un osservazione diretta non è necessario effettuare lunghi percorsi: oltre la lezione in campagna, importante può essere la lezione in città, osservando quelle strade che i ragazzi percorrono spesso, ma che probabilmente non sono mai state oggetto di osservazione.


I ragazzi così si abitueranno a osservare, analizzare, interpretare e descrivere sinteticamente la realtà urbana che gli circonda. Lavoro, questo, che contribuisce fra l'altro a:

conoscere le proprie strade paragonandole poi ad altre tipologie di strade

acquisire un metodo scientifico di indagine

acquisire una metodologia di osservazione diretta e indiretta

acquisire terminologia appropriata

scoprire la diversità distributiva dei fenomeni antropici e fisici nello spazio urbano, individuandone le cause

comprendere come e perché sono cambiate le strade nel tempo

acquisire capacità critiche nei confronti dell'assetto urbano

educare al rispetto dell'ambiente e all'uso intelligente delle risorse.


PREREQUISITI E MOTIVAZIONE

I prerequisiti necessari per questo lavoro ( ottimale in 1 media) sono:

il lavoro svolto nell'aula, in casa e a scuola

leggere e costruire piante

saper lucidare fotografare

classificare ed elaborare dati

costruire grafici.

I ragazzi sono gia motivati per la novità di questa attività.

Il lavoro sarà programmato insieme, al fine di meglio coinvolgerli e responsabilizzarli.

Si cercheranno informazioni utili su foto, cartoline, sul Tuttocittà, sottolineando per esempio la differenza tra zona vecchia e nuova della città.

Si potranno poi individuare due strade con caratteristiche diverse, individuandone le caratteristiche principali e predisponendo poi un questionario da rivolgere ai passanti.


COSA E COME OSSERVARE

Come docente occorre programmare il percorso, individuando i punti più interessanti sui quali soffermare l'attenzione e preparando una serie di domande da rivolgere ai ragazzi.

È necessario poi predisporre di alcuni strumenti, come un registratore, un quaderno per gli schizzi, una macchina fotografica, bussola e pianta della città.


Molti ragazzi hanno capacità molto limitate di osservazione, quindi è necessario indirizzare la loro attenzione, anche su quegli elementi che a noi sembrano ovvi:

  • posizione e orientamento, individuando l'orientamento della strada con la bussola e confrontandolo con quello rilevato sulla pianta.
  • Nome, che nella parte più recente non ha nulla a che fare con le caratteristiche del luogo, mentre nelle strade vecchie, il nome fornisce spesso indicazioni storiche. Importante è vedere quindi da dove questo nome deriva.
  • Dimensioni e andamento (se curva, rettilinea...)
  • Fondo stradale e marciapiedi
  • Tipo di strada (principale, senza sbocco...)
  • Traffico
  • Sotto la superficie stradale, individuando elementi e funzioni al di sotto del manto stradale (pozzetti, chiusini, sottopassaggi...)
  • Servizi pubblici e indicazioni stradali
  • Tipo e funzioni degli edifici
  • Attività economiche
  • Popolazione
  • Elementi fisici. Anche in un paesaggio urbano è possibile individuare alcuni elementi fisici, spesso derivante comunque da introduzione umana.

Più difficile è osservare elementi di vegetazione spontanea. Anche la fauna è principalmente correlata all'uomo: cani, gatti... solo gli uccelli fanno parte di una fauna selvatica, che ha trovato un sito ideale in città.

  • Altre osservazioni e suggerimenti come inquinamento, tracce di degradazione ecc.

Tornati in classe si ordineranno gli appunti e si scriveranno didascalie di quanto scattato.

Il confronto dei dati fra le due strade farà emergere le differenze fra uno spazio urbano. Inoltre per cercare le differenze rispetto al passato, si possono invitare gli studenti a cercare mappe e immagini antiche.


INDICI DI COMODITA'.

È necessario che gli alunni siano in grado di valutare la realtà in cui vivono.

Uno strumento per questa valutazione è l'indice di comodità della propria casa, che si può calcolare in due modi.

  • Nel primo caso, si individuano le 10 comodità che un ragazzo ritiene importanti ( vicinanza di scuola, supermercati, giardini). In questo casa tutte le comodità saranno considerate nella stessa importanza.

Ogni alunno misurerà in passi la distanza tra il proprio portone e la comodità considerata. I numero totale di passi si suddividerà poi per 10, cioè il numero totale di comodità considerate.

L'indice rappresenterà la distanza media a cui si trovano le diverse comodità. Minore sarà l'indice, più positivo sarà il risultato.

  • Nel secondo caso le comodità sono considerate in misura diversa. Si attribuisce ad ogni comodità un punteggio differente, il cui totale darà 100. per ogni comodità viene attribuito il valore massimale quando le condizioni sono ottimali.  La distanza si misurerà in minuti. Più elevato è il punteggio, maggiore è la comodità.

QUALITA' AMBIENTALE DELLA STRADA.

Il procedimento seguito è il medesimo del secondo caso dell'indice di comodità

Per ogni caratteristica viene attribuito un valore massimo quando le caratteristiche sono ottimali. È preferibile una strada a basso inquinamento che pochi parcheggi.

Lo 0 corrisponde a un valore minimo di qualità ambientale ( massimo inquinamento, minima pulizia).

Il valore complessivo può quindi variare da un massimo di 100 a un minimo di 0, quando le condizioni sono pessime.


PER NON CONCLUDERE.

Questo lavoro deve essere inserito nella programmazione didattica. I risultati saranno poi confrontati con altri paesi, regioni ecc.

Confronti comunque parziali perché si potrà ricorrere solo al confronto indiretto. I risultati si potranno iscrivere in un tabellone. Si potranno prevedere poi i vari agganci disciplinari, come in storia, italiano, educazione civica.









































CAP XII

SAPER TRADURRE ELEMENTI QUANTITATIVI IN QUALITATIVI E VICEVERSA.


UNA CAPACITA' ESSENZIALE.

Saper tradurre gli elementi quantitativi in elementi qualitativi e viceversa. Questa capacità si sottolinea sia nel programma di geografia della Commissione Brocca ( occorre agganciare e confrontare il vicino al lontano e il quantitativo al qualitativo), sia nei programmi per la scuola media.

Si sottolinea qui che la geografia può stimolare la capacità di calcolo rapido in termini di ordini di grandezza per poter impostare immediate comparazioni, escludendo la memorizzazione di cifre sulle quali non si sappia poi ragionare.


IN CHE COSA CONSISTE.

Al fine di poter tradurre gli elementi quantitativi in qualitativi e viceversa, occorre che i ragazzi comprendano tali elementi.

Gli alunni spesso si trovano in difficoltà a dover comprendere le cifre proprie degli elementi quantitativi della geografia. Nello stesso modo si hanno difficoltà di comprensione e incertezze interpretative anche per quanto riguarda gli aspetti qualitativi.

Spesso si aggira il problema memorizzando i dati, ma nulla tali dati dicono ai ragazzi.


Questo problema non si risolve riducendo al minimo gli elementi quantitativi e semplificando quelli qualitativi. Occorre infatti ricordare che:

misurare è indispensabile al fine di conoscere la complessa realtà territoriale e poter comparare le diverse realtà tra loro

le indicazioni qualitative sono spesso vaghe, soprattutto quando gli alunni non possono agganciare tali informazioni a esperienze percettive.

Sia gli elementi quantitativi che qualitativi non possono venire compresi se non si è in possesso della terminologia adeguata alla quale tali elementi sono riferiti.


QUALE IMPORTANZA HA.

Il possesso di termini adeguati è importante a tutti i livelli scolastici, a partire dalle elementari, dove gli elementi quantitativi e qualitativi si rivelano senza significato se non si possiede tale capacità.


Nel caso della geografia, la comprensione assume un'importanza fondamentale. Tale disciplina si fonda sull'osservazione della realtà, sia diretta (nel caso si debba osservazione il vicino), sia indiretta ( nel momento in cui dobbiamo osservare una realtà più lontana). In questo caso si ricorre a molte tecniche didattiche.

In ogni caso però, l'osservazione diretta è più efficace di quella indiretta, perché in questo ultimo caso il ragazzo si può basare sulla propria percezione, riuscendo meglio a dare un senso sia agli elementi quantitativi che qualitativi.


Affinchè le tecniche di osservazione indiretta siano più proficue, occorre che per lungo tempo egli abbia osservato contemporaneamente in modo sia diretto che indiretto lo spazio vissuto.


COMPARAZIONI SENZA INUTILI MEMORIZZAZIONI.

Per comprendere i ragazzi devono effettuare una serie continua di immediate comparazioni con il vicino, abbinando così l'osservazione diretta con quella indiretta.

Tutti i fenomeni, sia antropici che fisici devono procedere ed essere rilevati con le relative comparazioni.

Così agganciando qualitativo e quantitativo si potranno far leggere e interpretare i dati statistici. Utile sarà poi un'elaborazione di questi dati, rappresentando questi dati con cerchi proporzionali. In questo modo i ragazzi potranno successivamente effettuare un'efficace comparazione visiva delle quantità.

L'aggancio degli elementi quantitativi a quelli qualitativi è indispensabile: le cifre altrimenti sarebbero prive di significato e inutili.


ALCUNE INDICAZIONI DIDATTICHE.

Vi sono alcune indicazioni didattiche utili a tradurre gli elementi quantitativi in qualitativi e viceversa.

Innanzitutto gli alunni devono aver acquisito un'adeguata terminologia. Questo non vuol dire che agli alunni si devono dare elenchi di nozioni da imparare a memoria, ma occorre ricordare che è inutile un lavoro sui bacini idrografici, o sul reddito procapite, se non si conosce cosa sia un bacino idrografico o un reddito procapite.


I ragazzi potranno acquisire e sviluppare tale capacità di traduzione solo partendo da esperienze dirette ( temperature diurne e notturne rilevate direttamente).

Osservando l'ambiente in cui vivono ( direttamente con i loro sensi e indirettamente con termometro, pluviometro ecc) effettueranno l'abbinamento qualitativo- quantitativo, abituandosi anche a fare comparazioni quantitativo qualitative di altri ambienti.

Solo così essi comprenderanno che cosa vuol dire vivere con un territorio in cui i mesi estivi sono caratterizzati da una temperatura uguale a quella sentita da loro nel loro paese a gennaio.


Può preoccupare il tempo necessario per effettuare tali osservazioni, ma non va trascurata la possibilità di avvalersi della collaborazione degli insegnanti delle altre discipline, avviando così un percorso multidisciplinare.


























CAP. XIII

ALLA SCOPERTA DI BENI CULTURALI E AMBIENTALI.


CHIARIAMO ALCUNI CONCETTI.

La consapevolezza del funzionamento del sistema ambientale è una grande finalità educativa, verso la quale si devono indirizzare gli alunni, portandoli alla scoperta del valore dei beni ambientali e culturali presenti nel loro territorio e che spesso non sono considerati.


Per BENE AMBIENTALE si considera qualsiasi prodotto dell'evoluzione geologica e biologica della terra, che abbia un notevole interesse scientifico, in quanto espressione di particolari fenomeni o di particolari fasi della storia geologica del nostro paese o dell'evoluzione della vita.

Questi beni includono:

i singoli elementi del mondo naturale,

territorio nei quali la natura trasformata dall'opera dell'uomo porta i segni di un equilibrio tra uomo e ambiente

elementi che testimoniano un'antica utilizzazione dell'uomo delle risorse naturali.


Per BENE CULTURALE, geograficamente inteso, è ogni prodotto dell'ingegno umano che abbia per noi un valore affettivo particolare:

perché è un'opera d'arte

perché è una testimonianza o un documento della storia dell'uomo


la distinzione tra beni ambientali e culturali è abbastanza accettata, ma questo non esclude che i beni naturali siano anche culturali. Essi infatti lo diventano se si attribuisce loro un valore culturale e si decide di difenderli: un bosco diviene bene culturale in quanto avendogli conferito un valore lo si difende.


Quindi bene culturale-ambientale è qualsiasi prodotto naturale o umano al quale si conferisce un valore. È evidente quindi che solo se si attribuisce valore a qualcosa, ci si pone il problema di una sua conservazione e salvaguardia.

Questo concetto è variato storicamente, in funzione del variare delle caratteristiche umane che attribuiscono la qualità di bene. Quindi è evidente che il problema della salvaguardia è un problema culturale, che non può essere solo risolto con la legge: non si può imporre alla popolazione la conservazione e tutela di un qualcosa che essa non consideri un suo bene.


QUALCHE COMMENTO.

Si vede quindi la necessità di uno studio specifico, che susciti interesse e attenzione nei ragazzi sul valore dei beni culturali e ambientali.


Innanzitutto si deve partire da una proposta capace di motivare gli alunni, attraverso un'indagine sui beni del proprio comune. Maggiore è la loro motivazione, maggiori saranno le probabilità di riuscita.

Si individueranno i vari beni ambientali e culturali sui quali effettuare una ricerca, in una suddivisione della classe per gruppi..

  1. Per svolgere la prima parte dell'indagine, gli alunni dovranno acquisire tutta una serie di abilità (saper intervistare, saper reperire fonti documentarie, orientarsi sul terreno ecc). si discuterà sul materiale raccolto, presentato con foto, schizzi, tabelloni.
  2. Successivamente gli alunni discuteranno sui risultati raccolti, effettuando raffronti e discutendo sui problemi emersi. Vi sarà poi una discussione che verterà sull'esaminazione dei risultati e sull'intervento diretto, non limitandosi a una lettera all'autorità di competenza, ma estendendo il discorso alle famiglie e dalle famiglie alla popolazione.

E Per CONCLUDERE NON BUTTIAMO VIA LE PIETRE.

In Puglia domina il paesaggio della pietra, a differenza di quanto avviene per il resto d'europa, che è soprattutto un territorio pianeggiante e pascoli e boschi.

Gli uomini pugliesi, a stretto contatto con questo materiale, lo hanno utilizzato per le costruzioni, dopo averlo eliminato dalle zone coltivabili.

Ci troviamo così di fronte o a una pietra calcarea protagonista e padrona di ampi territori, oppure di costruzioni in pietra da parte degli uomini.. i contadini infatti hanno dovuto lottare contro la pietra per conquistare il territorio rurale.

Pietre utilizzate poi per costruire masserie, santuari e soprattutto i famosi muretti a secco, che caratterizzano tutto il territorio pugliese estendendosi per centinaia di km. Troviamo muretti imponenti come i Paretoni, nella murgia dei trulli, oppure muniti di lastre sporgenti come i paralupi baresi, o ancora utilizzati per terrazzare i fianchi delle doline.


L'elemento più significativo della pietra sono però i trulli, nella murgia dei trulli, una sorta di capanne di pietra, spesso eleganti e maestosi.

Le campagne sono disseminate di dimore temporanee, a secco, indice che i contadini risiedevano in campagna solo stagionalmente, in quanto queste erano insicure.





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