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(nome ufficiale Zhonghua Renmin Gongheguo, Repubblica popolare cinese), stato dell'Asia orientale, il più popoloso del mondo e il terzo per estensione. Quale grandiosa unità politico-territoriale, risultato di una storia millenaria, essa contrasta con la varietà delle terre e dei paesi che la circondano. È delimitato a nord dalla Mongolia e dalla Russia; a nord-est dalla Russia e dalla Corea del Nord; a est dal Mar Giallo e dal Mar Cinese orientale; a sud dal Mar Cinese meridionale, dal Vietnam, dal Laos, dal Myanmar, dall'India, dal Bhutan e dal Nepal; a ovest dal Pakistan, dall'Afghanistan e dal Tagikistan; a nord-ovest dal Kirghizistan e dal Kazakistan. Al di fuori della superficie continentale comprende più di 3400 isole, la più importante delle quali, Hainan Dao, si trova nel Mar Cinese meridionale. La superficie del paese è di circa 9.536.499 km , la capitale è Pechino. Il nome cinese del paese (Zhonghua, "terra centrale") deriva dall'antichissima credenza che esso fosse geograficamente al centro della Terra e sede dell'unica, autentica civiltà.
Territorio
Il territorio cinese è così esteso da comprendere regioni fisiche tra loro molto diverse; è, tuttavia, in larga parte montuoso. I rilievi più imponenti si trovano nella parte occidentale, dove si elevano massicce catene montuose quali il Tian Shan, il Kunlun Shan e l'Himalaya. Nella parte orientale i rilievi si abbassano, ma è qui che si trovano i territori più popolosi e il cuore storico del grande paese, lungo i fiumi (il Fiume Giallo, Huang He, e il Fiume Azzurro, Chang Jiang) che scendono dalle zone montuose occidentali verso le coste del Mar Cinese orientale. Ma la conformazione del territorio è complessa, comprendendo oltre ai rilievi, pianure alluvionali, altipiani, bacini depressionari chiusi tra i monti, superfici endoreiche poste soprattutto nelle regioni aride più interne. Solo il 12% della superficie complessiva del paese può essere considerato pianeggiante.
Regioni fisiche
La Cina può essere suddivisa in sei grandi regioni fisiche, ognuna delle quali con proprie peculiari caratteristiche.
Il Nord-Ovest
Questa regione comprende a nord il bacino di Zungaria che, nonostante sia caratterizzato da aree desertiche sabbiose e rocciose, è una regione piuttosto fertile dove l'agricoltura viene praticata grazie a estesi sistemi di irrigazione; a sud il bacino del Tarim, situato tra gli elevati rilievi del Tian Shan e del Kunlun. Esso comprende il deserto più arido dell'Asia, il Taklimakan. La sezione orientale del Tian Shan si divide in due catene tra le quali si estende la depressione di Turfan.
La Mongolia Interna
Situata nella Cina centrosettentrionale, la Mongolia Interna è un altopiano caratterizzato da deserti di sabbia, roccia e ghiaia che a est digrada in fertili steppe. Questa regione, delimitata a est dalla boscosa catena del Grande Khingan, comprende pianure ondulate divise da aridi tavolati rocciosi.
Il Nord-Est
Il Nord-Est comprende tutta la Manciuria a est della catena del Grande Khingan: si tratta di una vasta e fertile pianura circondata da monti e colline intervallate da innumerevoli valli e dolci pendii. A sud si trova la penisola di Liaodong, le cui coste sono ricche di porti naturali.
Cina settentrionale
Questa regione si trova nella zona delimitata a nord dalla Mongolia Interna e, a sud, dal bacino del fiume Chang Jiang; qui si trovano l'altopiano del Loess, nel Nord-Ovest, caratterizzato da profonde vallate, gole e terrazze adibite alla coltivazione, il bassopiano cinese, la più vasta area pianeggiante del paese, il cui fertile terreno ricco di limo è intensamente coltivato, i monti della penisola dello Shandong, a est, i cui versanti digradano in aree collinari verso la costa, e, infine, gli aspri e inaccessibili rilievi del Sud-Ovest.
Cina meridionale
Questa regione abbraccia la valle del Chang Jiang e le numerose regioni del Sud. La valle del grande fiume consiste in una serie di bacini i cui fertili terreni alluvionali sono solcati da canali navigabili e costellati da laghi. A ovest si estende il bacino del Sichuan, un fertile territorio collinare intensamente popolato e coltivato, ci 333h76d rcondato dai contrafforti irregolari degli altipiani centrali. Gli altipiani meridionali sono compresi tra l'altopiano tibetano e il mare: a ovest, quello dello Yunnan è circondato da una serie di catene montuose, separate da gole ripide e profonde; nel Guizhou orientale il paesaggio è dominato da spettacolari forme di roccia calcarea soggetta all'erosione carsica (vedi Carsismo). A est si estendono le colline di Nan Ling, diboscate e soggette a erosione e, lungo la costa, gli irregolari altipiani sudorientali, dove le baie e le numerose isole formano suggestivi porti naturali. A sud del Nan Ling si trova il bacino dello Xi Jiang. I numerosi corsi d'acqua della regione scorrono in fertili valli alluvionali; a sud di Canton si estende la vasta pianura del delta dello Zhujiang.
L'altopiano del Tibet
L'estrema regione sudoccidentale della Cina è occupata dall'altopiano del Tibet che, posto a un'altitudine media di 4510 m sul livello del mare, è la regione più elevata della Terra. Morfologicamente tormentato, costituito da vasti affioramenti rocciosi alternati a pianure alluvionali, laghi salati e paludi, l'altopiano è attraversato da numerose catene e orlato dall'Himalaya a sud, dal Pamir e dal Karakoram a ovest, dal Kunlun Shan e dal Qilian Shan a nord. Qui si trovano le sorgenti di molti fiumi importanti del Sud e del Sud-Est asiatico, come l'Indo, il Gange, il Brahmaputra, il Mekong, e i già citati Chang Jiang e Huang He.
Idrografia
Circa il 50% dei fiumi del paese, compresi i tre più lunghi (Chang Jiang, Huang He e Xi Jiang) scorre da ovest a est e sfocia nei mari cinesi, aperti all'oceano Pacifico; circa il 10% sfocia nell'oceano Indiano o, attraverso la Zungaria, nel Mar Glaciale Artico e il rimanente 40%, privo di sbocco al mare, si getta negli aridi bacini occidentali e settentrionali, dove le acque evaporano o filtrano formando nel sottosuolo profonde riserve d'acqua.
Il fiume più settentrionale della Cina, l'Amur, segna la maggior parte del confine con la Russia. Il Sungari, il Liao e i loro affluenti defluiscono nelle pianure della Manciuria dalle circostanti zone di montagna. Il fiume più importante della Cina settentrionale è lo Huang He, le cui piene hanno avuto conseguenze spesso disastrose: nasce nell'altopiano del Tibet, dove segue un andamento tortuoso per poi confluire nel Bo Hai, un settore del Mar Giallo. Il Chang Jiang, che scorre nella Cina centrale, ha una portata dieci volte superiore rispetto allo Huang He ed è il più lungo del continente asiatico; importante arteria di comunicazione, nasce anch'esso nell'altopiano tibetano e sfocia nel Mar Cinese orientale. Il fiume Xi Jiang, che sfocia presso Canton, nella provincia di Guangzhou, ha numerosi affluenti e diramazioni che formano il principale sistema idrico della Cina meridionale.
La maggior parte dei laghi più importanti del paese si trova lungo il medio e basso corso del Chang Jiang, come il Dongting e il Poyang Hu che costituiscono importanti bacini di riserva idrica. Nel delta del Chang Jiang si trovano inoltre il Tai Hu, il Gaoyou Hu e l'Hongze Hu.
Nell'altopiano tibetano sono presenti numerosi laghi di acqua salata, il maggiore dei quali è il paludoso lago Qinghai, situato nella bassa zona nordorientale; anche nell'arida regione nordoccidentale e nelle zone di confine con la Mongolia si trovano numerosi bacini lacustri, spesso salati, come il Lop Nur (vedi Tarim) e il Bosten Hu, a est del bacino del Tarim. L'Ulansuhai Nur, alimentato dal fiume Huang He, si trova nella Mongolia Interna, mentre lo Hulun Nur si estende a ovest del Grande Khingan, in Manciuria.
In tutto il paese sono stati creati più di duemila bacini artificiali sia al fine di praticare l'irrigazione dei terreni sia per evitare gravi inondazioni; di questi il più esteso è il Long Men, sullo Huang He.
Clima
Il clima della Cina è fondamentalmente continentale, ma con forti variazioni passando dalle regioni settentrionali e occidentali a quelle orientali e meridionali. Nelle prime si hanno condizioni semiaride o aride, nelle seconde temperate o temperate umide; nell'estremo sud e a sud-est si trova una limitata zona con un clima tropicale.
I monsoni esercitano una profonda influenza sul clima della Cina. Durante l'inverno, venti freddi e secchi soffiano dal sistema di alte pressioni della Siberia centrale, portando temperature basse in tutte le regioni a nord del Chang Jiang e siccità nella maggior parte del paese; in estate, aria umida e calda penetra verso l'interno dall'oceano Pacifico, portando precipitazioni e causando spesso tempeste e manifestazioni violente. Le precipitazioni diminuiscono rapidamente con l'aumentare della distanza dalla costa e sui versanti sottovento dei rilievi. Le temperature in estate sono relativamente uniformi in tutto il paese, in inverno variano notevolmente da nord a sud.
A sud della valle del Chang Jiang il clima assume caratteri subtropicali o tropicali, con temperature medie estive attorno ai 26 °C. Le medie invernali scendono dai 17,8 °C a sud ai circa 3,9 °C lungo il Chang Jiang. Sulle zone costiere si abbattono spesso tifoni che, concentrati soprattutto tra luglio e novembre, portano forti venti e piogge. Anche gli altipiani e i bacini delle regioni di sud-ovest hanno un clima subtropicale, con notevoli variazioni locali; a causa delle altitudini elevate, qui le estati sono più fresche e, grazie alla protezione dai venti del Nord, gli inverni sono miti. Il bacino di Sichuan è noto per l'elevata umidità: le piogge, particolarmente abbondanti in estate, superano i 990 mm all'anno in quasi tutta la Cina meridionale.
La Cina settentrionale, che in assenza di rilievi è esposta alle correnti provenienti dalla Siberia, ha inverni rigidi. Le temperature in gennaio variano dai 3,9 °C delle pianure dell'Huang He a circa -10 °C a nord di Pechino e nelle aree montuose a ovest; a luglio superano generalmente i 26 °C e, nel bassopiano cinese, si avvicinano ai 30 °C. Quasi tutte le precipitazioni sono concentrate nel periodo estivo e, generalmente, non raggiungono i 760 mm, diminuendo verso nord-ovest, dove l'ambiente è quello tipico della steppa.
In Manciuria il clima è simile a quello della Cina settentrionale, ma più freddo. In gennaio si registra una temperatura media di circa -17,8 °C, mentre le temperature di luglio superano generalmente i 22,2 °C. Le piogge, concentrate in estate, sono in media comprese tra i 510 e i 760 mm nelle zone orientali; più aride sono le aree a ovest del Grande Khingan, dove la media delle precipitazioni scende a circa 300 mm.
Nella Mongolia Interna e a nord-ovest prevale un clima semiarido. Le medie di gennaio rimangono inferiori ai -10 °C, ma scendono ulteriormente nella Zungaria, quelle di luglio superano generalmente i 20 °C. Le precipitazioni annuali sono inferiori a 250 mm, mentre nella maggior parte del territorio non superano i 100 mm.
Per le sue elevate altitudini, l'altipiano tibetano ha un clima artico; nei mesi estivi le temperature non superano mai i 15 °C, con precipitazioni annuali ovunque inferiori ai 100 mm, a eccezione dell'estremo Sud-Est.
Flora
Data la vastità del territorio e la presenza di numerose e diverse regioni fisiche e climatiche, la vegetazione del continente cinese è molto varia. Nel corso dei secoli molte zone sono state diboscate per lasciare il posto a nuovi insediamenti e alle coltivazioni; le foreste naturali sono state salvaguardate solo nelle zone montuose più remote.
Nella regione a sud della valle dello Xi Jiang si trova una fitta foresta pluviale formata da sempreverdi d'alto fusto e palme. Una vasta regione caratterizzata da vegetazione subtropicale si estende a nord della valle del Chang Jiang e sulle pendici sudorientali dell'altopiano tibetano; qui crescono la quercia, il ginkgo, il pino, l'azalea e la camelia, oltre a foreste di lauri e di magnolie con un denso sottobosco di arbusti e boschetti di bambù. Nelle zone montuose più elevate abbondano le conifere.
A nord della valle del Chang Jiang prevalgono foreste di latifoglie decidue, tra cui la quercia, il frassino, l'olmo e l'acero, mentre a nord, in Manciuria, crescono tigli e betulle, che lasciano il posto, nelle aree più settentrionali e più elevate, alla taiga. Le più importanti riserve di legname del paese si trovano infatti sui rilievi della Manciuria settentrionale, dove abbondano le foreste di conifere. La pianura della Manciuria, oggi intensamente coltivata, era un tempo caratterizzata da una vegetazione arbustiva e da limitate aree boschive.
Nella zona orientale, ai confini con la Mongolia, si incontrano steppe caratterizzate da una vegetazione arbustiva resistente alla siccità, mentre nelle più aride regioni nordoccidentali ampie zone prive di vegetazione si alternano ad aree limitate in cui crescono graminacee, e nelle zone desertiche arbusti di tamerici, mentre nelle aree irrigue domina il pioppo, tipica pianta riparia. Le zone più elevate dell'altopiano tibetano sono dominate dalla tundra, con una ricca vegetazione erbacea e, in alcune zone, con boschi di abeti.
Fauna
Le specie animali presenti in Cina sono molteplici. Endemiche sono alcune specie di alligatori e salamandre, il panda gigante, che vive nelle regioni sudoccidentali, e il capriolo d'acqua (Hydropotes inermis), che si trova unicamente in Cina e in Corea.
Nelle regioni tropicali meridionali si trovano numerosi tipi di scimmie e, in alcune zone remote, carnivori quali orsi, tigri e leopardi; questi ultimi vivono anche nelle zone periferiche di molte città, soprattutto nella Manciuria settentrionale. Il leopardo delle nevi vive invece nel Tibet. Piccoli carnivori, come le volpi, i procioni e i bassarischi, sono diffusi un po' ovunque. Antilopi, gazzelle, camosci, cavalli e cervi popolano le zone montuose e i bacini occidentali; l'alce dell'Alaska si trova nella Manciuria settentrionale. Numerose sono inoltre le specie ornitologiche, tra cui pappagalli, fagiani e aironi.
Tra gli animali domestici troviamo il bufalo, uno degli animali da tiro più diffusi nelle zone meridionali dove si coltiva il riso; il cammello, nelle aree settentrionali e occidentali; lo yak, nelle regioni più elevate e nel Tibet.
Ricca è la fauna marina (tonni, granchi, gamberetti, delfini ecc.), soprattutto nelle acque sudorientali, mentre nei fiumi si trovano salmoni, trote, storioni e una particolare specie di delfino d'acqua dolce. L'allevamento ittico è molto diffuso.
Popolazione
Il 93% della popolazione cinese appartiene al gruppo han, relativamente omogeneo, risultato di una storia unitaria del paese; e tuttavia più di 70 milioni di persone appartengono a oltre cinquanta diverse etnie che si distinguono dagli han più per ragioni linguistiche e religiose che per caratteristiche razziali. Di queste le principali sono gli zhuang, presenti soprattutto nella regione dello Guangxi Zhuang; gli hui, o cinesi musulmani, che vivono nello Ningxia Hui, nel Gansu e nel Qinghai; gli uiguri (di stirpe turca) dello Xinjiang Uygur; gli yi del Sichuan, dello Yunnan e del Guangxi; i miao del Guizhou, del Hunan e dello Yunnan; i tibetani della Regione autonoma del Tibet e del Qinghai; i mongoli della Mongolia Interna, del Gansu e del Xinjiang. Tra gli altri si citano coreani, bouyei e manciù; questi ultimi discendono dal popolo che conquistò la Cina nel XVII secolo, imponendo al potere la dinastia Ching (o Manciù).
Caratteristiche demografiche
In base alla stima del 1995 la Cina ha una popolazione di 1188.710.000 abitanti, con una densità di 125 unità per km . Il dato rappresenta la media di una distribuzione geografica molto irregolare. La maggior parte della popolazione è concentrata nelle province orientali, teatro dei maggiori eventi della storia cinese; qui gli han svilupparono modelli di insediamento molto diversi rispetto a quelli delle minoranze stanziate nelle regioni a ovest.
Nonostante la recente industrializzazione, la Cina continua a essere un paese principalmente rurale e agricolo dove l'urbanizzazione si è verificata attraverso un processo lento e graduale; tuttora circa il 71% della popolazione vive in insediamenti rurali (ma ancora nel 1970 era l'80%).
Durante la rivoluzione culturale si cercò di incentivare il trasferimento (temporaneo o permanente) dalla città alle zone rurali di giovani istruiti al fine di diffondervi capacità professionali che avrebbero dovuto ridurre la tendenza all'inurbamento. Il programma fu ridotto dopo la morte di Mao, nel 1976, e quasi completamente eliminato verso la fine del 1978. Una politica a lungo termine prevede il trasferimento di 440 milioni di contadini, il 37% della popolazione, verso città già esistenti o nuove città entro il 2040.
Il calo delle nascite, verificatosi nel paese tra gli anni Cinquanta e Novanta, è dovuto principalmente a iniziative del governo, spesso drastiche e molto vessatorie, che hanno cercato di limitare l'eccessivo incremento demografico. In tempi recenti è stato imposto un limite al numero dei figli di un nucleo familiare ed è stato legalizzato l'aborto. Da questi programmi lo stato ha escluso la popolazione appartenente a etnie di minoranza, in modo da favorire la loro autonomia culturale.
Città principali
Le prime città cinesi sorsero nel XV secolo a.C., sotto la dinastia Shang, e si svilupparono come sedi politiche e amministrative, come centri di mercato e, dopo gli anni Cinquanta, anche come poli industriali. Un ruolo speciale hanno sempre avuto le capitali (come Xi'an e Pechino) in quanto sedi del potere imperiale, con un ruolo simbolico molto forte.
Gli sviluppi dell'urbanesimo, contenuti sino agli inizi degli anni Ottanta, sono oggi esplosivi. In base all'ultima stima, del 1990, in Cina ci sono oltre quaranta città con più di un milione di abitanti; le principali sono Shanghai (7.834.800 abitanti nel 1993, che superano i 13,5 milioni se si considera l'ultimo agglomerato alla foce del Fiume Azzurro), la città più estesa del paese e il più importante centro portuale; Pechino (6.840.000 abitanti nel 1995, ma 11.250.000 se si considera l'agglomerato), capitale e centro culturale; Tianjin (4.574.689 abitanti), città portuale sul Grande Canale; Shenyang (3.603.712 abitanti), Wuhan (3.750.000 abitanti) e Canton (3.580.000 abitanti). Oggi bisogna mettere in conto anche Hong Kong (con i suoi 5,6 milioni di abitanti), polarità di prim'ordine della Cina, anche se gode di uno statuto speciale.
Ligua e religione
La lingua cinese comprende più di una dozzina di dialetti fra loro differenti. Le minoranze del paese possiedono una propria lingua come il mongolo, il tibetano, il miao, il thai, l'uiguro e il kazako. Il mandarino viene insegnato nelle scuole, di solito come seconda lingua, e la sua conoscenza è obbligatoria in tutto il paese. Il cantonese è il dialetto maggiormente usato dai cinesi all'estero, a causa delle grandi migrazioni verificatesi soprattutto dalla zona di Canton verso i paesi esteri e dell'importanza che riveste la regione di Guangdong nel commercio internazionale.
Una delle prime azioni compiute dal Partito comunista cinese dopo il 1949, fu l'eliminazione ufficiale della religione di stato. In precedenza i credo dominanti erano il confucianesimo, il taoismo e il buddhismo, seguiti dal cristianesimo e dall'Islam; la maggior parte dei templi e delle scuole appartenenti a tali religioni furono trasformati in edifici civili. Con la Costituzione del 1978, tuttavia, fu dato nuovamente assenso ufficiale alla divulgazione e alla pratica religiose, nonostante si siano precisati gli stessi diritti anche per quanto riguarda l'ateismo. La professione del buddhismo tibetano, o lamaismo, rimane ancora vietata a causa della sua relazione con il movimento tibetano indipendentista; si stima che, dopo l'occupazione cinese del 1950, più di 2700 monasteri tibetani siano stati distrutti. Vedi anche Religione cinese.
Istruzione e cultura
La Cina ha una lunga e ricca tradizione culturale, in cui l'istruzione ha avuto un ruolo importante. Ciononostante, nel 1949 l'80% della popolazione era analfabeta, mentre nel 1990 il tasso di analfabetismo si aggirava ancora intorno al 27%. Uno dei più ambiziosi programmi promossi dal Partito comunista fu di garantire un buon livello di istruzione a tutta la popolazione; tra il 1949 e il 1951, più di 60 milioni di contadini frequentarono le "scuole d'inverno" organizzate nei mesi in cui essi non erano dediti al lavoro dei campi.
Nell'attuale sistema, gli studenti più capaci che frequentano le scuole superiori vengono ammessi a corsi specializzati mirati a formare un'élite accademica. Dopo la scuola secondaria gli studenti possono accedere a istituti di istruzione superiore, soprattutto a indirizzo tecnico-scientifico, o universitari. Le principali università della Cina sono l'Università di Pechino (fondata nel 1898), l'Università di Hangzhou (1952), l'Università Futan di Shanghai (1922) e l'Università di scienze e tecnologia della Cina a Hefei (1958).
I principali centri culturali del paese sono Pechino, Shanghai e Canton, che ospitano musei e monumenti di grande interesse; tra questi si citano la Città Proibita a Pechino, antica residenza imperiale oggi aperta al pubblico; il Museo di scienze naturali e il Museo d'arte e di storia, che custodisce una delle più interessanti collezioni d'arte della Cina, a Shanghai.
Per approfondimenti riguardanti la cultura cinese vedi Arte e architettura cinese; Letteratura cinese; Cinema cinese; Filosofia cinese; Musica cinese.
Economia
Per più di duemila anni l'economia cinese si è basata su un sistema feudale: le terre dei villaggi appartenevano a un esiguo numero di proprietari terrieri i cui mezzi di sussistenza provenivano dalle rendite dei contadini, ligi a un sistema che, attraverso i feudatari, aveva ai suoi vertici l'imperatore. Il quale non era però soltanto una figura simbolica, ma anche il gestore severo ed esigente delle terre, su cui interveniva per realizzare grandi opere (come i canali d'irrigazione e le strutture difensive) che andassero a beneficio delle masse contadine, del cui contributo si valeva ogni volta che ne aveva bisogno. Un'organizzata burocrazia, costituita da mandarini, era preposta al controllo delle campagne e dell'intera vita economica, povera di stimoli, anche se non mancavano le attività artigianali e commerciali di matrice urbana. Le prime industrie e le prime forme di commercio erano controllate da monopoli statali.
Nell'XI secolo d.C., sotto la dinastia Sung, si sviluppò una sofisticata economia basata sul commercio con emergenti forme di attività bancaria, che però venne meno con l'avvento della dinastia Ming. Sotto i Ching la Cina conobbe un altro periodo di grande prosperità e di espansione demografica, seguito tuttavia da difficili anni di crisi economica e di conflitti interni.
Con la conclusione delle guerre dell'oppio (1860) ebbe inizio un periodo di penetrazione dell'economia occidentale che aveva come punto di partenza i porti lungo la costa; il fenomeno portò alla costruzione di ferrovie e allo sviluppo di industrie di tipo moderno (al quale concorsero anche i giapponesi durante la loro occupazione), ma ebbe come conseguenza la suddivisione del territorio cinese in diverse sfere d'influenza in competizione fra loro. A soffrirne furono ancora le povere masse contadine, soggette a proprietari terrieri sempre più esosi.
Il Partito comunista cinese emerse negli anni Venti, un periodo di pesante crisi economica causata sia dall'intervento straniero sia dalle pessime condizioni socio-economiche delle aree rurali. Per più di due decenni il Partito promosse un'azione di controllo sulle campagne introducendo un programma agrario basato sul controllo delle quote richieste per l'affitto delle terre e della pratica dell'usura, nonché sull'aumento di potere delle associazioni contadine. Il 1° ottobre 1949 stabilì con successo un governo e un'economia nazionali unificati per la prima volta dalla fine del periodo imperiale. Tra il 1949 e il 1952 fu posto l'accento su problemi riguardanti l'inflazione, la disoccupazione e la scarsità di risorse alimentari; il nuovo governo diede avvio a una riforma agraria che portò alla ridistribuzione della terra a 300 milioni di contadini che, con il primo piano quinquennale (1953-1957), furono organizzati in cooperative agricole.
Nel 1958 furono create le comuni rurali (le "comuni del popolo") che, basate sul principio della collettivizzazione della terra e dei mezzi di produzione, oltre che sull'autogestione, rimasero il fondamento dell'agricoltura cinese fino all'inizio degli anni Ottanta. Nelle aree urbane, la nazionalizzazione di tutte le imprese (industriali e commerciali) fu realizzata in modo graduale. Grazie al massiccio intervento statale, durante il primo piano quinquennale, il settore industriale ebbe un notevole sviluppo. Il secondo piano quinquennale (dal 1958) puntò, sull'esempio di quanto si era fatto in URSS, allo sviluppo dell'industria pesante, il cui costo causò però gravi squilibri nella gestione e nella crescita nazionale dell'economia, portando alla morte per fame circa venti milioni di persone.
Dopo il 1960 l'economia cinese entrò in un periodo di riassestamento; nel 1965 la produzione, fortemente sospinta dal governo (si parla di "grande balzo"), raggiunse livelli paragonabili a quelli del precedente decennio. Il terzo piano quinquennale iniziò nel 1966, ma la produzione agricola e industriale fu severamente limitata dagli effetti della rivoluzione culturale, la quale però cercava di reagire ai danni dell'industrializzazione forzata, sollecitando l'impegno di tutti alla creazione di un'economia fondata sulla piccola impresa, la valorizzazione delle campagne, la realizzazione di grandi opere di interesse collettivo, facendo leva sulle ideologie (come in altro modo accadeva anche fuori dalla Cina). Un quarto piano quinquennale fu introdotto nel 1971, in concomitanza con una lenta ripresa economica.
Nel 1976, i leader cinesi diedero avvio a un ulteriore piano quinquennale, interrotto però nel 1978 dal cosiddetto programma delle "quattro modernizzazioni", tendente a portare il paese a una posizione di preminenza nell'ambito dell'economia mondiale entro il Duemila. Furono avviati programmi di rinnovamento della gestione economica, fu conferito un ruolo più importante alle imprese private e alle cooperative, si cominciò ad avvalersi di tecnologie e investimenti occidentali e a incentivare il più possibile la produzione agricola. Alcune politiche introdotte nell'ottobre del 1984 prevedevano, inoltre, un ulteriore decentramento della pianificazione economica e una liberalizzazione, lasciata in mano alle forze di mercato, dei prezzi al consumo. Il piano quinquennale dal 1986 al 1990 anticipò la crescita economica a un tasso del 7%, ma l'economia subì un freno - seppur temporaneo - dopo il crollo politico del 1989. Nei primi anni Novanta è iniziata una fase di espansione e di crescita economica alla quale hanno contribuito considerevoli investimenti stranieri, soprattutto americani. Questo rapido sviluppo ha causato alcuni problemi quali l'alto tasso d'inflazione nelle zone urbane, soggette a sviluppi tumultuosi, e l'acuirsi delle disparità tra i ceti sociali.
Il prodotto nazionale lordo nel 1992 fu di circa 434 miliardi di dollari USA (dati della Banca mondiale del 1989-1991), pari a circa 370 dollari pro capite. Alla sua formazione contribuiscono l'agricoltura (comprese alcune piccole industrie nelle zone rurali), la silvicoltura e la pesca per il 27% circa, l'industria (che comprende i settori manifatturiero, minerario, energetico ed edile) per il 45%.
Agricoltura
L'agricoltura, tradizionale risorsa economica del paese, continua a rappresentare un settore importante. I terreni coltivabili non coprono più del 10% della superficie complessiva del paese e si trovano soprattutto nelle regioni orientali. Il consistente aumento della produzione agricola avvenuto a partire dal 1949 - che a causa del massiccio incremento demografico non corrispose a un sostanziale vantaggio per la popolazione - fu probabilmente dovuto ai cambiamenti apportati all'organizzazione dell'attività. Le comuni create nel 1958 - che nel 1979 erano circa 52.000 - divennero le nuove unità socio-economiche e garantirono il raggiungimento degli obiettivi posti dallo stato.
Il sistema permise di condurre esperimenti su grande scala, quali lo sviluppo di nuovi metodi di irrigazione e drenaggio. Questi, assieme a un uso massiccio di fertilizzanti, permisero di ottenere fino a tre raccolti l'anno, soprattutto nelle valli del bassopiano cinese e nel medio e basso corso del Chang Jiang, impoverendo però i suoli. All'inizio degli anni Novanta lo stato, per combattere la carenza di derrate alimentari conseguente all'aumento della media dei consumi pro capite, riorganizzò il metodo collocando la famiglia al centro del sistema di produzione, concedendole di concordare singolarmente con le autorità locali i quantitativi da produrre e le eccedenze da vendere liberamente. La rigida pianificazione precedente, dettata dalla forte pressione esercitata sui terreni arabili, divenne più elastica e fu promossa un'economia di tipo misto, più rispettosa dell'ambiente e maggiormente remunerativa.
Attualmente, per integrare la produzione, sono state create più di 2000 aziende agricole statali, alcune delle quali a scopo sperimentale o per la produzione di raccolti destinati ai mercati urbani o esteri. Queste aziende si trovano spesso in zone vergini dove la densità di popolazione rurale è bassa e dove attrezzature moderne, normalmente poco diffuse, possono essere utilizzate con efficacia.
Produzione agricola
Circa l'80% dei terreni agricoli è destinato alla produzione alimentare; il prodotto principale è il riso, per cui la Cina detiene il primato mondiale, coltivato nelle zone a sud del fiume Huai, nella valle del Chang Jiang, nel delta dello Zhujiang e nel bacino del Sichuan, cioè nella sezione della Cina più soggetta al clima monsonico, con le precipitazioni più elevate (la "Cina umida").
Secondo cereale per importanza è il frumento, coltivato a nord del fiume Huai, nel bassopiano cinese e nelle valli dei fiumi Wei e Fen, nella regione del Loess (la Cina meno piovosa). Nella Cina settentrionale e in Manciuria sono importanti le produzioni di sorgo e di miglio. Il mais occupa circa il 20% delle aree coltivate; la produzione di avena è importante nella Mongolia centrale e nella regione occidentale, principalmente in Tibet.
Altre colture di rilievo sono batate, patate, ortaggi e frutta, come quella tropicale, nell'isola di Hainan, mele e pere nelle province settentrionali di Liaoning e Shandong, e agrumi nella Cina meridionale.
Tra i semi oleosi si coltivano la soia, soprattutto nella Cina settentrionale e in Manciuria, arachidi, nello Shandong e nello Hebei, sesamo, girasole e, nel Sichuan, il tung.
Uno dei principali prodotti da esportazione è il tè, le cui principali piantagioni si trovano nelle aree collinari della valle del Chang Jiang e nelle province sudorientali di Fujian e Zhejiang. Lo zucchero viene ricavato soprattutto dalla canna, coltivata nelle province di Guangdong e Sichuan.
Fiorente è inoltre la coltivazione di piante tessili tra cui il cotone, di cui la Cina è il maggiore produttore mondiale, concentrata soprattutto nel bassopiano cinese, oltre che nella regione del Loess, nel basso e medio corso del Chang Jiang. Altre importanti piante tessili sono ramiè, iuta, canapa, lino e seta; la sericoltura, attività tradizionale del paese, è praticata nelle regioni centrali e meridionali, soprattutto nel delta del Chang Jiang.
Allevamento
In Cina l'allevamento rappresenta una risorsa molto importante. Nelle zone agricole più sfruttate la povertà dei terreni destinabili al pascolo limita fortemente l'allevamento di bovini, ovini e caprini. Ma in compenso è notevolmente diffuso quello dei suini, fondamentale per l'alimentazione. La pastorizia è largamente praticata nelle regioni occidentali, dove i pastori sono dediti prevalentemente all'allevamento di ovini, caprini e cammelli. Nelle zone più elevate del Tibet l'animale più allevato è lo yak, che fornisce latte e carni e di cui si utilizza anche lo sterco come combustibile, mentre con la pelle dell'animale vengono prodotti abiti e tende.
Pesca
Nonostante la pesca sia praticata tuttora con metodi piuttosto tradizionali, la Cina è uno dei maggiori produttori di pesce del mondo. Nel paese sono presenti numerosi allevamenti ittici, in particolare di carpe, uno degli elementi base dell'alimentazione cinese. Le principali regioni produttrici si trovano vicino ai distretti urbani nella bassa e media valle del Chang Jiang e nel delta dello Zhujiang Kou. I mari più pescosi sono il Mar Cinese meridionale e il Bo Hai.
Risorse forestali
A causa di secoli di eccessivo sfruttamento, le risorse forestali cinesi sono ora limitate. Programmi intensivi volti al rimboschimento hanno ottenuto soltanto risultati parziali e all'inizio degli anni Novanta le zone boscose ammontavano al 13% del territorio totale, fornendo una produzione di 277 milioni di m di legname.
La distribuzione delle foreste è molto irregolare; esse si trovano soprattutto in Manciuria, nel Tibet sudorientale e nello Yunnan. Un progetto importante prevede l'impianto di una cintura forestale continua lungo il lato nordoccidentale delle regioni semiaride, nel bassopiano cinese e nella Manciuria occidentale.
Risorse minerarie
La Cina possiede una grande varietà di risorse minerarie: gli unici minerali non presenti sono il vanadio, il cromo e il cobalto. I giacimenti sono distribuiti in tutto il paese, ma le aree più ricche sono la Manciuria meridionale, soprattutto la penisola di Liaodong e le zone montuose del Sud. Sono presenti anche ingenti risorse energetiche. Le riserve di carbone (calcolate in 11 mila miliardi di tonnellate) si trovano in Manciuria e nelle zone settentrionali; quelle di petrolio (secondo le stime, più di 20 miliardi di tonnellate), soprattutto in mare aperto, in Manciuria, nelle province nordoccidentali di Shaanxi, Gansu, Qinghai, e nello Xinjiang Uygur.
I giacimenti di olio di scisto si trovano principalmente nel Liaoning e nel Guangdong. Le riserve di minerali di ferro sono localizzate soprattutto nella Manciuria meridionale, nell'Hebei settentrionale e nella Mongolia Interna centrale. I giacimenti di ematite si trovano nel Liaoning, nello Hubei, nella valle del Chang Jiang e nello Hainan; quelli di minerali di alluminio nel Liaoning e nel Shandong. La produzione di stagno raffinato copre l'8% della produzione mondiale; nel continente, soprattutto nello Hunan, si trovano ricchissimi giacimenti di antimonio e tungsteno. Sono presenti anche magnesite, molibdeno, mercurio, manganese, piombo, zinco e rame. In Manciuria e nelle regioni a nord-ovest sono stati scoperti giacimenti di uranio; altre risorse minerarie importanti sono il sale, il talco, la mica, il quarzo e la silice.
Industria
Dal 1965 al 1990 il settore industriale cinese (principalmente l'industria pesante) incrementò in misura notevole la propria partecipazione al prodotto interno lordo. Verso la metà degli anni Novanta esistevano più di 300.000 imprese che, sparse in tutto il paese, formavano sistemi industriali regionali integrati, ma indipendenti.
Alla fine degli anni Settanta lo stato rivide gli obiettivi che si era posto in passato, nel tentativo di porre rimedio a una serie di problemi causati dalla cattiva pianificazione. In molte città, la tendenza all'autosufficienza era prevalsa sulla specializzazione; la rapida crescita dell'industria pesante aveva avuto effetti negativi sull'ambiente urbano e aveva utilizzato fondi che sarebbero stati più utili nell'agricoltura, nell'industria leggera e nel miglioramento delle strutture urbane; la tecnologia era stata completamente trascurata.
Il programma di riassestamento prevedeva un rallentamento dello sviluppo dell'industria pesante a favore di quella leggera e del settore edile, incentivato per migliorare le condizioni abitative dei residenti urbani, creando contemporaneamente nuove opportunità di lavoro. Un'altra recente riforma fu la concessione di autonomia alle imprese statali, cui venne permesso di gestire, dopo aver raggiunto gli obiettivi fissati dallo stato, la produzione, le vendite e i guadagni. Molti borsisti, dirigenti di fabbriche e tecnici furono inviati all'estero per perfezionarsi nei settori tecnico e gestionale; inoltre fu importata tecnologia straniera con la realizzazione di nuovi stabilimenti "chiavi in mano". Agli inizi degli anni Novanta si contavano nel paese più di sei milioni di imprese private e quasi due milioni di imprese organizzate in cooperative autonome.
Produzione industriale
Lo sviluppo dell'industria del ferro e dell'acciaio nel paese è stato prioritario fin dal 1949. Le principali aree di produzione si trovano in Manciuria, dove già avevano operato i giapponesi, nella Cina settentrionale e nella valle del Chang Jiang.
Un'industria pesante di rilievo è rappresentata dalla cantieristica e dalla fabbricazione di locomotive, trattori, macchinari per l'industria estrattiva e per la raffinazione del petrolio.
L'industria petrolchimica possiede stabilimenti nella maggior parte delle province e delle regioni autonome cinesi; di rilievo quelli di Pechino, Shanghai, Lanzhou, Yueyang, Anqing e Canton. La produzione comprende fibre sintetiche, prodotti farmaceutici e materiale plastico. Una caratteristica dell'industria petrolchimica cinese è la presenza molto diffusa di piccoli stabilimenti che producono concime azotato utilizzando una tecnica di produzione, sviluppata nel paese, essenziale per mantenere fertili i terreni agricoli.
Particolarmente fiorente nel paese è l'industria tessile che impiega più di quattro milioni di lavoratori; la maggior parte degli stabilimenti si trova vicino alle zone di produzione del cotone, come le province di Hubei, Hunan, Hebei e Shaanxi. Altre industrie importanti producono cemento, carta, biciclette, macchine da cucire, veicoli a motore e apparecchi televisivi.
La Cina è uno dei principali paesi produttori di elettricità del mondo; nonostante questo, il fabbisogno del paese non viene soddisfatto, principalmente nelle città, e per questo lo stato ha dato priorità allo sviluppo del settore. L'energia viene fornita soprattutto da centrali termoelettriche alimentate a carbone, mentre le centrali idroelettriche coprono il 5% della produzione annua.
Flussi monetari e banche
L'unità monetaria cinese è lo yuan. Il sistema bancario è controllato dal governo; la Banca popolare cinese è l'istituzione centrale di finanziamento ed è responsabile dell'emissione di moneta.
Commercio
Un tempo il commercio interno cinese obbediva a leggi di pianificazione statale. Fino alla fine degli anni Settanta il governo forniva alle imprese di stato macchinari e materie prime e la distribuzione della merce era affidata ad agenzie statali. I prodotti di consumo richiesti dalla popolazione rurale venivano forniti da una cooperativa incaricata della commercializzazione dei prodotti. Questi, come olio, carne, zucchero, cereali e tessuti di cotone, erano razionati e venduti a prezzi politici; i cereali venivano distribuiti nelle zone rurali come remunerazione per il lavoro effettuato.
Dal 1979 le imprese dello stato sono libere di scegliere alcuni dei propri acquisti e di commercializzare parte dei loro prodotti. Nei centri urbani tale riorganizzazione ha portato alla rapida crescita di attività private (soprattutto servizi); nelle campagne sono stati riaperti i mercati, dove le famiglie possono vendere le eccedenze della propria produzione e acquistare altri prodotti.
Per quanto riguarda il commercio estero, nel 1979 la Cina abolì alcune restrizioni aprendo la strada all'investimento e a un aumento degli scambi commerciali. I prodotti maggiormente esportati sono petrolio grezzo e raffinato, tessuti di cotone, seta, abbigliamento, riso, suini, prodotti ittici e tè. I prodotti di importazione comprendono macchinari, automobili, fertilizzanti, caucciù e frumento. Il Giappone è il paese con cui la Cina realizza il maggior numero di scambi commerciali, seguito da Hong Kong e dagli Stati Uniti; tra gli altri si citano la Germania, Taiwan e Singapore.
Trasporti e comunicazioni
Due terzi del trasporto di passeggeri e metà del trasporto di merci viene effettuato su rotaia. Dal 1949 la rete ferroviaria è stata ampliata fino ad arrivare nel 1994 a 53.992 km, di cui solo una piccola parte (8966 km) è elettrificata; quando il tratto Lanzhou-Lhasa (Tibet) sarà completato, la ferrovia collegherà tutte le province e le regioni autonome della Cina.
La rete stradale (1.117.800 km) collega oggi Pechino a tutte le province, le regioni autonome, i porti e i centri ferroviari ed è ampiamente presente anche nelle zone rurali. Nelle aree urbane il trasporto pubblico è ben sviluppato. Nel 1994 sulle strade cinesi circolavano più di 8,2 milioni di autoveicoli; molto diffuso è l'utilizzo della bicicletta.
Molti trasporti nel paese avvengono attraverso gli oltre 110.000 km di canali navigabili. I principali sono il Chang Jiang e il Gran Canale, che si estende da Pechino a Hangzhou. In alcune zone i canali di irrigazione e di drenaggio vengono usati dai contadini come idrovie interne. Anche i collegamenti marittimi sono importanti e la flotta mercantile cinese può contare su 2984 navi (1995). Il trasporto aereo fu incrementato a partire dal 1980, con l'apertura dell'aeroporto internazionale di Pechino.
Il sistema delle telecomunicazioni è ancora in stato di estrema arretratezza e la maggior parte delle stazioni radiofoniche e televisive, il servizio telefonico e quello postale sono ancora gestiti dallo stato.
Ordinamento dello stato
La Repubblica popolare cinese si regge su una Costituzione promulgata nel 1982, la quarta dopo l'avvento del regime comunista (le altre tre furono redatte nel 1954, nel 1975 e nel 1978). L'Assemblea nazionale del popolo è l'organo con i maggiori poteri; i suoi membri - che devono appartenere al Partito comunista o essere da esso approvati - sono eletti per un periodo di cinque anni attraverso una serie di elezioni indirette. Questa rappresenta il potere legislativo e ha la facoltà di apportare modifiche alla Costituzione, stabilire i piani economici e approvare i bilanci dello stato, ma in pratica, a causa dell'alto numero dei suoi membri (2896 nel 1993), si riunisce di rado e solo per discutere determinate questioni. Un Comitato permanente, da essa eletto, la sostituisce in diverse funzioni.
L'Assemblea nazionale del popolo elegge il presidente (carica perlopiù formale), ogni cinque anni, e il governo, organo esecutivo presieduto da un primo ministro e responsabile di fronte al potere legislativo. Il premier e il segretario generale del Partito comunista sono le figure più influenti dell'apparato statale. Una Commissione militare centrale è preposta al comando dell'esercito. L'ordine civile in Cina, diversamente che in Occidente, è da sempre affidato alle famiglie, ai distretti o ai governi locali e non è mai stato creato un sistema giudiziario ufficiale.
A partire dal 1978 il paese si è impegnato ad adeguare il proprio ai sistemi dei paesi occidentali e, dal 1982, i cinesi hanno acquisito il diritto ad avere una difesa legale. Attualmente l'organo più alto è la Corte popolare suprema, che garantisce il rispetto della Costituzione e delle leggi promulgate dal governo.
Il governo locale in Cina è organizzato in tre livelli amministrativi; al primo livello, immediatamente sottoposte al governo centrale, ci sono 22 province, 5 regioni autonome e 3 municipalità direttamente gestite (Pechino, Shanghai e Tianjin); al secondo livello vi sono le prefetture, le contee e le municipalità; al terzo le suddivisioni municipali e i villaggi.
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