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Storia dell'Ebraismo dalla Controriforma ai giorni nostri

religione



Storia dell'Ebraismo dalla Controriforma ai giorni nostri



Dalla Controriforma allo stato d'Israele


La situazione degli Ebrei peggiorò con la Controriforma: soprattutto nei paesi cattolici, ma un po' in tutta Europa essi furono costretti ad abitare in un quartiere separato (ghetto), furono esclusi dalle professioni, talvolta espulsi, talvolta fatti oggetto di feroci persecuzioni; in Polonia, per esempio, dove a conferma dell'importanza assunta dagli Ebrei era stata istituita a rappresentarne unitariamente gli interessi l'assemblea detta delle "quattro regioni" (1623, con sede a Lublino), il Giudaismo fu violente 343f52d mente perseguitato dai cosacchi ribelli di B. Chmel'nichij nel 1648. In questo generale aggravarsi delle condizioni degli Ebrei si svilupparono movimenti religiosi come quello, che raccolse larghe adesioni, incentrato nella figura di Shabbetay Sebi, un Ebreo di Smirne che si autoproclamò Messia, per essere poi sconfessato l'anno successivo come impostore. In alcuni paesi, tuttavia, la condizione degli Ebrei si mantenne tollerabile: così, dal territorio della repubblica di Venezia essi non furono mai totalmente scacciati; in Toscana godettero di particolare protezione (la città di Livorno accoglieva alla fine del XVI secolo i marrani di Spagna); le loro attività commerciali furono protette in funzione antispagnola ed antiolandese dall'Inghilterra di Cromwell (che li richiamò nell'isola), ed in funzione antispagnola in Olanda durante la lotta per l'indipendenza. Ma un movimento europeo tendente all'emancipazione, o almeno all'alleviamento della condizione degli Ebrei, si ebbe soltanto nel XVIII secolo, nella scia delle discussioni sulla tolleranza e la religione naturale,  e soprattutto col diffondersi dell'Illuminismo. La dichiarazione d'indipendenza (1776) e la Costituzione americana (1789) riconobbero i diritti degli Ebrei; nel 1782 l'imperatore Giuseppe II emanò l'editto di tolleranza; la parità dei diritti degli Ebrei fu riconosciuta nel 1791 in Francia, ed a Francoforte nel 1811; nel 1848 ottennero l'emancipazione gli Ebrei dello Stato sardo e successivamente quelli delle altre regioni italiane. Dopo il 1870 in tutti gli stati dell'Europa centrale ed occidentale (dove gli Ebrei rappresentavano minoranze più o meno cospicue) ci si incamminò, a poco a poco, e non senza gravi resistenze, verso una parità effettiva dei diritti degli Ebrei con quelli degli altri cittadini. Ben diversa rimase a lungo la situazione delle comunità ebraiche, di gran lunga più numerose, viventi nei paesi dell'Europa orientale: in Russia l'emancipazione fu decretata soltanto nel 1917, allorché, con l'avvento del bolscevismo, gli Ebrei, che vi avevano sofferto spesso persecuzioni e massacri (pogrom), ottennero piena libertà ed eguaglianza civile e politica; in Polonia, nel 1919. l'avvento del nazismo addusse nuove persecuzioni, che durante la seconda




guerra mondiale (1939-1945) portarono a spaventosi massacri in massa, che in alcuni paesi, quali la Polonia, causarono la quasi totale distruzione della popolazione ebraica. La convinzione che solo la nascita di uno stato ebraico indipendente avrebbe potuto risolvere il problema ebraico e proteggere gli Ebrei dall'antisemitismo, espressa da T. Herzl in Der Judenstaat (1896), fu alla base del movimento sionista che, a partire dalla fine del XIX secolo, e soprattutto durante l'occupazione britannica della Palestina (1917-48), promosse la creazione di colonie ebraiche nel paese, ponendo le premesse per la fondazione dello Stato d'Israele (15 maggio 1948).



Distribuzione geografica degli Ebrei dalla seconda guerra mondiale ad oggi


È difficile determinare il numero totale degli Ebrei, perché spesso nei censimenti non sono distinti dal resto della popolazione. Negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale il loro numero era valutato tra 16 e 17 milioni ed i due nuclei più numerosi si trovavano negli Stati Uniti e nell'Europa centro-orientale (in Polonia costituivano meno del 13% della popolazione). Prevaleva nettamente l'elemento urbano, che rappresentava il 32% ad Odessa, il 26% a Varsavia, il 23% a New York. Le stragi perpetrate dai nazisti ed i cospicui esodi forzati o volontari da molti paesi europei hanno avuto come conseguenza la diminuzione del numero totale degli Ebrei (11.000.000 milioni alla fine della guerra, risaliti a 13.000.000 nel 1980) ed una radicale ridistribuzione: si sono ridotte radicalmente molte delle comunità tradizionali (in Germania, in Polonia e nei paesi baltici si sono avute perdite intorno al 90%); sono aumentati gli Ebrei negli Stati Uniti, in alcuni paesi dell'Europa occidentale ed in qualche stato latino-americano; si è costituito il nuovo importante nucleo di Israele, dove massicce correnti immigratorie, soprattutto tra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Cinquanta, hanno portato la popolazione ebraica dai 650.000 cittadini del 1948 (anno di nascita dello stato) ai quasi 2.000.000 del 1960 ed ai 3.600.000 del 1990. secondo calcoli elaborati negli anni 1986 e 1987, la comunità più numerosa è tuttora quella statunitense (5.900.000 persone), la seconda quella israeliana; seguono i nuclei della Russia (800.000), della Francia (700.000, del Regno Unito (350.000), del Canada (300.000), dell'Argentina, del Brasile, del Sudafrica. In Italia gli Ebrei sono circa 35.000.




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