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Come l'essere umano affronta le catastrofi naturali e individuali da cui è colpito.

filosofia



Come l'essere umano affronta le catastrofi naturali e individuali da cui è colpito.


1. Le catastrofi nell'era della modernità e l'impatto che queste hanno sugli uomini.


In questi giorni il ciclone Kyrill devasta l'Europa nord-occidentale. La furia del vento uccide più di 40 persone nell'era della tecnologia.

26 dicembre 2004, centinaia di turisti sono sdraiati sulle spiagge delle isole Maldive quando il mare improvvisamente si ritira sempre più per poi tornare indietro e distruggere tutto. Arriva l'onda anomala, lo Tsunami, che mette in ginocchio l'Indonesia, un paese povero in cui il turismo è una fonte di sostentamento non indifferente.

Il Mondo è scosso; 828f53i i mass-media ci bombardano con speciali sull'evento e con richieste di finanziamento per la ricostruzione del Paese.

Per molti mesi si mandano aiuti umanitari, tutti inviano risorse economiche in base alle proprie possibilità, persino i ragazzi donano un euro inviando sms con il proprio telefonino.

Oggi, se si chiede un po' in giro, la gente si ricorda dello Tsunami, ma ha dimenticato non solo l'anno, ma anche di chiedersi come e se procede la ricostruzione di quei luoghi.



11 settembre 2001, le torri gemelle, simbolo della potenza americana, crollano sotto gli occhi del mondo a causa di un attentato terroristico.

La potenza dei famigerati servizi segreti americani dove è finita? Dove erano i famosi caccia ultramoderni? e le  armi intelligenti?

Niente di tutto questo ha fermato gli arerei schiantati contro il Word Trade Center ed il Pentagono.

Come è possibile? Nessuno lo sa. L'unica certezza è il crollo delle torri gemelle ad opera di Al Qaeda.

Ed anche in questo caso si da la colpa al Dio cristiano o a quello mussulmano, naturalmente in base alla religione a cui si appartiene.

Oggi tutti si ricordano dell'11 Settembre 2001, in tv continuano gli speciali, si commemora quel triste anniversario. Il mondo occidentale è unito nella lotta al terrorismo in nome del quale e contro il quale scoppia una guerra dopo l'altra.

Il fanatismo religioso è sempre un male, poiché annebbia l'intelligenza umana. Credere in qualcosa invece è sempre un bene, perché aiuta a vivere meglio.


2. Il terremoto di Lisbona.


Il terremoto di Lisbona del 1 Novembre 1755 ha avuto sugli uomini dell'epoca lo stesso effetto che l'attentato terroristico dell'11 Settembre ha avuto su di noi.

Benché ci fossero stati altri terremoti antecedenti, questo fù il primo ad essere un vero e proprio evento massmediatico.

Anche perché Lisbona si trovava nel cuore dell'Europa e di conseguenza i Paesi europei si sentirono colpiti dalla catastrofe che aveva distrutto la capitale portoghese, epicentro artistico culturale dell'epoca.

Johann Wolfgang von Goethe nel 1755 aveva solo sei anni, eppure sessant'anni dopo, nella sua opera Poesia e verità,  riporta i ricordi impressi nella sua memoria di quel drammatico avvenimento, dicendo che quell'evento fù il primo a turbare profondamente la sua fanciullezza.

Il terremoto di Lisbona ha segnato un'epoca e con essa le menti di coloro che hanno vissuto questa catastrofe.

Il pianto di moltissimi uomini ha bagnato le macerie insanguinate, migliaia di preghiere colme di rabbia e disperazione si sono levate al cielo e tutti, filosofi compresi, dinnanzi a un tale incubo, si sono chiesti: "Perché accade tutto questo? Dove è finito Dio?".

In verità non credo esista alcun uomo sulla faccia della Terra che non si sia posto almeno una volta queste domande.

Alcuni si sono rifugiati nella fede, altri hanno cercato di illuminare questo lato oscuro della vita con i lumi della ragione, altri ancora vivono fingendo di ignorarlo poiché hanno troppa paura di affrontarlo.

Voltaire nel suo Poema sul disastro di Lisbona, critica aspramente i "filosofi fallaci" a causa della loro disumana freddezza.

Nonostante il fiume di sangue e disperazione che scorre sotto i loro occhi continuano a dire: "Tutto è bene".

Tutto fa parte di un progetto superiore ed è giusto sacrificare la felicità del singolo per il bene universale.

Il male deriva da umane colpe che devono essere punite con un castigo divino.

Il grido di Voltaire si leva invece contro un Dio che in quanto perfetto non dovrebbe permettere tutto questo e giunge alla conclusione che, o Dio è infinitamente potente ma non infinitamente buono, o viceversa.

Rousseau rimane quasi indignato da questo poema perché lo giudica triste, angosciante e quasi blasfemo.

Egli preferisce le teorie consolatorie di Pope. Vuol credere in un divino disegno benevolo in cui il male universale non esiste.

Considera gli uomini gli unici artefici dei loro mali, affermando per esempio che le sventure causate dai terremoti potrebbero essere drasticamente ridotte se l'uomo non si ostinasse a costruire grandi metropoli in cui le case sono l'una al fianco dell'altra.

Nei deserti o nei piccoli villaggi, infatti, i terremoti provocano molti meno danni.

Inoltre la morte di un neonato potrebbe essere un bene in quanto quest'ultimo da grande potrebbe evolversi in un uomo malvagio.

Il progetto divino è regolato dal principio di equilibrio e dalla relazione causa effetto, ma la mente umana non può essere tanto grande da entrare in quella di Dio.


3. Terremoto in Cile di H. von Kleist.


Terremoto in Cile è la storia dell'amore proibito tra due giovani, che vengono salvati da una morte ormai certa grazie al terremoto di Santiago: la novizia Josephe che, con il suo amore, ha profanato il convento, sfugge all'esecuzione, mentre il suo innamorato Jeronimo, chiuso in carcere, viene fermato mentre cerca di suicidarsi. Josephe si dedica, dopo qualche riflessione, alla ricerca dell'amato partner e al salvataggio del loro bambino. Sotto l'errata impressione che nella comune disgrazia tutti siano diventati tolleranti e comprensivi, i due giovani si esaltano in una euforia priva di preoccupazione. In preda a una tragica cecità, decidono di partecipare ad una messa supplicatoria. Qui il destino li coglie nelle vesti di un predicatore fanatico, che indica nella catastrofe naturale la punizione divina per l'immoralità tollerata e la folla, resa feroce da queste parole, si vendica uccidendo la giovane coppia. Il profondo sconvolgimento causato dal terremoto e dalla violenza non rimane però senza frutto: un alto funzionario dello Stato, dall'animo nobile, interviene sacrificando il proprio figlio per salvare almeno il bambino dei due sfortunati amanti dai sanguinosi avvenimenti.

Questo racconto di Kleist fonde in se il dramma individuale con quello universale, la beffarda natura degli avvenimenti umani guidati, forse, da una mano superiore che scaraventa l'uomo ora all'inferno, ora al paradiso con la rapidità di un respiro.



Kleist si scaglia duramente non contro Dio, ma contro il fanatismo religioso, che acceca le menti umane rendendole stolte e folli, contro la Chiesa, che professa assurde dottrine, che impone verità assolute, senza tener conto della contingenza della realtà.

La ricchezza ha corrotto e rovinato tutto, solo un ritorno all'età dell'oro potrebbe salvare il genere umano.

Kleist descrive la scena in cui dopo il terremoto ricchi e poveri si aiutano fra di loro annientando tutte le differenze sociali come un paradiso in terra ed in questo si avvicina molto al pensiero di Rousseau.

Anche la Chiesa ormai è un luogo di sfrenata corruzione, ben lontana da Dio, come professa Lutero.

Egli si scaglia contro i preti che sfoggiano un'autorità non loro, con la quale plagiano i credenti, traendone benefici personali.

Platone, nella Repubblica, scrive, trasponendo il pensiero socratico, che chi ha il potere non è mai giusto perché l'uomo per sua natura pensa sempre e prima di tutto a se stesso.

Persino la timocrazia è dunque una mera illusione.

Nessuno riesce a gestire equamente il potere e a governare seguendo una giusta morale, nemmeno i filosofi.

Anche costoro, presto o tardi, corrotti dall'avidità per gestire i propri affari, perdono di vista il bene dello Stato, ovvero il numero delle nascite, mandandolo in rovina. 

Socrate è stato il capro espiatorio di un governo corrotto che lo considerava un elemento scomodo.

Eppure il padre di tutti i filosofi ha accettato la morte con rassegnazione poiché questa è stata decretata da leggi che per quanto ingiuste lo hanno pur sempre partorito.


4. Conclusioni


Se l'uomo comune avesse una tale forza di animo da riuscire ad accettare le sciagure da cui è colpito, allora Socrate non sarebbe Socrate.

Gli uomini comuni sono fragili e per questo hanno bisogno di affidarsi ad un essere superiore o di scagliargli contro il proprio dolore.

E' anche vero che l'uomo è spesso ingrato nei confronti di Dio(o qualsiasi entità governi il mondo), perché si ricorda di Lui soltanto nel momento del bisogno e si dimentica di ringraziarlo per le cose belle. Oppure lo ringrazia per poi scagliarsi contro di Lui il giorno avvenire(comportamento fortemente evidenziato nel Terremoto in Cile).

Anche essere Dio non è affatto facile come dimostra il film Una settimana da Dio, in cui il protagonista si lamenta sempre con Lui per la sua incapacità di rendere tutti felici, fin quando per un breve periodo prende il suo posto.

Soltanto allora si rende conto che rendere tutti felici contemporaneamente non è possibile.

Per esempio, se tutti vincessero la lotteria, nessuno dei vincitori sarebbe realmente ricco e quindi felice.

Comunque sia, cercare di cogliere ed annientare l'origine del male è al di fuori della portata umana. L'unico modo per combattere il male è cercare di cogliere le cose belle che accadono e con queste lenire il proprio dolore.

Perché, come diceva Charlie Chaplin: "Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore, ciò che vuoi. Una vita è un'opera di teatro senza prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi".





































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