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SUL CORPO DELLE BAMBINE

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SUL CORPO DELLE BAMBINE

"Ero una ragazza, e quando qualcuno pronuncia questa parola non sorride". La testimonianza di Nawal al-Sa'dawi, ginecologa e scrittrice egiziana, vale più di molti discorsi sulle mutilazioni sessuali femminili, sul loro significato simbolico, storico, religioso e culturale. 949e45j Per diventare donne, in molti paesi del mondo, le bambine devono privarsi di una parte di sé, il segno dell'adolescenza femminile è la rinuncia, un taglio doloroso, un marchio indelebile, una mutilazione. " Circoncisione femminile", si dice spesso con un eufemismo, ma si tratta di ben altro, e "mutilazione" è l'unica parola adeguata. Ne esistono tre tipi, presenti in diverse aree culturali; la sunna, la più lieve, che incide su una parte soltanto della clitoride, l'escissione, che comporta una clitoridectomia totale, e l'infibulazione, che prevede il taglio praticamente di tutti i genitali esterni femminili e la loro chiusura attraverso una sutura che lascia solo un piccolo passaggio per l'urina e il sangue mestruale. Quest'ultima forma, le cui conseguenze sanitarie sono facilmente immaginabili, è la più diffusa ancor oggi in Somalia e Sudan, e viene praticata prima della pubertà. Anche fra i ceti sociali più elevati, la pressione sociale e familiare per imporre la mutilazione è fortissima; spesso sono le donne anziane, le nonne o le zie, a praticarla su bambine anche piccolissime, magari contro il parere della madre. Sono almeno 40 i paesi in cui è diffusa la pratica delle mutilazioni sessuali sulle bambine: ogni anno, due milioni di piccole vittime vanno ad aggiungersi ai 130 milioni di donne che vivono col marchio di questa ferita. L'Africa saheliana, da est a ovest, è l'area di maggior diffusione: Sudan, Somalia e Mali soprattutto, ma anche gran parte dell'Africa occidentale, l'Egitto, le zone meridionali della penisola araba, e più raramente alcune zone dell'Asia sud-orientale. Di recente, tra le comunità di immigrati in Europa e Nord America, sono stati segnalati molti casi, spesso con la paradossale richiesta che i servizi sanitari pubblici, si facciano carico dell'intervento: a riprova del fatto che la violazione dei diritti elementari delle bambine non è solo questione di arcaici costumi tribali. Del resto, un paese non tra i più arretrati quale l'Egitto non ha certo eliminato la pratica: nelle zone rurali del paese, la percentuale di donne mutilate è del 100 %, e all'ambulatorio di ginecologia della clinica universitaria di Ain Shams del Cairo è del 98% fra le donne delle classi più povere. Contro queste pratiche alcune organizzazioni sono impegnate da anni, con campagne a diversi livelli, da quello legale a quello educativo. Per convincere i ceti sociali elevati si punta sull'educazione sanitaria e sulla trasformazione culturale dell'immagine femminile, ma nelle comunità povere e isolate il problema è più complesso, per l'attaccamento alle tradizioni religiose e culturali e il timore d'innovazioni che toccano la sfera del privato, della sessualità. Eppure puntando sulle donne, sul lavoro di base, molto si sta ottenendo.






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