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Le droghe stupefacenti

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Le droghe stupefacenti


-Che cos'è una droga?


Una droga è una sostanza, di origine naturale o sintetica, che agisce sull'organismo di un soggetto modificandone le sensazioni ed il comportamento.

L'uso della droga, soprattutto se frequente, può provocare danni più o meno gravi per la salute fisica e psichica dell'individuo, nonché alterazioni di un normale rapporto sociale.

Le droghe condizionano le possibilità d'inserimento sociale dell'individuo, minando da un lato le sue capacità adattative e dall'altro determinando una reazione di emarginazione da parte del tessuto sociale. Il livello sociale, a sua volta, influenza e vincola la dimensione psicologica e quella biologica.

Il significato dei comportamenti, delle abitudini, degli stili di vita che un individuo ricava dalla cultura e dall'insieme dei valori della società è infatti uno dei fattori che più condizionano l'esito del riaggiustamento psicologico e quindi biologico conseguente all'uso delle droghe. Il valore storico-culturale di normalità e di devianza, infine, é l'elemento che più contribuisce a determinare l'atteggiamento della società nei confronti di chi fa uso di droghe e quindi, conseguentemente, le possibilità che ha quest'ult 313c24d imo di adattarsi con i minori danni possibili alla sua nuova condizione.




-Cosa s'intende per drogato?

Nel termine s'identifica chi faccia uso di droghe; attualmente è sostituito dal termine "tossicodipendente".

È tossicodipendente ogni individuo che avendo usato una droga manifesta una dipendenza fisica o psichica, oppure entrambe.

Tuttavia al di fuori della tossicodipendenza propriamente detta, l'uso anche episodico di certe droghe da parte di soggetti immaturi o fragili può portare a gravi conseguenze psicopatologiche.


-Che cos'è l'assuefazione o abitudine?

È la schiavitù nei confronti della droga che genera uno stato di desiderio imperioso, con impiego di tutti i mezzi per procurarsela.

È preceduta da uno stato di tolleranza che rappresenta un adattamento dell'organismo agli effetti di una droga con necessità di aumentare le dosi per mantenere l'effetto.


- Che cosa è la tossicomania o abitudine?

La tossicomania è il maggiore pericolo dell'oppio e dei suoi derivati: crea nel soggetto quello che viene definito "stato di bisogno". I fattori necessari per definire una situazione di tossicomania sono quattro e precisamente: l'invincibile desiderio di continuare a consumare la propria droga e di procurarsela in ogni modo; la tendenza ad aumentare via via la dose; una dipendenza di ordine psichico e fisico; gli effetti dannosi non solo al singolo individuo, ma anche alla società della quale egli fa parte.


- Che cosa è la dipendenza?

L'impossibilità di fare a meno di una droga, comporta la sindrome di astinenza psichica e/o fisica che si manifesta quando la droga non viene assunta. I due tipi di dipendenza possono essere o non essere associati:

la DIPENDENZA PSICHICA comporta sintomi psichici, in particolare stato di malessere e di angoscia che s'instaurano quando il consumatore si astiene dall'assumere il prodotto a cui è abituato.

la DIPENDENZA FISICA comporta turbe fisiche più o meno violente, come dolori diffusi, contrazioni, nausea, diarrea, lacrimazione, provocata dalla mancata assunzione del prodotto (crisi d'astinenza).


- Che cos'è il divezzamento?

È la privazione del prodotto dal quale il tossicomane era dipendente.

Al momento della privazione di una sostanza tossica si produce nel soggetto un insieme di sintomi psicologici e fisici che possono essere molto penosi e anche pericolosi; ciò è definito "crisi di astinenza o di divezzamento". Quando il divezzamento avviene sotto controllo medico, viene operato progressivamente in modo da far cessare, senza traumi, gli effetti prodotti dall'intossicazione.


- Le diverse droghe

Gli effetti e i danni provocati dipendono innanzitutto dalle diverse sostanze e dal modo in cui vengono assunte e variano a secondo della personalità e dalla capacità di tolleranza di ciascun individuo e in notevole misura dall'ambiente in cui vivono i consumatori.


- Che cosa sono gli stupefacenti?

Sono sostanze che producono torpore attraverso una particolare inibizione dei centri nervosi.

Il terrnine indica genericamente sostanze molto diverse tra loro per composizione, effetti, tossicità e capacità di instaurare dipendenza, il cui uso provoca una modificazione delle funzioni del sistema nervoso centrale e un'alterazione dello stato di coscienza. Esse sono inoltre provviste di attività analgesica, cioè antidolorifica, per cui il loro uso è talvolta indispensabile nella terapia medica, mentre se sono oggetto di abuso producono gravissimi effetti nocivi per l'individuo e per la società.

Gli stupefacenti includono sostanze naturali e sintetiche (ottenute cioè chimicamente in laboratorio), tra cui oppio e derivati, cocaina, LSD, mescalina (considerate anche, secondo una generica classificazione, "droghe pesanti", per indicarne l'estrema tossicità), i derivati della cannabis (marijuana e hashish, definiti anche "droghe leggere") e alcuni composti di recente introduzione tra cui la cosiddetta ecstasy. Gli alcolici, il tabacco e i barbiturici possono in senso lato essere considerati anch'essi sostanze stupefacenti.

Gli stupefacenti possono essere raggruppati in sei classi: oppiacei, ipnotico-sedativi, psicostimolanti, allucinogeni, cannabis e inalanti. L'uso di queste sostanze, che espone a un elevato rischio di dipendenza, si è molto diffuso negli ultimi trent'anni fino a costituire un grosso problema sociale nella gran parte dei paesi del mondo.


Oppiacei e papavero da oppio

Gli oppiacei provocano effetti diversi a seconda del tipo di esperienze passate, delle aspettative di chi li assume e delle modalità di somministrazione (per iniezione, ingestione o inalazione). I sintomi della crisi d'astinenza comprendono movimenti scalcianti delle gambe, ansia, insonnia, nausea, sudorazione, crampi, vomito, diarrea e febbre. Negli anni Settanta, con la scoperta delle encefaline, gli oppiacei naturali presenti nel cervello, venne formulata una delle prime ipotesi sulla causa della dipendenza fisica dagli oppiacei. In base a questi studi, sembra che queste droghe imitino l'azione delle encefaline e che possano utilizzare gli stessi recettori cerebrali. Quest'ipotesi suggerisce anche che la dipendenza fisica dagli oppiacei potrebbe svilupparsi in persone che hanno un deficit di queste sostanze naturali.

L'oppio è il lattice della capsula del papavero (papaver Somniferum); in genere si fuma e il suo uso è tipico dei paesi asiatici.

La classe degli oppiacei comprende sostanze derivate dall'oppio (come morfina ed eroina), nonché i suoi sostituti sintetici (come il metadone). Dal punto di vista farmacologico, la morfina è un potente analgesico e costituisce lo standard su cui vengono misurati gli altri analgesici. Inoltre, morfina e altri derivati dell'oppio calmano la tosse, riducono la motilità intestinale e, a dosi elevate, inducono uno stato di indifferenza psicologica. L'eroina, un derivato sintetico della morfina, fu introdotta nel 1898 come calmante della tosse e sostituto della morfina, in quanto sembrava non essere in grado di indurre dipendenza. Tuttavia, presto si scopri che anche l'eroina provocava dipendenza e pertanto il suo uso fu proibito in molti paesi, anche nella pratica medica. Tra gli effetti dell'eroina vi sono euforia, immediatamente dopo l'assunzione, e uno stato di profonda indifferenza a tutti gli stimoli interni ed esterni.

Si ritiene che il fabbisogno mondiale di oppio in campo medico - terapeutico si aggiri attorno alle 500 tonnellate l'anno, ma la produzione supera di molto il consumo legale; fortunatamente l'impossibilità a meccanizzare la raccolta è un fattore economico che gioca a favore della riduzione della produzione: un gran numero di produttori preferiscono dedicarsi a colture più redditizie.

L'oppio da fumare richiede una lunga preparazione: riscaldamento, macerazione in acqua, concentrazione del succo di macerazione, battitura, ossidazione e fermentazione sono le tappe principali di questa operazione. Alla fine si ottiene il chandoo od oppio per fumatori.

Fumare l'oppio è assai complesso: ha i suoi canoni e i suoi riti.

Le prime fumate non sono mai piacevoli. Generalmente, l'esperienza termina con forti nausee, vomito, mal di testa e sonno pesante. L'effetto piacevole compare solo dopo avere superato questo stadio preliminare.

Il consumo d'oppio per via orale ha preceduto l'impiego della pipa.

Una forma "degradata" di oppiofagia consisteva nel bere in infuso il cosiddetto "dross" cioè il sedimento delle pipe fumate. I residui della combustione contengono infatti ancora i sette ottavi della morfina iniziale; si tratta dunque di un prodotto molto tossico che veniva venduto in Cina ai fumatori squattrinati. Il "dross" poteva essere anche fumato; i più poveri utilizzavano persino il "dross di dross" per non sciupare niente delle proprietà della droga.

Le attuali forme di intossicazione da oppiacei sono basate sull'uso della morfina o su quello dell'eroina.




MORFINA

La morfina è un alcaloide estratto dall'oppio; il più delle volte viene assunta con iniezioni.

L'oppio contiene mediamente il 10% di morfina; questa percentuale varia a seconda della sua origine.

L'effetto della morfina è assai più potente di quello dell'oppio e compare molto più rapidamente. La sorte del drogato dipenderà allora dal modo in cui egli soddisfa la sua passione: se si accontenta di dosi modeste e regolari, la sua vita sociale verrà turbata solo marginalmente, anche se sarà scandita dal ritmo e dalla periodicità delle iniezioni. Un grande morfinomane invece è destinato a precoce invecchiamento, si troverà presto "consumato" dall'uso della droga.


METADONE

Il metadone è simile alla morfina ma viene preparato sinteticamente in laboratorio. Determina tutti gli effetti psichici e tisici dell'eroina, con la differenza che si può prendere anche per bocca. Il suo effetto è graduale e lento, tanto che una sola somministrazione può avere effetto anche per 24 ore, il metadone è usato nella cura dei tossicomani, ma questo metodo è molto discusso.

Assunto per la prima volta da una persona non abituata agli oppiacei, comporta ovviamente il pericolo di overdose.

Per chi invece è abituato agli oppiacei, anche assunto per lunghi periodi non comporta danni all'organismo, questo anche perché, essendo un prodotto farmaceutico per scopi terapeutici, diversamente dall'eroina di strada è chimicamente sicuro.

Gli effetti indesiderati legati al meccanismo di azione del farmaco sono. stitichezza, sudorazione eccessiva, sedazione, riduzione del desiderio e della potenza sessuale.

Tali effetti sono "reversibili", cioè scompaiono con la riduzione del dosaggio o la sospensione del trattamento.

Con l'uso prolungato l'organismo sviluppa, di solito, un'abitudine al farmaco e gli effetti indesiderati si riducono.

In chi è abituato ad assumerlo, non riduce le prestazioni psicofisiche: riflessi, memoria, capacità di ragionare.


EROINA

L'eroina è un prodotto derivato dalla morfina. Si presenta come una polvere il cui colore va dal bianco al bruno - giallastro. L'eroina, come in genere tutte le droghe, non viene mai usata pura. All'eroina vengono mescolate altre sostanze in percentuale spesso superiore al 50%, tra queste sostanze c'è la Stricnina, che è un potente veleno e può essere iniettata, annusata o fumata. .

Inizialmente e con le dosi che assumono i neofiti, gli effetti possono essere piacevoli, ed è qui la trappola: già alle prime iniezioni endovenose può instaurarsi dipendenza, sia come necessità di continuare, ma anche di aumentare le dosi; si giunge quindi all'eroinodipendenza, processo che termina con il decadimento e la morte. A piccole dosi, comunque, l'eroina produce nell'uomo un'azione calmante e leggermente ipnotica, che progressivamente lo rende schiavo. A dosi più forti provoca agitazione. L'effetto più ricercato è una sensazione di euforia accopagnata da piacevoli sensazioni e dall'esaltazione della fantasia; il soggetto non avverte più fame sete, ha l'aria assente, è apatico, ha lo sguardo fisso e manifesta spesso difficoltà di parola e disturbi del sonno

L'eroina è una droga pesante: essa rappresenta l'ultimo stadio della scalata, la fine di un viaggio senza ritorno. Le comunità degli hippies evitavano l'infiltrazione tra i loro adepti di eroinomani per la difficoltà che questi ultimi avrebbero avuto a integrarsi con gli altri. In una società che non ha le sue regole scritte e codificate ma solo delle tradizioni che si tramandano di persona in persona, i cosiddetti junkies sono lasciati in disparte, isolati nel loro vizio e giudicati irrecuperabili.

L'eroina ha effetto potente; procura una sensazione intensa e rapida: il "flash", una specie di scarica generalizzata, in gergo si dice che essa "sfonda". Poco ipnotica, determina impulsi violenti, ma non l'agilità intellettuale e la leggerezza di spirito tipica dell'oppio. Di qui il motivo del suo successo in quella frangia della cosiddetta "beat generation" costituita da giovani sempre alla ricerca di sensazioni forti e aggressive; di qui anche il fatto che essa abbia avuto un impatto assai modesto con gli hippies, sostenitori della canapa indiana; di qui infine la sua clientela tipica, fatta essenzialmente da individui di sesso maschile: tra i giovani eroinomani di età inferiore ai 35 anni, molte inchieste americane hanno constatato la presenza di circa cinque uomini contro una sola donna La tossicità dell'eroina è decisamente superiore a quella della morfina, anche se è mitigata dalla presenza di polveri inerti, aggiunte dai trafficanti soltanto per aumentare i loro guadagni. L'eroina è anche più schiavizzante: la sua mancanza si fa sentire molto presto e i "buchi" dovranno venire ripetuti ogni due o tre ore per colmare un'angoscia assolutamente insopportabile.

Durante l'ultimo decennio, le morti per overdose sono fortemente aumentate e di esse almeno la metà sono imputabili all'eroina anche se questi dati si riferiscono solo ai decessi di coloro che sono stati immediatamente e facilmente identificati come tossicomani, perché trovati morti con la siringa accanto. A tale cifra andrebbe infatti aggiunta quella relativa ai decessi avvenuti in casa o all'ospedale per epatite, setticemia, edema polmonare o altre malattie connesse all'uso di stupefacenti.


Ai rischi dell'overdose che può provocare morte immediata si aggiungono le complicazioni dovute all'assoluta assenza di igiene: ascessi causati da iniezioni mal eseguite, epatiti da virus (che colpiscono fino al 60% degli eroinomani) e, talora, endocarditi mortali.

Inoltre non bisogna dimenticare che la droga può attraversare la barriera della placenta: una madre drogata intossica inevitabilmente il figlio che porta con sé; si sono constatate sindromi da astinenza nei neonati nei quali il taglio del cordone ombelicale aveva, ai finì della dipendenza dalla droga, lo stesso significato di una brusca interruzione della sua assunzione.

Effetti degli oppiacei

Queste sostanze indeboliscono sia gli stimoli sgradevoli esterni sia quelli interni; come dolori, angosce, paure. Chi prende queste droghe cade in uno stato di beatitudine sonnolenta.

Tutti gli Oppiacei generano tolleranza.

Anche se uno crede di potersi controllare, ben presto aumenta le dosi per ottenere effetti uguali. Soprattutto l'eroina crea una fortissima dlpendenza fisica e psichica. Se uno che è abituato all'eroina cerca di smettere ha grandi sofferenze psichiche, irrequietezza, brividi, tremori, dolori muscolari, febbre, coliche addominali.

La conseguenza più drammatica, nel caso dell'eroina, è la cosiddetta morte da O.D., cioè da overdose, che vuol dire sopra-dose. Una overdose comporta il blocco immediato del centro nervoso bulbare che controlla il ritmo respiratorio. Questo accade perché chi prende la droga spesso non sa valutare esattamente il proprio grado di tolleranza e, nel timore di non avere l'effetto, aumenta la dose della droga.

Inoltre, l'eroina è causa di molti effetti collaterali. Infatti, l'eroina determina un grave sfinimento e dimagrimento, spesso aggravati dalla tubercolosi. E' la conseguenza di una vita malsana, della mancanza di appetito, del crescente abbandono delle normali abitudini alimentari ed igieniche.

A ciò si aggiungono i danni tutt'altro che trascurabli che derivano dal farsi iniezioni senza alcuna precauzione di sterilita: febbriciole da infezioni batteriche, epatite virale, diminuzione della funzionalità epatica, emboli , ecc.



Il cannabis

Dal cannabis si ricavano la marijuana e l'hashish. Le foglie, i fiori e i rametti della pianta vengono sbriciolati per produrre la marijuana, la cui resina concentrata è l'hashish. Entrambe le droghe vengono di solito fumate, più raramente ingerite. I loro effetti sono simili: stato di rilassamento, accelerazione della frequenza cardiaca, senso di rallentamento del tempo e di miglioramento di udito, gusto, tatto e olfatto. Questi effeffi, tuttavia, possono essere molto diversi a seconda della quantità di droga consumata e delle circostanze in cui viene assunta.

Il cannabis è una pianta i cui principi attivi si trovano soprattutto nelle infiorescenze della pianta femminile e nelle foglie sia della pianta maschile che femminile.

Viene conosciuta come:

HASHISH: resina del fiore femmina

OLIO DI HASHISH: estratto concentrato della resina

MARIJUANA: trinciato di fiori e foglie della pianta essiccata

Il cannabis viene fumato o preso per via orale; nella medicina occidentale non viene impiegato.

Come per l'alcool e le altre droghe gli effetti prodotti sono legati alle personalità del soggetto, alle dosi assunte, alla qualità del prodotto.


MARIJUANA

E' una speciedi tabacco, grossolano, grigio-verdastro, ricavato dalle infiorescenze e dalle foglie di canapa. Viene fumato in sigarette fatte a mano, dette "spinello" o "spine". E' accusata di trasformare un giovane intellettualmente brillante in una persona incapace di sostenere impegni personali e sociali anche modesti.




HASHISH

Hashish in arabo significa "erba". Si presenta come una tavoletta di colore variabile dal giallo al nero, a seconda del paese di origin fatta di resina della canapa. L'hashish viene sbriciolato e mescolato al comune tabacco.


EFFETTI

Gli effetti dei derivati della canapa sono vari. Inizialmente i derivati della canapa procurano una beatitudine rilassata, con improvvisi scoppi di allegria incontrollata: tutte le sensazioni vengono rese più acute.

La sospensione improvvisa non comporta alcuna particolare sofferenza fisica, salvo un evidente malumore ed il desiderio di riprendere la droga (dipendenza psichica).

Queste droghe possono causare congiuntivite, faringite, laringite, bronchite,... disturbi comuni a chi fuma accanitamente.

L'azione dell'hashish è molto più forte di quella della marijuana.

L'uso determina una sintomatologia molto complessa. Dopo un'iniziale euforia subentrano modificazioni delle percezioni visive e uditive.

Se vengono prese dosi più forti si può anche constatare l'alterazione del comportamento e delle funzioni psichiche: il soggetto perde il controllo di sé stesso e dello spazio, si nota anche una certa difficoltà di parola e di concentrazione. Oltre ad una certa dose, che varia da soggetto a soggetto, arriva a vere e proprie allucinazioni.

L'uso del cannabis non sembra provocare modificazioni fisiche o psichiche durevoli, ma esistono in merito opinioni contrastanti, come pure non sono ben noti gli effetti a lungo termine. È certo che si instaura una dipendenza psichica. Il fumatore di cannabis, dato che cerca nella droga l'evasione dalla realtà e dato che tale senso di evasione termina con l'effetto della droga è fatalmente spinto a fumare di nuovo.

Inoltre è stato provato che un soggetto fragile, posto in un ambiente sfavorevole, può presentare, dopo l'uso del cannabis, reazioni psicopatologiche per lo più momentanee.

Non si ritiene che marijuana e hashish inducano dipendenza psicologica, tranne quando vengono assunti in grandi dosi giornaliere. Tuttavia, il loro uso regolare può interferire con i processi di apprendimento e di maturazione psicologica.


Ipnotico-sedativi


I barbiturici sono farmaci utilizzati sin dal primo Novecento per alleviare l'ansia, indurre il sonno e curare l'epilessia. Alcuni soggetti, benché ingeriscano ogni giomo grandi quantità di barbiturici, non mostrano segni di abuso o di dipendenza e per questo riescono a volte a ottenere la prescrizione di questi farmaci dal medico di base; altri li usano come vere e proprie sostanze stupefacenti; altri ancora li assumono per aumentare l'effetto dell'eroina. I barbiturici inducono forte dipendenza fisica; in questo, come negli effetti e nei sintomi della crisi d'astinenza, assomigliano molto all'alcool. La sospensione causa tremore, insonnia, ansia e talvolta, dopo un giorno, convulsioni e delirio. Quando i barbiturici vengono sospesi all'improvviso, può sopravvenire anche la morte. Dosi tossiche, spesso poco superiori a quelle terapeutiche, vengono talvolta assunte accidentalmente. I barbiturici sono particolarmente pericolosi se combinati con l'alcol. Altri ipnotico-sedativi sono le benzodiazepine, i cosiddetti tranquillanti, usati nel trattamento dell'ansia, dell'insonnia e dell'epilessia. Benché siano più sicuri dei barbiturici e vengano oggi usati comunemente, inducono anch'essi dipendenza.


Psicostimolanti e pianta di coca

Gli stimolanti più comuni sono la cocaina e i farmaci della famiglia delle anfetamine (o amfetamine). La cocaina, una polvere cristallina bianca dal sapore amaro, si estrae dalle foglie della pianta sudamericana della coca. Viene usata in medicina per indurre anestesia locale nella chirurgia del naso e della gola e per provocare vasocostrizione e per ridurre l'emorragia durante interventi chirurgici. L'abuso, aumentato considerevolmente verso la fine degli anni Settanta, può causare gravi problemi psicologici e fisiologici. Negli anni Ottanta è comparsa una forma di cocaina, chiamata "crack", che crea fortissima dipendenza.


ANFETAMINE

Le anfetamine sono derivati dell'efedrina, introdotte negli anni Trenta come terapia della rinite e del raffreddore da fieno, e solo successivamente impiegate per la loro capacità di influire sul sistema nervoso. Per un certo periodo vennero usate come anoressizzanti, cioè per ridurre l'appetito nelle persone che cercavano di dimagrire. Attualmente il loro uso è limitato al trattamento della narcolessia, un disturbo del sonno caratterizzato da improvvisi attacchi di sonno durante il giorno, e nella sindrome del bambino iperattivo, nel quale le anfetamine producono un effetto calmante. Negli adulti, invece, le anfetamine aumentano la vigilanza, migliorano l'umore, diminuiscono l'affaticamento e il bisogno di sonno,ma spesso, rendono chi le assume irritabile ed eccessivamente loquace. Sia la cocaina che l'anfetamina, dopo un prolungato uso quotidiano, possono provocare sintomi psicotici simili a quelli della schizofrenia acuta.


COCAINA

E' una polvere bianca estratta dalle foglie della coca, un arbusto dai fiori giallastri che cresce sulle Ande, nell'America del sud. La cocaina masticata o inalata determina un'evidente eccitazione e sensazioni di allegria e acutezza mentale. Provoca una loquacità brillante, si ha una diminuzione delle inibizioni con indifferenza alla fame, alla stanchezza e al dolore; dà illusione di forza e di potenza muscolare.

Spesso questa eccitazione è di carattere aggressivo e l'abuso di cocaina finisce per portare ad una vera e propria alterazione psichica con manie di persecuzione e comparsa di allucinazioni visive, auditive e tattili, perdita dell'appetito e conseguente dimagrimento.


L'assuefazione agli effetti sia euforizzanti che anoressizzanti delle anfetamine e della cocaina si sviluppa rapidamente. L'astinenza dalle anfetamine, soprattutto se iniettate per via endovenosa, causa una depressione tanto potente che chi le usa ha un fortissimo incentivo a continuare ad assumerle, finché non crolla.


ECSTASY

L'ecstasy è un prodotto di esclusiva sintesi chimica; la formula pura, chiamata MDMA (metilenediossimetamfetamina), viene abitualmente miscelata con altre anfetamine in una sola pastiglia. Si usano anche sostanze di taglio, come polvere di talco, caffeina, detersivi. Frequente l'abuso contemporaneo di alcol.

Già alle dosi minime provoca sete anomala, rialzo di temperatura, conati di vomito, allucinazioni, sensazioni di onnipotenza. Il soggetto si sente il grado di ballare all'infinito, senza più accusare alcuna fatica, ma naturalmente è un'illusione. Proprio la fatica non percepita, l'eccessiva sudorazione e il caldo possono portare a delle complicazioni più gravi: collasso cardiocircolatorio, ictus che spesso degenera in coma o danni cerebrali permanenti; morte per disidratazione, ipertermi, occlusione delle arterie causata dall'eccessiva ritenzione di liquidi. L'ecstasy non provoca dipendenza, ma dopo un uso prolungato possono comparire sindromi depressive.

Effetti sui vari organi:

Cuore e polmoni: aumento o sbalzi della pressione sanguigna, tachicardia, a volte respirazine difficoltosa per eccessiva concentrazione di ossigeno nei polmoni.

Fegato e reni: possibili scompensi per l'accumulo di sostanze chimiche ed eccessiva ritenzione di liquidi

Cervello: alcune cellule del tronco cerebrale possono essere danneggiate, con l'alterazione del rilasciamento della serotonina, un neurotrasmettitore legato alla modulazione del sonno, dell'attività sessuale e del comportamento. La droga stimola poi artificiosamente il rilascio di dopamina e noradrenalina. Colpisce gli assoni e il sistema di comunicazioni interne del cervello.




Allucinogeni


Nella maggior parte dei paesi, gli allucinogeni non sono usati in medicina tranne che molto raramente per il trattamento di malati terminali, di soggetti con malattie mentali, di tossicodipendenti e di alcolisti. Fra gli allucinogeni più comuni vi sono l'LSD e la mescalina, un alcaloide estratto dal cactus del peyote. Sebbene l'assuefazione a queste droghe si sviluppi rapidamente, quando ne viene sospesa l'assunzione non sembra che si verifichi alcuna sindrome da astinenza.



La fenciclidina non viene utilizzata nell'uomo in medicina, ma viene talvolta impiegata dai chirurghi veterinari come anestetico e sedativo per gli animali. Divenne un comune farmaco di abuso alla fine degli anni Settanta, anche perché è facile da sintetizzare. I suoi effetti sono molto diversi da quelli degli altri allucinogeni. L'LSD, ad esempio, provoca distacco ed euforia, intensifica le percezioni sensoriali e spesso conduce a una confusione dei sensi (si "sentono" i colori, si "vedono" i suoni). La fenciclidina, invece, causa senso di distacco e riduzione della sensibilità al dolore e può scatenare sintomi cosi simili a quelli della schizofrenia acuta che perfino gli specialisti possono confonderli. La combinazione di questo effetto e l'indifferenza al dolore ha talvolta spinto a comportamenti violenti e distruttivi.


LSD

L'LSD è un potentissimo allucinogeno e non provoca dipendenza fisica ma, se preso in dosi massicce, può produrre lesioni al fegato e ai cromosoni nonchè cambi di personalità.

Abitualmente viene preso per bocca in capsule, in compresse piccolissime e in gocce.

Chi prende LSD è come bombardato da un insieme di sensazioni che gli appaiono straordinarie perché sono intense, frequenti, cambiano e si deformano in continuazione. Anche se tatto e udito non sono risparmiati è l.'organo della vista il più interessato: i colori appaiono di una straordinaria vivacità, le immagini tendono a diventare ondeggianti, le figure piane assumono caratteri di tridimensionalità e perfino il proprio corpo appare sfigurato. In media una volta su due si verifica il cosiddetto "cattivo viaggio", cioè un viaggio che, per ragioni non sempre spiegabili, diventa terrificante e scatena in chi ha preso la droga una grave crisi di angoscia. Per questo motivo, dopo un certo numero di "viaggi", l'LSD finisce con l'essere abbandonato.

Un terribile pericolo dell'LSD e' dato dal "dedito di onnipotenza". Chi ha preso l'LS.D. può credere di essere in grado di volare, di camminare sull'acqua o di fermare le auto con le mani. Cosi è facile che si venga a trovare in pericoli mortali.

Non si può dire con sicurezza se l'uso di LSD possa portare danni psichici che restano per tutta la vita. In alcuni casi, pur avendo smesso l'LSD, anche dopo mesi si può avere la sensazione di fare un "viaggio".


MESCALINA

La mescalina è un allucinogeno meno potente dell'LSD e anche meno pericoloso. La sua formula chimica è simile a quella dell'adrenalina e forse per questo non dà alcuna intossicazione o assuefazione. Viene anche chiamata trip (viaggio).

Inalanti


Si tratta di sostanze normalmente non considerate droghe, come la colla, i solventi e gli spray, che, inalate e sniffate, agiscono sul sistema nervoso centrale. A basse dosi possono produrre una lieve stimolazione, mentre in quantità maggiori causano perdita di controllo e di coscienza. Gli effetti stupefacenti sono immediati e possono durare fino a 45 minuti dall'inalazione; sono seguiti da cefalea, nausea e sonnolenza. Aspirare gli inalanti può compromettere la vista, la capacità di giudizio e il controllo di muscoli e riflessi.

L'uso prolungato può provocare danni permanenti e l'aspirazione di spray molto concentrati può causare la morte. Altre sostanze stupefacenti assunte per inalazione sono i cosiddetti poppers, che vengono impiegati in medicina come vasodilatatori e consumati per il supposto effetto afrodisiaco; uno di essi è il nitrito di isoamile. L'inalazione continua di queste sostanze può danneggiare il cuore e il sistema circolatorio.


- Perchè la droga?

Si tende sempre più a considerare la rapida estensione della tossicomania come reazione ad un malessere della nostra società espresso essenzialmente dalla parte più giovane.

Il fenomeno è tuttavia troppo complesso per poterne individuare un'unica causa:

La società moderna è caratterizzata da rapidi cambiamenti, da una "turbolenza" le cui cause sono da ricercarsi nello sviluppo industriale, nel progresso scientifico e tecnologico, nella crescita economica; queste sono le cause del passaggio di un numero crescente di persone dal mondo agricolo a quello industriale, la crescita dei centri urbani con la conseguente crisi delle strutture, la proposta consumistica di nuovi bisogni e modelli di vita.

In questa situazione molte persone, soprattutto tra i giovani, non riescono a trovare il proprio equilibrio interiore. La sociologia indica queste persone come disadattate, la psicologia individua le cause che portano a questa condizione in un ritardato sviluppo psicologico e sociale dell'individuo. L'individuo in ritardo nel suo sviluppo psico - sociale ha comportamenti che manifestano un certo grado di disadattamento:

difficoltà di comunicazione e socializzazione con i propri pari che si puòmanifestare come aggressività o isolamento;

difficoltà nei rapporti con persone che rappresentano l'autorità;

insuccesso scolastico o professionale, (il soggetto è incapace di portare a termine i propri compiti);

mancanza di prospettive e progetti per il futuro.


- I mezzi per salvarsi


I metodi di disintossicazione si basano essenzialmente su due principi fondamentali: l'isolamento e la discesa.

L'isolamento è una condizione necessaria se non sufficiente: se restasse nel suo ambiente, il drogato dovrebbe subire l'assalto del gruppo, la pressione di coloro che gli sono vicini, il peso della tentazione. Si sa, per esperienza, che in queste condizioni il suo progetto è destinato al fallimento. Solamente la cura in un ospedale o l'inserimento in una nuova comunità che allontani l'intossicato da coloro che lo riforniscono abitualmente, ha la possibilità di riuscita. Occorrerà, in un secondo tempo, vincere lo stato di bisogno e questa vittoria non potrà essere che progressiva: la tecnica di disintossicazione consiste nel diminuire gradualmente le dosi o nel sostituire lo stupefacente con una medicina simile.

In questo caso vengono utilizzati due tipi di strategie terapeutiche. La prima è definita di sostituzione e consiste nella somministrazione regolare al tossicomane di metadone o LAAM ( acetilmetadone ).

Purtroppo queste sostanze creano a loro volta una dipendenza e provocano effetti sedativi. L'altra via terapeutica consiste nel somministrare un rivale della morfina tipo il naloxone o naltrexone: queste sostanze si fissano come le precedenti sui recettori degli oppiacei ma non producono alcun effetto né alcun piacere Così l'eroinomane spesso rifiuta questo trattamento che viene accettato solo dal 5% circa dei drogati e, dopo alcuni mesi, solo dalla metà di essi.

L'eroinomane, infatti, cerca di sostituire una dipendenza ad un'altra e perciò preferisce il metadone agli antagonisti. Questa terapia appare ragionevole nella misura in cui essa riesce a creare, con la forza o la persuasione, uno stato di astinenza impossibile ad ottenersi altrimenti. Vi si può riconoscere una tappa della psico - farmacologia nell'attesa del giorno in cui saranno scoperte le sostanze non tossiche che potrebbero compensare l'infermità mentale originaria. Anche questo fatto è molto importante. Oggi, gli specialisti pensano che le droghe compensino, con la passione di cui sono oggetto, ad un profondo turbamento psichico. La tossicomania sarebbe dunque il sintomo di un'angoscia repressa e le cure di disintossicazione non potranno avere successo se non quando avranno raggiunto la vera causa del male. Questo spiega senza dubbio la modesta percentuale di guarigioni ottenute attraverso l'impiego di tali terapie: 15-20% al massimo negli ospedali specializzati degli Stati Uniti e del Canada.

Per cercare di migliorare questi risultati deludenti sono sorte negli Stati Uniti, e recentemente anche in vari stati europei, vere e proprie comunità per la disintossicazione fondate su una rigorosa disciplina, che si prefiggono di curare globalmente la personalità di ciascun drogato. I metodi di condizionamento praticati in questi gruppi non mancano di suscitare una certa perplessità.

Dopo una cura disintossicante riuscita, nasce una nuova difficoltà e cioè il reinserimento sociale del drogato. In questo delicato momento il rischio di una ricaduta è fortissimo.

Per l'inevitabile collegamento tra cause ed effetti, il riavvicinamento del drogato ai vecchi compagni lo riporterebbe presto alle antiche abitudini, poi al vizio. Solamente "una rottura ecologica totale", una "nuova partenza" potrebbero salvarlo. Ma per rompere il circolo, per riaprirlo su un avvenire diverso, quale sarà la sua libertà? Riuscirà a dire di no al passato, a liberarsi dalla morsa fatale, a ricominciare da capo? E il passato, sarà capace di dimenticarlo?







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