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IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI SCIOPERO

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IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO DI SCIOPERO


Lo sciopero è la più importante forma di lotta a disposizione dei lavoratori per dar voce alle loro rivendicazioni. Nato come diretta conseguenza della rivoluzione industriale , fu usato come mezzo di protesta nei confronti dei datori di lavoro prima dagli operai dell'industria , e in seguito da tutte le categorie di lavoratori, che dovettero affrontare dure lotte per poter manifestare liberamente e rivendicare salari più adeguati e condizioni di lavoro più umane. Attualmente la Costituzione riconosce lo sciopero come un diri 121g69b tto, ma il cammino che ha portato alla conquista di questa libertà non è stato facile e per lungo tempo la risposta alla protesta degli scioperanti è stata la repressione. Soltanto verso la fine dell'Ottocento, quando i lavoratori hanno fatto ricorso sempre più frequentemente all'astensione dal lavoro per rivendicare i propri diritti, si è delineata una certa tolleranza. In Italia le prime manifestazioni di protesta dei lavoratori per le misere condizioni di vita iniziarono subito dopo l'unificazione del Paese, interessando sia le campagne del Sud sia le fabbriche del Nord.

La risposta da parte delle autorità fu molto dura, ma la repressione non ebbe altro effetto che quello di intensificare ancor più la protesta.Il ricorso allo sciopero si estese poi con lo sviluppo della grande industria (Fiat ,Pirelli,Alfa Romeo ecc.), in quanto la fabbrica rappresentava un punto di aggregazione , dove i lavoratori avevano l'opportunità di essere informati e di discutere:ciò ha favorito le proteste unitarie.

I conflitti sociali divennero ancora più aspri nei primi anni del XX secolo e più volte sfociarono in scioperi generali. Agli inizi del Novecento, in seguito all'introduzione di riforme tese a migliorare le condizioni di lavoro(orario,tutela delle lavoratrici durante la gravidanza,età minima a 12 anni per l'impiego dei fanciulli),vennero riconosciute anche alcune libertà fondamentali, tra cui il diritto di sciopero, ritenuto uno strumento lecito durante le lotte sindacali. Nel corso della prima guerra mondiale le condizioni socio-economiche dei lavoratori si aggravarono e alla fine del conflitto le proteste e gli scioperi ripresero a ritmo sostenuto, prima nel settore industriale e poi nei servizi pubblici. La conflittualità raggiunse l'apice nel 1920, con l'occupazione da parte dei lavoratori delle maggiori fabbriche del Nord. La situazione assunse aspetti di particolare gravità e dopo lunghe trattative, gli operai, che tra l'altro chiedevano maggiore potere all'interno delle aziende, ottennero soltanto miglioramenti salariali e concessioni in materia di ferie e straordinario, mentre molti tra coloro che avevano partecipato all'occupazione vennero licenziati.



A partire dal 1919 ebbero inizio le violenze delle squadre fasciste nei confronti delle organizzazioni dei lavoratori:gli squadristi devastarono le sedi dei sindacati, delle leghe, delle amministrazioni comunali e picchiarono e uccisero i dirigenti intenzionati a resistere .La repressione vera e propria cominciò nel 1922 in seguito alla presa di potere del partito fascista:i sindacati vennero soppressi e nel 1926 lo sciopero venne dichiarato un reato punibile.Soltanto con l'entrate in vigore della Costituzione lo sciopero è stato riconosciuto come un diritto.La formula adottata dell'articolo 40 della Costituzione per garantire questa libertà è ampia ma piuttosto generica e siccome il legislatore ordinario non ha provveduto tempestivamente a disciplinare l'esercizio del diritto di sciopero, di fatto l'ambito e le forme accettabili si sono delineati poco per volta.Allorchè lo sciopero, dal settore privato si è esteso anche a quello pubblico(compresi gli addetti ai pubblici servizi),si è presentato il problema di doverlo conciliare con i diritti degli utenti:è evidente infatti che un'astensione collettiva dal lavoro in determinati settori può comportare conseguenze non trascurabili sul piano sociale.Pertanto, il diritto di sciopero deve essere valutato in stretto rapporto con la categoria interessata, perché in molti casi il ricorso allo sciopero potrebbe provocare conseguenze ingiuste per la collettività.Partendo da questo presupposto, le organizzazioni sindacali, verso la fine degli anni Settanta, hanno adottato un codice di comportamento(sistema di autoregolazione dello sciopero )nel quale erano stabilite alcune regole che dovevano essere osservate da tutte le categorie di lavoratori:



-lo sciopero dev'essere considerato come l'ultima arma da usare, quindi devono essere tentate tutte le vie possibili per evitarlo;

-quando lo sciopero non può essere evitato, devono esserne pubblicizzati opportunamente i motivi,devono essere comunicati per tempo il giorno e le ore dell'astensione dal lavoro, deve essere regolato in maniera rigorosa lo sciopero nei servizi essenziali(luce,acqua,gas..)e devono essere garantiti determinati servizi(trasporti pubblici)in certi periodi (Natale, Pasqua,ferie estive)e in certe ore del giorno(orari di spostamento dei lavoratori e degli studenti).

In questi ultimi anni lo sciopero ha mutato la "qualità del conflitto":le motivazioni degli scioperi non riguardano più esclusivamente conflitti di lavoro, ma anche proteste di solidarietà e quindi si scende in piazza contro la mafia,i sequestri di persona,a favore del Mezzogiorno, per un fisco più equo, per un ambiente più pulito e così via.






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